martedì 12 marzo 2019

Nosferatu a Venezia (1988)

Non sono impazzita, vi spiegherò nel post perché qualche sera fa mi sono ritrovata a vedere per la seconda volta nella mia vita Nosferatu a Venezia, diretto nel 1988 dal regista Augusto Caminito.


Trama: Nosferatu viene evocato da una seduta spiritica e si ripalesa a Venezia, dove ricomincia a mietere vittime...



Mi era capitato di vedere Nosferatu a Venezia verso la fine degli anni '90, dopo aver letto l'ormai famigerata classifica dei 100 film peggiori di sempre stilata dalla rivista Ciak. Ovviamente, ammorbo e disgusto mi avevano sconfitta e all'epoca avevo giurato di non rivedere MAI più un simile abominio. Da qualche tempo, però, Mirco palesa la voglia di guardare il Nosferatu di Herzog, spinto dall'amore per questo sketch. Purtroppo, non dispongo del DVD e trovarlo on line è un po' arduo, quindi ci siamo rivolti a Youtube dove, ahimé, c'è solo una versione in inglese... e anche Nosferatu a Venezia, che ha attirato l'attenzione di Mirco per la presenza di Klaus Kinski. Ho provato a dirgli che il film di Caminito è orrendo, inguardabile e noioso ma niente, non c'è stato verso. Quindi, eccoci qui. Nosferatu a Venezia avrebbe dovuto essere il sequel di Nosferatu ma tra le intemperanze di Kinski e una serie di casini in fase produttiva, è uscito fuori questo ibrido inguardabile tra un "horror" e un filmetto erotico, dove Nosferatu viene richiamato a Venezia in maniera alquanto improbabile da una seduta spiritica mentre si trova (credo, che mica si capisce) a passare l'eternità nel Mato Grosso o in qualche altra amena località equatoriale. In quella, cicciano fuori eventi legati a una famiglia di ricconi già piagati in passato dalla presenza "iniqua" di Nosferatu, reo di aver vampirizzato una principessa e impalato un prete/scimmia urlatrice, ed è proprio per mettere a tacere delle semplici "voci" che i membri di questa famiglia di dementi decidono di chiamare il massimo esperto in vampirismo di tutto il mondo, scatenando nuovamente il lussurioso vampiro. Quest'ultimo, non pago di avere a disposizione la discendente della principessa da prosciugare e tucchignare in maniera laida, decide di bombarsene almeno altre tre e di rubare la verginità dell'ultima per liberarsi dalla maledizione dell'eternità (comodo, nevvero?), mentre gli uomini della famiglia rimangono con un palmo di naso, tra chi pensa di trovarsi davanti un cinghiale più che Nosferatu, chi accetta con sportività la propria natura di ameba inutile e si getta nel Canal Grande, chi per non sbagliare fa la figura del cioccolataio fin dal minuto 5 (ciao, Donald Pleasance!).


Per citare l'articolo di Ciak, "Kinski vaga per le calli veneziane con un'orrida parrucchetta color stoppia in testa" ed è fondamentalmente quello che succede per buona parte del film, cosa che costringe lo spettatore a subire carrellate su carrellate di calli, canali e tristi figuri in abito carnevalesco, fiaccate da una fotografia nebulosa, bluastra, ammorbante. E' sempre giorno, palesemente, in Nosferatu a Venezia, il che rende inutile i patetici tentativi di Maria di tirare le tende poco prima di venir deflorata dal vampiro, ché tanto quest'ultimo gira quando vuole manco fosse un Edward Cullen qualsiasi, ma è un giorno perennemente nebbioso e triste, triste da morire. Triste quanto la presenza di Christopher Plummer e Donald Pleasence, il primo ingessato nel ruolo di sedicente esperto di vampiri perennemente turlupinato da Nosferatu, il secondo nei panni di un prete da operetta che mangia, beve di lungo e arriva con un utilissimo "La Chiesa proibisce le sedute spiritiche" proprio nel corso della seduta stessa, venendo trattato con la stessa considerazione che si riserverebbe a Massimo Boldi durante la Notte degli Oscar, anzi, anche meno. In tutto questo, neanche a dirlo, Kinski (in veste di star e soprattutto, non accreditato, di regista e capricciosissimo deus ex machina dell'intera "opera") ottiene invece quello che vuole da questo genere di succidi personaggi: quando non gira per le calli con la faccia di chi non ha voglia di stare al mondo, si struscia sul corpo di belle fanciulle seminude, dando al morso importanza quasi nulla e concentrandosi maggiormente sulle generose palpate sul seno delle attrici (e anche peggio, a quanto si legge QUI  e QUI) che, poverine, mi sono ritrovata a compiangere più di quanto non avessi fatto vent'anni fa. Al disgusto per il film si è infatti accompagnato il disgusto per l'empio e folle Klaus, cose che mi porta ancora più a sconsigliare Nosferatu a Venezia e a maledire il giorno in cui ne sono venuta a conoscenza. Eew.


