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martedì 30 luglio 2024

The Well (2024)

Venerdì sera, grazie all'amico Roberto D'Onofrio, ho avuto la possibilità di andare all'anteprima milanese di The Well, diretto e co-sceneggiato dal regista Federico Zampaglione, in uscita il 1 agosto in tutta Italia. Niente spoiler, leggete pure tranquilli.


Trama: Lisa, giovane restauratrice americana, viene chiamata in Italia da una nobildonna, per restaurare un dipinto medievale. Nello stesso paesino, però, un mostro imprigiona e uccide persone in modi cruenti...


Visto quanto mi erano piaciute le precedenti opere di Zampaglione, The Well era uno dei film che aspettavo di più quest'anno e, per una volta, le mie aspettative non sono rimaste deluse. Dopo le atmosfere di Tulpa, più vicine al giallo all'italiana, The Well segna un ritorno dell'autore all'horror tout court. Ad essere più precisi, all'interno del film si mescolano almeno un paio di registri differenti, rispecchiati da diversi setting e generi musicali. Da una parte abbiamo una favola nera con echi folkloristici e medievali, che vede come protagonista la giovane restauratrice Lisa, alle prese con un quadro rovinato dalla fuliggine di un incendio, dall'altra il lurido spaccato di una camera delle torture, dove alcuni prigionieri vengono seviziati da un bruto e gettati all'interno del pozzo del titolo. Per quanto mi riguarda, è questa costante contaminazione di registri l'aspetto più interessante di The Well. Lo spettatore smaliziato (oppure più attento di altri), infatti, riuscirà probabilmente a prevedere i vari twist della trama da pochi dettagli rivelatori, ma quello che non riuscirà a fare sarà "proteggersi" dal crescendo di orrore inaspettato di un film che non si adagia sui percorsi tipici degli horror recenti, ma vuole abbracciare l'anarchia delle opere italiane del periodo d'oro del genere. In The Well non ci sono spiegoni, solo una breve introduzione dedicata a Lisa e al suo lavoro di restauratrice, dopodiché tutto procede spedito come un treno, un viaggio scomodo seduti sul bordo della poltrona, tra la paranoia e lo schifo (in senso positivo) più assoluto. Uno potrebbe pensare che l'aspetto gotico sia più tranquillo, in un certo senso. In realtà,  Lisa si aggira come la più classica delle damsel in distress all'interno di un luogo sconosciuto ed ostile, sempre più incapace di distinguere tra una realtà di anacronistica ricchezza e incubi capaci di uccidere (sensazione di spaesamento enfatizzata dall'essere straniera in terra straniera, un tema che parrebbe assai caro all'horror recente), ed è lì che si annida la vera incertezza. L'orco del pozzo, tanto quanto, ci "delizia" con la sua feroce fantasia, e lì il bello (o il brutto, scegliete voi) è capire quanto in là potrà spingersi la voglia di Zampaglione di farci vomitare il panettone di sette anni prima.


