domenica 3 marzo 2019

Il divo (2008)

Siccome mi era capitato recentemente di vederne degli spezzoni su Rai 3, qualche sera fa ho recuperato su Amazon Prime Il divo, diretto e sceneggiato nel 2008 dal regista Paolo Sorrentino.


Trama: a cavallo del suo settimo mandato, Giulio Andreotti deve prima lottare per ottenere la carica di Presidente della Repubblica, quindi per salvarsi dalle accuse di collusione con la mafia nel corso del maxiprocesso a Palermo.



Il periodo storico raccontato ne Il divo mi vedeva massimo dodicenne. Per me Andreotti era la maschera del Bagaglino, quell'uomo gobbo e dalla voce querula preso in giro nel corso di sketch infantili che lo stesso non capivo nella loro interezza, non era lo spauracchio intollerabile e da combattere con tutte le forze che sarebbe diventato Berlusconi qualche anno dopo, ai tempi del liceo e dell'università. Per questo guardando Il divo mi sono fatta condurre per mano da Sorrentino, accettando con lieta ignoranza tutto quello che passava sullo schermo chiedendomi sconcertata che diamine fosse l'Italia soltanto vent'anni fa, coi governi grondanti mafiosi, corrotti ed assassini in grado di spadroneggiare senza che nessuno aprisse bocca. Mi direte, ora abbiamo Salveenee e il suo amichetto dal Q.I. inesistente, per non parlare di quel Muppet inutile, mosso dalle mani di entrambi infilate su per il pertugio, che risponde al nome di presidente del consiglio, quindi non so quanto stiamo meglio, benché questa gente si riempia la bocca di paroloni come "libertà, giustizia, uguaglianza e prima gli italiani". Anzi, per quanto Andreotti fosse sicuramente Satana, perlomeno l'opera di Sorrentino ci propone un demonio ammirevole, quasi affascinante (passatemi il termine improprio) non gli ominicchi del nuovo millennio. Fermo nei suoi ideali, consapevole di sé, terribilmente scaltro ed intelligente, dotato di un'ironia e un aplomb inglesi che rendono ognuno dei suoi collaboratori, dal primo all'ultimo, delle inutili caricature prive di carisma, Andreotti viene rappresentato come l'eminenza grigia e il fautore di tutti i mali d'Italia, una presenza insidiosa e costante, avvolta da una tale aura di mistero che poter mettere la mano sul fuoco ed accusarlo con certezza di tutto quello che gli è stato attribuito è, e probabilmente sempre sarà, impossibile. Sorrentino non ha interesse a raccontare la vita di Andreotti, solo due snodi fondamentali che ne hanno preceduto la caduta, ovvero la mancata elezione a Presidente della Repubblica e il coinvolgimento nel maxi processo di Palermo dopo la morte di Giovanni Falcone, punto di non ritorno e orribile "sveglia" capace di scuotere le coscienze anche di chi da anni fingeva di non vedere.


Come poi avrebbe fatto in Loro e Loro 2, Sorrentino punta i riflettori non solo sul personaggio Giulio Andreotti, sempre magistralmente interpretato da un misuratissimo e machiavellico Toni Servillo, ma anche e soprattutto sulla corte di buffoni che lo circonda, una cricca di ministri e alti prelati che avrebbero fatto scomparire i Soprano, e sulle figure per lui importanti, come la fiduciosa, compassata moglie Livia. La frenesia della regia e del montaggio mescolano momenti di stasi quasi lirica e scene al limite dell'onirico (come quella iniziale del gatto) con violente sequenze accompagnate da una colonna sonora pop ed incalzante, creando un contrasto straniante tra i pulitissimi, lussuosi centri del potere e le sanguinose conseguenze delle decisioni prese dall'alto. Il tutto è accompagnato dalla lucida voce fuori campo di Toni Servillo, talmente bassa e sussurrata da richiedere allo spettatore uno sforzo non indifferente per capire le parole ambigue ed ironiche del protagonista; l'Andreotti di Servillo è un gargoyle che spunta dalla penombra, inquietante per il modo in cui i suoi gesti misurati e le sue parole, quasi fossero un codice sconosciuto ai più, riescono a mutare le sorti delle singole persone e di un intero Paese. Un po' divinità salvifica, quasi un Babbo Natale, un po' demone, sempre in bilico tra queste due nature sia nel pubblico che nel privato, il "Divo" Giulio fa molta più paura del Berlusconi di Loro, un vecchio cialtrone rincoglionito, e lascia allo spettatore un senso di angoscia che travalica il manierismo Sorrentiniano. Un film da rivedere, senza dubbio, magari con un po' più di cognizione di causa e la mente lucida, non appannata dalla stanchezza della giornata.


