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lunedì 16 maggio 2016

Giovani streghe (1996)

Per il potere di tre volte tre, mostrami che c'è, mostrami che c'è... C'è che quest'anno Giovani Streghe (The Craft), film cult diretto e co-sceneggiato dal regista Andrew Fleming, compie 20 e con le mie due consorelle Lucia e Silvia abbiamo deciso di festeggiare l'evento, fregandocene della vecchiaia incombente.


Trama: Sarah, orfana di madre e con un padre ormai ri-fidanzato, si trasferisce in una nuova città e ovviamente ha difficoltà ad ambientarsi e farsi degli amici. Le sue abilità magiche, ereditate dalla madre strega, attirano tuttavia l'attenzione di Nancy, Bonnie e Rochelle, tre adepte del dio Manon, ancora in cerca del quarto membro del loro gruppo...


Questo sarà il primo post che scrivo senza necessità di riguardare un film prima di parlarne. Ricordo ancora il giorno in cui, ormai 20 anni fa, ho stretto tra le mani la videocassetta noleggiata di Giovani streghe e l'ho guardato una sera assieme alle due mie migliori amiche del liceo, dopo una lauta cena a base di pizza approfittando dell'assenza dei genitori. Quella stessa videocassetta l'ho riguardata, da sola, almeno tre volte prima di riportarla al videonoleggio e il perché è presto detto: la giovane Bolla si era letteralmente innamorata del film di Andrew Fleming, causa scatenante di un insano interesse verso la wicca, la stregoneria, i tarocchi e compagnia cantante. Nonostante fossi già alle superiori credo di non avere mai provato una delusione così cocente ed infantile come il rendermi conto che mai io e le mie amiche avremmo potuto padroneggiare gli stessi poteri di Sarah e le altre, ritrovandoci ad invocare Manon durante una scampagnata o a sperimentare levitazioni e trasfigurazioni, senza contare incantesimi atti a spingere la gente a fare quello che volevamo noi e nemmeno oggi saprei spiegare il perché di tanta illusoria fascinazione. Forse perché la prima parte di Giovani Streghe potrebbe rappresentare tutto ciò che esiste di "buono" per un'adolescente (riuscire a trovare la forza della sorellanza e dell'amicizia fino a sublimare il proprio status di reietti, consapevoli di essere comunque superiori agli altri, avere uno stile particolare ed affascinante, vivere esperienze indimenticabili e fuori dal comune) mentre la seconda, sconfinante senza pudore nei territori dell'horror, incarna il fascino del misterioso e del proibito o forse perché, al netto di tutti i suoi difetti, la sceneggiatura di Giovani Streghe è stata scritta da persone miracolosamente consapevoli di ciò che può piacere alle ragazze di quell'età, al punto da riuscire a creare qualcosa che ha di fatto travalicato i limiti generazionali, diventando universale e cult.


Sicuramente, buona parte della "colpa" di questo amore, almeno per quanto mi riguarda, è da attribuire a Fairuza Balk, la quale peraltro nella vita reale è una wiccan ed ha aiutato gli sceneggiatori a scrivere una storia il più possibile realistica; è impossibile non venire conquistati da quella sua bocca gigantesca e i folli occhi da pazza, che la rendevano allo stesso tempo bellissima ed orribile, sicuramente inadatta a frequentare la scuola cattolica che funge da teatro della vicenda e da ironico ricettacolo del "maligno". Credo che ben pochi personaggi femminili "negativi" possano vantare lo stesso carisma della sua Nancy che, neanche a dirlo, eclissa la fragile protagonista dalle gambe storte e dal passo elegante come quello di un portuale (occazzo, erano ANNI che volevo dirlo!!!) perché non si fa scrupolo a soccombere al lato oscuro di Manon e diventare la dea dei darkettoni, con quelle mise meravigliosamente nere e decadenti. E vogliamo darle torto? La vita di Nancy è una schifezza, gli sceneggiatori non smettono di ricordarcelo; sì, Bonnie ha il corpo rovinato dalle ustioni, Sarah è orfana di una madre che ha amato tantissimo ed è vittima di un trasferimento non voluto, Rochelle è l'unica nera in un universo composto interamente da stronzissime WASP ma bene o male tutte e tre possono contare sul sostegno di una famiglia o buona parte di essa e hanno il denaro per poter sognare una vita migliore mentre Nancy ha una madre ubriacona, un patrigno maniaco ed è povera in canna. Ce n'è abbastanza, effettivamente, da spazientire un santo ed è normale in circostanze simili lasciarsi sedurre dal potere e usarlo per prendere a schiaffoni forti una vita e delle persone che ci hanno sempre trattati come una pezza da piedi. Che poi Nancy esageri è vero ma alla fine ho sempre sentito di volere più "male" a Bonnie e Rochelle, inutilmente crudeli e sciocche nonostante avessero ottenuto tutto ciò che desideravano (il finale è indicativo della pochezza del loro animo), piuttosto che alla povera, sfortunata Fairuza.


