martedì 4 giugno 2024

Vincent deve morire (2023)

E' uscito in questi giorni al cinema un film che, sulla carta, mi ispirava molto, Vincent deve morire (Vincent doit mourir), diretto e co-sceneggiato nel 2023 dal regista Stéphan Castang.


Trama: Vincent lavora come grafico e conduce una vita tranquilla, almeno finché le persone non cominciano ad aggredirlo senza motivo...


Vincent deve morire
parte da un assunto assai intrigante che funge da metafora per la situazione sociale attuale. Se fino a qualche tempo fa c'era la road rage, adesso c'è la rage e basta e le persone, come posso testimoniare tranquillamente ogni giorno sui social ma anche fuori, nell'azienda dove lavoro o per strada, sono sempre più pronte a scattare per ogni minima cazzata. Vero è che la gente, a me, pare sempre più scema e la voglia di prendere a schiaffi certe persone, anche solo per svegliarle inculcando loro un po' di senno là dove le parole sembrano non fare breccia, è un desiderio legittimo, ma il problema è che nessuno sembra avere più voglia di fare un po' di sano esercizio di pazienza, soprattutto davanti a delle cretinate. Vincent deve morire rappresenta questa triste situazione sociale sfruttando l'idea di "qualcosa" (un morbo? un'arma chimica? una cometa che ci scompensa il campo magnetico? non lo sapremo mai, non è importante.) che spinge la gente a volere corcare di mazzate il povero Vincent del titolo. Quest'ultimo non è connotato come particolarmente simpatico (altra scelta vincente della sceneggiatura) e di sicuro meriterebbe più di un vaffanculo, ma quello che succede è che le persone che lo guardano vengono prese da un insano desiderio di ucciderlo, che siano amici, parenti o sconosciuti. Il film, soprattutto nella prima parte, conquista l'attenzione dello spettatore creando un'atmosfera di paranoia e claustrofobia totale, centellinando abilmente le aggressioni ai danni di Vincent, aumentando ogni volta la gravità di queste ultime e prolungando, allo stesso tempo, le situazioni di potenziale pericolo in cui si aspetta, col cuore in gola, che succeda qualcos'altro. Ho apprezzato anche il modo intelligente in cui, a poco a poco, viene introdotta l'idea di una minaccia globale, di una casualità che si fa caos ingestibile ed incomprensibile, con sfumature apocalittiche che esplodono prepotenti poco prima del finale, altro vero punto di forza della pellicola. Quello che però non mi sarei aspettata da un film così intrigante è che sarebbe subentrata la noia e che, per superarla, mi sarei dovuta mettere a fare le pulci alla sceneggiatura.


A mio parere, l'enorme difetto di Vincent deve morire è l'introduzione dell'elemento sentimentale, che porta con sé non solo una perdita generale di ritmo, ma anche tutta una serie di difetti tipici degli horror di serie Z fatti coi piedi. A un certo punto Vincent decide che, nonostante la consapevolezza di dover rimanere solo per il resto dei suoi giorni, pena la morte, potrebbe essere un'ottima idea incapricciarsi di una cameriera appena conosciuta, solo perché quest'ultima non lo ha rovinato di mazzate. Non sto a dirvi come evolverà la cosa, perché sconfinerei nel territorio dello spoiler, ma a partire da quel momento viene meno l'intero assunto iniziale su come funzioni la "maledizione" di Vincent (per carità, assunto mai confermato al 100%) e quest'ultima viene sospesa oppure ripresa a seconda di come conviene alla sceneggiatura: per dire, un minuto prima Vincent entra in un supermercato ed esce di corsa con tutti gli avventori alle calcagna, pronti a ucciderlo, un minuto dopo dei poliziotti lo lasciano andare senza colpo ferire, e ciò succede sempre più spesso, senza alcun tipo di logica. So che ciò potrebbe, per l'appunto, indicare la casualità di questa rabbia sociale di cui il film è metafora, priva di spiegazioni razionali o schemi da decifrare, tuttavia, a livello di sceneggiatura, mi è sembrato anche un ottimo esempio di paraculaggine che mi ha fatto scendere l'entusiasmo per Vincent deve morire. Peccato, perché, come ho scritto su, l'idea di partenza era molto buona, e ho trovato apprezzabile la scelta di non basare l'intero film sull'effetto shock di partenza, nonostante la tragica perdita di ritmo da metà in poi; inoltre, Karim Leklou ha la perfetta faccia da "vittima", di sfigatello che, ottenuto qualche privilegio, lo esercita senza troppa coscienza risultando antipatico e, una volta rimesso al suo posto, indossa una perenne espressione da cane bastonato, assai simile a quella dello storico Droopy. Nonostante io sia rimasta poco entusiasta di Vincent deve morire, comunque, il film è piaciuto alla maggior parte del pubblico, quindi guardatelo e fatemi sapere la vostra!

Stéphan Castang è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Francese, anche attore, ha 51 anni.



2 commenti:

  1. Sì, difetti generali sparsi qua e là, ma mi è comunque piaciuto :)

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    1. Onestamente, speravo meglio. Conta che all'inizio non vedevo l'ora di sapere come sarebbe andata a finire, poi ho perso interesse.

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