Ispirata da quest'articolo di Lucia, dove si nominava il mai dimenticato saggio di Stephen King Danse Macabre, ho deciso di prendere l'elenco dei film che hanno ispirato il Re e cominciare a guardare, ovviamente con la mia solita lentezza, quelli che non avevo mai avuto modo di vedere. La prima pellicola è stata La morte dietro il cancello (Asylum), diretto nel 1972 dal regista Roy Ward Baker.
Trama: Un giovane psichiatra si reca in un manicomio e, per riuscire ad ottenere un lavoro, viene sfidato dal nuovo direttore ad interrogare i degenti e scoprire l'identità del dottor Starr, afflitto da doppia personalità e perciò rinchiuso assieme ad altri pazienti.
Nonostante mi ritenga una discreta appassionata di horror, spesso mi rendo conto che ci sono ancora parecchie cose che devo scoprire. Per esempio, non conoscevo l'esistenza della britannica casa di produzione Amicus, che tra gli anni '60 e i '70 ha prodotto una decina di cosiddetti portmanteau horror, ovvero dei film composti da vari episodi uniti da una trama "esterna", un po' come i Creepshow di cui ho già avuto modo di parlare. La morte dietro il cancello è un perfetto esempio della struttura di queste pellicole: il pretesto narrativo per raccontare quattro diverse storie è la sfida posta dal Dr. Rutherford al Dr. Martin, il quale deve farsi raccontare le storie di quattro diversi degenti del manicomio e scoprire chi di loro è il fantomatico Dr. Starr, ex direttore della casa di cura. Come spesso accade con queste antologie, la qualità dei diversi episodi cambia notevolmente e La morte dietro il cancello è particolarmente altalenante nel ritmo e poco omogenea nella distribuzione della suspance. Il film infatti comincia con il divertissment Frozen Fear, un "tipico" caso di omicidio coniugale ravvivato da alcuni dettagli weird come la presenza di arti insacchettati e di un braccialetto voodoo in grado di riportare sulla terra gli spiriti; l'episodio ha il sapore di un ironico amuse-bouche che stuzzica lo spettatore preparandolo per piatti più forti e vi assicuro che, nonostante la messa in scena ingenua, non manca di provocare qualche brivido. Purtroppo La morte dietro il cancello prosegue inaspettatamente con due episodi debolucci e, soprattutto per quel che riguarda Lucy Came to Stay, noiosetti e prevedibili, ravvivati giusto dalla presenza del sempre elegante Peter Cushing e dalla sensualissima Britt Ekland: in The Weird Tailor il tema è la magia (e a dire il vero un elemento inquietante c'è) mentre Lucy Came to Stay è un piccolo thriller psicologico che mette i brividi solo grazie alla risata finale di una giovane Charlotte Rampling.
Più nelle mie corde è invece il segmento Mannikins of Horror che, come avrete forse intuito, parla di burattini ed è l'unico che prosegue all'interno della storia di raccordo. L'episodio in questione è particolarmente pauroso non solo per l'argomento trattato ma soprattutto per il paio di imprevedibili twist che spiccano all'interno della pur breve sceneggiatura e poi è graziato, oltre che dalla valida interpretazione di Herbert Lom, da pochi effetti speciali sicuramente notevoli sia per l'epoca che per il budget con cui è stato realizzato La morte dietro il cancello, che si conclude col botto lasciando intuire le peggio cose allo spettatore (che poi è il modo di fare horror che preferisco, perché bastano il primo piano di un volto sofferente e un terribile rumore in sottofondo per colpirmi più di quanto non facciano mille spiegoni!). Siccome Mannikins of Horror è strettamente legato alla storia principale si potrebbe dire che La morte dietro il cancello è composto da cinque episodi, soprattutto perché la cornice è molto ben curata per quanto riguarda la regia (interessanti le inquadrature delle stampe antiche all'inizio) ed è anche recitata da attori notevoli, tra i quali spicca quel Patrick Magee che da sempre il meglio di sé quando viene relegato su una sedia a rotelle. Non avendo mai visto gli altri portmanteau della Amicus non vi saprei dire se La morte dietro il cancello è il punto di partenza ideale per avventurarsi nell'impresa, sicuramente io ho molto apprezzato l'impianto vintage dell'intera operazione e il modo subdolo con cui Robert Bloch, autore della sceneggiatura, gioca con le aspettative e le paure del pubblico; come ho detto, le storie non sono tutte allo stesso livello ma hanno perlomeno il pregio di avventurarsi in sentieri horror per l'epoca poco battuti e per la maggior parte sono abbastanza fantasiose, quindi mi sento di promuovere in toto questo La morte dietro il cancello e di ringraziare Stephen King per avermelo fatto conoscere!
