Trama: "Ghetto" Pat Calhoun, ex un rivoluzionario esperto di esplosivi, è costretto a darsi alla fuga e andare a vivere in una cittadina sperduta assieme alla figlia quando la sua ex compagna, Perfidia Beverly Hills, viene catturata dal governo. Anni dopo, il passato di Pat, ora Bob, torna a mettere in pericolo lui e la figlia ormai sedicenne...
Come ho scritto su, non ero molto convinta di andare a vedere Una battaglia dopo l'altra. Il motivo è che, all'epoca, la premiata ditta Paul Thomas Anderson/Thomas Pynchon mi aveva fatto venire il latte alle ginocchia con Vizio di forma, e l'ultimo film del regista, Licorice Pizza, mi aveva entusiasmata poco. Complice la durata di quasi tre ore, temevo sarei stata uccisa dal Bolluomo, trascinato allo spettacolo delle 21, dopo pochi minuti dall'inizio e, soprattutto, che avrei accolto la morte con gioia, invece Una battaglia dopo l'altra si è rivelato inaspettatamente gradevole. Girato per la maggior parte in Vista Vision, cosa che purtroppo qui in Italia conta quanto il due di coppe a briscola, Una battaglia dopo l'altra è un esempio di magnifica regia, di intelligentissimo montaggio, di splendida fotografia, di attenzione ai costumi (ci sono alcuni capi di vestiario che si ripropongono di personaggio in personaggio, con diverse valenze) ed è uno dei rari film recenti in cui la colonna sonora è fondamentale per definire il ritmo del racconto. Che, fin dalla prima scena, inanella appunto "una battaglia dopo l'altra", come da citazione presa da una dichiarazione del 1969 e attribuita al gruppo rivoluzionario The Weather Underground. Non c'è mai un istante di stasi all'interno del film, che inizia come se ci trovassimo davanti la scena madre di un film action e da lì non diminuisce né in tensione né in movimento, visto che la cinepresa non sta ferma un secondo e, attraverso lunghi piani sequenza, segue personaggi perennemente in agitazione, anche quando stanno immobili a stordirsi di droga sul divano. Persino quest'immobilità, infatti, è la facciata di animi tormentati, di un nervosismo che precede o segue un'azione importante per il destino del personaggio stesso, che sia o meno volontaria; il risultato è che lo spettatore non sa mai cosa aspettarsi da Una battaglia dopo l'altra, e si trova sempre sul chi va là, che si parli di Bob, Willa e Perfidia, oppure della misteriosa "agenda" del terribile colonnello Lockjaw. Nel primo caso, la cinepresa segue i personaggi nel corso dei frenetici ingressi all'interno di luoghi chiave per la riuscita della loro rivoluzione e poi nella loro precipitosa fuga dalle autorità (culminante in un inseguimento in macchina allucinante, che dà l'illusione di trovarsi davvero sull'auto guidata da Willa); nel secondo caso, Anderson indugia sul volto indurito di un Sean Penn disgustoso, sul tormento di un uomo deprecabile, diviso tra la brama sessuale verso Perfidia, rivoluzionaria di colore, e il desiderio di entrare a far parte dell'imbarazzante élite di uomini bianchi, eterosessuali, potenti, razzisti e misogini che rispondono al nome di "Pionieri del Natale". Come ho scritto sopra, questo movimento frenetico, di persone sballottate e tormentate, si riflette sulla colonna sonora. Salvo alcune canzoni il cui testo richiama la situazione contingente, buona parte dello score di Jonny Greenwood è composto da accordi di piano dissonanti (non me ne intendo ma mi è sembrato che venisse ripetuta spesso la stessa nota), con qualche altro strumento che interviene sporadicamente a creare delle fughe ansiogene.
