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martedì 12 dicembre 2023

There's Something Wrong with the Children (2023)

Dopo Sick, lo streaming USA ha tirato fuori un altro horrorino niente male, ovvero There's Something Wrong with the Children, diretto dalla regista Roxanne Benjamin.



Trama: due coppie, di cui una con figli, vanno a fare un weekend in mezzo ai boschi. Dopo una gita in un forte abbandonato, i bambini tornano cambiati e l'unico ad accorgersene è Ben...


Seduta in poltrona a guardare Sick There's Something Wrong with the Children mi sono chiesta perché mai i Welcome to the Blumhouse distribuiti su Amazon Prime Video non sono neppure lontanamente divertenti e interessanti come questi due film. Eppure, entrambi sono stati prodotti dalla Blumhouse e distribuiti su servizi streaming a pagamento, quindi non capisco perché noi in Italia ci becchiamo i fondi di magazzino mentre l'America si gode questi horror frizzantini. Ma lasciamo perdere i miei dubbi esistenziali, parliamo un po' di There's Something Wrong with the Children. Come nel caso di Sick, abbiamo un canovaccio horror utilizzato molto spesso, con risultati altalenanti, ovvero quello dei bambini malvagi, che per quanto mi riguarda è sempre un ottimo escamotage narrativo; questo genere di film cerca di rispondere all'annosa domanda "Ma come si può uccidere un bambino?" e sfrutta la dicotomia già realmente presente tra l'innocenza dei bimbi e quella punta di cattiveria/sadismo che va di pari passo con essa, tanto che in uno dei dialoghi il "senzafigli" Ben domanda all'amico papà: "Ma non ti fanno mai paura?" e papino nicchia finché non viene interrotto. Quindi sì, i bambini saranno anche tenerini e quello che volete ma fanno anche paura, rappresentano l'ignoto che molte coppie hanno il terrore di affrontare per mille motivi, sconvolgono l'esistenza, ci preoccupano perché sono fragili fisicamente e mentalmente, sono spesso incomprensibili e fanno talvolta cose terribili senza nemmeno rendersene conto. In questo caso specifico, c'è DAVVERO qualcosa di sbagliato nei bambini e l'unico ad accorgersene è Ben che, purtroppo, ha un paio di trascurabili difetti che rischiano di renderlo un narratore inattendibile, ovvero 1) è senza figli e 2) ha un passato di problemi mentali. Questo, ovviamente, rende There's Something Wrong with the Children uno di quei thriller horror in cui il male prospera perché nessuno crede all'unico fesso che ha capito la verità, con tutto quello che ne consegue in termini di ansia e nervoso.


A rendere più gradevole e interessante la pellicola ci pensa una costruzione non banale dei personaggi, con alcuni "ruoli" che vengono sovvertiti da un certo punto in poi e la rappresentazione di un paio di conflitti interni alla coppia per una volta realistici e non legati a una rappresentazione femminile stereotipata (leggi: Margot non è una psicopatica umorale e la decisione di non avere figli è condivisa e razionale); tutto ciò predispone al meglio lo spettatore affinché sorvoli sui soliti dettagli un po' inverosimili e si goda la simpatica mattanza messa in scena da Roxanne Benjamin. La regista ha gusto per il sangue ma questa volta, forse perché i protagonisti sono bambini ed eventuali sequenze troppo splatter avrebbero messo a dura prova la suspension of disbelief, rimane più vicina ai territori di Siren che di Don't Fall, preferendo atmosfere inquietanti e maggiormente debitrici di una fantascienza contaminata con l'horror, e giustamente si affida all'espressività di due piccoli protagonisti che riescono a non andare in overacting quando si tratta di "fare sul serio" e risultano così genuinamente creepy ma anche plausibili. Da non sottovalutare anche la presenza di Zach Gilford, piezz'e core da quando è entrato nella Flanagan Family. Insomma, There's Something Wrong with the Children non è di sicuro il film più interessante o bello del 2023, ma è una visione divertente e inquietante, che vi farà passare la voglia di avere figli... o, se li avete, vi spingerà a regalarli al primo che passa!


