Trama: Louise e Ben, americani trapiantati a Londra con la figlioletta Agnes, incontrano durante una vacanza gli inglesi Paddy e Ciara, assieme al figlio Ant. Tornati a casa, vengono invitati a passare un weekend a casa dei nuovi amici, i quali però si rivelano meno simpatici del previsto...
So che James Watkins è un regista inglese, ma Speak no Evil è il remake più americano che vi capiterà di vedere in tutta la vostra vita, salvo forse Missing - Scomparsa, di cui tra l'altro parleremo prossimamente. Gli americani hanno bisogno di risposte e certezze, e Speak no Evil è LA risposta a tutte le domande che vi siete sicuramente posti guardando l'originale danese. Poiché il film di Watkins nasce per dare delle risposte, il primo tempo è sostanzialmente la copia carbone di ciò che è stato fatto in precedenza, con un paio di esasperazioni atte a fornire un contesto ancora più chiaro: Louise e Ben sono PALESEMENTE una coppia in crisi, Agnes è PALESEMENTE una bambina ansiosa e problematica, Paddy è PALESEMENTE uno spirito libero ma anche un po' pericoloso, tant'è che gira in Vespa senza casco davanti a dei vigili urbani, il lazzarone. Tutti questi dettagli Christian Tafdrup non li forniva ma, nonostante ciò, la pellicola risultava fruibilissima, era dopo che cominciavano le magagne. Lasciando un attimo da parte l'ironia, è interessante vedere la differenza di approccio anche per ciò che riguarda le dinamiche di "potere" tra i personaggi. La coppia danese del primo film era composta da persone che, tutto sommato, erano mosce e depresse in egual misura, ma il più sofferente era il marito, fiaccato da una routine priva di poesia che, progressivamente, gli inaridiva l'animo. Sull'onda dell'attuale "woman power", il personaggio di Louise è molto più cazzuto (anche se non più simpatico) del marito vittima e, anche dalle inquadrature, si evince che lo scontro di personalità, per non parlare di un po' di tensione sessuale sottesa, è tutto tra lei e Paddy; quest'ultimo è il boss finale da sconfiggere, senza se e senza ma, tanto che Ciara (resa più ambigua da una sottotrama che potrebbe o non potrebbe rispecchiare la realtà) è una presenza evanescente o quasi, con buona pace della sempre bravissima Aisling Franciosi, divorata dal carisma di James McAvoy. C'è anche un altro aspetto da considerare, esplicato fin dal soggetto della prima inquadratura. A Watkins interessa girare un film sulla perdita dell'innocenza, sull'homo homini lupus, non una metafora estremizzata della società odierna, fatta di cupissima sopportazione. Per fare ciò, ritorna alle atmosfere che gli sono congeniali fin dai tempi del lontano Eden Lake, mettendo in scena anche uno scontro sociale ben definito, tra persone fondamentalmente fighette e "civilizzate" che non si sentono di offendere i campagnolassi ignoranti che hanno dato loro la possibilità di passare un weekend diverso, cosa che apre a momenti di reale, esilarante e rozzo disagio, là dove Tafdrup se ti vedeva ridere ti prendeva a bacchettate forti sulle dita.
Quindi sì, per citare Stannis, guardando l'originale Speak no Evil mi sono sentita MOLTO americana, e non avete idea di quanto, proprio per questo motivo, mi sia goduta la versione di Watkins, la quale, da metà in poi, offre allo spettatore tutto il giusto sfogo al prurito di mani cominciato nel momento esatto in cui i protagonisti entrano nella casa dei loro ospiti. Sono consapevole quanto chiunque altro che le soluzioni ricercate da Watkins sono facili, almeno a livello di sceneggiatura (non di esecuzione, per quanto mi riguarda, visto che comunque mi è mancato il respiro per l'ansia più di una volta), ma, se non altro, le reazioni dei personaggi hanno una motivazione plausibile. Che poi i risultati di queste reazioni portino ad esiti discutibili, è qualcosa che dipende dalla sensibilità individuale, ma qui si scende nello spoiler e non vorrei farne. Se avete piacere, ne riparleremo nei commenti; umanamente parlando, posso dire di essere soddisfatta di quello che ho visto, da spettatrice non mi sarebbe dispiaciuta un po' più di cattiveria, ma sono veramente bazzecole, perché quando si innesca il ricordo dello Speak no Evil originale affiora alle labbra un inevitabile sorriso. Del nuovo Speak no Evil, poi, ho apprezzato il cast, la confezione, persino la colonna sonora, decisamente più vicina ai miei gusti. L'unico che proprio non ho sopportato è Scoot McNairy, anche troppo mollo per il personaggio che interpreta, ma Mackenzie Davis e Aisling Franciosi sono due garanzie e James McAvoy dà libero sfogo all'esperienza vissuta sul set di Split e Glass, civilizzando "la bestia" quanto basta per trarre in inganno i malcapitati e portando a casa un'altra validissima interpretazione. Per una volta, dunque, il "trattamento Blumhouse" non mi è dispiaciuto. Capisco chi urlerà al vilipendio ma, come al solito, il film originale nessuno lo tocca e sta sempre lì, fruibile da chi volesse passare una serata in gioiosa depressione; il remake, per una volta, cerca una strada sua per raccontare un'altra storia e innescare altre riflessioni, non mi è sembrata una stupidata realizzata tanto per dare contentini e semplificare a beneficio del pubblico idiota, quindi non posso fare altro che consigliarlo!