Di Peter Cushing (interpreta Smith nell'episodio The Weird Tailor), Britt Ekland (Lucy nell'episodio Lucy Came to Stay), Charlotte Rampling (Barbara nell'episodio Lucy Came to Stay) e Patrick Magee (Dr. Rutherford) ho già parlato ai rispettivi link.
Roy Ward Baker (vero nome Roy Horace Baker) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto altri film come Vampiri amanti, Il marchio di Dracula, Barbara il mostro di Londra, The Vault of Horror, La leggenda dei 7 vampiri d'oro, Il club dei mostri ed episodi di serie come Agente speciale e Simon Templar. Anche produttore, attore e sceneggiatore, è morto nel 2010, all'età di 93 anni.
Herbert Lom (vero nome Herbert Charles Angelo Kuchacevich ze Schluderpacheru) interpreta Byron. Nato a Praga, ha partecipato a film come La signora omicidi, Spartacus, Il fantasma dell'Opera, Il conte Dracula, La pantera rosa colpisce ancora, La pantera rosa sfida l'ispettore Clouseau, La vendetta della pantera rosa, Sulle orme della pantera rosa, Pantera rosa - Il mistero Clouseau, La zona morta e Il figlio della pantera rosa. E' morto nel 2012, all'età di 95 anni.
Il segmento The Weird Taylor è stato in seguito trasposto anche in un episodio di Thriller, serie antologica presentata nientemeno che da Boris Karloff; io non l'ho mai vista ma se La morte dietro il cancello vi fosse piaciuto potreste recuperarla assieme ad altri portmanteau della Amicus come Le cinque chiavi del terrore, La bambola di cera, Il giardino delle torture, La casa che grondava sangue, Racconti dalla tomba, The Vault of Horror, La bottega che vendeva la morte o Il club dei mostri. ENJOY!
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venerdì 27 marzo 2015
domenica 20 ottobre 2013
Bollalmanacco On Demand: The Wicker Man (1973)
Trama: un probo e religiosissimo poliziotto si reca sull’isola di Sommerisle per cercare una bambina scomparsa da mesi. Lì scoprirà che gli abitanti dell’isola venerano antiche divinità e si dedicano a riti pagani, non tutti innocui…
Che dire, cospargo il capo di cenere per non avere mai visto prima quello che, a ragione, viene considerato uno dei migliori horror della storia del Cinema, ma a mia discolpa posso dire che si tratta di un gioiellino censurato sia in Inghilterra sia in Italia, dove pare sia stato trasmesso per la prima ed unica volta nel 2004 e sul satellite. E se la censura nel Paese d’origine del film è dovuta a svariate scene di nudo e qualche accenno all’educazione sessuale di ragazzini, molto probabilmente in Italia il film è stato “bandito” per il suo essere nemmeno tanto velatamente blasfemo. Buona parte della trama, infatti, è incentrata sullo scontro tra il puritano Howie, ciecamente devoto a Dio e a Cristo, morigerato fino a rasentare il ridicolo, e la comunità di Summerisle, dove i giovani vengono iniziati alle gioie del sesso da una moderna Afrodite, le persone fanno l'amore nelle strade e gli antichi Dei vengono omaggiati per propiziare il successo dei raccolti. Il sinistro e retrò Lord Summerisle si fa portavoce dei riti e delle credenze della Comunità, asserendo ad un certo punto che "Dio è morto. Non può lamentarsi, ha avuto la sua chance e, come si dice oggigiorno, se l'è giocata"; tutto molto ragionevole da un punto di vista moderno e ad una prima occhiata parrebbe che lo sceneggiatore Anthony Shaffer parteggi spudoratamente per la gente di Summerisle, ma la verità è che c'è molto di più: nonostante l'inquietante finale, The Wicker Man mette in scena l'ignoranza che deriva dall'isolamento, fisico o mentale che sia, il rifiuto di accettare ciò che viene da fuori e che porta alla disfatta, all'inevitabile sterilità e infine alla morte.