Per quanto riguarda gli aspetti più "tecnici", The Well è indubbiamente una spanna sopra moltissime produzioni recenti. Girato in tempo record (quattro settimane), il film trasuda passione da ogni fotogramma e l'unica cosa che non ho apprezzato è solo il fastidioso scollamento tra il labiale di chi ha recitato in inglese ed è stato poi ridoppiato in italiano, per il resto c'è da levarsi il cappello. In particolare, per una come me che detesta la CGI, un film come The Well è una boccata di aria fresca: gli effetti speciali sono artigianali, un trionfo di trucco prostetico e sangue finto, e ci sono sequenze che gridano "Fulci vive!" da ogni angolazione (ma gli occhi non sono più di marzapane, e fanno accartocciare dallo schifo), perché fortunatamente Zampaglione non si è trattenuto per quanto riguarda i dettagli più efferati. La fotografia nitidissima, tra l'altro, consente di non perdersi neppure una gocciolina di sangue e, pregio ancora maggiore, non penalizza il film con quella patina leccata che trasforma gli horror in dozzinali pellicole da cestone Netflix. Le sequenze ambientate nelle segrete, in particolare, trasmettono una sensazione di disagio e di sporco tangibile e, oltre che a Fulci, ho pensato a Stuart Gordon e a quel suo modo particolare di razzolare nel torbido, specialmente in film come Castle Freak. C'è da dire che, forse, mi è tornato in mente questo titolo in particolare anche grazie alla natura inquietante del demone protagonista di The Well, ma, per quanto mi riguarda, la palma di personaggio più terrificante (e della scena cult dell'anno) va all'Arruda di Lorenzo Renzi, col suo trucco alla "De la Iglesia" e il modo certosino con cui si impegna a scegliere gli strumenti di tortura per le vittime moleste. E se quest'ultimo entra di diritto nel novero nei migliori mostri del cinema horror italiano, mentre Lauren LaVera, Claudia Gerini e Melanie Gaydos si confermano delle certezze, un'ultima menzione d'onore la farei per Linda Zampaglione, la quale continua la tradizione delle inquietanti ragazzine horror sulla scia di Maria Pia Marsala e Nicoletta Elmi, donando però al suo personaggio un'inusuale malinconia. Concludo dunque con un "correte a vedere The Well!", se avrete la fortuna di averlo proiettato in qualche sala vicina, perché un film così gioiosamente orgoglioso di essere horror, senza maschere né orpelli, va soltanto premiato!


Del regista e co-sceneggiatore Federico Zampaglione ho già parlato QUI. Claudia Gerini (Emma) e Giovanni Lombardo Radice (il padre di Lisa) li trovate invece ai rispettivi link.

Lauren LaVera interpreta Lisa. Americana, ha partecipato a Terrifier 2 e serie come Iron Fist. Anche sceneggiatrice, ha 30 anni e la rivedremo negli attesissimi Terrifier 3 e Life of Chuck!


Melanie Gaydos
, che interpreta Dorka, era già apparsa nel bellissimo Tous les dieux du ciel. Se The Well vi fosse piaciuto recuperate Shadow! ENJOY!

martedì 3 settembre 2013

Nero Bifamiliare (2007)

Qualche sera fa ho beccato in TV il film d’esordio del regista e cantautore Federico Zampaglione, Nero bifamiliare, girato nel 2007.


Trama: Vittorio e Marina vanno a vivere nella casa dei loro sogni ma la presenza degli strani vicini rapidamente distruggerà l’idillio…


Lo ammetto, mi sarei aspettata una cosa più grandguignolesca da Zampaglione, quindi, mentre guardavo questo film ho aspettato con trepidazione un twist finale che invece non è arrivato. Nero bifamiliare è davvero “solo” una grottesca commedia nera popolata da personaggi al limite dell’assurdo che, a dire il vero, mi ha ricordato vagamente un film che vedevo spesso alle medie, Roba da Matti con Kirstie Alley. Là l'atmosfera era più goliardica/raffazzonata, com'è tipico di un certo tipo di cinema americano, mentre qui il regista e sceneggiatore sfocia in territori a lui congeniali come l'onirico, il thriller e l'horror, ai quali si aggiunge la critica spietata all'italietta fatta di parvenu e delinquentelli, ma il senso è sempre quello: la famiglia perfetta trova la casa perfetta per cominciare a condurre una vita perfetta, ma tutto a poco a poco si sgretola a causa di ospiti/vicini indesiderati, sospetti, pregiudizi, paranoie ecc. ecc. Come dice il disgustoso personaggio del dottore, l'importante per Vittorio e Marina sarà trovare la prima causa della loro rovina, altrimenti il processo distruttivo diventerà inarrestabile... e proprio la soluzione di questo rompicapo, che per tutto il film rimarrà nascosta agli occhi dei protagonisti volontariamente ciechi e si rivelerà solo quando lui arriverà a toccare letteralmente il fondo, sembra quasi un ripensamento buonista dopo tutta la cattiveria e il cinismo di cui abbonda la prima parte di Nero bifamiliare e richiama molto l'aura romantica, sognatrice e triste delle canzoni dei Tiromancino.


