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martedì 23 maggio 2023

Bollalmanacco on Demand: Greta (2018)

Torna il Bollalmanacco On Demand con un film richiesto nientemeno che da Mr. Ink del blog Diario di una dipendenza! Oggi parlerò di Greta, diretto e co-sceneggiato nel 2018 dal regista Neil Jordan. Il prossimo film On Demand sarà L' Orribile Segreto Del Dr. Hichcock! ENJOY!


Trama: la giovane Frances, da poco orfana di madre, trova sulla metro una borsa abbandonata e la riporta a Greta, elegante vedova di origini europee che vive da sola. Dall'episodio nasce un'amicizia, che si incrina quando Frances scopre l'inquietante segreto di Greta...


Purtroppo è passato tantissimo tempo da quando Michele mi ha chiesto di recensire Greta e non ricordo, ahimé, il contesto in cui è nata quest'occasione di confronto, quindi chiedo al diretto interessato di dire la sua, magari nei commenti! Per quanto mi riguarda, guardare Greta è stato come fare un tuffo negli anni '80/'90, in piena febbre da "Ciclo Alta Tensione", che offriva allo spettatore thriller sul filo dell'assurdo dove persone assolutamente normali vedevano la loro vita sconvolta da matti col botto. E' ciò che accade alla povera Frances, ragazzotta di buon cuore finita a fare la cameriera a New York, che in un giorno come tanti trova sulla metro una borsa abbandonata e decide di restituirla personalmente alla proprietaria. Quest'ultima è la Greta del titolo, un'elegante signora dall'accento francese che, complice la condizione di vedova solitaria e con figlia lontana, si accattiva le simpatie della sensibile Frances ed instaura un rapporto di sincera amicizia con la ragazza. Tutto crolla quando Frances scopre l'inquietante segreto di Greta, che inizialmente va a collocarla, su una scala di follia da zero a psicopatica, al livello "follower di Giorgia Soleri". La ragazza decide comprensibilmente di non avere più niente a che fare con Greta e tutto finirebbe lì, non fosse che la signora si incaponisce e da "semplice" eccentrica diventa una stalker via via sempre più pericolosa, con sviluppi della trama che vi lascio il piacere di scoprire. Come tutti i film di genere, Greta funziona grazie a un po' di sospensione dell'incredulità (soprattutto verso la conclusione, a causa di una scelta di Frances che lascia abbastanza perplessi), aiutata dal fatto che, purtroppo, è vero che la legge non tutela minimamente le vittime di stalking finché il persecutore non passa alle minacce fisiche vere e proprie, quando ormai è già troppo tardi; diversamente da altre pellicole simili, invece, la protagonista non viene fatta passare per scema, e la sua migliore amica la sostiene fin da subito nel corso della sua lotta disperata contro le attenzioni indesiderate di Greta, elemento della trama che mi è piaciuto molto.


Per quanto riguarda la realizzazione, Greta ha il difetto di essere leggermente piatto e trattenersi troppo durante il primo e il secondo atto, forse per rispetto di un'attrice blasonata come Isabelle Huppert. Ciò è un vero peccato, perché l'attrice esplode nel terzo, folle atto, che la trasforma in una strega cattiva da fiaba e va incontro alla vocazione registica di Neil Jordan, il cui stile è perfetto per questo genere di storie dark e un po' grottesche; a differenza di un thriller come Watcher, che vede come protagonista proprio Maika Monroe, Greta non riesce a sfruttare appieno gli ambienti in cui viene a trovarsi la protagonista (tranne quando la casa di Greta, all'interno della quale i suoni esterni e il tempo sembrano annullarsi, diventa il luogo principale dell'azione), né a creare un reale senso di isolamento attorno alla Moretz, di conseguenza risulta piatto e privo di personalità, almeno fino al provvidenziale tintinnio del forno a microonde, un suono che preannuncia il cambiamento di registro della pellicola, rendendola molto più interessante (e anche schifosa. In una scena che coinvolge una siringa ho dovuto distogliere lo sguardo). Avessero deciso di giocare fin da subito la carta del weird, Greta avrebbe potuto essere un capolavoro, ciò nonostante il film risulta molto godibile, perché si regge interamente sull'interpretazione di attrici assai brave. Chloë Grace Moretz, coi suoi grandi occhioni e il sembiante da brava ragazza ingenua, fa tutto quello che si può chiedere a una protagonista, la Huppert si è palesemente divertita e, come ho scritto sopra, non si sottrae alla richiesta di alzare il tasso di weirdness da un certo punto in poi, cosa che rende il suo personaggio ancora più inquietante, e la Monroe fa come il buon vino, ovvero migliora se lasciata a riposo. Capirete il perché di quest'ultima affermazione guardando il film, che ovviamente vi consiglio, anche in virtù di una breve durata che gli impedisce di annoiare lo spettatore, trattenendolo dall'inizio alla fine. Peccato che ormai questa regola aurea di brevità non venga più seguita!