Ovviamente questo post non può diventare un inno a Nancy, anche se lo meriterebbe, perché riguardare Giovani Streghe è come addentare quella madeleine proustiana che è il cinema di genere anni '90, quello che inevitabilmente, tolte le pellicole anni '80 passate a Notte Horror, sento più legato alla mia generazione. Un cinema di genere che andava a braccetto con la supercazzola, non a caso qui ritroviamo quell'adorata faccia da caSSo di Breckin Meyer (che chissà che fine ha fatto, Seth Green lo ritrovo sempre con piacere ma il biondino scemo no...), con la moda un po' cialtrona ma tanto caruccia dei licei "bene" americani, con i volti di attori che abbiamo imparato ad amare perché hanno segnato un'epoca con film seminali quali Scream, uscito nello stesso anno e forte della fondamentale partecipazione dell'indispensabile Neve Campbell e dell'indimenticabile Skeet Ulrich, gente ahimé finita un po' nel dimenticatoio. A proposito di Scream e horror, è bene ricordare che Giovani streghe, benché manchi ovviamente della componente splatter, è un dramma adolescenziale a tinte sovrannaturali quindi non c'è solo abbondanza di effetti speciali (leggermente datati, soprattutto quando Sarah sfoggia quell'improbabile zazzera gialla ma del resto per tutto il film la Tunney indossava una parrucca) ma anche di immagini disturbanti che riempiono lo schermo di serpenti, insetti disgustosi, terrificanti effetti della regola "tutto ciò che farai agli altri tornerà indietro triplicato" e inquietanti giochi di specchi capaci ancora oggi di mettere i brividi. Insomma, niente a che vedere con la serie Streghe, che pure ho guardato fino all'ultima puntata, la quale con il film di Andrew Fleming condivideva giusto il concetto di "potere nell'unione" e l'indimenticabile canzone portante della colonna sonora, quella How Soon Is Now? originariamente cantata dai The Smiths e rifatta dai Love Spit Love che, nel film, accompagna le musiche originali e vagamente misticheggianti di Grahame Revell. Credete che non abbia comprato anche la soundtrack originale durante il mio primo viaggio in America? Stolti!! Ah, i bei tempi in cui non era ancora possibile avere tutto con un click e trovare i memorabilia dei film amati provocava un tuffo al cuore, nemmeno avessi avuto tra le mani il potere di Manon! Ciò mi fa sentire vecchia ma anche incredibilmente felice di poter parlare di Giovani streghe con sì tanto amore... e vedrete quanto ne parleranno ancora meglio Silvia e Lucia sui loro blog!!!


Di Fairuza Balk (Nancy Downs), Neve Campbell (Bonnie), Skeet Ulrich (Chris Hooker), Christine Taylor (Laura Lizzie) e Breckin Meyer (Mitt) ho già parlato ai rispettivi link.

Andrew Fleming è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Le ragazze della Casa Bianca ed episodi di serie come The Michael J. Fox Show. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 51 anni e un film in uscita.


Robin Tunney interpreta Sarah Bailey. Americana, la ricordo per film come Il mio amico scongelato e Giorni contati, inoltre ha partecipato a serie come Dr. House, Prison Break, The Mentalist e doppiato episodi di Robot Chicken. Ha 44 anni.