Della regista Roxanne Benjamin ho già parlato QUI mentre Zach Gilford, che interpreta Ben, lo trovate QUA.


Se There's Something Wrong with the Children vi fosse piaciuto recuperate The Children, Cooties, The Boy, Il villaggio dei dannati, Orphan, Orphan: First Kill, Il giglio nero, The Innocents e Come si può uccidere un bambino?. ENJOY!

domenica 11 marzo 2018

Southbound - Autostrada per l'inferno (2015)

Ne avevo letto già bene sul blog di Lucia e ora la Midnight Factory ha distribuito sul mercato dell'home video l'horror corale Southbound - Autostrada per l'inferno (Southbound), diretto e sceneggiato nel 2016 dai registi Radio Silence, Roxanne Benjamin, David Bruckner e Patrick Horvath.


Trama: lungo una strada americana diretta verso sud, diversi gruppetti di persone vanno incontro a un destino orribile e sanguinoso...



A differenza di altri horror corali o a episodi Southbound - Autostrada per l'inferno racconta un'unica lunga storia dalla struttura circolare e ogni episodio presenta uno o due personaggi che si ripropongono in quello seguente, fungendo così da collante tra un segmento e l'altro. Al gruppo di registi Radio Silence è stato dato il compito di aprire e chiudere le danze con un inizio che è anche fine (e viceversa) ma nonostante questo si mantiene ambiguo per tutta la sua durata. In esso, abbiamo due uomini che non riescono a fuggire da inquietanti entità oscure decise ad ucciderli; il motivo per cui i due protagonisti si siano ritrovati sull'autostrada del titolo italiano lo verremo a scoprire solo nel finale di Southbound ma, anche lì, Radio Silence confeziona il più classico degli home invasion senza rivelare granché relativamente ai personaggi coinvolti. Come inizio non c'è male, tra splatter ed elementi perturbanti in abbondanza, mentre il finale è spiazzante al punto giusto e lascia lo spettatore con un palmo di naso a chiedersi... "cosa diamine ho visto?". Chiedere al Bolluomo per credere.


Più lineare, ma non per questo meno inquietante, Siren, diretto e co-sceneggiato dall'unica donna del gruppetto, Roxanne Benjamin (già apprezzata per il "mostruoso" contributo in XX - Donne da morire, sempre distribuito da Midnight Factory). Qui le protagoniste sono i membri di una band tutta al femminile, che si ritrovano in panne sulla maledetta autostrada e vengono "salvate" da una strana coppia. L'intero episodio è giocato prima su elementi che stridono contro l'apparente perfezione e gentilezza dei salvatori di fanciulle, poi sulla paranoia e il senso di esclusione, fino ad arrivare alla terribile risoluzione finale. Niente splatter, quindi, nonostante la presenza di un paio di elementi disgustosi, ma le atmosfere inquietanti e claustrofobiche di un certo tipo di horror/sci-fi in stile L'invasione degli ultracorpi si sprecano e personalmente le ho gradite molto, Siren è sicuramente uno dei corti che ho preferito.


Lo surclassa però brutalmente The Accident, diretto dallo stesso David Bruckner del recente Il rituale. Se l'horror Netflix puntava più sulle atmosfere, questo corto è una splatterata incredibilmente ironica e crudele dove un uomo si ritrova solo ad affrontare il senso di colpa, affidandosi ciecamente a chiunque millanti di avere la soluzione per il casino che ha combinato (ovviamente, non vi dirò mai quale!). Interamente girato in un unico, spettralissimo ambiente e con un solo attore impegnato in una conversazione telefonica, The Accident colpisce lo spettatore allo stomaco e accumula elementi ansiogeni senza mai perdere di ritmo, mettendo i brividi anche sul finale. Sarò una persona semplice ma questo è il corto che mi è piaciuto di più.