Del regista e co-sceneggiatore Neil Jordan ho già parlato QUI. Isabelle Huppert (Greta Hideg), Chloë Grace Moretz (Frances McCullen), Maika Monroe (Erica Penn), Colm Feore (Chris McCullen) e Stephen Rea (Brian Cody) li trovate invece ai rispettivi link.


Se Greta vi fosse piaciuto recuperate Watcher (lo trovate a noleggio su varie piattaforme legali). ENJOY!

mercoledì 3 aprile 2019

The Prodigy - Il figlio del male (2019)

Il primo dei millemila film da vedere al cinema questa settimana è stato The Prodigy - Il figlio del male (The Prodigy), diretto dal regista Nicholas McCarthy.


Trama: il piccolo Miles si rivela un genio fin dai primi mesi di vita ma crescendo i suoi genitori si accorgono che il lui alberga anche un'oscurità pericolosissima...



C'era una volta At the Devil's Door, conosciuto in Italia come Oltre il male, horror all'apparenza "banale" che in realtà spingeva lo spettatore a riflettere sulla natura del Male e sulla possibilità di accoglierlo come entità "neutra", una delle tante energie cosmiche bisognose di una casa dove dimorare e mettere radici, non peggiore di tante altre. At the Devil's Door era il secondo lungometraggio di Nicholas McCarthy, da lui scritto e sceneggiato (il primo, The Pact, purtroppo non l'ho ancora visto), e si distingueva da altri film a base di infestazioni/possessioni demoniache per una certa malinconica personalità; in The Prodigy McCarthy è solo regista e si vede, perché la sceneggiatura scritta da Jeff Buhler (quello di The Midnight Meat Train ma anche quello che dovremo maledire/benedire per l'imminente adattamento di Pet Sematary) è molto più convenzionale e priva di sorprese, anche se qualche zampatina e tentativo di essere originali riesce a piazzarli. Fulcro della vicenda è il rapido cambiamento del piccolo Miles, genietto in fieri che, con l'avvicinarsi degli otto anni, comincia a manifestare inquietanti squilibri e una doppia personalità minacciosa. I "sintomi" sono quelli di una possessione demoniaca, salvo per il vomito, perché il pargolo bisbiglia cose in lingue sconosciute compiendo atti orribili, e ovviamente i genitori perplessi non sanno bene che fare, tra granitici sentimenti materni e il papà che invece vorrebbe vedere il figliolo appeso per i pollici. Tutto nella norma di un banale film di possessioni, se non fosse che l'inevitabile soluzione proposta dallo specialista di turno viene subito scartata a causa di una malizia e cattiveria che di sovrannaturale hanno poco o nulla e che alimentano la disperazione di una mamma che, avendo atteso troppo l'arrivo di un figlio, è disposta a superare ogni limite per il bene del piccolo. Più della connotazione del "bambino malvagio" di turno, è interessante vedere come all'interno del film si combatta la battaglia solitaria di una donna che sperava di avere un figlio "speciale" e ha ottenuto molto più di quanto desiderato ma lo stesso non riesce ad accettare l'orribile realtà di avere ormai per le mani uno psicopatico sconosciuto.


Ciò porta la protagonista a compiere errore irreparabile dopo errore irreparabile, convinta di condurre un gioco di cui in realtà è solo una pedina, ed è questo che tiene vivo l'interesse dello spettatore nonostante la scelta di attori un po' sciapi (la migliore, ovviamente, è Brittany Allen ma compare troppo poco) e l'inevitabile piattume di un doppiaggio italiano che, come sempre, rende i bambini dei piccoli idioti monocordi e lagnosi. Nicholas McCarty, infatti, non punta a creare un horror infarcito di jump scare, li centellina quasi fossero uno scotto necessario da pagare per un horror commerciale e li relega al ruolo di aspetto meno interessante della pellicola, peraltro in parte già spoilerato dal trailer; le inquadrature, piuttosto, si concentrano sui primi piani del piccolo Miles, concentrato di innocenza con un'oscurità orribile che serpeggia negli sguardi offerti alla mamma sconvolta, in quel modo che ha di toccarla con le manine, di canticchiare una canzone che dovrebbe essergli sconosciuta. L'innocenza del male al suo apice, dunque, testimone silenziosa e perfida dello scontro tra l'istinto materno di una madre disperata e la razionalità di una donna che non riesce più a nascondere la testa sotto la sabbia davanti alla malvagità del figlio, una battaglia che rende il film più interessante dei suoi cugini "maligni" (grazie sempre ai titolisti italiani che ci credono dei belinoni) e per questo una valida aggiunta al filone "bambini evocatori della Sindrome di Erode".


