martedì 18 novembre 2025

Eddington (2025)

Ho rimandato per via della Nuovi Incubi Halloween Challenge, ma alla fine sono riuscita a guardare Eddington, diretto e sceneggiato dal regista Ari Aster, solo per scoprire che io e lui ormai non andiamo più d'accordo.


Trama: durante la pandemia del COVID, lo sceriffo Cross e il sindaco Garcia si scornano a causa di dissidi sentimentali mai sanati. Le cose precipitano quando Cross decide di candidarsi come nuovo sindaco...


"Ad Aster servirebbe qualcuno di vessante e intimidatorio come la madre di Beau, che lo portasse a fermarsi e dubitare, invece di dare sfogo a tutto ciò che gli passa per la testa convinto che sia sempre cosa buona e giusta. Anche perché (diciamoci la verità senza timore di scatenare l'ira degli dèi) tre ore del pur bravissimo Joaquin Phoenix con la faccia triste del cane bastonato, che sciorina una lamentela dopo l'altra quando non è impegnato ad uggiolare o a balbettare scuse incomprensibili, sono un po' pesanti da sopportare." Apro il post con la citazione di un grande critico, ovvero la sottoscritta, che già ai tempi di Beau ha paura aveva le idee chiare relativamente alla logorrea cinematografica di Ari Aster e sperava che, nel frattempo, l'autore si sarebbe un po' ridimensionato. Aster mi ha ascoltata, in effetti, perché Eddington dura ben venti minuti meno di Beau ha paura. Peccato che, a differenza della sua penultima opera, che comunque non mi aveva spinta tra le braccia di Morfeo se non durante la sequenza dello spettacolo teatrale, Eddington sembri durare quanto un lockdown. Credo e spero fosse una cosa voluta, in quanto il film è ambientato proprio durante i primi tempi della pandemia mondiale, quando ancora pensavamo che non ne saremmo mai usciti e quando lo scontro tra le varie fazioni era all'apice della ferocia, tra mascherine, distanziamenti, decreti, paranoia, dubbi, complotti e quant'altro. Ci ricordiamo tutti (forse) com'era la situazione solo cinque anni fa, anche se sembra passato un secolo, e ricordiamo bene come ogni piccolo problema fosse esacerbato da un orribile clima di incertezza e nervosismo. Eddington parla proprio di questo, di piccole ma ben radicate antipatie e fastidi tutto sommato superabili, che si ingigantiscono fino a trasformare la cittadina di frontiera in una polveriera avente come fulcro due poli opposti. Da una parte c'è lo sceriffo Cross, un conservatore con moglie traumatizzata e suocera complottista a carico, il quale si oppone strenuamente a ogni prevenzione perché asmatico e perché convinto che il COVID non esista; dall'altra c'è lo sceriffo Garcia, sindaco democratico con mani in pasta ovunque e fautore di un progresso comunitario che in realtà porterà denaro solo a lui e pochi altri. Dopo una vita di reciproca diffidenza, alimentata da una (presunta?) passata relazione tra Garcia e Louise, la moglie di Cross, i due si scontrano definitivamente quando lo sceriffo, stufo della politica del rivale, decide di candidarsi sindaco, cominciando un'imbarazzante campagna elettorale a base di frasi fatte e scioccanti video su Facebook.


In mezzo a questo "duello" western 2.0, che avrebbe condotto John Wayne nella tomba tanto i contendenti sono molli, Aster infila le proteste per il black lives matter, il terrorismo, le derive estremiste di buona parte della popolazione americana, la questione delle armi, la pedofilia, gli imbonitori del web e chi più ne ha più ne metta. Un sovraccarico di informazioni e criticità che, sulla carta, sarebbe anche molto interessante, ma che preso così, a spizzichi e bocconi, si traduce in una pluralità di "spunti" assimilabile al bombardamento di informazioni da social e, allo stesso modo, fa poca presa sul cervello dello spettatore. Anche in questo caso, probabilmente, l'effetto era voluto. Per quanto mi riguarda, però, se l'aspetto portante della trama si perde in tanti piccoli punti appena accennati, trovo faticoso continuare a provare interesse per i protagonisti, ancor più se detti protagonisti sono ritratti come persone di rara antipatia, privi di spina dorsale, incapaci di esercitare anche un minimo controllo sulla propria vita. Tanti piccoli Beau, insomma, che non arriveranno ad avere paura di tutto, ma che non trovano altra risposta se non affidarsi alla violenza (che sia verbale, psicologica o fisica) ogni volta che si sentono messi con le spalle al muro. E pensare che Eddington non è privo di momenti coinvolgenti, anche perché Ari Aster, come ha già ampiamente dimostrato, ha un occhio di rara finezza per la messa in scena. Penso al prefinale del film, angosciante e concitato come quello dei migliori horror, alle ampie panoramiche sul grottesco finale, alla perfetta imitazione delle dinamiche che intercorrono all'interno dei social, alla rappresentazione della lucida follia dello sceriffo, a quel doppio, silenzioso schiaffo sulle note di Baby, You're a Firework, che fa crollare l'intera situazione. In quest'ultimo caso particolare, fanno molto Pedro Pascal e Joaquin Phoenix, che trasmettono in maniera incredibile la valenza grottesca e drammatica della sequenza; c'è da dire, purtroppo, che io ormai ho un problema enorme con Joaquin Phoenix e coi suoi "vinti", dopo una lunga serie di interpretazioni che, a mio avviso, hanno ulteriormente appesantito delle storie già non proprio leggere, Beau ha paura in primis. Come ho detto, problema mio, per carità, ma potrei anche aggiungere che avere tra le mani Austin Butler e, soprattutto, Emma Stone e sottoutilizzarli come ha fatto Ari Aster è un crimine punibile per legge. Io aspetto con ansia il momento in cui Aster lascerà un po' da parte la sua strabordante voglia di mostrare "quanto ne sa", per tornare alla carica con un'opera più asciutta e concentrata, magari rientrando nei ranghi dell'horror, a lui più congeniali. Insomma, gli servirebbe un bel trattamento Shyamalano, quella doccia di umiltà che potrebbe farmelo di nuovo amare. Non per augurargli il male, ma aspetto con fiducia.  


