Ci ho messo un po' perché volevo andare a vederlo con Nora (con la quale eravamo andate a vedere l'originale, diventato uno dei nostri film preferiti), ma domenica ho finalmente guardato Lilo & Stitch, diretto dal regista Dean Fleischer Camp.
Trama: un violento, dispettoso alieno fugge dai suoi creatori e finisce per rimanere bloccato alle Hawaii. Lì, per mero spirito di autoconservazione, si finge un cane e si fa adottare da Lilo, bimba orfana e senza amici, che rischia di venire separata anche dalla sorella maggiore...
Un po' per mancanza di tempo, un po' per timore reverenziale, non ho riguardato Lilo e Stitch prima di andare in sala a vedere il remake live action. Questo potrebbe essere il motivo principale per cui non ho odiato il film di Dean Fleischer Camp e sono arrivata a ritenerlo addirittura uno dei migliori live action Disney recenti (viste quelle monnezze mezze o totali di Pinocchio, La sirenetta e Biancaneve, non è che ci volesse molto). Pur con qualche "licenza poetica", infatti, il nuovo Lilo & Stich mantiene inalterati i capisaldi che hanno decretato il successo del cartone, in primis il percorso di crescita combinato che vede protagonisti i due personaggi titolari. Sia Lilo che Stitch nascono come due agenti di caos, scombinati da una situazione familiare che li vuole privi di regole, perennemente arrabbiati e tristi, soli e disprezzati; l'incontro tra queste due anime affamate d'amore, inizialmente sarà fonte di ulteriori guai, poi darà vita ad una nuova amicizia, un'Ohana che porterà anche altre persone, sia umani che alieni, a fare cerchio attorno a loro. E' una storia semplice e tenera, quella di Lilo e Stitch, con molto umorismo e un pizzico di avventura. Il live action punta molto sull'aspetto sentimentale e, soprattutto nella prima parte, gioca su un terreno assai simile a quello di Un sogno chiamato Florida, col risultato di risultare MOLTO più triste del cartone animato. Non solo, infatti, gli sforzi di Nani per tenere con sé Lilo sembrano ancora più ardui, peggiorati da una povertà e un disagio difficili da edulcorare, ma si scorgono indizi di una disparità sociale, tra autoctoni e turisti, che fa ribollire il cuore dello spettatore di rabbia. Questa è però un'arma a doppio taglio, nonché l'unico, vero difetto del film. Il terreno di gioco, infatti, è sì simile a quello di Un sogno chiamato Florida, ma i giocatori sono molto diversi. Turismo di lusso e gentrificazione sono dipinti come la giusta norma in Lilo & Stitch, infatti Lilo viene bonariamente dissuasa dall'utilizzare la piscina del resort e tenuta ai margini del baracconesco luau dove lavora Nani. Le due sequenze dovrebbero fungere da recurring joke (la prima) e da catalizzatore per il fallimento di Nani (la seconda), ma entrambe non fanno altro che normalizzare un concetto aberrante, che trova il suo compimento nel deludente finale, in cui il significato di Ohana viene distorto proprio in virtù di tale concetto: le Hawaii non appartengono più agli autoctoni, ed è bene che questi ultimi lo accettino, perché per avere un futuro roseo l'unica soluzione è abbandonare tutto e volare in America (solo se si è belli, intelligenti e capaci, ovvio).
