mercoledì 12 marzo 2025

Flow - Un mondo da salvare (2024)

Non ho fatto in tempo a parlarne prima degli Oscar, ma è già qualche settimana che ho visto Flow - Un mondo da salvare (Straume) diretto e co-sceneggiato nel 2024 dal regista Gints Zilbalodis e, vista la vittoria come Miglior film animato, direi che è arrivato il momento di farvi conoscere questo gioiellino, se ancora non lo avete visto.


Trama: sorpreso da un improvviso e cataclismatico innalzamento globale delle acque, un gattino cerca di sopravvivere assieme ad altri animali...


Alla fine, non sono riuscita a vedere Memoirs of a Snail ma, per quanto riguarda la categoria lungometraggi animati, è quella che mi ha dato più soddisfazione, quest'anno. Flow - Un mondo da salvare (da qui in poi, per comodità, solo Flow) è una piccola opera realizzata in Lettonia, Francia e Belgio utilizzando soltanto il software Blender, un programma open-source che potrei utilizzare anche io, volendo. Con Blender, regista e animatori hanno lavorato senza storyboard disegnato, facendo tutto all'interno di un ambiente tridimensionale dove sono state posizionate delle telecamere "virtuali", che seguivano l'azione in tempo reale, seguendo un procedimento abbastanza complesso che potete trovare documentato online. Di queste cose non mi intendo, ci mancherebbe, ma ritengo che il risultato complessivo, salvo alcune animazioni effettivamente bruttine (quando il gattino protagonista sputa una palla di pelo, l'effetto è quasi dilettantesco), sia fluido e, nei limiti di un'opera animata con protagonisti animali dai comportamenti talvolta umani, molto naturale. Infatti, è vero che non mi intendo di tecniche di animazione, ma in casa ho due gatti, e non scherzo quando dico che spesso, guardando Flow, mi sono messa a parlare col felino protagonista, spronandolo, cazziandolo o vezzeggiandolo come faccio con le mie miciotte. Il modo di fare del gattino, miagolii compresi, è un compendio di idiosincrasie feline e il suo linguaggio corporeo è praticamente perfetto, e lo stesso vale per la natura sostanzialmente babbea del golden retriever che gli fa da compagno, il quale mi è sembrato uscire dritto dai divertiti (e spesso esasperati) racconti di una collega che ne possiede uno. In generale, pur mancando dei mezzi propri delle case di produzione più famose e blasonate, Flow sorprende per la grandiosità degli ambienti che si trovano ad attraversare gli animali del film; il regista e i suoi collaboratori hanno creato un mondo morente (o in procinto di tornare a vivere? Ci ragioniamo sopra più avanti) eppure maestoso, lussureggiante nei suoi elementi naturali e misterioso, antico, nelle poche architetture che scorgiamo durante il viaggio dei protagonisti. All'interno di un film completamente muto, le emozioni dello spettatore vengono scosse da sequenze capaci di unire la poesia della fiaba ad un prosaico senso di terrore, con momenti in cui l'inondazione cela un mondo da sogno, ed altri in cui la morte per annegamento, per fame o peggio, sembrano un destino inevitabile all'interno di una realtà stravolta e pericolosa. 


Tutto ciò viene mostrato attraverso gli occhi di un gattino grigio scuro, poco più di un cucciolo dai grandi occhioni, già abituato alla vita indipendente ed abitudinaria dei suoi simili. L'inondazione improvvisa lo costringerà ad aprire gli occhi su un mondo sconosciuto, che si estende al di là della casa dove va a rifugiarsi ogni giorno, e a stringere legami impensabili. Flow ci consegna un messaggio "muto" che invita a mettere da parte la paura e la diffidenza e celebra l'importanza dell'amicizia, della collaborazione, della generosità e dell'empatia, nonché del rispetto del passato (Cristo, scrivendo queste righe mi viene in mente la scena finale e non so se riuscirò a finire perché non vedo più nulla per colpa delle lacrime. Sì, Flow è un altro di quei lungometraggi animati, come Il robot selvaggio, che rischia di lasciare lo spettatore leggermente sensibile ridotto come uno straccio bagnato. Siete avvisati). Lo fa, come ho scritto sopra, mettendo in scena un mondo (protagonista fondamentale del film, quanto gli animali) che, per citare le parole di Stephen King "è andato avanti", dove la mano dell'uomo si percepisce palesemente, senza che si veda nemmeno un essere umano. Se gli uomini se ne sono volutamente andati, consapevoli del pericolo in arrivo, o sono scomparsi per qualche strano fenomeno, magari lo stesso che, a un certo punto, coinvolgerà l'animale più bello del film dopo il gattino, non è dato sapere; a me è sembrato che Flow non racconti una fine, quanto piuttosto un inizio, oppure un momento di transizione tra le due cose. Non è importante sapere la verità ai fini della fruizione del film, anzi, fa parte del suo fascino, ma è sicuramente qualcosa che mi ha dato da riflettere durante la visione, una curiosità che mi accompagna ancora adesso. Con questo dubbio amletico mi congedo e vi invito, se ancora non l'avete fatto, a recuperare Flow. Non fatevi spaventare dalla mancanza di dialoghi, perché la trama è coinvolgente e le animazioni sono davvero deliziose, quindi tenterei di farlo vedere anche ai bambini, magari a quelli (sempre più rari, lo so!) con una soglia di attenzione non troppo bassa.

Gints Zilbalodis è il regista e sceneggiatore della pellicola. Lettone, ha diretto un altro lungometraggio, Away. Anche produttore e animatore, ha 30 anni.


Se Flow - Un mondo da salvare vi fosse piaciuto recuperate La tartaruga rossa, Il robot selvaggio e Wall-E. ENJOY!

1 commento:

  1. Ho visto i tre film che hai consigliato di recuperare quindi non posso non vedere Flow... mi manca solo il tempo di farlo. Da quando ho un altro cane mi sembra di non avere tempo manco per dormire! ^^

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