Del regista e sceneggiatore Ari Aster ho già parlato QUI. Joaquin Phoenix (Joe Cross), Emma Stone (Louise Cross), Pedro Pascal (Ted Garcia), Luke Grimes (Guy Tooley), Clifton Collins Jr. (Lodge) e Austin Butler (Vernon Jefferson Peak) li trovate invece ai rispettivi link.


Micheal Ward
, che interpreta Michael Cooke, era il coprotagonista del film Empire of Light, mentre Amélie Hoeferle, ovvero Sarah, era nel cast di Night Swim. ENJOY!

14 commenti:

  1. Non lo conoscevo. Ormai guardo qualsiasi cosa se c'è Pascal ma non ho la forza di rivivere quel periodo e tutte le cose successive legate alla precedente presidenza USA.
    Su Gioacchino concordo pienamente ma poi mettici che a me proprio non piace... dopo Commodo per me aveva detto già tutto come attore.

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    1. Per fortuna, il registro grottesco del film non permette di provare troppa angoscia, e io sono una persona mooolto facile a subirla. A Phoenix invece piaceva molto, ma ultimamente non lo sopporto...

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  2. A me Joaquin Phoenix sembra che faccia sempre lo stesso personaggio,solo che lo declina in diverse sfumature, mettici poi che ha un modo di recitare tutto suo che a me risulta sempre molto pesante e mi passa la voglia di vedere il film

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    1. Come ho scritto sopra, fino a un anno fa, per me Phoenix era una garanzia. Ora lo temo!

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  3. Anch'io l'ho trovato interminabile (sebbene duri quanto Midsommar) con diverse scene però notevoli (anche a me è piaciuta quella sulle note di Katy Perry). Aster ha aperto il frigorifero del "quanto ne sa" mettendo dentro tutto, un po' troppo e perdendo armonia ed equilibrio. Poi qui sembra voglia fare un po' i Coen (quelli veri non quello dell'inguardabile trilogia lesbo-pulp). Spero di rivederlo nell'horror.

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    1. Secondo me la scena in questione piace a tutti, perché uno schiaffo ben dato a quell'individuo ci stava. Anche io spero di rivedere Aster nell'horror, per me gli è più congeniale.

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  4. Guarda, io ho AMATO il povero Beau, ma qui alzo le mani - e mi distanzio di un metro. Un delirio troppo lungo, a tratti pure stupido e che va troppo fuori rotta. Nel mezzo, a mo' di sberleffo, pure delle cose ottime... Ma ormai...

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    1. Pensa cos'ho patito io, già messa sotto da Beau XD

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  5. Faticosissimo, ostile, respingente... eppure ha un suo perchè. Non riesco a bocciarlo. E' chiaro che tale fatica nella visione è voluta, il disagio dello spettatore è pari a quello degli abitanti del paese, che sopravvivono in un ambiente disseminato di trappole. Certamente non lo vedrò una seconda volta, ma ammiro Aster per il coraggio di girare pellicole personali e non convenzionali, che se ne fregano del box office. Insieme a "Una battaglia dopo l'altra" e "Bugonia" fa parte di un ideale trittico sulle fobìe del nostro tempo. Sono comunque contento di averlo visto.

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    1. Ecco, hai nominato due film che ho preferito, e di molto, a questo lungo pasticcetto. Con tutto che anch'io, come te, ammiro Aster per la personalità e il coraggio, ma ribadisco che ci vorrebbe qualcuno a limitarlo un po'!

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  6. Prendo questo post come un avvertimento e lo seguo alla lettera. Mi sembra ci sia troppa egocentricità in questo film! :--)

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    1. Più che egocentricità c'è troppa carne al fuoco buttata alla rinfusa!

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  7. Tutte osservazioni giuste. Solo che sono proprio questi i motivi per cui amo gli ultimi film di quel bastard* di Ari Aster XD

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    1. Ci sta. Sono io che non gli sto più tanto amica!

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