Trama: alla morte del padre, la principessa Biancaneve rimane sola nel castello, al servizio della perfida Regina cattiva. Quando quest'ultima, invidiosa della sua bellezza, decide di farla uccidere, Biancaneve fuggirà nel bosco, dove incontrerà sette nani minatori e un gruppo di ribelli...
Forse voi non ve ne rendete conto, ma sono quattro, dico QUATTRO anni che ce la fanno a fette con questo Biancaneve. Non se lo sarebbe filato nessuno, se non fosse per un'incredibile combinazione di marketing mal gestito, attrici prive evidentemente di uffici stampa che gettavano benzina sul fuoco, fomentando genitori inorriditi all'idea che fosse un film "femminista" (avrebbe dovuto co-sceneggiarlo Greta Gerwig, per fortuna sua non se n'è fatto più nulla) in cui la protagonista "si salva da sola senza l'aiuto del Principe", nani (anzi, persone affette da acondroplasia) che lamentavano di non essere stati consultati, foto di scena prima ripudiate poi tristemente confermate da una Disney che deve aver cambiato la trama in corsa tante di quelle volte da arrivare, alla fine, al risultato più banale possibile. Tranquilli, Biancaneve è sempre la solita solfa. Stavolta, sì, la principessa ambisce all'essere impavida, come erano i suoi genitori, e il suo obiettivo principale è riprendersi il regno, popolato da persone le cui coscienze sono state addormentate da una regina amante del lusso, ma da qui a salvarsi da sola ci passa un abisso. Biancaneve è sempre la solita minchia di mare, e il principe che principe non è, a meno di non intenderlo in senso RobinHoodiano (ci torniamo su sta cosa), le para il culo non una, bensì due volte, nonostante sia poco meno cretino di lei, ci tengo ad aggiungere. Per quanto riguarda i nani, non arriviamo all'orrore che era Biancaneve e il cacciatore, con le facce di attori di altezza "comune" appiccicate su corpi non loro, perché sono stati realizzati aggiungendo un po' di CGI ad un film dove l'unica cosa non creata al computer sono i costumi (forse), ma sono comunque bruttarelli. Cucciolo, in particolare, sembra la versione semovente del ragazzino di Mad Magazine, e la cosa che mi ha sconvolta dalle risate, in tutto questo, è vedere George Appleby messo lì a mo' di contentino, di Ottavo Nano guzzantiano, all'interno del gruppo dei Merry Men ribelli della foresta (che sembrano i protagonisti delle vecchie pubblicità di Oliviero Toscani per la Benetton, ma più straccioni). La storia d'amore, per completisti e nemici del "woke", c'è sempre ed è sempre basata sul nulla, su un paio di canzoncine aggiunte alla bisogna all'interno di una colonna sonora che contiene una marea di inediti di pura derivazione Frozeniana (scritte dagli stessi autori che hanno vinto un Oscar per City of Stars, santo cielo!!) più le canzoni iconiche del Biancaneve del 1937; il risultato è che un film apparentemente leggero diventa una lagna di rara pesantezza, salvato giusto dal numero musicale dedicato alla Regina cattiva e da Impara a fischiettar.
Le mille idee trapelate nel corso di quattro anni, in primis quella che voleva i compagni di Biancaneve come creature mitologiche del bosco, sono state spazzate via e ridotte a favore di un'opera che probabilmente annoierà i bambini e che, agli occhi un adulto, sembra incredibilmente puerile. La stessa ribellione di Biancaneve è posticcia, perché la principessa non scappa dal castello spinta dal desiderio di cambiare le cose, ma per il terrore di venire uccisa dalla Regina. Quest'ultima, poveraccia, è scritta su un foglio di carta velina; a parte il fatto di aver messo la figliastra a lavare pavimenti e vietato le sagre paesane, il film non si impegna neppure a fornire un'espressione "visiva" dell'orrore in cui è piombato il villaggio sotto il suo regno. Certo, i paesani vestono coi toni del grigio, ma considerato che nel comparto costumi e props si è andati talmente al risparmio che le pietre preziose e i gioielli sembrano di plastica quanto quelli usati in Descendants, non credo sia una cosa così brutta. E rimanendo in tema di regia, scenografia, ecc. L'unica scelta felice di Marc Webb è un'omaggio iniziale a La casa di Raimi (anche se non si capisce perché gli alberi si vogliano mangiare Biancaneve mentre soldati e ribelli camminano nel bosco come se niente fosse), il resto è un trionfo di leziosità assortite appiccicate a un green screen, sulle quali spiccano i terrificanti animaletti sorridenti che seguono Biancaneve neanche fosse San Francesco, i fiori posticci che cicciano nel bosco e quel trionfo di mal di testa che è la miniera dei nani, finta come una moneta da 3 euro. Passando invece a parlare di attori, almeno di quelli in carne e ossa, Rachel Zegler e Gal Gadot ci credono, si divertono e si vede, gli altri sembrano passare lì per caso. In particolare, il povero Andrew Burnap nei panni del non-principe Jonathan perde il confronto impietoso non solo col Robin Hood di Kevin Costner ma persino con quello di Cary Elwes in Robin Hood un uomo in calzamaglia, film evidentemente presi a modello da Marc Webb ed Erin Cressida Wilson, come dimostrano la fuga dal carcere e il fatto che, durante le scene nel bosco, mi aspettavo di sentire cantare "We are men, we are men in tights!". Per farla breve, Biancaneve non è un film brutto perché woke, inclusivo, irrispettoso, buonista: è un film mediocre perché dà un colpo al cerchio e uno alla botte per quanto riguarda la sceneggiatura, e perché, a livello di regia, fotografia ed effetti speciali, si assesta sui bassi livelli qualitativi tipici delle recenti produzioni Disney (il doppiaggio italiano, per esempio, ci regala un favoloso "affinché lo specchio RISPONDEVA". Ditemi che ho avuto un'allucinazione uditiva). Se penso che, a sei anni, il mio primo film visto al cinema è stato Biancaneve e i sette nani e i seienni di oggi devono accontentarsi di questa robetta, mi viene pena per loro.
