Consigliata da Mr. Ink, sempre nelle benedette ferie natalizie sono riuscita a guardare Zio Frank (Uncle Frank), scritto e diretto del 2020 dal regista Alan Ball e disponibile su Amazon Prime Video.
Trama: dopo la morte del padre, Frank torna nella sua città natale assieme alla nipote Beth e al compagno Wally, per affrontare i traumi del passato...
Madonna, Alan Ball. Che belli i tempi in cui potevo permettermi di guardare il suo Six Feet Under senza problemi di tempo od orario, perdendomi nelle sue elucubrazioni sulla morte, ad amare e odiare personaggi sfaccettati come mai ne avevo visti in TV, tranne forse ne I Soprano prima di loro. Quando ho letto che Ball era il regista e sceneggiatore di Zio Frank, ho deciso di dare retta al consiglio di Mr. Ink, con sommo scorno del Bolluomo che si è palesemente rotto le scatole ma non ha avuto il coraggio di dirlo alla sua fidanzata in lacrime e presa dai problemi esistenziali di Frank, professore universitario newyorkese considerato lo "strano" della famiglia. D'altronde, in South Carolina, negli anni '70, già conoscere la letteratura americana o non mostrare interesse per il football sarà stato sicuramente indice di stranezza, e non stupisce che la giovane Beth sia incuriosita e affascinata da questo zio che fa il professore a New York e ha tagliato i ponti con quasi tutti. Arrivata a New York per studiare, Beth scopre che lo zio non è solo weird, ma anche queer nell'accezione più gaia del termine, proprio quando il patriarca della famiglia muore e c'è da andare ad uno scomodo funerale dove, sicuramente, il compagno di Frank non sarà ben accetto in quanto uomo e persino mediorientale. La morte dell'odioso "papà Mac" sarà l'occasione per un viaggio in macchina, durante il quale Beth arriverà a capire che lo zio Frank non è "figo", bensì un uomo molto fragile con un trauma orribile alle spalle, vittima dei fantasmi del passato e terrorizzato dagli spettri del presente al punto che il rapporto con Walid (o Wally) diventa ogni giorno una lotta per potersi concretizzare. Anzi, è la vita di Frank ad essere una lotta, schiacciata da un senso di colpa e una vergogna tenute a bada soltanto dalla distanza da una terra fatta di ignorante timore di Dio e padri padroni che meriterebbero non un funerale ma una bella pisciata collettiva sulle loro tombe.
Ormai sono passati molti anni da quando guardavo Six Feet Under, ma davanti a Zio Frank mi è parso per un momento di reimmergermi nelle stesse atmosfere che caratterizzavano le vicende della famiglia Fisher: la morte come catalizzatore di eventi positivi o negativi, una costante nella vita anche dei più giovani, un umorismo talvolta leggero e altre volte quasi grottesco, l'impossibilità di avere sentimenti univoci nei confronti dei protagonisti, soprattutto. Salvo Beth e Wally, entrambi incredibilmente deliziosi, gli altri personaggi non sono così "simpatici", Frank in primis, che sfoggia gli stessi "lampi" di virilità testarda ed ignorante che mi rendeva terribilmente odioso il povero David all'inizio della prima stagione di Six Feet Under, quello stesso egoismo che minaccia di distruggere tutto e di non renderlo migliore di chi ha speso l'esistenza a fargli del male. Certo, questi sono anche i motivi per i quali ho trovato Uncle Frank leggermente frettoloso e conseguentemente meno incisivo di quanto avrei voluto, visto che uno stile come quello di Ball merita tempi più dilatati, ma ciò non toglie che gli attori siano tutti incredibilmente bravi (la Lillis è ormai una garanzia ma stavolta la palma va alla famiglia sgangherata di Frank) e che la regia di Ball contribuisca ad immergere lo spettatore in un'atmosfera di falsa sicurezza in cui i ricordi più dolci si tramutano in un istante in incubi ricorrenti, alla faccia della bellezza di tutti gli elementi naturali che paiono caratterizzare il South Carolina. Se vi piace il genere, consiglierei senza dubbio il recupero.
Di Paul Bettany (Frank), Sophia Lillis (Beth), Steve Zahn (Mike), Judy Greer (Kitty), Margo Martindale (Mammaw), Stephen Root (Papà Mac) e Lois Smith (Zia Butch) ho già parlato ai rispettivi link.
Alan Ball è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Niente velo per Jasira e serie quali Six Feet Under. Anche produttore e attore, ha 63 anni.
segnato xD lo vedrò presto
RispondiEliminaBrava :)
EliminaNiente di memorabile, però dolcissimo e conciliante. Lui bravo bravo bravo.
RispondiEliminaForse troppo conciliante. Ho adorato l'happy ending ma, salvo i borbottii del cognato, mi è parso tutto anche troppo facile. Che ci vuoi fare, sono cinica ç_ç
EliminaSix Feet Under è nella mia top five delle serie preferite di tutti i tempi, quindi sicuramente guarderò al più presto anche questo suo film.
RispondiEliminaIo Six Feet Under vorrei proprio riguardarla. Magari quando avrò 80 anni...
EliminaVisto proprio durante il recupero di Six Feet Under c'ho ritrovato gli stessi temi, molto David, ma più fretta.
RispondiEliminaForse abituato ai ritmi dilatati di una serie, Ball ha voluto metterci dentro troppo, tanto che sembrano tre film in uno, ma alla fine la storia (e le lacrime) arrivano bene e forte.
Sì, il finale uccide. Soprattutto il pre-finale, con quel doloroso pianto sulla tomba.
EliminaA me è piaciuto molto. L'ho trovato una specie di versione riveduta e corretta di "Green Book": niente melensaggini, niente pietismo, nessuna ruffianeria, ma un messaggio semplice, forte e necessario che arriva al cuore dello spettatore. Non male davvero.
RispondiEliminaPensa che io a Green Book non ho proprio pensato: alla fine li accomuna giusto il viaggio on the road e le terre poco ospitali, la tematica gay in Green Book è buttata lì come un di più.
Elimina