Oggi unisco una rubrica a me molto cara ma, ahimé, un po' negletta, alla consueta Road to the Oscars annuale, coniugando la richiesta di Patrizia con la necessità di guardare Anatomia di una caduta (Anatomie d'une chute), diretto e co-sceneggiato nel 2023 dalla regista Justine Triet e candidato a cinque premi Oscar: Miglior film. Miglior regia, Miglior attrice protagonista, Miglior sceneggiatura originale e Miglior montaggio.
Trama: quando un uomo viene ritrovato morto nei pressi del suo chalet di montagna, dopo una presunta caduta dal terzo piano, la moglie viene sospettata di omicidio...
Avevo perso Anatomia di una caduta per via delle date limitate e gli orari balenghi del cinema d'élite, e mi era dispiaciuto molto perché tutti lo incensavano. L'attesa è stata lunga, ma, finalmente, posso dare ragione a chi ha definito questo film un gioiello. Anatomia di una caduta è un thriller ibridato con un legal drama e, soprattutto, uno studio psicologico raffinatissimo non solo dei protagonisti e dei legami che intercorrono tra essi, ma anche del modo in cui la percezione del singolo viene influenzata da dubbi, preconcetti e pressione sociale. Tutto prende il via dalla morte di Samuel, insegnante e aspirante scrittore che viene trovato morto in mezzo alla neve dal figlioletto cieco, di ritorno da una passeggiata. Poiché il luogo della morte è lo chalet di montagna di Samuel, e poiché in quel momento solo lui e la moglie Sandra si trovavano all'interno, la donna viene indagata e processata per omicidio, mentre il piccolo Daniel diventa l'unico, inaffidabile testimone di una vicenda ricostruita ed analizzata tramite perizie esterne e prove circostanziali che scoperchiano un vaso di Pandora fatto di rancore, colpe rinfacciate, dolore ed egoismo. Davanti agli occhi della giuria (e degli spettatori) viene messo a nudo un legame affettivo duramente provato dall'incidente che è costato la vista a Daniel, e logorato in maniera irreparabile dall'incapacità che hanno Sandra e Samuel di venirsi incontro. Sandra è una scrittrice famosa, la sua vita è consacrata alla propria arte e tutto ruota attorno ai suoi ritmi, mentre Samuel è schiacciato dalla frustrazione di essere uno scrittore fallito che ha dovuto ripensare la sua esistenza in funzione dei bisogni della moglie e del figlio: ogni crepa della relazione viene definitivamente chiarita dalla spietata registrazione della litigata furibonda accorsa il giorno prima della morte di Samuel, ma i rapporti "di forza" tra i due sono chiari fin dalla prima, geniale sequenza, in cui la musica a tutto volume del marito (non ascolterete mai più P.I.M.P. con la stessa spensieratezza) arriva, inopportuna e fastidiosa, ad interrompere l'intervista di Sandra, costretta a congedare la sua interlocutrice con un sorriso indulgente, colmo di amara ironia.