A fronte di un comparto tecnico di prim'ordine, ciò che mi impedisce di definire "capolavoro" Una battaglia dopo l'altra è che la trama, un mix di action, commedia nera e dramma, è piuttosto semplice, se posso permettermi di usare un termine simile. Anderson si ispira a Pynchon e, pur trasportando la storia di Vineland ai giorni nostri (non è troppo difficile scorgere richiami a MAGA e Antifa), da ad intendere che le battaglie per la libertà, contrapposte allo schifo di valori che vanno contro ogni idea di democrazia, sono radicati da sempre all'interno della storia americana. E il messaggio di Anderson è chiaro, ovvero che nessuno dei due estremi è una via auspicabile, quello di destra per ovvi motivi, quello di sinistra perché porta a risoluzioni violente che rischiano di distruggere quanto di buono esiste in un messaggio di libertà, condivisione e apertura mentale. Perfidia, in primis, è un personaggio borderline, che farebbe qualunque cosa per la sua causa, ed è egoisticamente drogata dell'adrenalina che deriva dalla sua furiosa lotta per la rivoluzione; quasi di rimando, dopo essere stato abbandonato, Bob drogato lo diventa davvero, ed acuisce in questo modo la paranoia instillatagli in decenni di "indottrinamento" contrario alla sua natura di uomo "statico". Forse per questo il personaggio migliore di tutti è il Sensei di Benicio Del Toro, impegnato ma equilibrato, consapevole della necessità di una mente sana che organizzi con rigore una ribellione votata innanzitutto al bene delle persone, non al terrorismo. Poiché, a parer mio, i concetti e il canovaccio di base sono molto semplici ed immediati, quello che mi ha fatta un po' storcere il naso è l'impressione che Anderson abbia voluto "complicare" le cose, intrecciando vicende e inserendo innumerevoli personaggi che compaiono pochi minuti, giusto per allungare un brodo che avrebbe potuto durare una mezz'oretta in meno. Nonostante questo, le quasi tre ore passano in un lampo e il film è leggero come una piuma, soprattutto grazie alle interpretazioni di Sean Penn, della cazzutissima virago Teyana Taylor, che si mangia la maggior parte delle eroine action degli ultimi anni, e dell'adorabile Leonardo DiCaprio. Sapete che da ragazzina non lo sopportavo, segaligno ed efebico com'era, ma ora che ha smesso di curare l'aspetto fisico e ha accettato di diventare la versione moderna di Jack Nicholson nel finale de Le streghe di Eastwick, con una punta di fattanza alla Drugo Lebowski, lo trovo adorabile, e ogni sua interpretazione mi strappa l'applauso, come in questo caso. Una battaglia dopo l'altra è dunque l'ennesima conferma di come Paul Thomas Anderson sia uno dei pochi Autori completi rimasti a combattere una disperata guerra cinematografica contro remake, reboot, revival, seguiti ed opere mastodontiche che finiscono dritte nel tritacarne dello streaming, e anche solo per questo Una battaglia dopo l'altra merita di essere visto in sala (possibilmente una con le palle). Ne vale davvero la pena!
Del regista e sceneggiatore Paul Thomas Anderson ho già parlato QUI. Leonardo DiCaprio (Bob), Sean Penn (Col. Steven J. Lockjaw), Benicio Del Toro (Sensei Sergio St. Carlos), Tony Goldwyn (Virgil Throckmorton) e Jena Malone (voce al telefono) li trovate invece ai rispettivi link.
Regina Hall interpreta Deandra. Americana, ha partecipato a film come Scary Movie, Scary Movie 2, Scary Movie 3, Scary Movie 4, Superhero - Il più dotato tra i supereroi e a serie quali Ally McBeal. Anche produttrice, ha 55 anni e tre film in uscita.
Teyana Taylor, che interpreta Perfidia Beverly Hills, è una nota cantante R&B americana. Alana Haim, protagonista di Licorice Pizza, compare nel ruolo della rivoluzionaria bianca che mette l'esplosivo nella banca. ENJOY!
Sean Penn una macchietta....Di Caprio, oddio, l'ho preferito in altri ruoli. Film che la tocca pianissimo ma concordo parecchio con la tua lettura. Difficilmente un film così adrenalinico lo releghi tra i film del cuore ma ho ammirato davvero molto di questa pellicola in particolare il turbamento che ho vissuto per gran parte del film.
RispondiEliminaSPOILER:
La morte di Sean Penn con il gas....ricorda esattamente un precedente. Tanti piccoli dettagli che rendono questo film potente e il grottesco spesso è inferiore alla realtà.