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domenica 9 marzo 2014

La bella e la bestia (2014)

Mercoledì sono riuscita a convincere un'amica ad andare a vedere La bella e la bestia (La belle et la bête), l'ultimo film del regista Christophe Gans, preparandomi già al peggio...


Trama: Belle, figlia di un mercante, si offre di prendere il suo posto come prigioniera di una terribile bestia che vive in un castello incantato. A poco a poco, tra i due nascerà l'amore...


Chi mi conosce sa quanto abbia amato La bella e la bestia, senza se e senza ma il cartone animato Disney più bello in assoluto. Chi mi conosce sa anche che, nonostante mia madre ami definirlo "faccia da porco e leppego", ho un debole per il buon Vincenzo Cassola che, se leggerà queste righe, ora che è single potrebbe anche fare un salto da me. Questo per dire che, all'idea che Gans girasse un film tratto da La bella e la bestia, il cor mi si spauriva molto leopardianamente ma, allo stesso tempo, l'idea di una bestia Cassoliana mi intrigava... beh, mi intrigava aBBestia. Questo dualismo mi ha accompagnata fino all'inizio del film che, per fortuna, si è distaccato completamente dall'adorato capolavoro animato e ha preso una strada tutta sua, consentendomi così di godermelo senza pregiudizi di sorta e anche di emozionarmi e commuovermi, di tanto in tanto. Partendo dalla fiaba nella versione di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, Gans aggiunge elementi che rendono la trama simile a quella dei miti dell'antica grecia e, fondamentalmente, si concentrano più sulla natura bestiale intrinseca dell'uomo che sulla capacità di vedere oltre le apparenze e accogliere l'altro da sé. Tutti i protagonisti infatti, tranne Belle, sono mossi dai più bassi istinti umani quali l'avidità e la vanità e il Principe viene trasformato in Bestia proprio in virtù di questi due difetti, che lo portano ad ignorare le richieste provenienti dall'oggetto del suo amore, fino alle estreme conseguenze. Allo stesso tempo, non esiste per Belle un percorso che la porterà con pazienza ad amare la Bestia in quanto tale ma, come si dice, "ci piace vincere facile"! Al quarto giorno la virtuosa fanciulla è già non tanto conquistata dallo charme della bestia ma dai ricordi della precedente moglie, che le arrivano in sogno nottetempo: Belle vede la donna ballare con quel figo di Vincent Cassel e testimonia pure quanto quest'ultimo fosse una bestia sì, ma a letto. Tac, innamorarsi è un attimo, chiamamela scema, anche perché la bestiola dopo cent'anni, per così dire, di solitudine, ne ha una voglia che lévati e Gans lascia intendere che il protagonista non provi un sentimento così casto e puro verso la Bella (per dire, implorarla di chiamarlo ancora "Disgustoso" per poi afferrarle corpetto e quanto sta sotto per "salvarla" non è molto Disneyano). Infatti sconsiglierei alle mamme di portare le bambine al cinema e andrei per i fatti miei, signore, che lì c'è tanta roba bella e buona.


Tornando in ambiti un po' più cinematografici prima che il fascino di Cassel (e la voce italiana di Roberto Pedicini, santo cielo!!!) mi obnubili la mente, c'è da dire che l'impianto tecnico non si differenzia molto da quello de Il patto dei lupi. Gans sceglie una via di mezzo tra l'approccio Burtoniano e quello di Paul W.S. Anderson, il franzoso adora i barocchismi e si vede; il castello della Bestia è qualcosa di incredibile sia all'interno che all'esterno, le scene oniriche dove Belle si immerge in specchi e fontane danno il capogiro e le poche scene d'azione sono ben coreografate. Gli effetti speciali sono tantissimi e, per la maggior parte, sono realistici e per nulla fastidiosi mentre altri, purtroppo, non raggiungono lo scopo e risultano forzati; uno dei peggio riusciti, purtroppo, è proprio la Bestia che, vista a figura intera, viene penalizzata da movenze troppo rigide. L'unica cosa che non perdono a Gans è quella di avere inserito a forza nella trama un branco di buffi simil-cagnolini che, innanzitutto, visivamente parlando sono un pugno nell'occhio che farebbe ribrezzo persino a Luc Besson e ai suoi Minimei e poi sono completamente inutili per quel che riguarda la storia, messi lì solo per accontentare eventuali spettatori bambini mentre le madri rimangono imbambolate davanti allo schermo e a Cassel. Che, bello lui, nei panni della Bestia/Principe è superbo, sembra che il ruolo gli sia stato cucito addosso. Meravigliosa anche la Seydoux, innocente e sensuale al tempo stesso e, soprattutto, avvolta in mezza dozzina di abiti uno più bello e colorato dell'altro. Gli altri attori invece lasciano un po' il tempo che trovano, non amo molto i francesi e il doppiaggio di solito piatto non giova alla loro recitazione, infatti tra tutti spiccano il bravo e luciferino Eduardo Noriega e la splendida e regale Yvonne Catterfeld, l'uno spagnolo e l'altra tedesca. Insomma, pensavo peggio e invece ho trovato questo La bella e la bestia particolare, avvincente e gradevole, per quanto leggermente sempliciotto e paraculo: sicuramente meglio di molte altre fiabe modernizzate di recente, meglio sicuramente de Il grande e potente Oz o Alice in Wonderland. Potere di Cassel? Probabile, ma quel che è giusto è giusto.


