martedì 3 settembre 2024

Alien: Romulus (2024)

Con la riapertura del multisala, sono corsa a vedere un film di cui avevano detto tutti meraviglie, Alien: Romulus, diretto e co-sceneggiato dal regista Fede Alvarez.


Trama: per fuggire alle tremende condizioni di vita della colonia, la giovane Rain ed altri amici decidono di tentare il viaggio verso un pianeta lontano, appropriandosi di un'astronave abbandonata. Ignorano che quest'ultima sia abitata da qualcosa di terrificante...


Se leggete da un po' il mio blog, saprete che non conosco granché la saga di Alien, anche se mi piace andare al cinema quando escono i film della serie. Li prendo però, per ignoranza, come stand-alone slegati da tutto il resto, non sono assolutamente in grado di trovare collegamenti salvo Ripley (quando c'è), l'alieno del titolo, e un paio di altri aspetti di dominio comune, che potrebbero conoscere anche i miei genitori. Alien: Romulus l'ho vissuto, dunque, come un "film horror con lo xenomorfo" e, come tale, per quanto mi riguarda ha assolto egregiamente il suo dovere, anche perché il mio cervello non è stato distratto da elementi riservati al fandom, sano o tossico che sia. Mi è piaciuto molto, per esempio, il minimo di background ed empatia riservati alla protagonista, Rain, e al suo sintetico difettoso, il povero Andy. Il rapporto familiare tra un'orfana che vive di stenti all'interno di una triste colonia spaziale dove non sorge mai il sole (una tale esasperazione del capitalismo da aver fatto il giro ed essere tornata a dividere le persone in classi sociali basate sui singoli lavori) e un androide col cervello di un bimbo che lei considera come un fratello vero tocca il cuore, ed è il motore della maggior parte degli sviluppi della sceneggiatura. Andy e Rain sono gli unici personaggi per i quali ci preoccupiamo davvero, nonostante i loro compagni non meritino le cose orrende che li aspettano sulla Romulus (oddio, forse uno sì), questo perché al loro comprensibile desiderio di una vita migliore, simboleggiato da un'alba luminosa, si unisce la rappresentazione di un legame verosimile e sincero. E ho apprezzato, ovviamente, l'approccio più horror di Alvarez, quei picchi di cattiveria che non risparmiano nemmeno gli "intoccabili". Qui, più che negli altri Alien che ho visto o ricordo, lo xenomorfo ha il gusto del gore e non solo spunta dagli anfratti più schifidi all'interno dei poveri cristi tanto sventurati da finire vittime dei facehuggers, ma ricorda agli incauti viandanti che non sta bene scontrarsi contro chi ha il sangue corrosivo. La sceneggiatura viene più che incontro a chi, come me, ricorda poco o nulla del resto della saga o non la conosce proprio (come il Bolluomo che, però, ha mostrato di gradire) ma il ritmo del film si mantiene tutto sommato veloce senza impantanarsi in spiegoni troppo didascalici e mentirei se dicessi che ogni tanto non mi sono sentita mozzare il respiro, non tanto con l'entrata in scena degli xenomorfi grossi, quanto più per quelle schifezzuole fecondanti.


Apprezzabile, all'interno di un film anti-capitalista ma finanziato da una grossa major, che Alvarez abbia deciso di affidarsi il più possibile ad effetti speciali artigianali, senza ricorrere troppo alla CGI senz'anima. Inoltre, benché il regista abbia sempre giocato in "piccolo", ambientando i suoi film all'interno di rifugi o case, bisogna dire che qui ha dimostrato di saper gestire al meglio anche i grandi spazi, sia esterni che interni alle gigantesche astronavi che fungono da teatro della vicenda, e a trasformarli in luoghi claustrofobici e oscuri, dove la mancanza di ossigeno è l'ultimo dei problemi. L'unica cosa che mi ha dato fastidio di Alien: Romulus (tornando in argomento anti-capitalismo, asservimento alle major, mancanza di anima, ecc.) è una scelta che mi indispone a livello etico e che qui non sto a spoilerare, se ancora non avete visto il film. Mi chiedo però se non ci fosse un altro modo per far drizzare i capelli ai fan e, contemporaneamente, sfruttare l'effetto nostalgia anche per fornire spiegazioni ai neofiti, senza ricorrere a mezzucci che già avevo visto con occhio critico in Ghostbusters: Legacy. Temo siano scelte che rischiano di svilire, nel tempo, il lavoro dei professionisti, e di prendere chine molto pericolose, soprattutto a scapito di chi non è ancora famoso e, così, rischia di non diventarlo mai. Ma ho già detto troppo, se avete visto il film o lo andrete a vedere ne riparleremo, i poco utilizzati commenti servono apposta. Fastidio da vecchia barbogia a parte, ho trovato Alien: Romulus un ottimo horror estivo, molto dinamico e ansiogeno ma anche, passatemi il termine, più "leggero" rispetto agli ultimi due Alien diretti da Ridley Scott, che avevo trovato più affascinanti. Non mi sono entusiasmata quanto avrei voluto (o mi sarei aspettata), ma è comunque un film che vi consiglio di vedere al cinema.


Del regista e co-sceneggiatore Fede Alvarez ho già parlato QUI mentre Cailee Spaeny, che interpreta Rain, la trovate QUA


Alien: Romulus
si colloca, cronologicamente, tra  Alien e Aliens - Scontro finale, quindi precede Alien 3 e Alien - La clonazione ma viene prima di Prometheus, e Alien: CovenantENJOY!  


2 commenti:

  1. Agli inizi dei Settanta il lancio delle sonde Pioneer (con relative placche) coronarono il sogno di Sagan sempre volto alla ricerca di forme di vita extraterrestri, nello stesso periodo Gould con la teoria degli equilibri punteggiati arricchiva il dibattito sull'evoluzione di nuove teorie; l'Alien di Scott è figlio di questo profondo e inevitabilmente sentire fatto di ricerca e speranza (più il grande tema del dualismo uomo-macchina); più in generale direi l'affascinante mistero della vita poi approfondito con i due prequel non appieno apprezzati né compresi. Per chi come me è cresciuto con i primi due Alien (sebbene visti da adolescente in TV) questo greatest hits di Alvarez ha un po' il sapore di un deja vu, o forse dovrei dire, del nostalgico incontro a rimembrare i bei tempi passati attraverso una improbabile reunion con i vecchi e cari compagni del liceo. Dal regista de il remake de La Casa niente di nuovo se non una piccola critica al capitalismo con un accenno alla dura vita nelle colonie (e invero anche uno sguardo diverso sugli xenomorfo dove si getta il dubbio che la loro forma di vita non sia fatta di solo di feroce e puro istinto predatorio ma anche intelligenza). Alvarez avrà fatto contenta la Generazione Z ma io guardo indietro e continuo a preferire Scott (e Cameron).

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    1. Pur essendo un "greatest hits", l'ho approcciato come un disco nuovo, perché appunto non conosco bene le opere precedenti, viste una volta o al massimo un paio. Come horror fa il suo dovere, per quanto riguarda filosofia o mitologie, vista la mia mancanza di conoscenza pregressa l'ho trovato forse un po' superficiale e per questo meno affascinante.

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