L'"ingenuità", se così si può dire, della sceneggiatura si accompagna comunque ad una buona padronanza del mezzo cinematografico. Zampaglione è un esordiente e si vede ma, al di là di alcune imperfezioni e di una generale aria "grezza" e molto italiana fanno capolino anche la visionarietà, la capacità di creare con pochi fotogrammi delle sequenze assai potenti (una per tutte quella dell'incubo di Vittorio ma anche quella del Teschio non è male!), la voglia di giocare con le citazioni e l'amore per il cinema in generale. Per dire, se ripenso ad un altro film italiano visto su Cielo, l'innominabile Ubaldo Terzani Horror Show, diretto e scritto da un altro esordiente, le due pellicole non sono nemmeno paragonabili né per la tecnica del regista né per la bravura degli attori. La furbizia di Zampaglione, infatti, è stata anche quella di scritturare due validi protagonisti e un paio di caratteristi d'eccezione in grado di dare "colore" senza risultare ridicoli come Cinzia Leone, Adriano Giannini ed Ernesto Mahieux, quest'ultimo praticamente perfetto nei panni del servile, laido e pettegolo custode del complesso residenziale. Se a tutto ciò aggiungiamo una bella colonna sonora, Nero Bifamiliare si conferma un film non perfetto ma sicuramente molto gradevole e particolare.


Del regista e co-sceneggiatore Federico Zampaglione ho già parlato qui mentre Claudia Gerini, che interpreta Marina, la trovate qua.

Luca Lionello interpreta Vittorio. Figlio del compianto Oreste Lionello, ha partecipato a film come Sposerò Simon Le Bon, Paprika e La passione di Cristo. Ha 49 anni e due film in uscita.


Cinzia Leone interpreta la madre di Marina. Romana, la ricordo per film come Parenti serpenti, Selvaggi, Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e di politica. Ha 54 anni. 


Adriano Giannini interpreta Ossobuco. Romano, figlio di Giancarlo Giannini, lo ricordo per film come Travolti dal destino, Ocean's Twelve e Baciami ancora. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 42 anni e un film in uscita.



venerdì 28 giugno 2013

Tulpa (2012)

Approfittando del miracolo che ne ha permesso la distribuzione anche dalle mie parti, mercoledì sono andata a vedere l'agognato Tulpa (o Tulpa - Perdizioni mortali), diretto nel 2012 da Federico Zampaglione.


Trama: Lisa di giorno è un'integerrima donna in carriera ma di notte frequenta l'esclusivo club Tulpa, dove i membri possono dare sfogo ad ogni loro sogno erotico. Quando una mano ignota comincia però a perpetrare omicidi nell'ambito di questa cerchia esclusiva Lisa capisce di essere in pericolo...


Guardando Tulpa mi è successa una cosa strana, almeno durante la prima metà della pellicola. Ho provato ansia come non mi succedeva da tempo. Non l'ansia solita che associo a gran parte degli horror ma quella che solo i grandi maestri del Giallo all'italiana riescono a provocarmi. Dev'essere qualcosa insito nel mio DNA e che si ripropone anche nei miei incubi, tanto che guardando Tulpa mi è scesa addosso anche una nostalgia incredibile, soprattutto nelle scene in cui la vittima solitaria corre o cammina guardinga lungo vicoli oscuri che sembrano infiniti e totalmente distaccati dal resto della città, come se la sfortunata fosse finita inspiegabilmente in una di quelle dimensioni parallele lovecraftiane, mentre l'assassino, nero come la notte e quasi sovrannaturale nel suo essere lontanissimo e al contempo vicino, la segue. Sono tornata per un attimo la ragazzina che guardava i film di Argento con una mano davanti alla faccia o che leggeva di nascosto i Dylan Dog con tutti i loro "szock!!" e "uargh!!" e ho amato Zampaglione, ho amato Tulpa e ogni minuto della sua malsana atmosfera. La seconda parte mi ha toccata di meno e verso il finale mi ha fatto anche un po' arricciare il naso, troppo "esoterico" e facilone, ma l'Operazione Paura, dal mio umile punto di vista, ha superato ampiamente il già pregevole Shadow e confermato la maturità del regista.