Del regista e co-sceneggiatore Christophe Gans ho già parlato qui. Vincent Cassel, che interpreta la Bestia, lo trovate invece qua.

Léa Seydoux (vero nome Léa Hélène Seydoux-Fornier de Clausonne) interpreta Belle. Francese, ha partecipato a film come Inglorious Basterds, Midnight in Paris, La vita di Adele e sarà anche nell'imminente The Grand Budapest Hotel. Ha 29 anni e tre film in uscita.


André Dussollier interpreta il Mercante. Francese, ha partecipato a film come 3 uomini e una culla, Il favoloso mondo di Amélie, Vidocq, Tanguy, Agents Secrets e Una lunga domenica di passioni. Ha 68 anni e un film in uscita.


Eduardo Noriega (vero nome Eduardo Noriega Gómez) interpreta Perducas. Spagnolo, ha partecipato a film come Tesis, Apri gli occhi, La spina del diavolo, Che Guevara e The Last Stand - L'ultima sfida. Anche sceneggiatore, ha 41 anni.


Se La bella e la bestia vi fosse piaciuto recuperate l'omonimo capolavoro disneyano e Il patto dei lupi. ENJOY!!

martedì 5 novembre 2013

Il patto dei lupi (2001)

Qualche giorno fa guardavo in TV un pezzetto di Elizabeth e il giorno dopo, parlando con le colleghe, si diceva che Vincenzo Cassola l’è proprio un bell’ometto e fa strano pensare che la Bellucci si sia messa con un vecchio russo bavoso, per quanto sicuramente ricco sfondato. Insomma, com’è, come non è, dopo questo momento gossip mi è venuta voglia di guardare per la prima volta un film che conta tra i protagonisti l’ex coppia, ovvero Il patto dei lupi (Le Pacte des Loups), diretto nel 2001 dal regista Christophe Gans. Muze ha pronosticato che il film mi avrebbe fatto schifo, ma ho voluto sfidare la sorte...


Trama: prima della rivoluzione francese, un paesino di campagna è funestato dai delitti compiuti da una fantomatica bestia. Il giardiniere del Re, De Fronsac, accompagnato dal fido indiano Mani, si reca al paesino per indagare…


Il patto dei lupi è un ibrido ben strano. Premesso che, ai miei occhi, le produzioni fantastiche francesi vanno spesso a braccetto col kitsch e il trash e questo film non fa eccezione, durante la visione mi è sembrato meno peggio di quanto in effetti mi ero aspettata, nonostante sia un calderone pressoché infinito di generi e stili. Nel corso delle più di due ore di durata infatti Il patto dei lupi, che pur presenta personaggi realmente vissuti (tranne Mani) e si basa sulla vera storia della Bestia di Gévaudan, unisce dramma storico, romanzo d’avventura, telenovela amorosa, suggestioni horror che strizzano l’occhio al satanismo e persino combattimenti dal vago sapore orientale, alternando momenti in cui tutte queste componenti riescono magicamente ad amalgamarsi ad altri in cui, complice anche la scellerata decisione di allungare il brodo a dismisura quando bastava concentrarsi solo su determinati aspetti della vicenda, il risultato è discutibile e a tratti esilarante. A dire il vero, Il patto dei lupi ricorda quei vecchissimi feuilleton che poi venivano rilegati in un romanzo e per questo avrebbe funzionato molto meglio come miniserie; sicuramente, ne avrebbe tratto giovamento la suspance visto che, una volta capito cosa sia la bestia, è facile fare due più due e intuire anche chi si nasconda dietro alla sanguinosa serie di omicidi, rendendo così buona parte degli eventi che anticipano il finale fondamentalmente inutili.