A differenza di quella delle sue colleghe, la carriera di Rachel True, che nel film interpreta Rochelle, non è decollata neppure per pochi anni e l'unica sua apparizione che possa ricordare è quella in Sharknado 2 mentre, a proposito della serie Streghe, pare che Holly Marie Combs, alias la sorella strega Piper Halliwell, abbia rifiutato un ruolo all'interno della pellicola. Da qualche anno si vocifera riguardo alla realizzazione di un remake di Giovani streghe; in verità in questi ultimi giorni ha cominciato a circolare la voce che il progetto sarebbe un sequel zeppo di rimandi alla pellicola originale, con un nuovo cast di giovani attrici (non ancora assemblato, ovviamente) e personaggi in qualche modo legati agli eventi del primo film oppure direttamente influenzati dagli stessi. Staremo a vedere... ma anche no! Nel frattempo, se Giovani streghe vi fosse piaciuto, recuperate Le streghe di Eastwick e dei "pezzacci da '90" come Amiche cattive, Cruel Intentions, Urban Legend, Sex Crimes - Giochi pericolosi, Schegge di follia, The Faculty, Scream e ovviamente Ragazze a Beverly Hills! ENJOY!






martedì 25 febbraio 2014

Nel fantastico mondo di Oz (1985)

Oggi mi accingo a parlare di uno dei cult della mia infanzia. Anzi, forse IL cult per eccellenza. Sto parlando di Nel fantastico mondo di Oz (Return to Oz), diretto nel 1985 dal regista Walter Murch.


Trama: Dopo le sue avventure nel Regno di Oz, Dorothy Gale è tornata a casa dagli zii ma nessuno crede ai suoi racconti. Preoccupata per la salute mentale della piccola, la zia decide di ricoverarla in una clinica psichiatrica ma, durante una notte di tempesta, Dorothy scappa e si ritrova in un Regno di Oz profondamente cambiato...


Alla veneranda età di 32 anni posso dire con certezza assoluta che pochi film "infantili" sono ancora inquietanti come Nel fantastico mondo di Oz (che, se mi passate il termine, di fantastico ha davvero poco, è terrificante!!) né ne esistono altri che sono riusciti ad insediarsi così profondamente nella mia testa e nei miei ricordi. I malefici rotanti, la strega Mombi, il Re degli Gnomi sono tre figure spaventose che non smettono di mettermi i brividi, le loro parole indimenticabili come se le avessi sentite ieri (sono quasi convinta che siano passati almeno una quindicina d'anni dall'ultima volta che ho visto il film...), l'angoscia di non poter uscire da un regno pieno di pericoli come il Deserto Mortale, la sala dei trabocchetti del Re degli Gnomi o le rovine dove ballerine senza testa sono immobilizzate in una danza eterna è palpabile oggi come allora. E il tutto viene gettato in faccia al piccolo spettatore attraverso gli occhi, giganteschi, azzurri e bellissimi, di una tenerissima Fairuza Balk con vestitino, treccine e gallinella annessi, roba che ti si stringe il cuore a vederla da adulto ma, da bambino, è praticamente impossibile non identificarcisi. E così tu ti copri gli occhi, l'ansia a mille, terrorizzata all'idea che Jack Testa di Zucca muoia, che TickTock non ritorni più come prima, sentendo echeggiare nella stanza un "Doooorothyyyy Gaaaaleeeeee!!!" strillato da un mucchio di teste mozzate nelle teche, udendo il cigolìo dei Rotanti ovunque attorno a te, sbirciando attraverso le mani solo per trovarti davanti un terrificante gnomo in stop motion che sembra uscito dai tuoi peggiori incubi mentre si scioglie sbraitando "Veeleeeenooooo!!!!". Oddio, mi sono fatta trasportare. Cerchiamo di razionalizzare un attimo o passo per pazza.


