Trama: dopo la morte della moglie e della figlia, un chirurgo plastico decide di creare la “pelle perfetta”, inattaccabile da fuoco e ferite, usando una misteriosa donna come cavia…
Che se la cosa finisse qui, in effetti, La pelle che abito potrebbe essere un banalissimo thriller. Peccato (o per fortuna…) la trama è fatta a strati come le cipolle, tolta una storia ce n’è un’altra sotto, apparentemente quasi scollegata da quella principale ma in realtà molto funzionale. E tolto lo strato di quest’altra storia, ecco spuntare un’altra vicenda che si ricollegherà poi sempre a quella principale. Alla fine tutto torna, grazie ad un meccanismo praticamente perfetto, come accade il 90% delle volte nei thriller cinematografici. Ma nel frattempo, con La pelle che abito, lo spettatore è passato attraverso diversi stadi di umore ed emozioni… ed è di questi stadi che parlerò, perché il principale punto a favore della pellicola è l’effetto sorpresa che sta nel non conoscere praticamente nulla della trama. Eviterò quindi di fare qualsivoglia altro accenno ad essa (come recensione sarà muy atipica!).
All’inizio mi ha presa la curiosità. Banderas traffica con provette, sangue, altre amenità con questa donna misteriosa segregata in casa e una domestica. Fin qui tutto bene, mi rilasso apprezzando la bellezza dei quadri esposti in casa, l’assoluto splendore dell’attrice principale, la particolarità della stanza in cui è rinchiusa e tutta la serie di piccoli dettagli che ci fanno intuire qualcosa di lei e della sua vita. Alla curiosità si sostituiscono le grasse risate quando viene introdotto il personaggio del Tigre. A voi non deve fregare nulla della sua funzione, ma permettetemi di dire che la sua comparsa fa toccare al film il suo punto più kitsch (non trash, non ancora): st’ominide calvo, grosso, scemo, conciato da tigre causa carnevale, con sta codina sifulotta e quest’enorme pacco ancora più sifulotto sul davanti. Impossibile restare seri, nonostante le scene che seguono il suo arrivo non siano delle più allegre in effetti. Ma tant’è. Il problema è che fino a questo punto (ed è già passata almeno mezz’ora…) il film non decolla e la noia, sotto le risate, regna abbastanza palpabile. E qui cominciano i salti temporali e i poco ameni ricordi dei protagonisti. Torniamo indietro di ben sei anni.
Di fronte a due flashback diversi, come dicevo, tristi ma apparentemente scollegati, la mente dello spettatore vola e và. Nello specifico si chiede il perché debba sopportare dei personaggi poco meno che imbecilli e sommamente irritanti, oltre a “godere” della vista di agghiaccianti amplessi in mezzo a pur splendidi giardini (perché comunque la fotografia, la regia e la colonna sonora sono a livelli di perfezione, semplicemente meravigliosi), secondariamente ci si domanda cosa c’entrino con la storia principale. Per fortuna a poco a poco diventa tutto chiaro e finalmente il film comincia a catturare lo spettatore che, dapprima, gode per una meritata vendetta, si perplime davanti alla sospensione della vendetta stessa… e poi smette di pensare, completamente preso in un gorgo di assurdità, perversione e trash. Mucho trash. Muchísimo trash. Ogni mistero viene dipanato nel modo più inaspettato ed inusuale, Almodóvar non risparmia nessun particolare, nemmeno quelli che “non volevo sapere, grazie. Scusa, ma anche no!!” e firma così un film… geniale. Bello. Grottesco. Particolarissimo e assolutamente NON per tutti i gusti. Impossibile da dimenticare per un bel po’ di tempo, sicuramente.
Basta, la recensione è finita. Mi permetto solo di aggiungere un paio di particolari “tecnici”. Come ho già detto, ci sono delle immagini splendide, che non fanno altro che confermare il talento visivo di Almodóvar: le già citate immagini del giardino, che sembra davvero incantato, la stanza colma di scritte fatte con una matita per il trucco (un’opera d’arte), il collage di coloratissimi abiti strappati in mille pezzi e gettati sul pavimento, l’immagine voyeuristica dello schermo gigante nella stanza di Banderas, il confronto tra lui e la protagonista sulle scale, lei con quell’inquietante maschera bianca e la tutina nera. Per quanto riguarda gli interpreti, Elena Anaya, che interpreta Vera, è una spanna sopra tutti. Banderas è purtroppo sottotono e costretto ad interpretare un personaggio odioso, ma a tratti tira fuori un carisma incredibile quindi voto più che sufficiente. Per quanto riguarda i dialoghi, invece… da dimenticare. Memorabile la frase della vecchia domestica “I miei figli sono folli per colpa mia. Perché io ho la PAZZIA NELLE VISCERE”. Good point. Ma anche i discorsi tra Robert e Vera sotto le coperte non sono male, uno su tutti “No, guarda, lì mi fa ancora male – Beh… facciamolo da dietro, ti va? – Ma… da dietro non mi farà ANCORA più male??? - …. Cazzo, hai ragione”. Good point 2. E nonostante questo, vi consiglio comunque di guardare La pelle che abito. Non essendo fan di Almodóvar l’ho apprezzato, non saprei però se consigliarlo o meno ai suoi aficionados. Sicuramente è adatto a chi è paziente e non si fa scoraggiare, a chi cerca un film non banale e a chi non si fa spaventare dalle storie folli e grottesche.
Di Antonio Banderas, che interpreta Robert, ho già parlato qui.
Pedro Almodóvar è il regista della pellicola. Sicuramente il regista spagnolo più famoso al mondo e anche uno dei più universalmente apprezzati (anche se a me, lo ammetto, non fa impazzire, a parte per il bellissimo Tutto su mia madre), ha diretto film come Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Tacchi a spillo, Parla con lei (con il quale ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura) e La mala educación. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 62 anni e un film in uscita.
Elena Anaya interpreta Vera. Spagnola, ha partecipato a film come Parla con lei, Van Helsing e Fragile. Ha 36 anni.
Marisa Paredes interpreta Marilla. L’attrice spagnola ha collaborato spesso con Almodóvar, la ricordo per film come Tacchi a spillo, La vita è bella, Tutto su mia madre e Parla con lei. Ha 65 anni e due film in uscita.
Blanca Suárez, che interpreta Norma, la figlia di Robert, ha già partecipato anche ad Eskalofrío, dove interpretava Ángela. Sinceramente, non saprei cosa consigliarvi di vedere dopo La pelle che abito… ma siccome Tutto su mia madre è splendido ed è di Almodóvar guardatevi quello! E ora vi lascio col trailer del film... ENJOY!!!