martedì 31 agosto 2021

Lo sciame (2020)

Causa ferie estive, caldo, problemi di salute, la ormai cronica mancanza di tempo e un po' di depressione galoppante, ho perso di vista le ultime uscite Netflix/Prime, così ho chiesto lumi a chi è un po' più informato di me e mi è stata consigliata la visione di Lo sciame (La nuée), diretto nel 2020 dal regista Just Philippot.


Trama: una donna con due figli a carico, sull'orlo della bancarotta, scopre l'ingrediente segreto per far prosperare il suo allevamento di cavallette, ovvero il sangue.


Ho sentimenti contrastanti verso Lo sciame e credo che parte di essi dipendano dalle aspettative che avevo. Mi sarei aspettata infatti di vedere un b-movie a base di insetti carnivori, come quei film catastrofici anni '70 zeppi di guest star che passavano in TV quando ero bambina e che mi incollavano alla sedia dall'ansia e, in parte, Lo sciame asseconda questo cliché: ci sono le cavallette, le cavallette assaggiano il sangue, le cavallette si moltiplicano a dismisura e continuano a volerne sempre di più, le cavallette fuggono dai confini del loro allevamento e attaccano gli esseri viventi, come da copione. Peccato che la "ciccia", se così si può chiamare, o diciamo pure l'aspetto più superficiale e divertente de Lo sciame, si concentri negli ultimi dieci minuti, con una piccola parentesi che diventa anticlimax nel giro di pochi secondi (SPOILER: quando le cavallette scappano la prima volta, a rimetterci è la povera Huguette, ma poi le bestie mordaci dove diamine finiscono? E sì che non erano poche...), mentre il resto della trama si concentra sul dramma familiare e umano di Virginie, madre con due figli a carico che decide di affidare le sorti economiche della famiglia a un allevamento di locuste. A essere onesti, per un attimo avevo pensato che Lo sciame fosse ambientato in un futuro prossimo dove l'umanità era condannata alla mancanza di cibo, da qui la scelta di un allevamento così inusuale, ma questa illusione è durata il tempo di capire che Virginie ha scelto consapevolmente di puntare i suoi soldi sul cavallo sbagliato, cosa che non aiuta particolarmente con l'empatia nei confronti del personaggio.


Hai voglia, infatti, a provare pena per la condizione economica di Virginie, quando la donna, testardamente e alla faccia di due figli già provati dalla morte del padre, decide di ignorare tutti i consigli di amici e vicini e abbraccia l'ossessione folle per quell'allevamento di bestiacce orride, arrivando al punto di perdere ogni briciolo di umanità e, di conseguenza, di dimenticare l'obiettivo iniziale del business. Quando l'ossessione di Virginie sfocia nell'autolesionismo, dando vita, per la cronaca, alle scene più difficili da sopportare, il film abbraccia l'horror psicologico "perverso" in cui i francesi sono maestri, e volendo guardare Lo sciame da questo punto di vista, ignorando tutti i preconcetti precedenti, non posso negarne il valore e l'originalità, ma purtroppo c'è sempre l'enorme scoglio da superare di quanto arduo sia sopportare Virginie (benché interpretata da una bravissima attrice) e tutti i momenti di drama isterico che coinvolgono lei e la figlia adolescente, la quale potrebbe essere il personaggio più intelligente del mucchio dopo il vignaiolo Karim, ciò nonostante per lo shock (?) decide di chiudere gli occhi davanti alla palese discesa negli abissi della follia da parte di mammà. Quindi de Lo sciame cosa rimane, tolta la bella fotografia e alcuni momenti di sanguinolento disagio capaci di indurre i conati di vomito? Bella domanda, probabilmente solo un film molto lento a carburare e zeppo di momenti perplimenti che rischia di tenere distante ben più di uno spettatore occasionale e di lasciare perplessa e non troppo soddisfatta un'altra bella fetta di pubblico, ma sono certa che Lo sciame potrebbe rivelarsi la cup of tea di qualche lettore. Basta solo armarsi di pazienza e avere una minima idea della natura del film, che è molto lontana da quella di un b-movie da guardare col cervello staccato in una calda sera d'estate. 

Just Philippot è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Francese, anche sceneggiatore, ha 39 anni.




2 commenti:

  1. Concordo su tutta la linea. Un grandioso MAH, e dire che i presupposti c'erano tutti.
    Ma poi ste locuste attaccano a targhe alterne?

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    1. Non so davvero che dire se non che come film sa parecchio di occasione sprecata.

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