Del regista Nicholas McCarthy ho già parlato QUI. Colm Feore (Arthur Jacobson) e Brittany Allen (Margaret St. James) li trovate invece ai rispettivi link.


Il piccolo Jackson Robert Scott, che interpreta Miles, è stato il Georgie del recente It. Se The Prodigy - Il figlio del male vi fosse piaciuto, recuperate Il giglio nero, Il villaggio dei dannati e The Children, film consigliati dallo stesso Nicholas McCarty. ENJOY!


venerdì 29 novembre 2013

Thor (2011)

Siccome giovedì è uscito Thor 2: The Dark World e che The Avengers mi era piaciuto parecchio, in questi giorni ho deciso di recuperare Thor, diretto nel 2011 da Kenneth Branagh e Joss Whedon e, all’epoca, pesantemente snobbato dalla sottoscritta.


Trama: nel regno di Asgard Thor, Dio del Tuono ed erede al trono, viene bandito dal padre Odino a causa delle macchinazioni del fratello Loki. Scagliato sulla Terra senza poteri, il Dio dovrà imparare ad essere un vero eroe prima di poter reclamare la sua eredità…


Cominciando la visione di Thor la prima cosa da cui sono stata attirata è stata la lunghezza della pellicola: quasi due ore. Che, mi direte, non è proprio una lunghezza esagerata ma già mi sentivo morire al sol pensiero delle "epiche" belinate di cui immaginavo infarcito questo ennesimo cinecomic. Ed effettivamente, dopo il prologo iniziale con quegli orrendi Giganti di Ghiaccio (odio i mostri in CG, per quanto siano fatti bene mi sanno di posticcio, non posso farci nulla...) ero già pronta a spegnere la TV e dare il benservito a biondone figaccione e moretto ancor più figo ma proseguendo nell'impresa ho dovuto ricredermi. Thor non è uno di quei film che ricorderò finché campo, anche se, In My humble Opinion, è molto meglio di quell'orrore di Thor: The Dark World (di cui parlerò domenica), ma è comunque un intrattenimento dignitoso e piacevole almeno per chi, come me, conosce giusto sommariamente il fumetto da cui è stato tratto e, di conseguenza, non è interessato alla fedeltà per quel che riguarda  personaggi, storie ed atmosfere.


La storia è la quintessenza della "banalità" (e mi perdoni il Bardo) Shakespeariana, dove un Re severo ma giusto manda in esilio il figlio buono grazie all'intervento ingannevole del figlio malvagio e, nel far questo, lo mette alla prova per renderlo una persona migliore e più adulta, in grado di diventare un sovrano responsabile e saggio; a questo canovaccio sempre valido ed entusiasmante aggiungete la visione aMMeregana del pantheon di dei Asgardiani, vari riferimenti ad altri cinecomic, un paio di apparizioni speciali per accontentare i nerd più esigenti, un pizzico di umorismo, una storia d'aMMore e avrete un'idea di cosa aspettarvi da Thor. Nulla di nuovo, come ho detto, nessun colpo di scena inaspettato  o twist che non si possa ampiamente predire con almeno mezz'ora di anticipo, ma come racconto in grado di presentare i personaggi e rendere le cose comprensibili sia ai fan sia allo spettatore casuale direi che la pellicola funziona alla grande e, tra combattimenti, scaramucce, effetti speciali e qualche spiegone, non cala di ritmo nemmeno per un istante.


