In occasione degli Oscar avevo recuperato anche Dragon Trainer - Il mondo nascosto (How to Train Your Dragon: The Hidden World), diretto nel 2019 dal regista Dean DeBlois.
Trama: mentre il villaggio di Berk affronta il sovrappopolamento dei draghi, Sdentato incontra una Furia bianca, dietro la quale si nasconde tuttavia la minaccia di un terribile cacciatore.
Come se avessi avuto un vago presagio di sventura, non ero andata a vedere il terzo (e, pare, ultimo) episodio della saga Dragon Trainer al cinema, nonostante i primi mi fossero piaciuti molto. Ho fatto bene, perché Il mondo nascosto è un film che si trascina stancamente come fosse un lungo filler per raggiungere il commovente, benché prevedibile, finale, durante il quale le avventure di Hiccup, Sdentato e tutta l'allegra banda vichinga trovano un degno compimento e una chiusura definitiva. "Amore si accompagna sempre al dolore, ma vale comunque la pena di viverlo" e chi lo sa meglio del padre di Hiccup, rimasto solo con un figlio a carico per tanti anni? Peccato che questo concetto meraviglioso, che conosciamo bene tutti e che è giusto insegnare anche ai più piccoli, si perda per buona parte del film in gag stantie (i due gemelli sono particolarmente insopportabili), malvagi da operetta e corteggiamenti disastrosi tra Sdentato e la nuova arrivata, una Furia bianca che non ci mette molto ad attirarsi l'odio dello spettatore per i suoi modi da figa di legno. Quanto al mondo nascosto che compare nel titolo, è un peccato che venga sfruttato così poco, una piccola, affascinante parentesi sulla quale ci sarebbe da raccontare molto e che invece viene semplicemente utilizzata come escamotage narrativo per far spostare i protagonisti da punto A a punto B e come miccia scatenante l'inevitabile conclusione del film (SPOILER Inevitabile, virgola. Capisco che Sdentato abbia desiderio di stare con la compagna e i suoi simili, ma che dopo un giorno scelga di abbandonare Hiccup senza nemmeno voltarsi indietro, tra l'altro senza portarsi dietro gli amici draghi di Berk, è perplimente. Tutto ciò che accade prima del finale avviene perché Hiccup lo va a riprendere, altrimenti il film sarebbe finito senza l'ultima mezz'ora FINE SPOILER).
La delusione causata dall'essermi aspettata un film all'altezza dei primi due capitoli della saga, che ho adorato, probabilmente mi sta spingendo ad essere un po' più dura di quanto Il mondo nascosto meriterebbe, e non vorrei che qualcuno si tenesse erroneamente lontano dalla pellicola. A livello di animazioni, infatti, Il mondo nascosto non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori, omaggiati peraltro, per quanto riguarda alcune situazioni fondamentali, in maniera assai tenera, e il character design dei nuovi personaggi introdotti è assai carino; il villain è identico a Chris Sanders, co-regista del primo Dragon Trainer, mentre la Furia bianca è sicuramente una creatura poco simpatica, tuttavia è di un'eleganza incredibile e la sua bellezza felina compensa il fatto che questa volta Sdentato più che un gattone sembra un cagnolino scemo, con tutto quello che ne consegue. Molto bello, come ho scritto più sopra, anche il mondo nascosto, un trionfo di colori, ambienti lussureggianti e draghi di ogni genere e dimensione che, probabilmente, sarà stato un delirio da animare e forse anche questo ha influito sulla durata della sua presenza sullo schermo. Per il resto non ho molto altro di cui essere entusiasta e mi spiace davvero: la saga Dragon Trainer ha saputo emozionarmi per le sue soluzioni non convenzionali e i suoi colpi al cuore per due film, quindi speravo che nel capitolo conclusivo ci sarebbero state le stesse emozioni moltiplicate per tre. Purtroppo, rimane solo un bellissimo quarto d'ora finale e la dolorosa consapevolezza che la storia di Hiccup e Sdentato, per come l'abbiamo conosciuta, è finita. Chissà, che nel futuro non vengano raccontate altre storie di amicizia tra uomini e draghi, in maniera altrettanto poetica.
Del regista e co-sceneggiatore Dean DeBlois ho già parlato QUI. Jay Baruchel (Hiccup),America Ferrera (Astrid), F. Murray Abraham (Grimmel), Cate Blanchett (Valka), Gerard Butler (Stoick), Craig Ferguson (Skaracchio), Jonah Hill (Moccicoso), Christopher Mintz-Plasse (Gambedipesce), Kristen Wiig (Testabruta), Kit Harington (Eret), e David Tennant (Spitelout / Ivar the Witless) li trovate invece ai rispettivi link.