A parte queste pecche, comunque, Il patto dei lupi è un buon prodotto d'intrattenimento e, nei limiti, potrebbe venire tranquillamente paragonato ad una mega-produzione USA. E' vero, gli effetti speciali non sono proprio belli a vedersi ma il difetto viene compensato da un'incredibile fantasia per quel che riguarda i costumi (soprattutto sul finale Vincent Cassel è vestito in un modo assurdo!) e da una grande ricchezza per quel che riguarda le scenografie e la varietà degli ambienti. Anche gli attori non sono malaccio e ciò vale soprattutto per i caratteristi, dotati tutti delle facce e del phisique du role ideali, tuttavia anche i nomi importanti non sfigurano: Samuel Le Bihan è piacione quanto basta e, a tratti, ricorda o un Braveheart o un Ultimo dei Mohicani e Vincenzo Cassola è viscidoso e folle come piace a me. Non è male neppure l'idea, fondamentale ai fini della trama, di inserire un pellerossa come elemento esotico, tra l'altro l'attore che lo interpreta è molto bravo, mentre per quel che riguarda i personaggi femminili bisognerebbe far finta di nulla, perché Émilie Dequenne è una coprotagonista molla come la panissa e la Bellucci parla, purtroppo, altrimenti sarebbe meravigliosa e perfetta per il ruolo. Per concludere, Gans ha fatto di meglio, è vero, ma Il patto dei lupi è molto particolare ed è l'ideale per una serata senza pretese, soprattutto se vi piacciono i film avventurosi dal sapore nostalgico; per me, è stato come quando, da ragazzina, guardavo Fantaghirò e tutte quelle amene bagatelle che producevano alla Mediaset... con quel cappuccettoso tocco di Les Rois Maudits che non guasta mai.


Del regista e co-sceneggiatore Christophe Gans ho già parlato qui. Vincent Cassel (Jean-François), Edith Scob (Mme de Morangias), Philippe Nahon (Jean Chastel), Gaspard Ulliel (Louis) e Pascal Laugier (l'assistente di Machemort) li trovate invece ai rispettivi link.

Samuel Le Bihan interpreta Grégoire de Fronsac. Francese, ha partecipato a pellicole come Film rosso e Frontiers – Ai confini dell’inferno. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 48 anni.


Monica Bellucci (vero nome Monica Anna Maria Bellucci) interpreta Sylvia. Attrice umbra, la ricordo per film come Dracula di Bram Stoker, I mitici – Colpo gobbo a Milano, Sorellina e il principe del sogno, Dobermann, Malèna, Matrix Reloaded, Matrix Revolution, La passione di Cristo e I fratelli Grimm e l’incantevole strega. Ha 49 anni e due film in uscita.


Mark Dacascos interpreta Mani. Hawaiiano, ha partecipato a film come Double Dragon, Crying Freeman e alle serie Flash, Il corvo, Più forte ragazzi CSI - Scena del crimine. Anche stuntman, ha 49 anni e un film in uscita.

YO, Bro! Ci stai dentro!!
In mezzo alla marea di comparse più o meno famose troviamo anche, nei panni di Machemort, l'inconfondibile François Hadji-Lazaro, che in Dellamorte Dellamore interpretava Gnaghi. Detto questo, se Il patto dei lupi vi fosse piaciuto, consiglio il recupero di Il mistero di Sleepy Hollow e Spiriti nelle tenebre. ENJOY!

mercoledì 7 novembre 2012

Silent Hill (2006)

Siccome in questi giorni è uscito Silent Hill: Revelation, ho deciso di riguardare Silent Hill, diretto nel 2006 dal regista Christophe Gans.


Trama: per cercare di capire la natura dei disturbi che affliggono la figlia, una donna decide di recarsi nella città fantasma di Silent Hill. Una volta arrivate, la bambina scompare dopo un incidente e sua madre scopre che la città nasconde inquietanti segreti…  


Di Silent Hill ricordavo davvero poco, tranne la certezza che mi fosse piaciuto all’epoca dell’uscita cinematografica. Riguardandolo, ho trovato conferma della prima impressione, perché Silent Hill è davvero un film ben diretto e ottimamente recitato, graziato da una colonna sonora allo stesso tempo inquietante e malinconica. Bella forza, direte voi, hanno riutilizzato, riarrangiandole, le musiche che accompagnavano il videogame, ma io non ci ho mai giocato quindi mi perdonerete se anche la recensione presenterà le ingenuità di chi di Silent Hill non conosce nulla. Per il profano come me il film risulta essere un’ efficace pellicola che mescola momenti di horror tout court con dovizia di violenza, mostri e sangue, a momenti più riflessivi che rievocano atmosfere da ghost story. A dirla tutta queste ultime sono la parte migliore del film, strettamente legate alla storia della povera bimba condannata solo perché figlia illegittima di una donna troppo debole per opporsi ai suoi “simpaticissimi” compaesani, mentre il bestiario di mostri che sbucano da ogni angolo della città subito dopo il suono di una sirena è ormai troppo iconografico per mettere davvero paura.