La tanto vituperata regia di Kenneth Branagh a me non è sembrata poi tanto diversa da quella di qualsiasi altro cinecomic, forse addirittura meno fracassona/videoclippara e sicuramente più ambiziosa per quello che riguarda i momenti ambientati ad Asgard, dove l'unione di scenografie grandiose, CG e costumi esagerati sfiora picchi di barocchismo esagerato ma, stranamente, non kitsch. Tanto, a mio avviso, fanno anche le interpretazioni dignitose degli attori coinvolti che, pur calati nei panni di personaggi a serio rischio di cadute nel trash, riescono a mantenersi credibili per tutta la durata della pellicola. A Chris Hemsworth non si può dire nulla perché lui E' Thor, nato per questo ruolo, mentre Idris Elba nei panni del guardiano Heimdall è a dir poco magnetico, ma i veri pilastri del film sono Anthony Hopkins, Tom Hiddleston e Stellan Skarsgård: il primo è semplicemente emozionante, riesce ad infondere a Odino la dignità di un personaggio Shakespeariano e con un solo gesto (peraltro improvvisato sul momento) riesce a zittire i figli e gelare il cuore dello spettatore; Tom Hiddleston, fino a quel momento illustre sconosciuto, interpreta il personaggio più sfaccettato dell'intera pellicola, un malvagio impossibile da odiare, tanto goffo e triste quanto ingannevole e viscido, con un'apparizione finale che lo rende praticamente identico al killer Bob di Twin Peaks, quindi ancor più subdolo e terrificante; l'Erik Selvig di Stellan Skarsgård, infine, è l'umano più umano e verosimile che mi sia mai capitato di vedere in un film tratto da un fumetto, assolutamente perfetto nel suo essere normalman. Non pervenuti, invece, i personaggi femminili, a partire dalla madre di Thor, un pezzo di carta da parati, continuando poi con l'inutile Natalie Portman, bellina ma scema come un tacco, per concludere con la "spalla comica" Kat Dennings, CCioFFane annoiata buona solo per sparare qualche triste battutina sarcastica. In conclusione, pensavo molto peggio. Peccato, se Thor fosse stata un'immane ciofeca avrei evitato Thor: The Dark World e invece...


Dei registi Kenneth Branagh e Joss Whedon (che ha diretto solo la scena post credit) ho già parlato qui e qui. Chris Hemsworth (Thor), Natalie Portman (Jane Foster), Tom Hiddleston (Loki), Anthony Hopkins (Odino), Stellan Skarsgård (Erik Selvig), Clark Gregg (Agente Coulson), Idris Elba (Heimdall), Tadanobu Asano (Hogun), Dakota Goyo (Thor da bambino) e i non accreditati Samuel L. Jackson (Nick Fury) e Jeremy Renner (Clint Barton/Occhio di falco) li trovate invece ai rispettivi link.

Colm Feore interpreta Re Laufey. Americano, ha partecipato a film come Face/Off, City of Angels, Titus, Changeling e a serie come Oltre i limiti, La tempesta perfetta, Nikita e 24. Anche sceneggiatore, ha 55 anni e tre film in uscita, tra cui The Amazing Spider-Man 2.


Rene Russo interpreta Frigga. Americana, la ricordo per film come Arma letale 3, Virus letale, Get Shorty e Arma letale 4. Anche produttrice, ha 59 anni e due film in uscita.


Tra gli altri attori segnalo Josh Dallas, il Prince Charming della serie Once Upon A Time, qui nei panni del guerriero Fandral (che in Thor: The Dark World verrà interpretato da Zachary Levi, prima scelta dei produttori assieme a Stuart Townsend, che però ha abbandonato il progetto per disaccordi coi realizzatori) e, ovviamente, l’immancabile Stan Lee che, se non ho visto male, dovrebbe essere il vecchino che cerca di spostare Mjolnir con l’aiuto di un pickup e una catena... anche se avrebbe voluto interpretare Odino! Tra gli scartati per il ruolo di Thor, invece, segnalo Daniel Craig, Tom Hiddleston e il povero Chris Hemsworth, a cui è stato alla fine preferito il fratello. Narra infine la leggenda che Sam Raimi avrebbe voluto dirigere un film su Thor subito dopo Darkman, ma alla fine al Dio del tuono ha preferito l’Arrampicamuri Spider-Man; destino simile è stato riservato a Matthew Vaughn, che nel 2005 era stato designato come regista ma è poi finito a girare Kick-Ass e X-Men - L'inizio. Facciamo ora un po' d'ordine sull'ormai complicatissimo Universo cinematografico Marvel: Thor si colloca cronologicamente dopo L'incredibile Hulk del 1998Iron Man, Iron Man 2 e Capitan America - Il primo Vendicatore ma prima di The Avengers, Iron Man 3, Thor: The Dark World, della serie Agents of S.H.I.E.L.D. e degli imminenti Capitan America: The Winter Soldier, Guardians of The Galaxy e The Avengers: Age of Ultron. Ovviamente, se Thor vi fosse piaciuto recuperate tutti questi film che ho nominato e che sono già usciti! ENJOY!

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