Del regista e sceneggiatore Paolo Sorrentino ho già parlato QUI. Toni Servillo (Giulio Andreotti), Anna Bonaiuto (Livia Danese), Carlo Buccirosso (Paolo Cirino Pomicino), Giorgio Colangeli (Salvo Lima) e Nuot Arquint (Assassino di Lima) li trovate invece ai rispettivi link.

Flavio Bucci interpreta Franco Evangelisti. Nato a Torino, ha partecipato a film come La classe operaia va in paradiso, L'ultimo treno della notte, La orca, Suspiria, Il marchese del Grillo e a serie quali La piovra e I promessi sposi. Ha 72 anni e due film in uscita.


Fanny Ardant compare, non accreditata, come la moglie dell'ambasciatore francese. Francese, ha partecipato a film come La signora della porta accanto, Elizabeth, 8 donne e mezzo e La grande bellezza. Anche regista e sceneggiatore, ha 70 anni e un film in uscita.


Se Il divo vi fosse piaciuto recuperate Loro 1 e Loro 2. ENJOY!

10 commenti:

  1. Un Sorrentino che manca anche a me, e che anche io avevo beccato per caso in Rai un mesetto fa. Mi aveva affascinato molto, il poco che ho visto. Da recuperare per bene, anche se sul tema so poco o niente.

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    1. Allora mi sa che lo hai incrociato il giorno stesso in cui è successo a me.
      A me è sembrato molto più "rigoroso" e serio di Loro, forse perché il politico in esame è di tutt'altra caratura, tuttavia serve un cervello riposato e ben disposto per affrontare la visione.

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  2. Già.Andavi al Liceo quando vi insegnavano che Berlusconi era la causa di tutti i mali. Io andavo al Liceo e Andreotti esisteva da quando era bambina. Sì, di tutt'altro calibro. Il potere demoniaco incarnato. Berlusconi da operetta in confronto. Film cult di Sorrentino, preciso, graffiante ed "enorme" nel tratteggiare il personaggio nefasto.
    Altro che Loro 1-2.

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    1. Guarda, io per fortuna stavo in un liceo ben poco politicizzato. Causa di tutti i mali no ma specchio dell'Italia mediocre sicuramente.

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    2. Lol! Io al Liceo dovevo studiare il doppio della media altrui per potermi permettermi di essere di sinistra (con mooooltaa cautela e moderazione).
      Andreotti & co. e poi i suoi eredi Craxi e Martelli (cui il film allude con intelligenza) erano lo specchio univoco dell'Italia tutta.
      Tutti i politici di ogni epoca lo sono sempre (salvo dittatura).
      Italia mediocre sempre ? Mah, non è così semplice.

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    3. Più che mediocre, italia ignorante, italiani che aspettano sempre il Salvatore, Italia bigotta, Italia alla quale piacciono i soldi ma non il duro lavoro che porta ad ottenerli, Italia che guarda dall'altra parte perché "figuriamoci Signora mia se quello lì, così famoso, è capace di tanto", e tante e tante altre cose poco piacevoli che prese nella vita quotidiana possono far sorridere ma sommate tra loro fanno uscire di questi casini.
      E anche Craxi e Martelli, di fatto, li ho vissuti il lieta ignoranza, a tal proposito.

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  3. Grande! ottima recensione e sottoscrivo le tue taglienti considerazioni inerenti l'attualità😉
    Del film mi sono innamorato dalla prima volta che l'ho visto, anche grazie alle varie Sorrentinate, trovate stilistiche davvero geniali...

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    1. Purtroppo, avendolo visto dopo 10 anni e almeno 5 film di Sorrentino, lo stile non mi è rimasto impresso come a chi lo avrà visto all'uscita, rimanendo folgorato dalla novità delle sorrentinate :P

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  4. A parte il film, un bel film, sai che da piccolo lo imitavo sempre? E mio nonno, un democristiano doc, rideva ;)

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    1. Ahahaah beh in effetti era un personaggio molto imitabile :PP

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