venerdì 27 maggio 2016

The Invitation (2015)

Un altro film che sta giustamente spopolando sul web è The Invitation, diretto nel 2015 dalla regista Karyn Kusama.


Trama: Will e la nuova fidanzata Kira vengono invitati a casa di Eden, ex moglie di lui, e del suo compagno per una rimpatriata assieme ad altri amici. Reduce da un terribile trauma, Will inizia a temere che dietro la cena ci siano inquietanti secondi fini…

Pensereste mai, guardando un thriller, ad un film come Lost in Translation? Credevo che una cosa simile non fosse possibile, eppure durante la visione di The Invitation il mio pensiero è corso spesso e volentieri al film della Coppola e alle insistenti inquadrature del volto triste e fuori fase di Bill Murray, alla solitudine e al dolore tenuti a malapena a bada da uno stile di vita ben più che benestante, alle luci soffuse e “calde” che erano la cifra stilistica delle stanze dell’hotel dove si incontravano Murray e la Johansson, ognuno perso nei propri malinconici pensieri. Questo è probabilmente successo perché The Invitation è un film interamente centrato sul trauma subito dal protagonista Will e all’interno del quale tutto viene filtrato attraverso il suo punto di vista, inevitabilmente scollegato dal mondo che lo circonda e dagli amici (persino dalla fidanzata) che vorrebbero a tutti i costi tornare a catturare la sua attenzione, ricostruendo così un legame distrutto dalla tragedia; Will ha perso un figlio e ciò ha spinto non solo sua moglie a chiedere il divorzio dopo essere comprensibilmente uscita di testa, ma ha anche portato i suoi “meravigliosi” amici ad eclissarsi con la scusa di lasciargli spazio per elaborare il lutto, un modo carino e molto superficiale di allontanare una persona troppo complicata da gestire, insomma. Dopo due anni di solitario dolore, Will si ritrova così nell’imbarazzo di accettare l’invito del titolo originale, recandosi con ovvia riluttanza ad una cena organizzata dalla sua ex moglie e dall’attuale compagno di lei, entrambi ormai in pace con sé stessi grazie all’incontro con un “santone” conosciuto in Messico; invitation, come scoprirà Will, ha la doppia valenza di invito a cena ma anche ad entrare tra gli adepti del culto al quale si sono uniti Eden e David e, non a caso, accanto agli amici di sempre ci sono tra gli ospiti anche due estranei a dir poco peculiari. Tutta questa serie di circostanze sfavorevoli, alle quali se ne aggiungono altre che non vi spoilero, concorrono ad alimentare la diffidenza e i sospetti di Will, sensazioni che si trasmettono inevitabilmente allo spettatore e lo costringono a stare sul chi va là per tutta la durata della pellicola.

La caratteristica vincente di The Invitation è proprio questa capacità di procrastinare il momento clou e tenere viva e palpabile la tensione, lasciando lo spettatore a crogiolarsi nell’attesa; di fatto, l’appassionato medio di thriller e horror non avrà nessuna difficoltà a capire dove andrà a parare il film dopo i primi dieci minuti (al limite, se avete una fantasia galoppante come la mia potreste ritrovarvi indecisi su un paio di ipotesi relative alla natura della minaccia ma il risultato finale non dovreste sbagliarlo…) ma questo non ha importanza perché stavolta, anche se sembra una banalità, è più importante il percorso del traguardo. La scelta impopolare di girare un film interamente basato sull’attesa della “mazzata” e sull’elaborazione del lutto rende The Invitation un thriller particolarmente elegante, all’interno del quale bisogna apprezzare soprattutto la regia della Kusama, fatta di immagini raffinate che focalizzano l’attenzione dello spettatore non solo sui personaggi ma soprattutto sui dettagli, su quello che non viene mostrato e su ciò che viene percepito da Will nel corso della serata, prima di concludere con una zampata assai tamarra, più vicina agli altri film della regista che ho avuto modo di vedere; molto intrigante anche la location, con l’enorme casa a due piani zeppa di porte socchiuse su segretucci inquietanti e porte a vetri da cui osservare non visti e cercare di capire cosa c’è che non va all’interno della vicenda. Tra gli attori spiccano invece il sempre gradito John Carroll Lynch, con quella faccia da eterno sconfitto e la stazza da orso, perfetto per ruoli ingannevoli ed ambigui, e ovviamente il protagonista Logan Marshall-Green, ritratto di un uomo sconfitto dalla vita e probabilmente incapace di perdonare non solo sé stesso ma anche quegli amici che hanno scelto di abbandonarlo nel momento del bisogno, non a caso interpretati da attori che non si sono impegnati a conferire ai loro personaggi una certa profondità d’animo. Ma va bene così, perché effettivamente non ce n’era la necessità! Detto questo, The Invitation è un film che vi consiglio di recuperare appena possibile, soprattutto se vi piacciono i thriller “d’ambiente”.   

Della regista Karyn Kusama ho già parlato QUI mentre John Carroll Lynch, che interpreta Pruitt, lo trovate QUA.

Logan Marshall-Green interpreta Will. Americano, ha partecipato a film come Devil, Prometheus e a serie come 24 e The O.C.. Ha 40 anni e due film in uscita. 


Tammy Blanchard interpreta Eden. Americana, ha partecipato a film come Blue Jasmine e Into the Woods. Ha 40 anni e due film in uscita. 


Michiel Huisman interpreta David. Olandese, ha partecipato a film come World War Z e a serie come Il trono di spade. Ha 35 anni e tre film in uscita. 


Nel 2012 Zachary Quinto, Topher Grace e Luke Wilson erano stati ingaggiati per alcuni dei ruoli principali e visto quanto apprezzo questi attori è un peccato che non se ne sia fatto nulla. Detto questo, se The Invitation vi fosse piaciuto recuperate Piccoli omicidi tra amici, Rosemary's Baby e Una cena quasi perfetta. ENJOY!

3 commenti:

  1. Mmmmh credo che se lo propongo al Khal rimedio qualche pernacchia XD
    Peccato perchè c'è Daario,ma penso che anche per me sarebbe pesantuzzo....

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    1. Il rischio pernacchie c'è ma se ti piace Daario guardalo a puntate!! :)

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  2. Lo avevo sentito nominare pure io in rete e, ovviamente, è in lista ^^'

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