Del regista e sceneggiatore James Watkins ho già parlato QUI. James McAvoy (Paddy), Mackenzie Davis (Louise Dalton), Scoot McNairy (Ben Dalton) e Aisling Franciosi (Ciara) li trovate invece ai rispettivi link.
Se il film vi fosse piaciuto recuperate, ovviamente, Speak no Evil. ENJOY!
Come al solito le considerazioni che fai sul senso generale dell'opera sono molto puntuali (e anche le note sugli aspetti particolari); non mi ci ritrovo però sulla sua resa: infatti ho la sensazione di averlo apprezzato molto, molto meno di te. La critica che gli faccio (che poi è la stessa che gli fa Tafdrup) è di essere eccessivamente proprio ciò che si prefigge di voler essere: americano ("Un certo pubblico è sempre e solo alla ricerca di eroi" dice sostanzialmente Tafdrup). Tra questo Speak no Evil e il suo originale c'è la stessa distanza che passa tra il primo Insomnia e il remake di Nolan, l'eccessiva voglia di offrire sicurezze al pubblico offrendo cosi soluzioni un po' troppo facili, sebbene godibili in tema di intrattenimento (giustamente fai un accenno anche al women power). Faccio un esempio: la risposta iconica (del primo film) alla domanda "Perché lo fate?" ("Perché ce lo permettete") in questo remake, per le scelte intraprese, non ha più senso e però Watkins non ha avuto il coraggio di liberarsene sebbene la sceneggiatura dell'ultima parte si muove in piena autonomia (anche con cadute di scrittura imbarazzanti: alla fine il tutto rischia quasi di ridursi a una banale estorsione): Watkins avrebbe dovuto essere coerente con le sua linea sino in fondo. Diversi hanno scomodato il capolavoro di Peckinpah, non so se quando scrivi "A Watkins interessa girare un film sulla perdita dell'innocenza, sull'homo homini lupus" hai in mente Cane di Paglia tuttavia, per me, anche qui c'è un abisso nella resa dei concetti tra i due film. Premesso che io sono un tipo più da Fincher e Scorsese che Spielberg credo che tra qualche giorno questo remake lo avremo dimenticato come troppo facilmente fa anche la piccola Agnes col suo coniglietto di pezza mentre, per me, l’originale è ancora lì inciso su pietra, quelle stesse pietre che seppellivano umanità speranza e redenzione.
RispondiEliminaLa battuta a cui fai cenno ha fatto storcere il naso anche a me, anche se non è finita nel post. "Perché ce lo permettete" un par di ciufoli, tant'è che loro se ne sarebbero anche andati, a differenza dei danesi.
Eliminail fatto che io abbia apprezzato questo remake, però, risiede proprio nell'aver "sofferto" il film di Tafdrup, che pure ho trovato molto bello; diciamo che, a un certo punto, avevo proprio bisogno che qualcuno facesse morire male gli olandesi. E anche se, razionalmente, so che Ciara e Paddy non sono gli antagonisti del primo Speak no Evil, la mia mente semplice si è adagiata in un semplice transfert!
Anch'io l'ho trovato molto americano, ma in senso negativo (spoiler)
RispondiEliminaIl finale "buonista", tipicamente hollywoodiano, dove i buoni si salvano e i cattivoni muoiono come da prassi, è francamente deludente: avrei preferito un epilogo più "dark" e meno rassicurante, una cosa alla Haneke... allora sì sarebbe stato interessante e anticonvenzionale.
Premesso che anche io avrei preferito una cosa simile, mi ci sono comunque divertita molto, anche nella sua prevedibilità.
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