martedì 3 settembre 2019

5 è il numero perfetto (2019)

Attirata da un trailer accattivante, domenica sono andata a vedere 5 è il numero perfetto, diretto e sceneggiato dal regista Igort e tratto dalla sua omonima graphic novel.


Trama: Peppino, killer della camorra ormai in pensione, rientra in attività dopo la morte del figlio Nino e crea scompiglio all'interno della malavita napoletana.


5 è il numero perfetto è finito sotto i riflettori del web qualche giorno fa, per colpa delle infelici dichiarazioni di un Toni Servillo all'apice dell'ignoranza e dell'arroganza; dichiarare, infatti, la superiorità delle graphic novel sui fumetti "come quelli di Topolino o Paperino" differenziando i due generi, significa non avere idea di come la differenza tra i due, di fatto, non sussista, in quanto graphic novel è fondamentalmente solo una categoria commerciale di comodo utilizzata per ingannare il lettori con la puzza sotto il naso. Una sceneggiatura di Cimino, una saga di Reginella o quella della Spada di Ghiaccio hanno la stessa dignità letteraria di un Kobane Calling e se la gente non lo capisce non è un problema mio, bensì di persone come Servillo che sparano a zero su ciò che non conoscono. Chiuso l'argomento, com'è allora questo 5 è un numero perfetto? Carino, almeno per quel che riguarda il film, ché purtroppo il fumetto di Igort non ho mai avuto modo di leggerlo. Un po' noir, un po' pulp fiction e un po' melodramma napoletano, il film racconta la storia di Peppino, killer in pensione in una Napoli anni '70 che non vede il sole nemmeno per sbaglio, richiamato all'attività dopo che il figlio Nino, killer a sua volta, è stato ucciso in servizio. La morte di Nino e la conseguente guerra solitaria (o quasi) di Peppino è un mero pretesto per indurre il personaggio a riflessioni sulla società (strepitosa la spiegazione al figlio di come i cattivi siano necessari all'equilibrio del mondo), sulla vecchiaia e sulla vita in generale, consegnando allo spettatore un ex sicario malinconico e stanco, consapevole di aver perso molto durante il suo cammino al servizio della "Famiglia" e di essere stato privato dell'ultima cosa che poteva contribuire a farlo sentire umano e felice. Nella sua vendetta però Peppino non è solo. Al suo fianco, la storica spalla Totò o' Macellaio e Rita, antica fiamma mai sopita che ha cercato di tirarsi fuori dalla spirale di violenza legata alla camorra e allo stesso Peppino, più altri personaggi vagamente caricaturali e connotati spesso in maniera tragicomica, se non addirittura archetipica, nemmeno fossero dei cliché ambulanti tirati fuori da qualsiasi film "di mafia" mai girato.


La natura "fumettosa" di 5 è un numero perfetto si vede benissimo, a partire dalla divisione in capitoli ognuno introdotto da una sorta di "copertina", per arrivare al taglio delle inquadrature (avessi letto il fumetto probabilmente avrei colto delle similitudini con le vignette, un po' come successo con Sin City di Rodriguez) e i monologhi messi in bocca al protagonista anche voce narrante, talvolta persino troppo lunghi e "complessi", adatti ad essere riletti e metabolizzati all'interno di baloons o didascalie più che pronunciati con l'accento partenopeo di Servillo. Apro una parentesi. Per fortuna o purtroppo sono ligure, probabilmente in me vige un po' di razzismo del nord e ammetto che, a tratti, davanti alle Madonne, alle preghiere, alla teatralità del dialetto e agli insulti coloriti, nella mia mente si stagliavano le immagini di Merola e Nino D'Angelo e cominciavo a ridere fortissimo dentro di me quindi forse ho trovato 5 è il numero perfetto più "weird" di quanto fosse nelle intenzioni dell'autore; altra cosa, se Servillo e Buccirosso sono molto bravi e comprensibili anche in un dialetto non proprio semplice per me, la Golino rientra nella definizione Borisiana di cagna maledetta e avrei voluto i sottotitoli ogni volta che compariva. Peggio ancora, il suo personaggio e la sua interpretazione sono insipidi da morire e avrei preferito mille volte la saturazione di macchiette camorriste à la "Dick Tracy" piuttosto che vederla un secondo di più sullo schermo, nonostante sia sempre bellissima. A parte questo difetto e la mia conformazione mentale deviata, 5 è il numero perfetto è molto ben diretto e ben realizzato, alterna momenti epici e pulp ad altri più riflessivi e non si nega a un citazionismo simpatico benché ruffiano accompagnato da una gradevole aria vintage e una bella colonna sonora. Il mio consiglio è quello di superare la comprensibile e condivisa antipatia verso il Servillone nazionale e andarlo a vedere, per una volta che il cinema italiano sforna qualcosa di un po' più lontano dai soliti canoni della filmografia nostrana recente.


