Dopo un po' di convalescenza si torna a scrivere, almeno ci si prova. Arrugginita come sono potrei anche non riuscire ad esprimermi bene per quanto riguarda Il potere del cane (The Power of the Dog), film diretto e sceneggiato dalla regista Jane Campion partendo dal romanzo omonimo di Thomas Savage.
Trama: Phil Burbank è un ranchero rude e tutto d'un pezzo che vede il mondo crollare sotto i suoi piedi quando il fratello si sposa, portando a casa una donna e suo figlio. Phil decide di rendere la vita impossibile ai due nuovi arrivati, ma qualcosa comincia a cambiare...
Sono rimasta stupita quando ho visto che Il potere del cane era già disponibile su Netflix dopo nemmeno due settimane dall'uscita al cinema d'élite di Savona e mi dispiace dire che ho gioito della cosa, vista l'impossibilità che avevo avuto di sfruttare anche uno solo dei tre giorni di programmazione. Di base, credo però che un film come quello della Campion vada necessariamente visto su un grande schermo in quanto, a livello di "potenza" registica, è un trionfo di paesaggi naturali brulli e campi lunghissimi in perfetto stile western e dà proprio l'idea di praterie sconfinate e distanze difficili da percorrere in tempi brevi, elementi che accrescono quell'enorme senso di solitudine da cui vediamo venire schiacciati uomini dotati di moltissima terra e discrete ricchezze ma sicuramente privi di contatti umani. A scanso di equivoci, posso dire che per quanto mi riguarda (ma contate che mi hanno operata due giorni prima, quindi forse non ero proprio dell'umore giusto per apprezzare appieno un film simile) la bellezza della regia, l'incredibile fotografia e la bravura di Benedict Cumberbatch sono le uniche cose che "salvano" Il potere del cane dall'essere un lavoro freddo e a mio avviso superficiale, che inanella un cliché dietro l'altro e non consente allo spettatore di empatizzare con nessuno dei personaggi che compaiono sullo schermo, men che meno a provare qualsiasi tipo di umana pietà nei loro confronti; l'idea di questa "distanza", fisica e mentale ma anche temporale, dal mondo e dagli affetti (questi ultimi, almeno per Phil, irraggiungibili per ovvi motivi), che crea rocce in guisa di uomini, esseri stundai che basta un niente per mandare in frantumi, è ben chiara nella mente della regista e sicuramente comprensibilissima per lo spettatore, eppure non penetra nel cuore quanto dovrebbe.
L'idea che mi ha dato Il potere del cane, premettendo che non ho letto l'opera da cui è stato tratto, è quella di un film anche troppo trattenuto nei momenti dove avrebbe dovuto correre un po' più a briglia sciolta, e inutilmente melodrammatico in altri punti, come quando Rose comincia a darsi all'alcoolismo per "sopravvivere" alle cattiverie di Phil, che in una scala da uno ad Iriza Legan non arriva neppure a baciare le scarpe della perfida nemesi di Candy Candy; per contro, l'idea di poter anche solo pensare di provare pena per Phil in quanto represso, privo di amore e condannato a ripensare quotidianamente alla leggendaria figura dell'adorato Bronco Henry, si scontra con la natura di inutile(mente) stronzo del personaggio in questione. Ci si ritrova così davanti a un'accozzaglia di personaggi solitari, muti, paurosi o crudeli (sicuramente una scelta voluta ma, cribbio, penso che un minimo di evoluzione sarebbe servita in tal senso) che verrebbe voglia di lasciare lì, ad annegare nel loro brodo di disagio, tra i quali forse si salva vagamente giusto il Peter di Kodi Smit-McPhee per la sua distaccata visione del mondo e la capacità di fare fessi uomini fatti e finiti che si riempiono la bocca di paroloni e "consigli su come si sta al mondo". Di sicuro, come finale ho preferito quello de Il filo nascosto, che almeno dalla sua aveva un minimo di nerissima ironia, mentre Il potere del cane a me è sembrato algido e represso come il pur bravissimo Cumberbatch. So però che molti lo hanno adorato, quindi dategli un'occhiata e sentitevi liberi di mandarmi a quel paese!
Di Benedict Cumberbatch (Phil Burbank), Jesse Plemons (George Burbank), Kodi Smit-McPhee (Peter Gordon), Kirsten Dunst (Rose Gordon), Thomasin McKenzie (Lola), Frances Conroy (Old Lady) e Keith Carradine (Il Governatore) ho parlato ai rispettivi link.
