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domenica 30 ottobre 2016

American Pastoral (2016)

Pur digiuna del romanzo omonimo di Philip Roth, mercoledì sono andata a vedere American Pastoral, esordio alla regia di Ewan McGregor.


Trama: Seymour Levov, detto lo Svedese, è invidiato da tutti per la ricchezza, la bellezza e la splendida famiglia. La vita perfetta dello Svedese comincia però a sgretolarsi quando la figlia Merry viene sospettata di avere compiuto un attentato e scompare senza lasciare traccia...


Il mio post su American Pastoral sarà sicuramente molto superficiale e ogni impressione che seguirà sarà tratta esclusivamente dalla visione del film, in quanto non ho mai letto il romanzo da cui è stato tratto e non posso fare confronti. Preso di per sé, il primo film di Ewan McGregor nei panni di regista è un gigantesco punto interrogativo. Non brutto al punto da risultare aberrante, questo no, però neppure entusiasmante. Il fatto è che non ho ben compreso cosa volesse raccontare l'attore. American Pastoral mette in scena la rovina della vita perfetta di un uomo fondamentalmente buono, con l'unica colpa di avere avuto fortuna per quel che riguarda aspetto fisico, abilità sportive e origini familiari, e per questo messo in croce dalle due donne della sua vita, moglie e figlia. Le vicende dello Svedese, ambientate negli anni turbolenti della guerra del Vietnam e delle rivolte razziali negli Stati Uniti, si intrecciano agli sconvolgimenti sociali in maniera così stretta che la sfortuna del singolo diventa la rappresentazione in piccolo di tutta la violenza subita da una Nazione bibina, fortemente convinta del fatto che il sogno americano WASP sia slegato dalle brutture del mondo al punto che quando esse colpiscono dritte nelle palle l'unica reazione è una perplessa impotenza. Lo Svedese, a dispetto delle radici ebree e del soprannome, E' la quintessenza dell'America buona ma ottusa, impreparata ad affrontare la triste realtà pur con tutte le migliori intenzioni, mentre la figlia Merry rappresenta invece il mondo intero, pronto ad aprire gli occhi all'ignoranza provinciale e a ricoprirglieli di sangue e sofferenza; Dawn, moglie dello Svedese, diventa invece quell'America superficiale in maniera fastidiosa, che sceglie di non vedere e tagliare via ciò che offende il suo sguardo, fosse anche quella parte di popolazione "naif" di cui si parlava sopra, che alla bisogna diventa capo espiatorio per tutto ciò che non va. Insomma, democratici contro repubblicani, con rivoluzionari, terroristi e invasati senza arte né parte a fare da triste spartiacque. E, purtroppo, mai una volta che il discorso venga approfondito.


Il fatale difetto di American Pastoral è per l'appunto questo avvicendarsi sullo schermo di macchiette da deridere, caratteri appena abbozzati e talmente prevedibili da risultare fastidiosi. Con tutto il bene che si arriva a volere allo Svedese, fondamentalmente una povera mucca condotta al macello, la sua natura ignava e la sua cocciutaggine mettono voglia di prenderlo a ceffoni. Non che questo giustifichi minimamente moglie e figlia, rispettivamente interpretate da una superba Jennifer Connelly e da una Dakota Fanning che ad ogni inquadratura ti porta a pensare "Ma come hai fatto a diventare così MMostro, figlia mia? Eri una bimbetta così carina...". Miracolo del make-up (che mostra tutti i suoi limiti quando deve invecchiare o ringiovanire in maniera naturale i personaggi, ridotti a maschere di cera), la Connelly passa da moglie e madre coraggio ad algida stronza le cui motivazioni sono talmente risibili che meriterebbe un colpo di pistola in fronte, mentre la Fanning è semplicemente odiosa, anche senza bisogno di trucco: la pargola balbuziente spinge lo spettatore a volerle strappare la lingua ogni volta che apre bocca e il passaggio da mocciosa psicotica a terrorista, per poi arrivare a sucida santona indiana, è talmente repentino e mal motivato da causare più di una perplessità. Alla fine della visione di American Pastoral la sensazione che mi è rimasta è stata quella di aver visto soltanto la triste storia di un povero belinone, inoltre l'approfondimento storico/culturale è talmente superficiale che non mi è venuta neppure la solita voglia di andare a cercare informazioni relative al periodo in cui è ambientata la pellicola e sinceramente non penso che Philip Roth abbia lasciato le stesse sensazioni a chi ha letto il romanzo (ma oh, potrei sbagliare). Ewan McGregor, tu mi hai diludendo, come attore e soprattuttamente come regista. Belle immagini sì, ma la prossima volta vorrei un po' più di verve e impegno, ché qui son tutti buoni a girare drammoni insipidi, dai.


