Una pausa dalla Road to the Oscars ci vuole e un film come I tre moschettieri - Milady (Les Trois Mousquetaires: Milady), diretto nel 2023 dal regista Martin Bourboulon, è l'ideale!
Trama: dopo l'agguato subito davanti a casa, D'Artagnan si mette alla ricerca di Constance, in mano a rapitori sconosciuti. L'incontro con una rediviva Milady e l'esacerbarsi delle tensioni tra cattolici e protestanti complicano ancora di più le cose, per tutti i Moschettieri...
L'anno scorso ero rimasta con un palmo di naso davanti alla conclusione de I tre moschettieri - D'Artagnan, disperata all'idea di dover aspettare mesi per poter vedere la fine della saga. Quest'anno sono rimasta ancora più di tolla, perché (confermando la natura "maledetta" del popolo francese in generale) non solo I tre moschettieri - Milady ha un finale apertissimo, ma non c'è nessuna notizia di un terzo capitolo, anzi, pare che i realizzatori vogliano dedicarsi a riadattare Il conte di Montecristo. Ciò mi fa abbastanza girare le scatole, perché, se D'Artagnan era stata una bella sorpresa, con tutti gli ovvi limiti del caso, Milady sa molto di lavoro frettoloso, realizzato per dare un minimo di chiusa a una saga pur lasciando tantissimi spunti in sospeso e, soprattutto, con poca attenzione alla psicologia dei personaggi. In particolare, la Milady del titolo viene gestita in maniera pessima, a parer mio. Intrigante spia con un debole per il guascone D'Artagnan nelle prime sequenze del film, elegantissima amica-nemica dal fascino pericoloso, col proseguire della storia la donna assume sfumature sempre più cupe, legate principalmente al triste passato condiviso con Athos (non spiegato proprio benissimo né nel primo film né in questo, tanto che a un certo punto non si capisce più bene perché Milady detesti il moschettiere visto che lui pare devastato dal dolore e dall'aMMore, salvo poi dimenticarsene nell'ultimo atto); verso il finale, la sceneggiatura parrebbe tratteggiarla come un'antieroina femminista, in giusta lotta contro un mondo di uomini che l'hanno privata della libertà e della dignità senza mai neppure provare a capirla, ma il grado di menefreghismo col quale affronta l'unico, vero colpo di scena del film sconfessa interamente quest'interpretazione, relegandola al ruolo di pazza furiosa il cui unico scopo è vedere morto D'Artagnan. Va bene tutto, ma la pagina di Wikipedia dedicata al personaggio letterario è più comprensibile e meno superficiale, giuro. L'altra mossa poco accorta, per non dire cretina, è stata introdurre il personaggio del moschettiere di colore, Hannibal, in guisa di potentissimo deus ex machina con la personalità di un Gary Stu qualsiasi, solo perché su di lui verrà basata, a quanto pare, un'intera serie. Forse, solo forse, era meglio dare più spazio a Porthos e Aramis o a Richelieu visto che i primi due vengono usati come comic relief e il secondo, pur avendo più screentime rispetto al capitolo precedente, continua ad avere il carisma di un tizio lasciato a frollare su una croce e dimenticato lì (altro momento abbastanza cringe del film. Vedere per credere)?
Se non altro, e per fortuna, i moschettieri mantengono inalterate le personalità del primo film e sono sempre un bel vedere, soprattutto Athos ed Aramis, cosa che riconferma la natura prettamente "per pubblico femminile" di un film dove i begli attori si sprecano, senza nulla togliere ad una Eva Green talmente sensuale e strizzata all'interno di bustini pornografici che la mia eterosessualità ha rischiato di vacillare più volte (peccato per le parrucchette inguardabili e quei travestimenti imbarazzanti. No.). Però, signori miei, saremo anche donne ma ESIGIAMO scontri all'arma bianca fatti come si deve, per la miseria! Bourboulon, invece, stavolta ha deciso di realizzare in fretta e furia anche quelli, forse perché i due film sono stati girati uno dopo l'altro e il regista era stanco, tanto che durante i duelli e le battaglie non si capisce una mazza; la macchina da presa sembra sempre un po' in ritardo rispetto ai movimenti degli attori, incapace di seguirli, e il montaggio aiuta ben poco. Un po' meglio le riprese in campo lungo, con un paio di paesaggi ed ambienti mozzafiato, peccato per la fotografia di Nicolas Bolduc, brutta, fosca e grigiastra come quella del film precedente. Se dovessero girare un terzo capitolo spero vivamente che costui non sia della partita, perché a un certo punto mi bruciavano gli occhi. E nonostante quello che ho scritto, incrocio le dita perché un terzo capitolo ci sia (ovviamente con lo stesso cast altrimenti viene meno l'interesse principale, ehm, ehm...) e affinché una pausa sia ciò che serve a sceneggiatori e realizzatori per aggiustare un po' il tiro ed essere meno frettolosi a livello di sceneggiatura. La saga ha parecchie potenzialità, basterebbe avere la capacità di sfruttarle al meglio!
Del regista Martin Bourboulon ho già parlato QUI. François Civil (D'Artagnan), Vincent Cassel (Athos), Eva Green (Milady), Louis Garrel (Luigi XIII) e Vicky Krieps (Anna d'Austria) li trovate invece ai rispettivi link.
Ralph Amoussou, che interpreta Hannibal, aveva partecipato alla serie Marianne e al nostrano Diaz mentre Camille Rutherford, ovvero Mathilde, è la studentessa che intervista la protagonista in Anatomia di una caduta. Se I tre moschettieri - Milady vi fosse piaciuto recuperate il precedente I tre moschettieri - D'Artagnan e aggiungete I duellanti, I tre moschettieri di Stephen Herek, La maschera di ferro e I tre moschettieri di Paul W. S. Anderson. ENJOY!