Trama: dopo aver contratto ingenti debiti con un pericoloso criminale, Mickey Barnes decide di candidarsi come "sacrificabile" e andare nella colonia spaziale Niflheim. La sua condizione gli impone di morire e poi venire ricreato da una sorta di stampante, almeno finché le cose non cominciano ad andare ancora più storte...
Avevo sbirciato (non leggo mai veramente le recensioni prima di guardare i film e scrivere i post per il blog...) pareri assai tiepidi sull'ultima fatica di Bong Joon Ho. Per questo, nonostante il trailer mi avesse ispirato fin dalla prima visione, sono andata al cinema con aspettative abbastanza basse e forse, proprio per questo, mi sono molto divertita guardando Mickey 17. Come al solito, non ho letto il romanzo da cui è tratto, quindi non posso fare paragoni, ma Mickey 17 è una satira abbastanza corrosiva su una società che mastica e sputa il prossimo, sui riccastri e politici (non si fanno nomi ma il modello è abbastanza chiaro) che, dopo aver mangiato a sazietà nel nostro pianeta fino a rovinarlo, guardano a nuovi pascoli più verdi, e a ricrearsi un mondo a loro immagine e somiglianza. Mickey Barnes, ragazzo non proprio brillantissimo, decisamente incapace a scegliersi i migliori amici, rimane invischiato in una storiaccia di debiti e minacce di morte. Decide quindi di imbarcarsi nella missione spaziale capitanata dal politico Kenneth Marshall, candidandosi come "sacrificabile" per avere la certezza di lasciare la Terra. Un sacrificabile è il frutto di una tecnologia proibita in grado di clonare le persone e ricrearle con i ricordi della "versione" precedente, quindi può venire utilizzato per esperimenti e compiti mortali, senza troppi problemi morali (che sulla Terra, invece, ci sarebbero, visto che la tecnologia è stata bandita). I problemi cominciano quando il diciassettesimo Mickey, uscito in esplorazione sull'inospitale pianeta ghiacciato denominato Niflheim, sopravvive inaspettatamente, all'insaputa di chi, nel frattempo, ha creato la sua diciottesima versione. Dati i presupposti, e la voce narrante rassegnata e un po' babbea del povero Mickey, il film risulta un'opera spassosa e grottesca, ma non priva di momenti di riflessione; il protagonista viene trattato come un balocco da manipolare a piacimento, al limite oggetto di una curiosità morbosa ("Cosa si prova a morire?" è la domanda che tutti gli rivolgono), ma la sua condizione è un giusto un gradino sotto quella dei suoi compagni di viaggio, semplici "mezzi" per garantire a Marshall e alla moglie di soddisfare il loro ego ridicolo. Come ogni conquistatore da operetta, Marshall segue la sua ridicola visione, eleva simboli vuoti a segni divini, tratta qualsiasi vita come inferiore, soprattutto quella degli autoctoni, che diventano vittime di diffidenza e pregiudizio tanto quanto il povero Mickey, relegato al rango di sub-umano. La satira di Mickey 17 non è molto sottile, ma è sicuramente efficace, e tolti gli elementi sci-fi non si fa granché fatica a scorgere tristi scorci del nostro marcissimo presente.
Ora verrò bersagliata dalle "medaglie d'oro di sputo" (ciao, Lucio!) ma non mi ritengo granché esperta di Bong Joon Ho, quindi non stupitevi della mia incapacità di cogliere gli elementi salienti del suo stile, cosa che mi ha portata ad apprezzare ugualmente Mickey 17, nonostante sia stato accusato di essere "troppo americano". Posso dire che, a tratti, durante la visione mi è tornato in mente Okja, sia per i tanti elementi grotteschi della trama, sia per il sembiante dei mostrilli "striscianti" che compaiono nella pellicola; questi ultimi, a dire la verità, mi hanno ricordato anche l'Ohmu di Nausicaa della Valle del vento, un baluardo gentile ma feroce contro la stupidità umana e il desiderio di conquistare, inquinare, calpestare la natura, compresa quella umana. A questo proposito, gli effetti speciali non mi hanno fatto venire voglia di strapparmi gli occhi, come purtroppo accade sempre più spesso, e alcune sequenze, coadiuvate da una bella fotografia e un ottimo montaggio, mi hanno decisamente galvanizzata. Per quanto riguarda gli attori, col senno di poi sarebbe forse stato meglio guardare Mickey 17 in lingua originale, visto che Robert Pattinson funge anche da voce narrante, ma ho comunque apprezzato lo sforzo infuso dall'attore nell'interpretare Mickey nelle sue diverse incarnazioni, ognuna con un tratto caratteriale diverso, oltre alla noncuranza con la quale sfoggia un look simile a quello del Lloyd di Scemo e più scemo. Bravissimi, ovviamente, anche Mark Ruffalo, sempre più a suo agio nei ruoli weird di uomini di merdissima, e Nostra Signora Toni Collette, alla quale il regista ha confezionato una sequenza perfetta per la sua natura di horror queen, ma la piacevole novità è stata Naomi Ackie (già protagonista di Blink Twice)nei panni del personaggio più sensato e umano della pellicola. Se deciderete di andare al cinema a vedere Mickey 17, il mio consiglio per godervelo al meglio è dimenticare Parasite e le pellicole più autoriali di Bong Joon Ho; l'ultima opera del regista è decisamente più commerciale e "normale",se mi passate il termine, ma è un viaggio molto divertente e pieno di momenti inaspettati, che secondo me vale la pena intraprendere. Basta solo sapere a cosa andrete incontro!
Del regista e co-sceneggiatore Bong Joon Ho ho già parlato QUI. Robert Pattinson (Mickey Barnes), Steven Yeun (Timo), Naomi Ackie (Nasha), Daniel Henshall (Preston), Mark Ruffalo (Kenneth Marshall), Toni Collette (Ylfa) e Steve Park (Zeke) li trovate invece ai rispettivi link.
Nessun commento:
Posta un commento