Di Ewan McGregor, regista e interprete dello "Svedese", ho già parlato QUI. Jennifer Connelly (Dawn Levov), Dakota Fanning (Merry Levov), Peter Riegert (Lou Levov) e David Strathairn (Nathan Zuckerman) li trovate invece ai rispettivi link.

Rupert Evans interpreta Jerry Levov. Inglese, ha partecipato a film come Hellboy, The Boy e a serie come The Man in the High Castle. Ha 40 anni.


Il film ha avuto una gestazione di dieci anni, tanto che sia Paul Bettany che Evan Rachel Woods, scelti per interpretare rispettivamente lo Svedese e Merry, hanno abbandonato il progetto ed è rimasta la sola Jennifer Connelly. Per finire, se vi fosse piaciuto American Pastoral potrebbe essere una buona idea recuperare Arlington Road. ENJOY!


giovedì 20 ottobre 2016

(Gio) WE, Bolla! del 20/10/2016

Buon giovedì a tutti! Altra settimana in cui non c'è un particolare film che desidero ardentemente vedere ma la scelta è come al solito molto vasta. Unica cosa: a Savona non è uscito ma sappiate che Pay the Ghost è abbastanza inguardabile. ENJOY!

Jack Reacher: Never Go Back
Reazione a caldo: Boh!
Bolla, rifletti!: Non avendo visto il primo Jack Reacher non credo andrò a vedere neppure il secondo capitolo della saga, anche se mi dicono che, salvo ovvi limiti di genere, non fosse così male. Magari nel weekend recupero intanto il primo, poi si vedrà.

I babysitter
Reazione a caldo: Per favore...
Bolla, rifletti!: Remake di una commedia francese con l'aggiunta di quei raffinatoni di Mandelli e Ruffini... se permettete, dubito avrà lo stesso successo che ebbe il buon Bisio con Benvenuti al sud. Non posso farcela, abbiate pietà.

Piuma
Reazione a caldo: Ma anche no
Bolla, rifletti!: A parte che il tema "Junico" mi ispira davvero poco a prescindere, la sola idea di guardare un film italiano recitato da adolescenti sconosciuti potrebbe portare all'esplosione di orecchie e cervello. Sarà pure un film leggero come una piuma ma solitamente la dizione dei coinvolti è pesante come un macigno.

American Pastoral
Reazione a caldo: Almeno uno!
Bolla, rifletti!: Ecco, pur non avendo letto il libro di Philip Roth questo mi ispira decisamente, soprattutto per gli attori coinvolti. Purtroppo chi l'ha visto lo ha definito senz'anima, quindi ho anche un po' paura...

Cicogne in missione
Reazione a caldo: Vergognosamente, mi ispira
Bolla, rifletti!: Il trailer è un trionfo di colori, tenerume assortito e belinate (molte belinate, mi si dice che la trama sia da mani nei capelli), di sicuro la voglia di vederlo è parecchia. Chissà se vinceranno le cicogne o Ewan McGregor in versione impegnata?

Al cinema d'élite arriva invece Ken Loach!

Io, Daniel Blake
Reazione a caldo: Eh beh!
Bolla, rifletti!: L'"Eh beh!" sta per "Ken Loach è sempre una garanzia" ma anche "Ovviamente non avrò tempo di andarlo a vedere visti i giorni di programmazione limitatissimi". Credo ci metterò un po' a scoprire se questo racconto proletario ha meritato o no la Palma d'oro a Cannes...

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