Zampaglione, che con la macchina da presa mostra di saperci fare non poco, non si limita a fare un copia-incolla di cliché e neppure a girare un film citazionista senz'anima, anzi. Ci mette il cuore (letteralmente, visto che a reggere l'intera pellicola è l'interpretazione della Gerini, compagna del regista) e la passione di chi ama il cinema in generale e i Grandi Maestri in particolare, si avvale della collaborazione di uno sceneggiatore storico come Dardano Sacchetti, accompagna ogni sequenza con una colonna sonora che non sfigurerebbe accanto alle migliori prove di Goblin, Frizzi, Donaggio e compagnia e ci da sotto con l'orrore becero e con quelle atmosfere zozzopornE che tanto piacevano ai vecchi autori ("Essignore ma basta con 'ste qui che slinguano!!" "O Bolla, non essere puritana!" "Puritana tua sorella, Ale. Siamo quattro in sala, sono l'unica donna e qui pare d'essere seduti al Jolly* di sabato pomeriggio!! Pensa a tua moglie e a tuo figlio!"): tralasciando questo aspetto del film, pur importantissimo, gli omicidi sono tesissimi ed esagerati, soprattutto il primo, mentre gli altri sono fantasiosi e crudeli da far paura, resi ancora più validi da un buon uso degli effetti speciali.


Passando al reparto attori, bravissima e bellissima Claudia Gerini, mentre Nuot Arquint è letteralmente ipnotico e perfetto nel ruolo di enigmatico ed inquietante guru del Tulpa. Il resto del cast, se dovessi dire, non mi ha fatta impazzire ma anche lì l'utilizzo di quelle facce un po' anonime e quasi sciatte mi ha riportata ai bei tempi del Giallo, quindi non posso lamentarmi. L'unico difetto che ho trovato in Tulpa è la risoluzione del finale, che se da un lato giustifica il titolo della pellicola e si ricollega alla natura di questa entità creata tramite la meditazione, dall'altro snatura l'apprezzabile realismo degli omicidi e dell'assassino, quasi come se fosse stata imbastita in fretta e furia. Per il resto, tolto il mio ormai patologico fastidio per la dizione del 90% degli attori italiani (da questo punto di vista ho apprezzato maggiormente Shadow, proprio per il suo cast internazionale), ribadisco che Tulpa mi ha entusiasmata parecchio e aspetto con ansia che Zampaglione si rimetta dietro la macchina da presa per regalarci qualche altra chicca di genere, perché l'horror italiano ha proprio bisogno di una bella rinfrescata!


Del regista e co-sceneggiatore Federico Zampaglione (anche autore della colonna sonora) ho già parlato qui. Michele Placido (Roccaforte) e Nuot Arquint (Kiran) li trovate invece ai rispettivi link.

Claudia Gerini interpreta Lisa Boeri. Fidanzata di Zampaglione, attrice italiana tra le mie preferite, la ricordo per film come Roba da ricchi, Viaggi di nozze, Sono pazzo di Iris Blond, Fuochi d’artificio, Lucignolo, Tutti gli uomini del deficiente, La passione di Cristo, Nero bifamiliare, Grande, grosso e Verdone e Reality, inoltre ha partecipato a un episodio della sit-com Così fan tutte. Ha 42 anni e due film in uscita.


Se Tulpa vi fosse piaciuto buttatevi sulla visione dei gialli italiani anni ’70, che sono sterminati per numero ed altalenanti in qualità. Quelli che ricordo con piacere da assoluta profana del genere (tra quelli che ho visto, ovvio!!) sono Sette note in nero, 4 mosche di velluto grigio, Profondo Rosso, Reazione a catenaLa casa dalle finestre che ridono.... ma sicuramente altri più esperti di me potranno aggiungere una marea di titoli! ENJOY!!

