Era il "pokémon raro" di questa edizione degli Oscar, poi, il 27 Febbraio, Amazon Prime Video ha deciso di mettere a catalogo American Fiction, diretto e co-sceneggiato dal regista Cord Jefferson a partire dal romanzo Cancellazione di Percival Everett e candidato a cinque premi Oscar: Miglior film, Miglior attore protagonista, Miglior attore non protagonista, Migliore sceneggiatura non originale e Migliore colonna sonora.
Trama: Thelonious "Monk" Ellison è uno scrittore di colore dallo scarso successo. Colpito da gravi problemi lavorativi e familiari, Monk decide di scrivere una parodia dei romanzi "neri" di successo e, inaspettatamente, editori e lettori ne sono entusiasti...
Non sarà facile separare la quantità di candidature ottenute da American Fiction da un giudizio oggettivo sul film anche perché, detto in tutta sincerità, non lo avrei neppure mai guardato se non avesse fatto parte della rosa dei candidati. Il mio timore è quello di essere eccessivamente severa verso un'opera che probabilmente è stata accompagnata da troppe aspettative, quindi cercherò di non ragionare in funzione degli Oscar e di trattare American Fiction come uno dei tanti film che escono annualmente (tenendo anche in considerazione che non ho mai letto il libro Cancellazione). Il film racconta la "lotta" di Thelonious "Monk" Ellison, professore e scrittore di scarso successo, contro un'idea ghettizzata e bianca di letteratura di colore. In pratica, Monk viene accusato dal suo agente di non vendere in quanto troppo acculturato e poco "nero", troppo borghese e tranquillo per fare breccia nel cuore di chi vuole il tragico stereotipo della povertà, della violenza, dell'ignoranza , percepito come l'unica, genuina "verità". Svariati, gravi problemi familiari e il successo di un'autrice con un'opera identica a quelle tanto odiate da Monk, lo spingono a scrivere una parodia di questi libri e ad inviarla al suo agente, cosa che gli procura da subito una prelazione a cifre da capogiro ma anche una serie di dubbi etici e filosofici non da poco. Questo, in soldoni, è il canovaccio principale di American Fiction, al quale si affianca l'approfondimento di un personaggio non particolarmente simpatico attraverso le sue interazioni con i familiari (dai quali si è progressivamente allontanato nel corso del tempo), la nuova fidanzata e un paio di fidati conoscenti che gravitano nell'orbita della casa al mare di Monk. L'aspetto più interessante del film, comunque, non è tanto vedere quanto Monk possa imparare dalla ritrovata famiglia (anzi, le malinconiche pennellate legate alle infedeltà del padre e all'omosessualità del fratello, a mio avviso, aggiungono poco alla storia e sembrano appiccicate con lo sputo) quanto, ovviamente, la critica a una percezione della letteratura asservita alle mode del momento.
American Fiction. Letteratura americana, sì, ma anche "finzione" americana, la pretesa che la realtà si pieghi a quelle che sono le nostre aspettative, a quello che ci piace o che ci fa sentire bene. Nella fattispecie, la vera "esperienza di colore" deve passare per lo stereotipo del nero ignorante, malvivente, in lotta col mondo, perché non avrebbe senso, altrimenti, leggere di vite troppo simili a quelle dei bianchi borghesi. Come sarebbe possibile, in caso contrario, ripulirsi le coscienze dando soldi a chi percepiamo in difficoltà o bisognoso di riscatto, ergersi a eroi che danno voce agli oppressi, parlare di "genuinità" come se sapessimo con certezza che i neri DEVONO essere così, tutti interessati alle loro radici, a mantenere uno status quo probabilmente non perpetrato da loro? Un paio di dialoghi, a tal proposito, sono molto interessanti, anche perché Monk non è necessariamente un personaggio "affidabile", arroccato com'è nella sua idea di letteratura intellettuale, e altrettanto interessanti sono i tentativi di riprendere la struttura metanarrativa e metatestuale di Cancellazione, magari non originalissimi ma comunque funzionali al concetto che il film vuole veicolare. Purtroppo, questo cambiamento di registro e questa metatestualità sono sprazzi di stile in un film per buona parte convenzionale, sia a livello di regia che di interpretazioni; in particolare, il professore di Jeffrey Wright soffre di un confronto impari con un altro docente nominato all'Oscar, quello interpretato da Paul Giamatti, sicuramente molto più stronzo ma anche umanamente imperfetto e impegnato in un vero percorso di maturazione personale, in grado di coinvolgere ed interessare lo spettatore, mentre Monk sembra affrontare l'esistenza con la tristezza indolente di chi è convinto che tutti ce l'abbiano con lui. Per tutti questi motivi, mi sento un po' come Wiley Valdespino: avrei preferito guardare piuttosto uno stereotipato, dinamico film nigga, mi sarei divertita di più (anche se stranamente non mi sono addormentata!) e non mi vergogno a dirlo.
Di Jeffrey Wright (Thelonious "Monk" Ellison), Adam Brody (Wiley Valdespino), Keith David (Willy the Wonker) e Sterling K. Brown (Clifford Ellison) ho parlato ai rispettivi link.
Cord Jefferson è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al primo film dietro la macchina da presa. Americano, ha lavorato come sceneggiatore per la serie Watchmen. Anche produttore, ha 42 anni.
Leslie Uggams, che interpreta Agnes Ellison, è la Blind Al dei film dedicati a Deadpool e tornerà, ovviamente, nell'imminente Deadpool & Wolverine. Se American Fiction vi fosse piaciuto recuperate Il ladro di orchidee. ENJOY!
Leslie Uggams, che interpreta Agnes Ellison, è la Blind Al dei film dedicati a Deadpool e tornerà, ovviamente, nell'imminente Deadpool & Wolverine. Se American Fiction vi fosse piaciuto recuperate Il ladro di orchidee. ENJOY!
Mah, esile esile. Lo vedi e lo dimentichi facilmente. La satira anti-stereotipo "afro-american fiction" non graffia come vorrebbe. L'establishment editorial-cinematografico "all-white" è talmente stereotipato e ridicolo da ammazzare del tutto l'intento del film.
RispondiEliminaSì, questo è un altro problema del film, a mio avviso. Più che altro il suo voler essere troppe cose (romanzo di formazione, satira, parodia, commedia, dramma, ecc.) lo rende né carne né pesce.
EliminaUn film straordinario, questo senza ombra di dubbio.
RispondiEliminaIn realtà io non sprecherei questo aggettivo per American Fiction. L'ho trovato gradevole ma nulla più.
Elimina