venerdì 20 giugno 2025

2025 Horror Challenge: Valerie and Her Week of Wonders (1970)

Il tema della challenge, questa settimana, era un film degli anni '70. Ho scelto quindi Valerie and Her Week of Wonders (Valerie a týden divů), diretto e co-sceneggiato nel 1970 dal regista Jaromil Jires a partire dal romanzo omonimo di Vítězslav Nezval.


Trama: Valerie, che vive con la religiosissima nonna, viene minacciata dal "Conestabile", un uomo mascherato che punta ad ottenere i suoi orecchini di perle. In soccorso di Valerie arriva il giovane Orlik...


Leggete pure l'abbozzo di trama di Valerie and Her Week of Wonders, ma poi dimenticatela. E' arduo, infatti, spiegare di cosa parli il film di Jaromil Jires, il quale ha già avuto enormi difficoltà a portare su schermo la fiaba gotica e surreale di Vítězslav Nezval, ma posso provarci, almeno un po'. Valerie and Her Week of Wonders è un coming of age gotico e sottilmente erotico, che racconta le prime pulsioni adolescenziali, i primi passi verso la maturità sessuale, della tredicenne Valerie. Lo fa attraverso immagini fortemente oniriche, zeppe di simbologie legate alla natura (fiori, animali, uccelli e insetti la fanno da padrone), ai colori e alla religione, ed è talmente raffinato nella sua rappresentazione di un erotismo dolce, innocente e libero, che il titolo italiano Fantasie erotiche di una tredicenne è un vergognoso, fasullo richiamo per rattusi. I "poveri" pervertiti italiani dell'epoca, probabilmente, a guardare il film si saranno fatti due palle cubiche, oltre a non averci capito nulla; la tredicenne Valerie, infatti, mostra ben poco delle sue grazie, e sembra più una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie con un piede nella fanciullezza e uno nell'età adulta. La "settimana delle meraviglie" della ragazza, il cui inizio coincide con la sua prima mestruazione, consiste in un continuo tira e molla tra l'amore puro incarnato dal giovane Orlik, la libertà portata da una compagnia teatrale ambulante, e tutta una serie di cupe minacce alla sua castità e alla sua vita, che provengono da chi la vorrebbe sottomessa, in un modo o nell'altro. C'è il terrificante "Conestabile", un vampiro mutaforma che ambirebbe ad ottenere gli orecchini di Valerie, simbolo di salute e giovinezza (oltre che del "bocciolo" ancora intatto della ragazza); c'è il leppegosissimo prete missionario che tenta di violentare Valerie; c'è la nonna, che alla nipote invidia bellezza e giovinezza e per questo la consegna al "Conestabile" senza pensarci due volte. Valerie, nella sua inesperienza, è sia disgustata che attirata da tutta questa oscurità che la circonda, e affronta ogni situazione col coraggio incosciente di chi ha l'adolescenza dalla sua. Purtroppo, così non è per le altre donne del paese. Per ogni candida fanciulla che vive in comunione con la natura o per ogni ragazza che si abbandona al sesso senza vergogna, c'è almeno una giovane che va in sposa contro la sua volontà, privata di ogni slancio vitale, una signora matura abbandonata perché ormai vecchia e brutta, una donna costretta a vergognarsi di provare piacere. 

La trama di Valerie and Her Week of Wonders è più una raccolta di suggestioni che una storia vera e propria, soprattutto verso il finale, che vira ancor più verso l'onirico e il surreale, ed è un viaggio che ogni spettatore dovrebbe intraprendere lasciando che il film gli parli in base alle esperienze pregresse, alle conoscenze e all'umore. Spesso e volentieri, infatti, i pochi dialoghi riportano cose che vengono contraddette dopo poche sequenze e le atmosfere da feuilleton, contaminate da caratteristiche tipiche del romanzo gotico, si mescolano ad aspetti che richiamano i racconti popolari ed altre forme d'arte come la danza e l'arte. Per questo, il film di Jires è soprattutto una gioia per gli occhi. Realizzato con una fotografia "morbida", che lo rende anche visivamente un sogno ad occhi aperti, Valerie and Her Week of Wonders non ha una sola immagine che non sembri un quadro in movimento. Bisognerebbe guardare il film una volta e poi rivederlo andando avanti per fermi immagine, riempendosi il cuore di una bellezza, un gusto per la composizione dello spazio, per la disposizione dei colori, per le scenografie e i costumi, che hanno pochi eguali, almeno per quanto riguarda la mia esperienza cinematografica (pare, infatti, che In compagnia dei lupi di Neil Jordan sia un omaggio al film di Jires, ma l'ho visto da ragazzina e non ricordo nulla). Ogni sequenza, inoltre, ha fortissimi valori simbolici, che nascondono significati che vanno oltre il semplice proseguimento del racconto. Anche la colonna sonora del film, realizzata da Luboš Fišer, è incredibilmente originale. Rispettando le atmosfere della pellicola, la musica che l'accompagna si divide equamente tra melodie cupe, altre più solenni, quasi religiose, dolci nenie infantili e allegre fanfare popolari, il tutto mescolato senza soluzione di continuità, cosa che conferisce alla colonna sonora caratteristiche oniriche, che fluttuano tra l'inquietante e il meraviglioso. Di sicuro, per parlare di tutti gli elementi che compongono il film non basterebbe il mio breve post né la mia scarsa conoscenza del medium cinematografico, ma spero vi bastino queste mie poche, sconnesse parole entusiaste per convincervi a recuperare Valerie and Her Week of Wonders e a guardarlo, almeno una volta nella vita, perché è un'esperienza splendida, in grado di rinfocolare l'amore per il Cinema con la C maiuscola!

Jaromil Jires è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Nato nella ex Cecoslovacchia, ha diretto film come Lo scherzo, Il caso del coniglio e Eclissi parziale. E' morto nel 2001.



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