Adoro Nel fantastico mondo di Oz perché è un film Disney che non sembra Disney, è la pellicola a cui avrebbe dovuto ispirarsi Raimi per il suo diludente Il grande e potente Oz, è lo schiaffo low budget e anni '80 a tutte le bambinate zeppe di effettacci CG che vengono prodotte di questi tempi. Soprattutto, lo amo per la sua modernissima ambiguità. Le bizzarre  avventure vissute da Dorothy nella pellicola possono venire accettate come tali, ma possono essere tranquillamente viste anche come la reale follia di una bimba traumatizzata dal tifone che le ha portato via la casa, perché ogni elemento della realtà trova il suo corrispettivo nel mondo di Oz: l'infermiera/Mombi, il Dottore/Re degli Gnomi, la ragazzina/Ozma, i barellieri con le lettighe uniti nella figura dei Rotanti, l'apparecchio per l'elettroshock trasformato in TickTock, ogni cosa vista da Dorothy prima di fuggire dal manicomio viene riproposta ad Oz riflessa ma distorta, come se la piccola vedesse attraverso lo specchio (oggetto che viene mostrato continuamente all'interno della pellicola) della sua mente scombussolata. Più che un seguito del fortunato film della MGM, Nel fantastico mondo di Oz mi è sempre sembrato una favola nera con un lieto fine fasullo popolata non da personaggi canterini e a loro modo valorosi che desiderano quel che hanno già nel cuore (per problemi di budget lo Spaventapasseri, l'Omino di latta e il Leone codardo compaiono solo alla fine) ma da loser rabberciati alla bell'e meglio, galline petulanti ed automi che si appoggiano completamente alla spaesata protagonista, praticamente lasciata da sola a cavarsela in un mondo ostile che nemmeno le favolose scarpine di rubino riescono a rendere più gestibile o meno inquietante. Insomma, una metafora meravigliosa e terribile per la fine dell'infanzia. Forse è per questo che, in realtà, mi aveva angosciata così tanto da bambina, non tanto per gli elementi palesemente horror. E forse è per questo che, ancora oggi, Nel fantastico mondo di Oz è uno dei miei film preferiti.


Di Fairuza Balk (Dorothy) e Piper Laurie (Zia Em) ho già parlato ai rispettivi link.

Walter Murch è il regista della pellicola. Alla sua prima e unica prova “in solitaria” come regista, è stato soprattutto montatore del suono (ha vinto due Oscar, con Apocalypse Now e Il paziente inglese) e anche sceneggiatore. Ha 70 anni.


Nicol Williamson intepreta il Dr. Worley e il Re degli Gnomi. Scozzese, ha partecipato a film come Hamlet, Robin e Marian, Excalibur, La vedova nera, L'Esorcista III e Spawn. E' morto nel 2011 all'età di 75 anni.


Jean Marsh (vero nome Jean Lyndsey Torren Marsh) interpreta sia l'infermiera Wilson che Mombi. Inglese, ha partecipato a film come Cleopatra, Frenzy, Changeling, Willow e alle serie Ai confini della realtà, Love Boat, Dottor Who La signora in giallo. Anche sceneggiatrice, ha 80 anni.


E ora un paio di curiosità. La voce originale di Jack testa di zucca è quella di Brian Henson, figlio del creatore dei Muppet, Jim Henson, mentre nei panni dell'Uomo di latta c'è l'ex Oompa Loompa Deep Roy. Non ce l'hanno fatta invece Christopher Lloyd, che avrebbe dovuto interpretare il Re degli Gnomi, e Louise Fletcher, presa in considerazione per il ruolo di Mombi. Il film non è un vero e proprio seguito de Il mago di Oz con Judy Garland (nonostante riprenda le stesse scarpette di rubino, cosa che è costata alla Disney uno sproposito in diritti da pagare alla MGM!), tuttavia si basa su due opere di L. Frank Baum ambientate sempre a Oz, Il meraviglioso paese (o regno, dipende dalle edizioni) di Oz e Ozma, regina di Oz (o Ozma di Oz, idem come sopra), dai quali riprende molti elementi. Oltre a consigliarvi di recuperare tutta l'opera cartacea, se Nel fantastico mondo di Oz vi fosse piaciuto cercate anche Il mago di Oz, Il grande e potente Oz, La storia infinita, La storia infinita 2, Chi ha paura delle streghe?, Labirynth e Alice nel Paese delle Meraviglie. ENJOY!