Ultimo, o meglio, penultimo segmento prima del ritorno di Radio Silence è Jailbreak, che arriva a "spiegare" più o meno la natura del luogo dove si svolge il film, che diventa così palese anche agli occhi dello spettatore meno scafato. Attenzione, però, non si tratta del classico e tanto detestato spiegone pedante, quanto piuttosto un elegante insieme di suggerimenti e suggestioni incastonato in una cornice squisitamente horror che mi ha ricordato parecchio le sequenze migliori di Dal Tramonto all'alba, pur senza la tamarreide di Rodriguez. Jailbreak sicuramente non appagherà chi cerca delle certezze ma a mio avviso è emblema della cura infusa nell'intera operazione e fa risaltare all'occhio il fil rouge che lega tutti i racconti.


Nell'insieme, Southbound - Autostrada per l'inferno è un viaggio all'interno del senso di colpa e dei fantasmi che gli esseri umani si portano dietro. Tutti i personaggi principali hanno qualcosa per cui vergognarsi, orrori nascosti nel loro passato o mancanze verso i loro cari e anche quando il loro dolore non viene sviscerato appieno, esso viene comunque fatto intuire nello spazio risicato concesso da un corto; i protagonisti di Southbound sono anime perdute e non è un caso che sugli schermi televisivi passi un cult come Carnival of Souls, scelta intrigante benché forse "spoilerosa" (ma tanto, anche il sottotitolo italiano qualche indizio lo offre). Inoltre, a differenza di quello che accade di solito con altre opere simili, i vari registi e sceneggiatori coinvolti sono riusciti a creare un affresco omogeneo, caratterizzato da sfumature individuali perfettamente amalgamate tra loro, al punto che è difficile definire Southbound come un mero insieme di corti, vista la palese volontà di lavorare assieme senza dare al film l'aspetto di una "vetrina" di talenti. Certo, Southbound non è un'opera perfetta però è affascinante quanto basta per consigliarla e ringraziare la Midnight Factory di averla fatta arrivare in Italia!


Di Roxanne Benjamin, regista e co-sceneggiatrice del corto Siren oltre che voce di Claire, la moglie del protagonista di The Accident, ho già parlato QUI mentre David Bruckner, regista e sceneggiatore del corto The Accident, lo trovate QUA. Ho anche già parlato di Larry Fessenden, che presta la voce al D.J.

Il collettivo Radio Silence ha diretto i segmenti "The Way Out" e "The Way In". Radio Silence è formato da Matt Bettinelli - Olpin (anche sceneggiatore dei corti e interprete di Jack, di lui ho parlato QUI), Tyler Gillett (di cui ho parlato QUA) e Chad Villella; quest'ultimo, che interpreta anche Mitch, è americano, anche sceneggiatore, produttore, tecnico degli effetti speciali e ha co-diretto un episodio del film V/H/S.


Patrick Horvath è il regista e co-sceneggiatore del corto Jailbreak. Ha diretto film come The Pact II ed è anche attore, produttore e compositore.


Fabianne Therese interpreta Sadie. Americana, ha partecipato a film come John Dies at the End e Starry Eyes. Anche sceneggiatrice, regista e produttrice, ha un film in uscita.


L'edizione DVD della Midnight Factory, sempre corredata dal libretto redatto dalla redazione di Nocturno Cinema, non presenta stavolta extra a parte il trailer. Detto questo, se Southbound vi fosse piaciuto recuperate Carnival of Souls, ampiamente citato all'interno del film, V/H/S, Last Shift, The Void e Baskin. ENJOY!


martedì 1 agosto 2017

XX - Donne da morire (2017)

A luglio la Midnight Factory ha tirato fuori una bella doppietta horror con Non bussate a quella porta (di cui parlerò nei prossimi giorni) e XX - Donne da morire (XX), antologia interamente al femminile realizzata dalle registe Jovanka Vuckovic, Annie Clark, Roxanne Benjamin e Karyn Kusama.


