Il tema della Nuovi Incubi Halloween Challenge oggi era "Euro Horror". Ho deciso di combinarlo con la challenge horror di Letterboxd, che questa settimana chiedeva di guardare un documentario, ed è così che ho finito per scegliere All the Colors of Giallo, diretto e sceneggiato nel 2019 dal regista Federico Caddeo.
All the Colors of Giallo, come potete evincere dal titolo (che tra l'altro rimanda proprio a uno dei gialli più famosi, Tutti i colori del buio di Sergio Martino) è un documentario che tratta, appunto, uno dei più famosi sottogeneri del cinema italiano. Sarò breve perché, pur essendo interessante, All the Colors of Giallo non è un documentario particolarmente fantasioso o elaborato, e il post rischierebbe di diventare il lungo riassunto di un'opera perfetta per chi vorrebbe avere una bella infarinatura sull'argomento ma magari non ha tempo di approfondire su libri dedicati. In un'ora e mezza, infatti, si susseguono sullo schermo la puntuale disamina dello storico di cinema italiano Fabio Melelli e le interviste a chi, in un modo o nell'altro, ha legato la sua carriera (o parte di essa) proprio al giallo. Si comincia con Ernesto Gastaldi, che introduce lo spettatore al famoso "Giallo Mondadori" e ai racconti gialli, sia italiani che internazionali, pubblicati già prima del Fascismo, si continua col debito che i pionieri del genere devono al Krimi tedesco e, poi, si prosegue con Lamberto Bava, il quale giustamente parla del padre Mario, e di quanto il suo stile precorresse i tempi. Buona parte del documentario si sofferma su Dario Argento, col quale il genere giallo si è affermato in Italia e all'estero, e su come il suo successo abbia aperto la strada ad autori magari meno conosciuti da chi mastica poco l'argomento, ma comunque molto importanti. Uno su tutti, il divino Lucio Fulci, la cui voce registrata, caustica e senza peli sulla lingua, esordisce proprio sottolineando l'odio che Argento provava per lui (e come Argento sia un semplice artigiano che si crede grande artista, non so onestamente chi dei due disprezzasse di più l'altro!). Seguono Sergio Martino e Umberto Lenzi, mentre Melelli nomina tutta una serie di altri autori e piccole perle all'epoca famosissime da appuntarsi, per cercarle e riguardarle in seguito. C'è spazio anche per attori e attrici, ovviamente. Adorabile la parentesi con Barbara Bouchet, la quale preferisce parlare delle beghe amorose sul set di Non si sevizia un paperino piuttosto che attenersi a retroscena più cinematografici, e interessanti anche gli scambi a distanza tra Nives Navarro e George Hilton, e il racconto di come sia stata scoperta Edwige Fenech e il suo essere diventata sex symbol nonostante l'odio verso le necessarie scene di nudo e di sesso. All the Colors of Giallo affascina lo spettatore con gli spezzoni e le pubblicità di film anche poco conosciuti e, personalmente, l'ho apprezzato perché racconta molto bene un tempo di sperimentazione spregiudicata, di registi visionari che puntavano più all'estetica che alla logica (spesso mettendo una pezza alla scrittura di sceneggiatori poco capaci) e di sceneggiatori che, invece, avevano le idee ben chiare e puntavano a costruire perfette maschere di suspence ispirandosi a grandi modelli. D'altra parte, però, All the Colors of Giallo offre pochi spunti critici e punta parecchio sul fattore nostalgia di un mondo che, salvo per alcuni produttori gretti e poco illuminati, sembrava fatto solo di rose e fiori. Non discuto, ma mi permetto di dubitarne, e vi invito comunque a recuperare il documentario di Federico Caddeo se l'argomento vi interessa e volete cominciare ad approfondirlo, perché è stata una visione molto interessante.
Federico Caddeo è il regista e sceneggiatore del documentario. Italiano, ha realizzato almeno un centinaio di corti e documentari, e quest'anno ha presentato il docufilm Nel nome dell'odio, che racconta la storia del film Teste Rasate di Claudio Fragasso. E' anche montatore e produttore.
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