martedì 29 giugno 2021

Visioni dall'Udine Far East Film Festival 2021 (parte 1)

Finalmente il primo festival on line dell'anno è arrivato! L'Udine Far East Film Festival, che per primo l'anno scorso aveva tentato di superare il delirio da covid trasformandosi completamente in un evento via streaming, per la sua ventitreesima edizione ha assunto una forma ibrida, per la gioia di chi, come me, tra lavoro e scarsi mezzi di locomozione Udine non riuscirebbe a vederla nemmeno dipinta. Ecco la prima parte dei frutti del mio abbonamento Web Snake! ENJOY!


Suddenly in Dark Night
(Young Nam Ko, 1981)

Il mio viaggio nell'Est quest'anno è cominciato con un tuffo nella Corea del Sud degli anni '80, attratta dalla riedizione di quello che dovrebbe essere un classico dell'horror di quelle zone. La descrizione del FEFF prometteva "paura dall'inizio alla fine", in realtà Suddenly in Dark Night mette ansia solo nei 20 minuti finali, visivamente pazzeschi, frenetici e davvero paurosi; il resto del film è una versione sovrannaturale de La mia peggiore amica, dove una giovinetta viene assunta come governante da una famiglia benestante formata da marito entomologo, moglie casalinga e pargola che ai fini della trama conta quanto il due di coppe a briscola. Peculiarità della giovinetta è quella di essere figlia di una sciamana e conseguentemente "posseduta dallo spirito della NONNA del Dio del Mare", incarnato in una statuetta dall'aspetto minaccioso da cui la ragazza mai si separa, ma la sua caratteristica principale è quella di essere giovine e bella, cosa che scatena nella moglie dell'entomologo una gelosia che potrebbe essere legittima come no, fomentata da paranoia oppure dall'inequivocabilità delle azioni delittuose della ragazza e di quelle del marito brutto come il peccato ma infoiato a letto. Mettendo da parte le orride scene di amplessi tra belle donne e un uomo mostruoso, la regia di Young Nam Ko è apprezzabile sia per i colori vividi delle sequenze più allucinate che per i "filtri" piazzati sulla cinepresa, uno assimilabile a un fondo di bottiglia che distorce le immagini, l'altro, più classico, in guisa di caleidoscopio. Ciò detto, vista l'abbondanza di film del festival e dato il poco tempo in cui rimarranno disponibili on line, il mio consiglio è quello di evitare o, se avete un abbonamento "flat" come il mio, di guardarvi gli ultimi 20, deliranti minuti.  


Sugar Street Studio
 (Sunny Lau, 2021)

Commedia horror che getta un po' di luce sulla difficile realtà delle produzioni cinematografiche di Hong Kong, tra produttori cialtroni, superstar e mestieranti che cercano di farsi un nome. La trama ruota su quattro ragazzi costretti a lavorare praticamente gratis per trasformare un edificio realmente infestato in un'attrazione commerciale, così da procurarsi i soldi per realizzare un film proprio basato sul cosiddetto "studio di Sugar Street", e su ciò che si nasconde dietro la storia di un clown divenuto folle per essere stato rifiutato da un'attrice. Per essere una commedia, Sugar Street Studio non fa granché ridere, anche se alcuni personaggi sono esilaranti (in primis il produttore), inoltre l'opera è carente anche dal punto di vista dell'horror, ché i fantasmi non sono mai inquietanti, anche per colpa di un trucco molto teatrale e posticcio, esacerbato da effetti computerizzati abbastanza invasivi. Il film sul finale è riuscito comunque a commuovermi (!) e in generale regia e fotografia non sono male, così come gli attori; considerata la sua natura di opera prima non posso che essere indulgente anche se vale quanto detto per Suddenly in Dark Night relativamente all'abbondanza di film e al poco tempo da sfruttare al meglio. 


Office Royale
 (Kazuaki Seki, 2021)

Questo era uno di quegli eventi dalla durata limitata, a differenza della maggior parte dei film che rimangono online per tutta la durata del Festival. Esempio di quelle assurde commedie trash giapponesi totalmente sopra le righe, Office Royal racconta cosa succederebbe se il mondo delle office ladies giapponesi seguisse le regole di quelle truzzissime bande di teppisti da strada che spesso popolano i manga, con le coloratissime, sboccate e zarre impiegate che decidono il destino delle rispettive aziende attraverso zuffe senza esclusione di colpi. Dentro Office Royale c'è un po' di Aggretsuko, un po' di manga a tema teppaglia, un po' di shonen da combattimento con tanto di allenamenti per diventare sempre più forti e boss di fine livello, ci sono persino dei travestiti che farebbero l'invidia di Frank'n'Furter e una colonna sonora che più tabozza non si può, quindi aveva tutte le carte in regola per diventare lo (s)cult del festival. Ciò detto, nonostante abbia riso spesso e trovato alcune delle idee molto simpatiche, pensavo di divertirmi molto di più e onestamente ho patito la palese volontà di buttare tutto in caciara fin dalle prime sequenze. Evidentemente, One Cut of the Dead mi ha viziata. 



2 commenti:

  1. Dall'incipit abbastanza interessante, anche il vintage è stuzzicante, il cinema coreano poi pochissime volte mi ha deluso ;)

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    1. C'è tanto di bello da vedere in questo festival ma bisognerebbe essere esperti per non incappare in delusioni!

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