venerdì 14 dicembre 2012

Cosa fare a Denver quando sei morto (1995)

Con il tempo che scarseggia per scrivere recensioni e queste ultime che si cancellano dagli hard disk (sì, vi perderete La spada nella roccia e soprattuttamente After Death di Fragasso, ché non ho voglia di riscriverle, sorry...) non so sinceramente come verrà fuori quella dedicata ad uno dei miei film preferiti, Cosa fare a Denver quando sei morto (Things To Do in Denver When You're Dead, diretto nel 1995 da Gary Fleder), visto che è una settimana che macera nel mio cervello. Siate indulgenti e via che si va...


Trama: Jimmy "il santo" è un ex gangster impegnato in un'attività particolare, quella di registrare videomessaggi che le persone in punto di morte lasceranno ai loro cari rimasti in vita. Quando il suo ex capo deciderà di affidargli un'ultima missione, il rischio che sia lo stesso Jimmy a finire dietro una telecamera sarà molto concreto...


Negli anni '90 gli emuli di Pulp Fiction e, in generale, del cinema "di maniera" tarantiniano si sprecavano. Cosa fare a Denver quando sei morto è uno degli esempi più mirabili del genere perché è uno dei pochi che non cerca di fare il verso al mio adorato QT, bensì cerca di crearsi una propria personalità all'interno di questo sfruttatissimo filone. Niente arditi giochi di macchina, dialoghi interminabili e campati in aria (in questo caso, l'unico vezzo è quello del vecchietto che racconta la storia dei protagonisti agli avventori del bar o il fatto che uno dei due tirapiedi di Christopher Walken usi un linguaggio molto forbito) o citazionismo dispensato come se non ci fosse un domani: Cosa fare a Denver quando sei morto ha un taglio e una regia molto classici, quasi un po' retrò, il difficile slang che utilizzano i personaggi sembrerebbe un mix di modi di dire da galera, gergo del Vietnam e dialetto di strada e, per quanto riguarda la trama, ha davvero poco di scanzonato e "trendy", per così dire.


Come si evince dal titolo, infatti, il film porta avanti una malinconica e particolare riflessione sulla vita e la morte. All'inizio vediamo il protagonista, Jimmy il Santo, come un uomo apparentemente pacato, sicuro di sé, perfettamente in grado di controllare la sua vita dopo essersi lasciato il passato di criminale alle spalle. L'attività che conduce è infinitamente triste e poco remunerativa, ma ancor più tristi sono le vite del suo ex capo, di quelli che un tempo erano i suoi compagni di "sventura", della prostituta Lucinda e del figlio ormai folle del cosiddetto Man with a plan. Davanti a questi personaggi patetici Jimmy, con i suoi modi garbati, i capelli e gli abiti impeccabili, sembrerebbe svettare come chi guarda alle vite altrui con distacco e una blanda commiserazione, ma tutto cambia drasticamente quando nella sua esistenza entra il vero amore... proprio quando il fallimento dell'ultima missione, accettata banalmente per bisogno di soldi, decreta la sua condanna a morte. Il film racconta gli ultimi giorni di un uomo che ha finalmente trovato una cosa per cui vivere e cerca disperatamente di recuperare il tempo perduto lasciando un ricordo di sé e, parallelamente, racconta il modo in cui le persone decidono di affrontare la morte: chi non ha rimpianto alcuno e si prepara ad affrontare il momento fatidico con dignità, chi pensa soprattutto alla moglie e ai figli, chi si prepara a dare una folle battaglia, chi non rispetta la vita neppure quando è ormai ad un passo dal concluderla.


Per rendere più incisiva questa riflessione, il film si avvale di attori a dir poco superbi. I migliori sono senza dubbio Christopher Lloyd che, per una volta, interpreta un personaggio stranamente pacato e dignitoso, diverso da quelli folli e nevrastenici a cui siamo abituati, il pazzo e detestabile (per quanto è deficente il suo Critical Bill) Treat Williams, l'inquietantissimo Christopher Walken in sedia a rotelle e, soprattutto, Steve Buscemi e il suo Mr. Shh: l'incarnazione stessa della morte, freddo, silenzioso, sparuto e insignificante nella sua faccetta di uomo qualunque.. perché d'altronde anche una morte violenta non deve essere necessariamente spettacolare o strana. Insomma, se non lo avete mai visto e avete perso i radi passaggi televisivi di Cosa fare a Denver quando sei morto, cercate di recuperarlo perché ne vale veramente la pena.