In generale, comunque, Gans riesce a ricostruire alla perfezione un’atmosfera claustrofobica e assolutamente straniante, alternando la fotografia pulita e nitida della realtà all’oscura nebbia e ai toni grigi che invadono le strade di Silent Hill, immerse costantemente in una foschia di ceneri svolazzanti, malinconiche come fiocchi di neve. Predominano, oltre al grigio e al nero, anche i toni del rosso e dell’arancio, gli stessi del sangue e delle fiamme, ed è interessantissimo vedere come, a poco a poco, in modo talmente impercettibile che lo spettatore quasi non se ne accorge, il vestito della protagonista cambi colore dal pastello, al grigio al rosso sangue mano a mano che la storia si avvicina al finale, ad indicare come Rose passi dall’assoluta inconsapevolezza del “limbo” all’abbacinante comprensione dell’orribile realtà legata agli eventi che hanno reso Silent Hill una città fantasma. Altra scelta stilistica a mio avviso geniale è quella di rivelare l’oscuro passato della città modificando la qualità della pellicola come se ci trovassimo davanti ad un vecchio horror anni ’70, dalle atmosfere simili al capolavoro di Polanski, Rosemary’s Baby. Poi certo, assieme a queste finezze ci sono anche effetti speciali assai dignitosi, che uniscono una CGI pressoché perfetta alle vere ed inquietanti movenze di ballerini “sepolti” sotto il corpo di mostri (inutile dire che le infermiere senza faccia mi hanno creato più di uno scompenso).


Certo, un piccolo difetto Silent Hill ce l’ha. Nonostante la sceneggiatura di Roger Avary risulti adatta anche a chi non conosce il videogame e si riveli insospettabilmente “profonda” per un horror, a tratti la ricerca di Rose ha troppo il sapore di quest e di omaggio ai luoghi del gioco; la donna trova un indizio che la porta in un certo posto, lì dovrà sopravvivere al “boss di livello” e trovare l’oggetto o il disegnino che la porteranno al luogo successivo e così via. Questo succede soprattutto nella parte centrale della pellicola, che si distacca per stile e ritmo sia dall’intrigante inizio che dall’inquietantissimo e triste finale. A parte questo, comunque, Silent Hill risulta uno dei migliori esempi di horror degli ultimi tempi, anche grazie a delle buone interpretazioni degli attori coinvolti, in primis una superba e crudelissima Alice Krige… quindi, se non avete ancora avuto modo di vederlo, cercatelo e poi fate come me, mettetevi come suoneria il Silent Hill Theme che si sente poco prima dell’inizio dei titoli di testa.


Di Radha Mitchell (Rose Da Silva), Sean Bean (Christopher Da Silva), Alice Krige (Christabella) e Jodelle Ferland (Sharon/Alessa) ho già parlato ai rispettivi link.

Christophe Gans è il regista della pellicola. Francese, ha diretto anche Crying Freeman e Il patto dei lupi. Anche sceneggiatore e produttore, ha 42 anni e un film in uscita.


Laurie Holden (vero nome Heather Laurie Holden) interpreta l’agente Cybill. Attrice americana salita alla ribalta negli ultimi  anni per il ruolo della stupidissima, irritante Andrea nella serie cult The Walking Dead, la ricordo anche per film come I Fantastici 4 e The Mist; inoltre, ha partecipato ad altre serie come Highlander, La signora in giallo, Oltre i limiti e X – Files. Ha 43 anni.


Deborah Kara Unger interpreta Dahlia Gillespie. Canadese, ha partecipato a film come Highlander 3, Crash, The Game – Nessuna regola, White Noise – Non ascoltate e Silent Hill: Revelation. Anche produttrice, ha 48 anni.


Kim Coates interpreta l'agente Thomas Gucci. Canadese, ha partecipato a film come Amityville: Il ritorno, L'ultimo boyscout - Missione sopravvivere, Amore all'ultimo morso, Il cliente, Waterworld, Pearl Harbor, Resident Evil: Afterlife e alle serie Miami Vice, Oltre i limiti, CSI, CSI: NY, Smallville, Cold Case CSI: Miami, Prison Break e Sons of Anarchy. Anche produttore, ha 53 anni e quattro film in uscita.


Se Silent Hill vi fosse piaciuto, oltre a ricordarvi che nei cinema dovrebbe ancora esserci il seguito, Silent Hill: Revelation, vi consiglio la visione di The Ring, Il seme della follia, La nona porta o Amityville Horror. ENJOY!!




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