Di Gal Gadot, che interpreta la Regina cattiva, ho già parlato QUI mentre Martin Klebba, che doppia Brontolo, lo trovate QUA.
Marc Webb è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come The Amazing Spider-Man e The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 51 anni.
Rachel Zegler interpreta Biancaneve. Americana, la ricordo per film come West Side Story, Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente e Y2K. Ha 24 anni.
Se Biancaneve vi fosse piaciuto recuperate Biancaneve e i sette nani e il Biancaneve di Tarsem. ENJOY!
Aridatece Angela Carter, Neil Jordan o, almeno, Gretel e Hansel (a proposito, The Monkey sarà una delusione più forte di Biancaneve perché più inaspettata, il film di Perkins è completamente fuori dalla sua cifra). Siamo passati dai Grimm a Walt Disney alla Walt Disney Company... come si sia arrivati a spendere 200 mln per questo film (è vero la miniera è inguardabile ma, imperdonabile, è la cgi al posto dei nani privi così di espressività - e a pagarne il pegno più grande è proprio Cucciolo che nel capolavoro del '37 ci aveva fatto innamorare con quel suo visino e quel suo sguardo da farti sciogliere il cuore e voler abbracciare); insomma, come si sia attivati a 200 mln di budget per questo lavoro è un mistero. Almeno la sceneggiatura ha avuto la furbizia di raccontarci a inizio e poi, spiegarci, a fine film (casomai non lo avessimo capito - grazie Specchio paternale) perché Biancaneve, che bianca certo non è, comunque è liliale "come la neve". Sinceramente poco mi interessa che la principessa sia latina (o che a suo tempo Gal Gadot/Wonder Woman avesse le tette troppo piccole per interpretare Diana) però che Biancaneve improvvisamente si scopra Spartaco (pardon Rosa Luxembourg) proprio no: ma cosa c'entra? Perché tra la fiaba dei Grimm e la favola del vero Disney questi qui non hanno saputo che direzione prendere e, alla fine, per venire incontro ai molti hanno finito per scontentare tutti.
RispondiEliminaThe monkey vado a vederlo stasera, inutile dire che ho una scimmia sulla spalla devastante!
EliminaOnestamente, anche la questione Spartaco/Rosa Luxembourg la vedo proprio di poco conto: è normale che una principessa voglia salvare il suo regno dalla povertà e tristezza, il problema è che Biancaneve ci riesce con un mezzuccio melenso che fa ridere i polli. Cioè, davvero nessuno è stato in grado di ricordarsi i propri gesti gentili, prima che la protagonista arrivasse a parlarne?
Un film nato probabilmente già morto, che si è retto in piedi e ha guadagnato il suo solo grazie alle polemichette messe in piedi (ad arte?) dall'attrice protagonista. Non mi stupisce che dopo quattro anni di tela di Penelope alla fine il risultato non sia piaciuto a nessuno. Ma intanto un po' di incassi li ha portati a casa e credo che dopo tutta sta manfrina alla D siano molto contenti così.
RispondiEliminaSecondo me hanno cambiato talmente tante volte la sceneggiatura in corso d'opera, che la Zegler si è ritrovata a parlare di qualcosa che già non esisteva più!
EliminaMadonna che triste parabola quella di Webb...
RispondiEliminaMadonna che triste parabola quella di Webb...
RispondiEliminaMa sai che io, alla fine, i suoi Spider-Man nemmeno li ho visti? XD
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