La favolosa combinazione Letterboxd/Lucia colpisce ancora e mi ha portata a guardare Till Death, diretto dal regista S.K. Dale.
Trama: una donna si ritrova ammanettata al marito morto e deve sopravvivere non solo al gelo che circonda la loro casa ma anche a degli ospiti imprevisti...
Che sgnoccolona, Megan Fox. Non la rivedevo sullo schermo dai tempi di Jennifer's Body, quindi ormai sono passati più di 10 anni, eppure se riguardo le foto che ho fatto IO 10 anni fa, ora sembro una vecchia catananna, mentre lei è sempre uguale. Anzi, se vogliamo è ancora più gnocca di prima, soprattutto da metà film in poi, quando arriva ad indossare una camicia oversize insanguinata su pantaloni anch'essi oversize e a sembrare pronta per una sfilata di moda (non che a inizio film non sia gnocca, ma col trucco perfetto, l'abito da sera e le Louboutin FORSE sarei passabile persino io. Va detto che mi piacerebbe conoscere la marca dei cosmetici utilizzati visto che il suo personaggio, nonostante tutto, arriva a fine pellicola con sopracciglia definite, ciglia lunghissime, zigomi e tratti somatici scolpiti da bronzer, illuminante e blush e persino con le labbra pittate di gloss brillante, messo, per inciso, un istante prima di andare a dormire, così da svegliarsi già pronta al mattino). Ciò detto, Megan Fox fa venire il nervoso perché non solo è incredibilmente sgnacchera, ma lo scazzo e il (giusto) odio verso il genere umano che infonde nell'interpretazione di Emma la rende anche cazzutissima, una perfetta final girl capace di sopravvivere con la sola forza del disprezzo e a fare cose per cui io avrei già lasciato che mi uccidessero dopo due minuti, ché ci ha voglia di sbattersi al freddo e al gelo? Non io di sicuro.
Avrete già capito che è la signora Fox ad elevare il film, che già nasce come un dinamico esempio di thriller assai violento dove il protagonista è costretto a sopravvivere a una situazione incresciosa con un handicap non da poco, in questo caso una situazione di partenza che ricorda molto quella de Il gioco di Gerald. A differenza di Jessie Burlingame, Emma non è bloccata a letto quindi Till Death diventa un survival molto più fisico e dinamico, nel quale la protagonista non ha tempo di indulgere in allucinazioni e riflessioni, anche perché i pericoli sono molteplici e a un certo punto il fatto di essere bloccata in casa seminuda, senza cibo, riscaldamento e cellulare, con l'aggravante di non potersi allontanare se non a piedi (nudi) e nel bel mezzo della neve, diventa quasi un problema secondario davanti a questioni ben più pressanti. Come spesso accade per questo genere di film, alcune situazioni sono al limite dell'inverosimile, ovviamente, ma una volta accettato il tacito patto di "fede" tra realizzatori e spettatori si ha la possibilità di godersi uno spettacolo che intrattiene per tutta la sua breve durata, senza neppure un minuto morto, con dei bravi attori (c'è persino il figlio di Tim Roth!) e alcune sequenze davvero d'impatto e abbastanza ansiogene, il che rende Till Death perfetto per una calda serata estiva all'insegna del divertimento. A proposito, non guardatelo d'inverno se siete freddolosi come me, io vi ho avvertiti!
Di Megan Fox, che interpreta Emma, ho già parlato QUI.
S.K. Dale è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. E' anche produttore e sceneggiatore.
Se Till Death vi fosse piaciuto recuperate Il gioco di Gerald e Run. ENJOY!
Ho fatto ieri un masterclass e i prodotti in crema sono una bomba per durata. Nel caso di Miss Fox un retouch tra un ciak e l'altro ahahha! Comunque Jack Roth e' tanta roba, mado'. Grazie per la dritta, sembra interessante questo film!
RispondiEliminaMiniRoth è degno figlio di tanto padre, mentre la Fox credo sarebbe stragnocca anche acqua e sapone ma qui, davvero, il makeup colpisce l'occhio anche del profano!
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