Di Klaus Kinski (Nosferatu), Christopher Plummer (Professor Paris Catalano) e Donald Pleasence (Don Alvise) ho parlato ai rispettivi link.

Augusto Caminito è il regista "ufficiale" e co-sceneggiatore della pellicola. Nato a Napoli, ha diretto film come Grandi cacciatori. Anche produttore, ha 80 anni.


Barbara De Rossi interpreta Helietta Canins. Nata a Roma, la ricordo per film come Caramelle da uno sconosciuto inoltre ha partecipato a serie TV quali La piovra. Ha 59 anni.


Narra la leggenda che Klaus Kinski abbia litigato fin dal primo giorno con il regista Mario Caiano, rifiutando di lavorare con lui e costringendo Caiano ed andarsene dal set. Il regista è stato così rimpiazzato da Augusto Caminito, produttore del film, il quale, non avendo esperienza di regia, è stato aiutato dall'assistente Luigi Cozzi e in alcuni casi persino dallo stesso Kinski (dopo avere, per inciso, assunto e licenziato prima Maurizio Lucidi e poi Pasquale Squitieri). Il vecchio Klaus ha fatto licenziare anche Amanda Sandrelli, scritturata per il ruolo di Maria Canins che è poi finito a Anne Knecht, capitata sul set per caso e finita, ahilei, ignuda tra le braccia di Klaus. Detto questo, Nosferatu a Venezia avrebbe dovuto essere il seguito di Nosferatu il principe della notte quindi se malauguratamente vi fosse piaciuto recuperate il film di Herzog. ENJOY!


6 commenti:

  1. Non è uno dei miei "on-demand"- Preferisco precisarlo subito per evitare fraintendimenti....

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    1. Strano ma vero. Comunque ho specificato all'inizio il perché di questa scellerata visione u.u

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  2. Il vecchio Klaus aveva fama di essere un grandissimo portatore di rogne, uso questo termine per essere gentile. I suoi litigi e i suoi apricci sui vari set sono leggendari, qui poi era arrivato quasi a fine vita e a fine carriera, inoltre considerando cosa pensava di molti registi italiani penso proprio che abbia dato del suo peggio...Secondo le testimonianze di molti che l'hanno conosciuto tutto dipendeva da almeno tre fattori:1) da quanto fosse sobrio al momento delle riprese. 2) dalla prima impressione che gli facevano troupe e colaboratori. 3)se il regista nei primi momenti di conoscenza riuscisse a tenergli testa o riuscisse a conquistarne la fiducia. Se funzionavano tutte e tre le cose allora Kinski sul set si dimostrava la persona più professionale del mondo sul set altrimenti (e parlo della maggior parte delle volte) con l'attore tedesco era guerra perenne sul set.
    In questo caso non ha proprio funzionato niente.

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    1. In verità più vedo suoi film più lo disprezzo come persona e mi viene voglia di saperne ancora. Credo recupererò presto la sua biografia e altri libri che ho notato nominati nei due articoli che ho citato.

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  3. Barbara De Rossi?
    Manca solo la D'urso che fa Lucy Westenra allora. :-P
    Io non lo avrei mai visto, ammiro il tuo coraggio!

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    1. Figurati, questa è storia del cinema di serie Z italiano XD

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