A sconvolgere, durante la visione di Anatomia di una caduta, non è tanto la scoperta di altarini nascosti o la capacità della Triet di presentarci una vicenda priva di risoluzione (nessun flashback arriverà, alla fine, ad avvallare o confutare il verdetto), ma la spietatezza riservata al piccolo "osservatore" esterno che, con volontà incrollabile e un terribile desiderio di sapere, si ritrova con la famiglia e l'infanzia a pezzi, condannato a rimanere solo con una madre che potrebbe o non potrebbe essere un'assassina. Il "la verità è solo quella in cui desideri fermamente credere", offerto a mo' di salvagente dopo un devastante attacco di panico, è qualcosa con cui la mente di un bambino, per di più privato di un senso importante come la vista, rischia di non venire mai a patti, e la conseguenza è la possibilità concreta di diventare un adulto egoista e disorientato come i suoi genitori. Per questo, ritengo che l'intero cast sia da Oscar, non solo la bravissima Sandra Hüller, che interpreta una straniera in terra straniera, costretta ad articolare concetti difficili e personali in una lingua a lei quasi sconosciuta (il film andrebbe visto in v.o.), in un'alternanza incredibile di momenti in cui la protagonista meriterebbe schiaffi e biasimo ad altri in cui suscita una pena infinita; il piccolo Milo Machado Graner mette una gran pena (e mannaggia al mio animo horror, che per un attimo terribile mi ha ingannata) ma il mio cuore è andato interamente a quel grandissimo merda di Antoine Reinartz, un avvocato d'accusa implacabile e spietato, pronto a non fare eccezioni nemmeno per un ragazzino palesemente impaurito ed insicuro, davanti al quale la mia speranza che Sandra fosse innocente ha vacillato più volte, "deviata" dal ritratto di un'assassina costruito con granitica convinzione. E questa è la conferma definitiva che Anatomia di una caduta è, innanzitutto, un efficacissimo film sulla manipolazione e sul potere di una narrazione costruita ad arte, per quanto distorta, un'opera necessaria in quest'epoca che ci vede pronti ad additare e condannare senza pensarci su due volte. Guardatelo, non ve ne pentirete!
Justine Triet è la regista e co-sceneggiatrice della pellicola. Francese, ha diretto film come Tutti gli uomini di Victoria e Sibyl - Labirinti di donna. Anche montatrice e produttrice, ha 45 anni.
Sandra Hüller interpreta Sandra Voyter. Tedesca, ha partecipato a film come Vi Presento Toni Erdmann, Sibyl - Labirinti di donna e La zona d'interesse. Ha 46 anni e un film in uscita.
Bellissimo film, assolutamente. Forse solo un po' convenzionale nella seconda parte (quella processuale) ma riesce sempre a tenere alto il livello di attenzione (e di tensione). Oscar per la sceneggiatura direi quasi scontato, se gli Oscar fossero una cosa seria...
RispondiEliminaEppure mi ha coinvolta tantissimo anche quella parte, soprattutto grazie alla bravura degli attori e le scelte non scontate in fase di sceneggiatura (per dire, il momento processuale di Oppenheimer l'ho patito molto di più... anzi, l'ho patito e basta, perché qui non è subentrato neppure un secondo di noia!)
EliminaContenta che ti sia piaciuto!! Grazie, bella recensione, mi trovi d'accordo. Questa pellicola ha la forza notevole d'impattare sul pubblico coinvolgendo a livello emotivo sia lo spettatore esigente (chi predilige il cinema d'essai) che lo spettatore prevenuto, magari trascinato riluttante a vedere una v.o. con sottotitoli che a tratti scorrono assai veloci (un mio amico al quale ,a sorpresa, il film è piaciuto molto) Come hai evidenziato tu, andrebbe visto in v.o. : l'alternanza inglese / francese aiuta a capire meglio la protagonista e il livello di tensione a cui è sottoposta. Anatomia di un rapporto di coppia a pezzi con povero bambino di mezzo. Così sarebbe banale e in effetti è banalmente così. Ma davvero l'analisi psicologica dei personaggi è condotta in modo raffinato e gli attori sono perfetti su una sceneggiatura solida senza un attimo di noia (Oscar? ci starebbe secondo me). Sandra Huller è magnifica qui. Vediamo poi in "La zona d'interesse", ottima annata per lei. L'amarezza di fondo c'è e ci rimane appiccicata addosso anche dopo la visione. cit: - "Non l'ho ucciso" (Sandra) -"non è questo il punto" (avvocato di difesa). Già , in mancanza di prove certe, la narrazione più convincente diventerà la verità.
RispondiEliminaAl momento è il miglior candidato a mio modesto parere.
Grazie ancora, cara Bolla.