*Jolly: nota sala a luci rosse del savonese, chiusa ormai da tempo immemorabile (n.d.B.)

mercoledì 5 maggio 2010

BollAnteprima: Shadow (2009)

Per un’appassionata di cinema e soprattutto horror come me, l’idea di presenziare a una prima dove potersi anche confrontare con attori e regista è una specie di sogno. Grazie ad una bella iniziativa del sito horror.it il sogno si è avverato e ho avuto occasione anche di vedere quello che sicuramente è il migliore film horror italiano degli ultimi anni, ovvero Shadow, diretto nel 2009 da Federico Zampaglione, proprio il cantante dei Tiromancino. Data questa piccola premessa, con in mente le belle e dolci canzoni del gruppo, ovviamente ero scettica, anche se ne avevo sentito parlare benissimo. Ah, l’ignoranza e i pregiudizi, che brutta cosa!


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Trama: David è un ex soldato, reduce dalla guerra in Iraq. Per liberarsi dagli orrori passati, decide di andare a fare biking sui monti e lì incontra un’appassionata ciclista come lui, Angeline. Quella che si preannuncia come una rilassante gita viene però trasformata in un incubo dapprima da due cacciatori decidi a vendicarsi dopo che i due ragazzi fanno fuggire una potenziale preda, quindi da un terribile essere che si aggira nei boschi, e che non fa distinzione tra buoni e cattivi…


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Siccome sono sicura di non essere diventata ipersensibile ma, anzi, ormai gli horror, per quanto beceri, non mi fanno più né caldo né freddo (a parte A' l’interieur…), posso dire con certezza che Shadow fa davvero paura. Nonostante il film racchiuda in sé più di un archetipo horror, come il bosco, la nebbia, il maniaco torturatore, ecc., Zampaglione riesce a metterli insieme raccontando qualcosa di nuovo e tornando ai bei tempi in cui per saltare sulla poltrona non servivano litri di sangue e perversioni al limite dell’incomprensibilità umana. Anzi, Shadow in questo è relativamente semplice, ma giuro cheEli Roth con il suo Hostel o tutti i registi dei vari Saw ne dovranno fare di strada prima di farmi tappare le orecchie per non sentire il crescendo di urli di uno dei cacciatori mescolati al suono della corrente elettrica durante la prima, semplice e terribile tortura perpetrata dall’inquietante Mortis. E questo è solo l’aspetto più superficiale di un film che, complice anche il particolare e triste finale, penetra in profondità.


shadow STILL


Dopo la lunga ed interessante chiacchierata con il regista, il ricordo di Shadow si arricchisce di interpretazioni particolari. Non un horror fatto tanto per fare, ma il frutto di una passione che Zampaglione coltiva da sempre, appoggiato dal padre (altro appassionato e coautore della sceneggiatura), e dei “banali” orrori di cui la nostra civiltà è piena. David ha un retaggio di soldato da cui cerca di fuggire, evadendo in una realtà da sogno. Ma come dice Angeline all’inizio, “gli orrori della guerra sono arrivati anche qui”; a poco a poco David si ritrova in un incubo, preda di qualcuno che è rimasto segnato dalla guerra tanto quanto lui, e che col senno di poi è l’incarnazione stessa del senso di colpa dei carnefici e dell’odio delle vittime. In una delle scene più raccapriccianti del film il protagonista è costretto a vedere, impossibilitato a chiudere gli occhi, sprofondato in un posto pieno di testimonianze degli orrori della guerra: ritratti di dittatori e guerrafondai (tra i quali spicca anche Bush, non a caso), filmati che riportano ogni singolo conflitto degli ultimi cent’anni, foto di deportati, che ricordano tanto l’emaciato Mortis. Con tutti questi “indizi” sarebbe facile capire l’origine di Mortis, ma Zampaglione nel finale ribalta ogni prospettiva e conferisce al film un significato completamente diverso.