Ad aprire le danze di questa peculiare rassegna horror "in rosa" ci pensa Jovanka Vuckovic con quello che è probabilmente il mio episodio preferito, The Box, tratto dal racconto omonimo di Jack Ketchum, vincitore nel 1994 del Bram Stoker Award. Il corto non fa paura nel senso stretto del termine ma mette un'inquietudine incredibile grazie a piccolissimi dettagli sapientemente combinati dalla regista; in esso si assiste al progressivo disfacimento di una famiglia normale, apparentemente senza motivo, distrutta dall'interno da un segreto capace di privarne i membri della voglia di vivere. Almeno, così l'ho capita io, in quanto il bello di The Box è proprio l'aura di mistero che circonda il progressivo venir meno della normalità del nucleo familiare, con cene che diventano sempre più raffazzonate (è bello vedere che all'inizio il capofamiglia cucina per tutti mentre alla fine si ricorre al cibo d'asporto...) e una madre disperata che cerca di tener duro pur non capendo perché tutto le stia sfuggendo di mano. Altro non aggiungo, altrimenti rischio di rovinare la sorpresa, dico solo che conto di leggere il racconto al più presto. Altrettanto "incomprensibile", benché in maniera totalmente diversa, è The Birthday Cake, della regista Annie Clark, alias la musicista St. Vincent. Eclettico e difficilmente catalogabile, un po' come il genere musicale della Clark, The Birthday Cake è la grottesca rappresentazione di un trauma infantile, più commedia nera che horror, e strappa sorrisi perplessi in più di un'occasione. In questo caso, quello che colpisce di più lo spettatore non è tanto la trama ma la particolarità della realizzazione, palese omaggio alla canzone Black Hole Sun, degli oggetti di scena (c'è persino Frisky, il gatto imbalsamato di Danny Elfman) e dei costumi oltre al contrasto visivo tra le due attrici principali del corto, la florida Melanie Lynskey, madre impegnata, nervosetta e svanita, e l'elegantissima Sheila Vand, più misteriosa dark lady che tutrice. Alla fine dell'episodio si rimane sicuramente spiazzati ma anche con la voglia di conoscere ciò che si nasconde dietro alle dinamiche di questa strana famiglia, desiderio ahimé frustrato dalla breve durata del segmento.


Passiamo ora alla parte più horror della raccolta, con due episodi più vicini alla classica concezione di un racconto "de paura". Il primo, Don't Fall, diretto e sceneggiato da Roxanne Benjamin, è la tipica storia di un gruppo di amici che vanno in campeggio per poi pentirsene amaramente, non sto a spiegarvi il perché. Sicuramente il pezzo più gore dell'antologia, nonché quello più ricco di effetti speciali, non è particolarmente innovativo ma mi è piaciuto soprattutto per la rara intelligenza mostrata da uno dei protagonisti che, probabilmente primo nella storia dell'horror, capisce subito la situazione e cerca di salvare la pelle a sé stesso e ai suoi compagni di sventura senza stare tanto a pettinare le bambole o perdersi in pericolosi rimorsi di coscienza. Peccato che lo stesso non si possa dire di chi lo circonda, ahimé. A chiudere l'antologia ci pensa la regista e sceneggiatrice più famosa ed "esperta" del quartetto, quella Karyn Kusama che, dopo The Invitation, è arrivata a prediligere le atmosfere minimal, le messe in scena eleganti e un modo di fare cinema dialogato e riflessivo. In Her Only Living Son lo spettatore si trova davanti ad una sorta di "sequel", a ciò che potrebbe essere accaduto dopo la conclusione di uno dei film horror più famosi e belli di sempre e le atmosfere sono molto simili a quelle del grande capolavoro che non sto a nominare: abbiamo una protagonista forte ma sull'orlo di una crisi di nervi, l'angosciosa consapevolezza di essere perseguitata da occhi misteriosi e malevoli, la dolorosa certezza che la creatura più amata dalla donna rischia di essere anche la più temuta. Ma, comunque, sempre sua e di nessun altro. I due protagonisti del corto duettano in maniera superba ma, come nei migliori horror, è ciò che non viene detto e le implicazioni di ciò che viene appena accennato a terrorizzare lo spettatore ben disposto. Assieme a The Box, il corto della Kusama è sicuramente il mio preferito.