Grazie a te per la richiesta, il commento e i complimenti! La zona d'interesse mi intriga tantissimo, spero esca dalle mie parti perché ne parlate molto bene tutti. E concordo, al momento è il candidato che più mi è rimasto impresso.
EliminaDeve ancora uscire da me. Lo attendo anch'io con interesse ed aspettative. Ne parlano infatti tutti bene. Sono in alto mare invece con "American Fiction". Dove si trova? È uscito in sala ? Se ne sai qualcosa dammi una dritta, grazie.
EliminaDi sicuro American Fiction non è ancora uscito in Italia e non riesco a trovare informazioni su una data di uscita. Anche col pensiero laterale, non si trova.
EliminaAmerican fiction è uscito su Prime.
EliminaProbabilmente sono l’unico a non essermi innamorato di Anatomia di una caduta, impressionato sì innamorato no; un film, come avevo scritto, perfetto in tutto ma a cui manca quello che cercava l’omino di latta del mondo di Oz: un cuore. E cosi, se dopo un anno e mezzo Aftersun ce l’ho ancora sulla pelle Anatomia di una caduta l’ho già dimenticato. Ma non è solo questione di poetica bensì di come il tema viene affrontano: tutto studiato con parossistica attenzione al punto da dimenticarsi l’anima; o forse proprio non ricercarla (in Never Rarely Sometimes Always la regia sfiora la freddezza documentaristica ma la Hittman sa indugiare su un primissimo piano quell’stante in più per renderci non solo privilegiati testimoni ma partecipi compassionevoli; la Triet non lo fa e per me è un peccato: si può parlare di famiglia rovistando negli scaffali di sociologia oppure aprendo Anna Karenina: il cinema dovrebbe guardare più su questo seconda opportunità altrimenti è solo teoria, seppur espressa impeccabilmente). La Triet si interroga su percezione e comunicazione: Samuel ha smesso di comunicare (e infatti non riesce più a scrivere), Sandra vive in terra straniera e deve usare un idioma che non le appartiene (e quando dovrà deporre sarà costretta a farlo in una lingua non sua), il piccolo Daniel è ipovedente e la sua esperienza passa anche attraverso la guida del suo cagnolino. La scena del litigio ricostruita in tribunale attraverso la registrazione audio è un pezzo di cinema magistrale. Anatomia qui mi ha ricordato un altro legal thriller drammatico, anch’esso francese: L’Accusa. Nel film di Attal la ricostruzione in aula non riguarda un omicidio bensì uno stupro ma la struttura è la stessa: la violenza è fuori campo, la verità mai una sola e quello che sappiamo arriva solo attraverso i punti di vista diversi di imputato e vittima con la giustizia - o meglio l’uomo e le sue leggi - in mezzo a dare forma alla percezione.
RispondiEliminaIntanto mi segno L'accusa, mi sembra pane per i miei denti. Di amore, quest'anno, non si parla neanche per me, verso nessuno dei candidati, neppure Scorsese. Il cuore, per quanto spezzato, del racconto a mio avviso risiede nella perdita dell'infanzia del figlio della coppia, un punto di vista il suo che mi ha abbastanza coinvolta.
EliminaL'accusa è un film coraggioso e ambizioso perché affronta un tema delicato senza prendere banalmente parte, e prova a guadare il delitto non solo dal differente punto di vista uomo/donna ma anche, ed è abbastanza originale, ragionando sul diverso backgroud sociale dei protagonisti.
EliminaGrazie ad Alessio x la segnalazione. Vado a cercarmi "L'accusa".
EliminaSiamo in due! Grazie per la segnalazione!
EliminaCiao! Io invece ti segnalo martedì prossimo alle 21,20 su Rai4 il film 'As bestas', non in lizza per gli Oscar ma un grande film che mi pare non hai ancora visto 😉👋
RispondiEliminaGrazie mille per la segnalazione, spero di essere a casa o che lo tengano per un po' su Rai Play!
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