E' uscito ieri nelle sale italiane The Father, diretto e co-sceneggiato dal regista Florian Zeller, vincitore di un Oscar per il miglior attore protagonista e per la Miglior Sceneggiatura Non Originale.
Trama: Anthony, ormai anziano, si ritrova a non riconoscere più non solo i suoi familiari ma anche il mondo che lo circonda...
I film che trattano il tema delicato dell'Alzheimer e di tutto ciò che implica questa orribile malattia, per chi ne è affetto e per chi gli sta accanto, nel corso di questi ultimi anni si sono moltiplicati, eppure a me pare che The Father sia il primo a mostrare il punto di vista del malato senza piegarlo al desiderio di comprensione dello spettatore. L'opera di Florian Zeller, tratta da una sua pièce teatrale, ci introduce infatti alle ultime fasi della vita di Anthony, uomo che si ritrova a dipendere sempre più dalla figlia Anne a causa di una malattia degenerativa che lo sta privando, a poco a poco, della lucidità e della memoria; un uomo che si è sempre distinto per umorismo, intelligenza e gusti, fiero della propria indipendenza, arriva a guardare con diffidenza tutto ciò che lo circonda, ritrovandosi spiazzato davanti a persone che non riconosce e luoghi che non sono quello che sembrano. L'inizio del film è trattato come un giallo hitchcockiano, tanto che nello spettatore si insinua la stessa angoscia che comincia a corrompere ancor più la mente di Anthony, soprattutto dal momento in cui anche la dimensione temporale di The Father, la consecutio degli avvenimenti, comincia a privarsi di ordine e logica, lasciando ancora più spiazzati e consapevoli di come dev'essere "perdere le foglie", ritrovarsi come un albero nudo, privi di quella sicurezza che deriva dalla piena coscienza di sé, alla mercé di qualsiasi cambiamento. Quella stessa insicurezza si riversa sullo spettatore, che a un certo punto si chiede se ciò che si vede sullo schermo sia interamente reale o in parte frutto delle percezioni distorte di Anthony, soprattutto nella sequenza più orribile dell'intera pellicola, quella in cui il marito di Anne comincia a picchiare l'anziano suocero che scoppia in lacrime così cocenti e terrorizzate da spezzare il cuore a un sasso.
E lacrime si versano anche davanti ai dubbi di Anne e al suo senso di colpa, ché The Father, nonostante la sua breve durata, riesce anche, con poche pennellate, a delineare la situazione di chi ha a che fare con la malattia da "esterno", vittima non solo del dolore di vedere sfiorire il proprio caro ma anche di quello di diventare bersaglio di esternazioni violente e anche troppo "sincere", soprattutto quando a prendersi cura del malato non è la figlia preferita, come in questo caso. Lo strazio di sentirsi lacerare tra l'affetto per il malato, il senso di dovere filiale, e l'umana fatica di dover sopportare una simile situazione anelando la libertà e la possibilità di vivere un'esistenza normale si leggono in ogni ruga del viso della bravissima Olivia Colman, nei suoi sguardi, in quel groppo alla gola che diventa un riverbero di quello dello spettatore. E quanto è tornato ad essere bravo, finalmente, anche Anthony Hopkins, che in una sequenza affascina e conquista, per poi straziare durante un finale in cui si fatica a non distogliere lo sguardo per il modo in cui viene messa in scena tutta la pena di una malattia che priva le persone dell'indipendenza e della dignità, lasciando solo un fragile guscio vuoto là dove un tempo c'era un essere umano integro e meravigliosamente complesso. Di fronte a questo, The Father non è un film che consiglio a chi dovesse trovarsi in una simile situazione, perché rischierebbe di non essere per nulla catartico e di aumentare la sofferenza, tuttavia è una delle pellicole che ho apprezzato maggiormente nel corso dell'annuale, forsennata rincorsa al recupero pre-Oscar, quindi guardatelo perché merita.
Di Anthony Hopkins (Anthony), Olivia Colman (Anne), Mark Gatiss (l'uomo), Olivia Williams (la donna), Imogen Poots (Laura) e Rufus Sewell (Paul) ho già parlato ai rispettivi link.
Florian Zeller è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Francese, è al suo primo lungometraggio. Anche produttore, ha 42 anni.
Se The Father vi fosse piaciuto recuperate Still Alice, lo trovate a noleggio su varie piattaforme. ENJOY!
Condivido. Film originale sia nella messinscena che (soprattutto) dal punto di vista di chi guarda. E con un attore enorme che (forse) ora, nonostante un centinaio di film interpretati, non sarà ricoradato solo per essere stato Hannibal Lecter...
RispondiEliminaA me interessa che la carriera di Hopkins si sia risollevata. Ultimamente non aveva azzeccato un ruolo...
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