Di Toni Servillo (Peppino Lo Cicero), Valeria Golino (Rita) e Carlo Buccirosso (Totò o'Macellaio) ho già parlato ai rispettivi link.

Igort (vero nome Igor Tuveri) è il regista e sceneggiatore della pellicola, al suo primo film dietro la macchina da presa, inoltre compare anche tra i passeggeri dell'autobus. Fumettista nato a Cagliari, al momento è il direttore editoriale della rivista Linus e ha 61 anni.





14 commenti:

  1. Risposte
    1. Non è male, in effetti. Da The Nest è un tripudio di film italiani gradevoli :)

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  2. Onestamente, polemiche a parte, più guardo il trailer meno son invogliato a vederlo. Ma se in un primo momento non capivo perchè, adesso leggendo la recensione ci sono arrivato. A livello visivo, make-up principalmente, mi sembra la versione "povera" di "Dick Tracy". Ma e Tracy era volutamente estremizzato (e comunque non è che mi facesse impazzire), qui questi nasi finti e volti deformi sembrano costretti da un budget ridotto più che da una precisa scelta di stile. Magari mi sbaglio eh.

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    1. A onor del vero mi è balenato alla mente Dick Tracy per il modo in cui a un certo punto, sotto la pioggia, il personaggio di Servillo sembra vestito di giallo e con un cappello in testa identico a quello che portava Beatty, per il resto non ci sono attori appesantiti dal make up o simili e le due opere sono molto diverse.
      Io un'occhiata gliela darei :)

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  3. Volevo andarlo a vedere ma sono stato costretto a (ri)vedere Il re leone ( sì perché è identico all'originale in pratica). Mi ispira parecchio, ma essendo che sto weekend esce It, mi sa che va a finire che me lo perdo...

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    1. Forse era meglio lasciar perdere Il re leone, mannaggia. Dai, sicuramente questo arriverà presto su Netflix o Prime.

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  4. Andremo a vederlo domani, Igort per me è un mito (anche se non ho letto il fumetto che ha dato vita al film). Mi spiace per le dichiarazioni di Servillo, che non conoscevo. Per me è un grande attore, ha fatto personaggi magnifici e mi aspetto grandi cose anche in questo film.

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    1. Io invece non conosco per nulla Igort, lo ammetto, anche se ci accomuna una passione invereconda per il Giappone. Servillo è un grande attore ma da quello che si evince da interviste, dichiarazioni e fuori onda, anche un uomo dotato di un'arroganza e un ego non comuni.

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    2. Grande, grandissimo film, mi è piaicuto veramente tanto, Igort conferma un talento artistico immenso, spero faccia altri film (ogni cosa che tocca, si trasforma in bellezza artistica, te lo consiglio). Su Servillo, anche alla luce del film, andrò a informarmi, mi hai troppo incuriosito...
      p.s.
      La Golino è brava, la Golino è così, prendere o lasciare ... a me piace molto come attrice, ma non la ritengo una bellezza così particolare, anzi ... ma qui entriamo nei gusti estetici personali e ci perdiamo.

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    3. molto bene, sono contenta ti sia piaciuto!
      Quanto alla Golino, chissà. Io l'ho sempre trovata molto affascinante.

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  5. La Golino è sempre stata così anche recitando in perfetto italiano. Ricordo ancora con terrore come si era ridoppiata in Rain Man. Non si capiva una cippa di quello che diceva.

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    1. Rain Man l'ho visto da bambina, ammetto di non rammentare il ridoppiaggio di lei, aggiungo per fortuna.

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    2. Vale la "pena" di riascoltare qualche suo spezzone, fidati. Sono vere "perle"

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    3. E niente, dovrò riguardare Rain Man allora :D

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