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Passando ad aspetti più “tecnici”, Shadow è pieno di cinefili omaggi, come una delle ultime immagini di Mortis, che lo mostrano identico alla Morte deIl settimo sigillo di Bergman; l’inizio ricorda molto Blood Trails, mentre l’utilizzo, durante le scene più crude, di una canzone rilassante come La strada del bosco di Claudio Villa (canzone scelta dal padre del regista, che gentilmente ha risposto alla mia domanda in merito – sì, lo so, era una domanda idiota, ma fondamentalmente io faccio caso solo a questi particolari frivoli…), crea un effetto straniante pari a quello che ha creato Aja in Alta tensione con Sarà perché ti amo dei Ricchi e poveri. A questo proposito, la colonna sonora, creata dal fratello del regista, Francesco, e dai The Alvarius, è semplicemente meravigliosa e molto azzeccata, sicuramente apprezzabile anche fuori dal film (anche se l’urlo del protagonista che si confonde con un assolo di chitarra elettrica è geniale). Gli attori sono stati selezionati per fortuna al di fuori del mondo dello spettacolo nostrano, e sono tutti professionisti ahimé poco conosciuti: avendoli visti dal vivo, confrontandoli con i rispettivi personaggi, ho apprezzato soprattutto Nuot Arquint, terrificante d’aspetto come il mostro che interpreta eppure timido e cauto nell’esprimersi e i due bastardissimi cacciatori, ovvero Ottaviano Blitch e Chris Coppola. Il primo è un autore completo, il tipico attore professionista in grado di cimentarsi alla perfezione in qualsiasi ruolo, il secondo è una persona simpaticissima, specializzato in ruoli comici, che per la prima volta si ritrovava a dover interpretare uno stronzo maniaco, riuscendoci perfettamente.


Anteprima Shadow Genova


Questa l'ho scattata io alla prima.. non è granché così rimpicciolita ma ne vado molto orgogliosa, quindi se volete utilizzarla chiedete please ^__^


Detto questo, speriamo davvero che il pubblico italiano, e gli autori soprattutto, aprano un po’ gli occhi. Il nostro cinema non è morto, ucciso dalla tv commerciale, ma è di sicuro stato pesantemente narcotizzato. Per quanto coraggio abbiano giovani registi come Zampaglione è praticamente impossibile trovare produttori disposti a rischiare e sostenere progetti che non saranno visti e apprezzati dal 90% delle persone, quindi acquistati dalle tv; è molto meglio acquistare la pappa pronta USA, che attira sempre un pubblico maggiore. Per questo, il mio consiglio stavolta diventa un appello: andate a vedere Shadow e sostenete il cinema italiano, se c’è la possibilità che lo mettano in un cinema vicino a voi fate la cortesia per una volta di spendere sette euro per qualcosa che valga la pena venga visto e conosciuto, magari togliendoli a ciofeche infami come questi continui e noiosi remake di horror USA. Fidatevi, se amate l’horror non li rimpiangerete.


Federico Zampaglione è il regista della pellicola. Conosciuto soprattutto come cantante del gruppo Tiromancino, in realtà non è al suo primo film, in quanto ha già girato Nero bifamiliare, una commedia nerissima. Romano, ha 42 anni.


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Nuot Arquint interpreta Mortis (battezzato in realtà così solo nei titoli di coda, in quanto il personaggio non viene mai nominato). Svizzero, ha partecipato a film come La passione di Cristo e Il divo.


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Ottaviano Blitch interpreta uno dei due cacciatori, Fred. Regista e attore di un corto molto gore dal titolo Liver, lo ritroviamo anche in Italians e nell’horror italiano In the Market. Ha un film in uscita.


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Chris Coppola interpreta il secondo cacciatore, Buck. Americano, ha già recitato (spesso con piccole parti) in parecchi film come Spawn, Spider – Man, Sim0ne, Lo smoking, La leggenda di Beowulf, Venerdì 13 e in telefilm come ER, Jarod il camaleonte,. Giudice Amy, CSI, Cory alla Casa Bianca. Ha due film in uscita.


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Jake Muxworthy interpreta David. Americano, ha partecipato a serie tv come 24, Senza traccia e CSI: NY. Ha 32 anni.


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Karina Testa interpreta Angeline. L’attrice francese ha recitato in un altro horror assai famoso, Frontiers – le frontiere dell’inferno. Ha 29 anni e un film in uscita.


karina-testaE ora vi lascerei con il trailer del film, se non lo avete ancora visto da qualche parte... Sentite che bella la colonna sonora e ENJOY!! (P.S. Vi ricordo che il film in questione esce il 14 maggio!!)


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