Di Christopher Lloyd (Pieces), William Forsythe (Franchise), Treat Williams (Critical Bill), Steve Buscemi (Mister Shhh), Christopher Walken (The man with the plan), Bill Cobbs (Malt), Don Cheadle (Rooster) e Jenny McCarthy (l'infermiera bionda) ho già parlato nei rispettivi link.

Gary Fleder è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Il collezionista ed episodi di serie come Racconti di mezzanotte. Anche produttore, ha 47 anni e due film in uscita.


Andy Garcia (vero nome Andrés Arturo García Menéndez) interpreta Jimmy il santo. Cubano, lo ricordo per film come The Untouchables - Gli intoccabili, Black Rain - Pioggia sporca, Il padrino - Parte III, Ocean's Eleven - Fate il vostro gioco, Ocean's Twelve, Ocean's Thirteen e La Pantera Rosa 2, inoltre ha partecipato alle serie La signora in giallo, Alfred Hitchcock presenta, Will & Grace e doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttore, regista, compositore e sceneggiatore, ha 56 anni e sei film in uscita.


Bill Nunn (vero nome William G. Nunn) interpreta Easy Wind. Americano, ha partecipato a film come Cadillac man, A proposito di Henry, Sister Act - Una svitata in abito da suora, Palle in canna, L'inferno nello specchio (Candyman 2), Extreme Measures - Soluzioni estreme, Il collezionista, La leggenda del pianista sull'oceano, Spider - Man, Spider - Man 2, Spider - Man 3 e alla serie Millenium. Anche produttore, ha 59 anni.


Jack Warden (vero nome John H. Lebzelter) interpreta Joe Heff. Americano, ha partecipato a film come Tutti gli uomini del presidente, Assassinio sul Nilo, Giallo in casa Muppet, Piccola peste, Piccola peste torna a far danni, Toys - Giocattoli, Piccola peste s'innamora e alle serie Ai confini della realtà e Vita da strega. E' morto nel 2006, all'età di 85 anni.


Fairuza Balk (vero nome Fairuza Alejandra Feldthouse) interpreta Lucinda. Benché poco "sfruttata", quest'attrice americana è una delle mie preferite e la ricordo per film come Nel fantastico mondo di Oz, Giovani streghe,Valmont, L'isola perduta, American History X e Quasi famosi, inoltre ha partecipato alle serie I Soprano, Masters of Horror e doppiato alcuni episodi de I Griffin. Ha 38 anni e due film in uscita.


Gabrielle Anwar interpreta Dagney. Inglese, ha partecipato a film come Scent of a Woman - Profumo di donna, Ultracorpi - L'invasione continua, I tre moschettieri e alle serie Beverly Hills 90210, I Tudors e Burn Notice. Anche produttrice, ha 42 anni.


Marshall Bell (vero nome Archibald Marshall Bell) interpreta Atwater. Americano, ha partecipato a film come Nightmare 2: la rivincita, Stand by Me - Ricordo di un'estate, Manhunter - Frammenti di un omicidio, I gemelli, Atto di forza, Dick Tracy, Oscar - Un fidanzato per due figlie, Amore all'ultimo morso, il geniale e meraviglioso Il silenzio dei prosciutti, Airheads - Una banda da lanciare, Natural Born Killers, Starship Troopers - Fanteria dello spazio, Identità, Capote e alle serie X - Files, Millenium, Jarod il camaleonte, CSI e Dr. House. Ha 70 anni e due film in uscita.


Se Cosa fare a Denver quando sei morto vi fosse piaciuto, consiglio un paio di film forse poco conosciuti ma molto carini, Insoliti criminali e Compagnie pericolose. ENJOY!!






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