Riassumendo, XX è una delle antologie horror più eleganti e più "costanti", per quel che riguarda la qualità dei singoli corti, che mi sia mai capitato di vedere recentemente, nonché una delle più apprezzabili: non è "grezza" come V/H/S, nemmeno estenuante come i vari ABCs of Death, soprattutto non c'è nessun episodio davvero deludente, nemmeno quel perplimente mix di commedia e cinema sperimentale che è The Birthday Cake. Ciliegina sulla torta, come collegamento tra i vari corti ci sono le terrificanti animazioni in stop-motion di Sofia Carrillo, con bamboline semoventi, bambine zombi, mele marcescenti, insetti schifosini e tutta una serie di immagini perturbanti che fanno venire la pelle d'oca molto più dei segmenti principali. XX è, in definitiva, l'ennesima dimostrazione di come le donne sappiano fare horror meglio di molti uomini blasonati e persino il Bolluomo, costretto alla visione, ha esclamato "Eh sì, voi per certe cose siete MOLTO più bastarde di noi". Lo prendo come un complimento, sperando che gli "illuminati" produttori del genere se ne rendano conto presto.


Di Karyn Kusama, regista e sceneggiatrice del corto Her Only Living Son, ho già parlato QUI. Melanie Lynskey (Mary - The Birthday Cake) e Angela Trimbur (Jess - Don't Fall) le trovate invece ai rispettivi link.

Jovanka Vuckovic è la regista e co-sceneggiatrice di The Box, al suo quarto cortometraggio. Canadese, anche tecnico degli effetti speciali, attrice e produttrice, ha 42 anni.


Annie Clark, conosciuta col nome d'arte di St. Vincent, è la regista e sceneggiatrice di The Birthday Cake. Affermata musicista americana, ha 35 anni.


Roxanne Benjamin è la regista e sceneggiatrice di Don't Fall e ha aiutato Annie Clark con la sceneggiatura di The Birthday Cake. Americana, ha co-diretto il film Southbound. E' anche produttrice e attrice.


Le facce conosciute presenti in questi corti sono un'infinità ma in particolare mi sento di segnalare Natalie Brown, che interpreta Susan Jacobs nel corto The Box e che era tra i protagonisti di Channel Zero, e Sheila Vand (Carla nel corto The Birthday Cake), ovvero "la ragazza" del film A Girl Walks Home Alone at Night; Jovanka Vuckovic avrebbe voluto Jack Ketchum ad interpretare l'uomo con la scatola ma questioni di sindacati non gliel'hanno permesso. XX - Donne da morire è dedicato alla memoria della regista Antonia Bird, la quale avrebbe dovuto partecipare all'antologia ma è purtroppo mancata nel 2013; il film era infatti stato annunciato proprio per quell'anno e i produttori avevano dichiarato che tra le presenti ci sarebbero state anche Jennifer Lynch (la quale nel frattempo si è data alle serie TV), Mary Harron (idem come sopra) e le sorelle Soska (che si sono dedicate ad altre antologie e altri generi, come Vendetta con.. ehm.. The Big Show. CaSSo, devo procurarmelo). L'edizione speciale della Midnight Factory contiene una featurette che mescola stralci di interviste ad immagini del film e soprattutto una serie di interessanti interviste a tutte le registe, Sofia Carrillo compresa, oltre ovviamente ai trailer. Per concludere, se XX - Donne da morire vi fosse piaciuto recuperate altre antologie come Tales of Halloween, Holidays, Creepshow, Trick'r Treat e magari aggiungete Rosemary's Baby e The Invitation. ENJOY!

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