The Wicker Man, a maggior ragione, non può essere semplicemente definito horror. La pellicola parte infatti come un classico "poliziesco", interamente basato sulle indagini del sergente Howie, ma è contaminata da suggestioni erotiche e da svariati numeri musicali ed è solo a poco a poco che viene a crearsi quell'atmosfera che esplode in horror poco prima del finale; lo spettatore non può fare altro che lasciarsi trascinare (e ingannare, non dimentichiamolo!) da tutti questi elementi apparentemente discordanti tra loro e farsi avvolgere dalla sottile inquietudine che penetra la mente anche quando gli occhi vedono, essenzialmente, la bellezza di un'isola immersa nel sole e nella primavera o luoghi sicuri ed accoglienti come taverne e negozi di dolciumi. Summerisle diventa così un luogo arcaico, dove la vita viene scandita dal ritmo di licenziose ballate (la sequenza della seduzione di Howie è una delle più belle mai girate) e dove nulla è quello che sembra. Le aspettative dello spettatore, anche quello più scafato, vengono alimentate ed eluse in un gioco continuo di tira e molla tanto che, nonostante Howie non sia il personaggio più simpatico ed accattivante della storia dell'horror, non possiamo fare a meno di empatizzare con le sue paranoie e i suoi pregiudizi, facendoci fuorviare e fomentare finché la rivelazione finale non ci abbatte come agnelli. O lepri, se preferite.
Gli attori ingaggiati per creare questa raffinata pellicola riescono a dar vita a personaggi che si fissano indelebili nella mente dello spettatore e spiccano nonostante l'abbondanza di abitanti dell'isola. A partire dal primo dei vecchietti all'ultima delle maschere, tutti gli isolani tormenteranno lo spettatore per molto tempo e il grandioso Christopher Lee, demoniaco ed ambiguo come sempre, per una volta non spicca sui suoi colleghi in grandiosità ma viene degnamente affiancato dalla bellissima Britt Ekland e da un Edward Woodward in grado di passare dall'essere un indefesso ed autorevole bigotto bacchettone all'essere un povero credente sperduto e surclassato dai "peccatori". Le scenografie sono molto belle e ricordano quelle dei migliori film della Hammer ma quello che mi ha più colpita sono le musiche, uno splendido e a suo modo inquietante mix di Nursery Rhymes (c'è persino Black Sheep!!), canzoni tradizionali e musiche originali che evocano lo stile irlandese, scozzese e inglese e si sposano magnificamente con ogni singola sequenza del film. E poi, ovviamente, c'è lo spaventoso, terribile wicker man, l'uomo di vimini. Che, nonostante sia ormai diventato un'icona conosciuta anche da chi non ha mai avuto modo di vedere la pellicola, non lascia assolutamente indifferenti con la sua repentina, devastante comparsa. A me si è fermato il respiro. Se credete di avere visto troppi horror perché qualcosa possa ancora sorprendervi o scioccarvi, date un'occhiata a The Wicker Man, non ve ne pentirete. A Mauro che l'ha richiesto posso solo dire "grazie"!
Di Christopher Lee, che interpreta Lord Summerisle, ho già parlato qui.
Robin Hardy è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto altri due film, The Fantasist e The Wicker Tree. Anche sceneggiatore, attore e produttore, ha 84 anni.
Edward Woodward (vero nome Edwart Albert Arthur Woodward) interpreta il sergente Howie. Inglese, ha partecipato a film come Hot Fuzz e alle serie Alfred Hitchcock presenta e Nikita. Anche produttore, è morto nel 2009 all’età di 79 anni.
Britt Ekland (vero nome Britt-Marie Eklund) interpreta Willow. Svedese, ha partecipato a film come Carter, Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro e a serie come Love Boat. Anche regista e sceneggiatrice, ha 71 anni.
Ingrid Pitt (vero nome Ingoushka Petrov) interpreta la bibliotecaria. Polacca, ha partecipato a film come Il dottor Zivago, Vampiri amanti, La morte va a braccetto con le vergini, Octopussy - Operazione piovra e a serie come Doctor Who. Anche sceneggiatrice, è morta nel 2010 all'età di 73 anni.
Robin Hardy avrebbe voluto nientemeno che Michael "Basil Exposition" York per il ruolo del Sergente Howie ma, purtroppo, l'attore non era disponibile e, per qualche tempo, si era dunque pensato a David Hemmings prima che la parte venisse infine data a Woodward. Ah, e nonostante all'inizio del film vengano ringraziati Lord Summerisle e i suoi isolani, l'isola è un luogo interamente fittizio. The Wicker Man è stato rifatto nel 2006 e distribuito in Italia col titolo Il prescelto; per questo "capolavoro", che presto guarderò, Nicolas Cage è stato candidato ai Razzie Award quindi già pregusto le risate che mi farò durante la visione. Nel 2011 invece Robin Hardy è tornato dietro la macchina da presa e ha diretto una sorta di seguito o, meglio, un film che riprende le tematiche dell'originale, il debole The Wicker Tree (a cui, chissà quando, dovrebbe seguire The Wrath of Gods, l'ultimo capitolo di un'ideale trilogia). Non ve lo consiglio, sinceramente. Se The Wicker Man dovesse piacervi, cercate piuttosto Rosemary's Baby o magari anche Sentinel. ENJOY!!
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