Jane Campion è la regista e sceneggiatrice del film. Neozelandese, ha diretto film come Lezioni di piano (per il quale ha vinto l'Oscar per la miglior sceneggiatura), Ritratto di signora, Holy Smoke e In the Cut. Anche produttrice e attrice, ha 67 anni.
George Burbank avrebbe dovuto essere interpretato da Paul Dano, purtroppo già impegnato come Enigmista nell'imminente Batman mentre Elizabeth Moss ha dovuto rinunciare al ruolo di Rose perché impegnata nelle riprese del prossimo film di Taika Waititi. Ciò detto, se vi fosse piaciuto Il potere del cane, recuperate Lezioni di piano. ENJOY!
Malanni di stagione? Bentornata
RispondiEliminaGrazie!
EliminaMagari, ho avuto un day hospital per la rimozione di un fibroma uterino e diciamo che la convalescenza è stata (ed è ancora) un po' lunghetta e complessa.
Accidenti 😱. Beh allora ti faccio i migliori auguri di pronta o mediamente pronta guarigione. Insomma il tempo che ci vuole. Non avere fretta dai 😉
EliminaGrazie!! :)
EliminaNon ho ancora letto il romanzo, ma lo seguo da tempo ( per quel che concerne le recensioni visto che è uno dei più instagrammati ) e quindi conoscevo già a menadito la storia prima di vedere il film, e beh, la penso esattamente come te, è un po' troppo algido e criptico soprattutto sul finale, il che non è necessariamente un male poiché spinge a riflessioni, ma forse un minimo di vaghezza in meno avrebbe reso il film un po' più coinvolgente.
RispondiEliminaComunque mi è piaciuto molto, tanto che il libro è quasi in cima alla mia wishlist.
Auguri di buona guarigione!
Intanto grazie per gli auguri!
EliminaIl libro vorrei tanto leggerlo anche io, ma non tanto perché il film è criptico (sul finale si capisce benissimo quello che è successo e mi fanno morire i siti americani che titolano "Spiegazione finale Il potere del cane") quanto perché è freddo come una bara e i personaggi troppo trattenuti per poterli apprezzare davvero.
L'ho visto a Venezia, e devo dire che i tuoi dubbi sono anche i miei. L'ho trovato troppo trattenuto ed emotivamente freddo, anche se è chiaro che la cosa è voluta: in questo senso il film assomiglia molto a Lezioni di piano, con la violenza che scoppia tutta nel finale. In seguito ho letto anche il libro, che invece mi è piaciuto molto: il romanzo di Savage è una dura critica all'America e alle sue origini, intrise di violenza, machismo, sopraffazione, mancanza di regole. La Campion ha invece voluto puntare quasi esclusivamente sull'aspetto "femminista" del film (scelta rispettabilissima, ci mancherebbe, tra l'altro in linea con le sue idee) ma secondo me ha "asciugato" un po' troppo la storia, che non decolla mai...
RispondiEliminaLezioni di piano, che non vedo da anni ahimé, però lo ricordo affascinante e trascinante nonostante tutto. Questo rimane sospeso lì e anche il femminismo... nn è che Rose sia un personaggio con cui sia facile empatizzare. Ma davvero il romanzo devo leggerlo perché ne state parlando tutti benissimo!
EliminaAvendolo vista fresca di lettura del romanzo mi sono chiesta se ero io in difetto e influenzata. Il libro è fra i più belli letti negli ultimi anni e racconta molto più approfonditamente la psicologia complessa dei personaggi.
RispondiEliminaNel film, a parte la maestosa regia, poco c'ho trovato, anzi, mi è sembrato tutto fuori fuoco e mal riassunto e ho continuato a chiedermi se chi ci arrivava vergine lo poteva apprezzare di più.
Mi sento meno sola, grazie.
E anche tu incensi il libro. A questo punto salirà in cima alla to read list del 2022!!
EliminaNutro i tuoi stessi dubbi, ma in miniera minore. Per gran parte della sua durata mi è piaciuto...
RispondiEliminaNon posso parlare di film brutto, anche perché ha molti aspetti positivi ed è stata comunque una visione gradevole. Però, la mancanza di coinvolgimento emotivo ha pesato.
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