Forse questi aspetti c'erano anche nel cartone animato del 2002, forse a 21 anni non ci facevo caso; sicuramente, all'epoca, la disperazione di Nani all'idea di perdere Lilo era tangibile e la lotta tra la ragazza e le istituzioni cieche alle esigenze particolari della piccola metteva davvero ansia, perché sappiamo tutti che il sistema di foster care non è una passeggiata, soprattutto in comunità già svantaggiate. Qui, invece, abbiamo la bonaria ed elegante Tia Carrere, sempre pronta a tendere una mano (che poi, tanto casino, se la soluzione al "problema" di Nani era così semplice perché non lasciare subito Lilo ai bravissimi vicini?), e una tecnologia aliena che giustifica la paraculaggine di qualsiasi decisione. Ok, alla fine questo post è diventato una critica, e mi dispiace, perché mi sono sinceramente divertita guardando Lilo & Stitch, quando non avevo il magone, ovviamente. "Colpa" del musetto adorabile della piccola Maia Kealoha, perfetta per interpretare Lilo, e anche del sembiante morbidoso e puccio del pelosissimo Stitch. Sapete che ODIO la CGI ma, per una volta, non ho percepito scollature tra i personaggi reali e quelli generati al computer, forse grazie alla perizia di Dean Fleischer Camp, che già si era fatto le ossa col poetico Marcel the Shell (non a caso, il regista ha preteso che la Kealoha avesse uno Stitch a grandezza naturale, benché inanimato, col quale interagire, evitandole la fredda, allucinante pallina da tennis). Anche i personaggi secondari, benché un po' modificati nel carattere e nelle intenzioni, mi sono piaciuti, così come la riproposizione di alcune scene iconiche, che non hanno perso un briciolo della loro forza originale. Certo, avrei voluto un po' più Elvis e anche un po' più crossdressing, ma il Pleakley di Billy Magnussen è abbastanza fluido da aver causato sicuramente un po' di scompensi in quelli che urlano alla "wokeizzazione" del mondo. Lasciando da parte inevitabili delusioni e qualche sproloquio personale, vi consiglio sicuramente la visione di Lilo & Stitch e, se ne avete la possibilità, ve la consiglio in sala, nonostante sia nato come un film da far uscire direttamente su Disney +, perché non si percepiscono minimamente gli eventuali difetti dovuti al passaggio tra i due media.
Del regista Dean Fleischer Camp ho già parlato QUI. Chris Sanders (voce originale di Stitch), Zach Galifianakis (Jumba), Billy Magnussen (Pleakley), Courtney B. Vance (Cobra Bubbles) e Tia Carrere (Mrs. Kekoa) li trovate invece ai rispettivi link.
Tia Carrere era la voce originale di Nani nel cartone animato originale. A Ving Rhames, che invece doppiava Cobra Bubbles, era stato offerto un piccolo ruolo ma ha dovuto declinare perché già impegnato in Mission: Impossible - The Final Reckoning. Ovviamente, se Lilo & Stitch vi è piaciuto dovete assolutamente recuperare il cartone animato originale del 2002. ENJOY!
L'ho trovato dolcissimo. Davvero adorabile. Per me, pari merito col cartone.
RispondiEliminaPer me il cartone sarà sempre una spanna sopra. E' quel finale che mi ha fatto un po' storcere il naso.
EliminaFaccio una confessione: sono tra i pochi al mondo a non aver mai visto Lilo & Stitch in versione animata. E ora sono tra i pochi al mondo a non aver ancora visto il live-action :)
RispondiEliminaIl cartone animato è una mancanza gravissima, recuperalo appena puoi! :)
EliminaA malapena sopporto il cartone che ritengo (in oltre) una delle opere più sopravvalutate di sempre, la piccola Lilo poi l'ho sempre trovata simpatica come un'afta in bocca! Sicuramente non ne farò una tragedia ne una malattia a risparmiarmi questo ennesimo flop in carne (putrida) e squallidi pixel!
RispondiEliminaPuò non piacere, ma non lo definirei flop, anzi. In Italia, al momento, è il miglior incasso del 2025 e in America ha fatto numeri da record, recuperando ampiamente i soldi spesi per realizzarlo.
EliminaSolo perchè incassa non significa che sia un buon film, anzi...
EliminaHai assolutamente ragione, ma hai parlato di flop. Può non piacerti l'idea, però sta avendo moltissimo successo, quindi non può essere definito tale. Comunque, se già non sopporti il cartone animato, a maggior ragione questo non è un film per te!
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