L'anno sta finendo male, gente. Ultimamente imbrocco una ciofeca dietro l'altra, sarà la stanchezza, chissà. Fatto sta che in questi giorni mi sono ritrovata a guardare Gone, diretto nel 2012 dal regista Heitor Dhalia e... vabbé...
Trama: Jill soffre di turbe psichiche da quando è stata rapita ed è riuscita a sfuggire al suo aguzzino, inoltre la polizia non le crede perché non sono mai riusciti a trovare il rapitore o il luogo dove la ragazza è stata tenuta prigioniera. Quando la sorella scompare misteriosamente, Jill si convince che il rapitore sia tornato...
Da quando il binomio thriller e Wes Bentley sono diventati sinonimo di fregatura certa? Per carità, non che il povero Wes (che mi sta dando tante soddisfazioni in American Horror Story Hotel) si veda per più di 10 minuti in questo Gone, però dopo il film di Heitor Dhalia e Final Girl ci penserò molto bene prima di dargli un'altra chance in tal senso. Gone è veramente un film medio, anzi mediocre, una rottura di palle che si trascina per un'ora e mezza, con personaggi tra l'antipatico e l'idiota nonché una gestione della suspance praticamente inesistente; tolto un vago senso di curiosità riguardo all'esistenza o meno del presunto rapitore, non c'è mai stato un momento durante la visione in cui mi sia ritrovata partecipe della vicenda di Jill, sciapa biondina dai grandi occhioni e dalla testa di cocco. La trama della pellicola verte essenzialmente sullo scontro tra la protagonista e gli scazzatissimi poliziotti di Portland i quali, terrorizzati dall'idea di setacciare palmo a palmo un parco nazionale, preferiscono convincersi che Jill si sia inventata un rapimento per calamitare su di sé l'attenzione dopo la morte dei genitori piuttosto che aiutarla con le indagini. Il progressivo astio della polizia nei confronti della protagonista si traduce nella trasformazione della giovane da vittima in cerca di aiuto a pericolo pubblico numero uno e in parallelo alla disperata ricerca del rapitore da parte di Jill comincia anche una caccia alla "donna" da parte di sbirri ed investigatori da operetta. Le indagini della protagonista, di una faciloneria talmente estrema da farmi sospettare che Portland sia grossa quanto Ellera (SV), non danno adito al minimo dubbio che il film finirà a tarallucci e vino ma sinceramente non mi aspettavo delle risoluzioni così avulse da ogni legge o senso civico: va bene che gli USA hanno un concetto di "possesso d'arma da fuoco" e diritti del cittadino un po' diverso dal nostro ma il finale di Gone pare davvero la Casa delle Libertà, dove ognuno fa quel Razzo che gli pare.
Non che la realizzazione di Gone sia meglio della trama, ovviamente. Il povero Heitor Dhalia, immigrato brazileiro in terra americana, si è visto strappare di mano il progetto ed è stato relegato al ruolo di servo della produzione, al punto che non è nemmeno riuscito a parlare con gli attori prima di cominciare a girare, per dire; non avendo visto nessuno dei film da lui realizzati prima o dopo non so dire quindi se la saudade causatami dalla regia piattissima sia da attribuire alle sua scarse capacità dietro la macchina da presa oppure dal suo comprensibile scazzo. Gli attori non se la cavano meglio, ahimé. Amanda Seyfried è irritante e loffia, il peso di un film così risibile la schiaccia a tal punto che la biondina, solitamente presenza a me gradita, non riesce a risollevarlo nemmeno per un istante e soprattutto le manca l'ambiguità sufficiente ad instillare il dubbio nella mente dello spettatore. Stenderei un velo pietoso anche sui comprimari, che vanno dall'inutile (la sorella, l'amico senza palle, i vari soggetti interrogati durante le indagini e lo stesso rapitore, favoloso nella sua inconsistenza) al dannoso (gente come Wes Bentley e Jennifer Carpenter messi lì probabilmente solo per fare da specchietto per le allodole e attirare i loro fan) e contribuiscono a rendere ancora più anonimo e dimenticabile un film che già nasceva sotto una cattiva stella. Basta, tra i buoni propositi per l'anno nuovo ci sarà sicuramente quello di non guardare più thriller a scatola chiusa: voi se volete evitare di sprecare tempo prezioso continuate a leggere il Bollalmanacco invece!
Di Amanda Seyfried (Jill), Sebastian Stan (Billy) e Wes Bentley (Peter Hood) ho già parlato ai rispettivi link.
Heitor Dhalia è il regista della pellicola. Brasiliano, ha diretto film che non conosco come O cheiro do Ralo e À Deriva. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 40 anni.
Jennifer Carpenter interpreta Sharon Ames. Americana, la ricordo per film come The Exorcism of Emily Rose, Quarantena e per la serie Dexter. Anche produttrice, ha 36 anni.
Se Gone vi fosse piaciuto recuperate la trilogia di Taken e The Vanishing - Scomparsa. ENJOY!
Mi sembra passata un'era da quando ho visto Gone... HO vaghissimi ricordi.
RispondiEliminaecco...facciamo che lascio perdere va'...
RispondiEliminaVisto anni fa, perché mi piaceva (mi piace ancora) tanto la Seyfried.
RispondiEliminaPerò l'ho rimosso. Non ricordo niente, niente ;)
Preferisco vivere, grazie.
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