Dragon Trainer - Il mondo nascosto è l'ultimo film di una trilogia cominciata con Dragon Trainer e proseguita con Dragon Trainer 2; recuperateli tutti, perché sono davvero belli, e se vi ritroverete con un'insana passione per i draghi aggiungete la serie Dragons: I paladini di Berk. ENJOY!
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martedì 10 marzo 2020
domenica 18 settembre 2016
RocknRolla (2008)
Questa è l’ultima del 2016, prometto. Intendo l’ultima
volta che scrivo un brevissimo post dopo praticamente un mese dalla visione del
film, cosa che mi porta inevitabilmente ad affidarmi ad una memoria sempre più
scarsa e ad emozioni ormai raffreddatesi. Ciò accade, soprattutto, quando si
parla di film come RoknRolla, diretto nel 2008 dal regista Guy Ritchie, la tipica
sagra del malvivente inglese tanto cara all’autore.
Thandie Newton interpreta Stella. Inglese, ha partecipato a film come Intervista col vampiro, Gridlock'd, Mission: Impossible 2, The Chronicles of Riddick e a serie come E.R. Medici in prima linea, inoltre ha doppiato un episodio di American Dad!. Ha 44 anni e due film in uscita.
Il cantante Ludacris (col vero nome di Chris Bridges) interpreta Mickey, uno dei due manager di Johnny Quid. Apparentemente, quella di RocknRolla avrebbe dovuto essere una trilogia, di fatto nei titoli di coda viene scritto "The Wild Bunch will return in The Real RockNRolla", tuttavia nel frattempo Ritchie ha girato altri quattro film e di un eventuale sequel non c'è ancora traccia. Detto questo, se RocknRolla vi fosse piaciuto recuperate Lock & Stock - Pazzi scatenati e Snatch - Lo strappo. ENJOY!
Trama: uno speculatore edilizio senza scrupoli cerca di
concludere un grosso affare con un magnate russo ma la commercialista di quest’ultimo
è in combutta con un paio di piccoli malviventi e lo deruba sistematicamente di
ogni investimento. A complicare un affare che già sta in piedi per miracolo si
aggiungono i capricci di un giovane cantante rock fattosi passare per morto…
Ammetto pubblicamente di essere un’estimatrice di Guy
Ritchie, del suo stile caciarone e videoclipparo, del montaggio rapido quanto
i giri di giostra tra personaggi che si susseguono continuamente sullo schermo,
del sottobosco criminale che mette in scena con abbondanti dosi di umorismo
nero e anche di un certo modo ruffiano di accattivarsi il pubblico. Tutti questi
elementi si ritrovano in RockNRolla eppure, nonostante il mio amore per il
regista inglese, la visione del film si è rivelata lievemente pesante, come se avessi
davanti uno scherzo tirato per le lunghe; la trama della pellicola fila e tutto
torna perfettamente sul finale, nel quale ogni tessera apparentemente stonata
riesce nonostante tutto a comporre un mosaico perfetto, però credo che la parte centrale del film
venga appesantita troppo da ripetizioni inutili e personaggi superflui. In
aggiunta, bisogna dire che il RockNRolla del titolo è uno dei protagonisti più
fastidiosi e meno carismatici mai creati da Guy Ritchie. Non so se imputare la
colpa all’attore Toby Kebbell, che sembrerebbe un giovane Sacha Baron-Coen molto meno
divertente (e già di suo non che Baron-Coen mi faccia impazzire...), sta di fatto che dal momento in cui compare il fantomatico Johnny Quid il film subisce una
frenata che non molla neppure con la presenza del fantastico “gangster” di Tom
Wilkinson e del sempre valido Mark Strong, punte di diamante di un cast che
contempla anche due figoni del calibro di Idris Elba e Gerard Butler, tra gli
altri. Ecco, forse RockNRolla mi ha un po’ delusa perché pensavo che il fulcro
della storia fosse questa coppia di pregevoli attori, invece la trama a un
certo punto si discosta dalle loro disavventure, focalizzandosi su furti di
quadri, rockstar drogate, segretucci nascosti e russi psicopatici, questi
ultimi protagonisti delle sequenze più genuinamente folli e divertenti di tutta
la pellicola. Nonostante questo, quando durante i titoli di coda ho letto che i
protagonisti di RockNRolla sarebbero tornati per un secondo film non ho potuto
fare a meno di chiedermi cosa aspetti Ritchie a riprendere le fila del discorso,
magari con qualche aggiustatina qui e là: o sono completamente psicopatica e mi
sbaglio di grosso, oppure potrebbe venire fuori un sequel molto migliore della
pellicola originale!
Del regista e sceneggiatore Guy Ritchie ho già parlato QUI. Gerard Butler (One Two), Tom Wilkinson (Lenny Cole), Mark Strong (Archy), Idris Elba (Mumbles), Tom Hardy (Bob il bello), Toby Kebbel (Johnny Quid), Karel Roden (Uri Omovich), Jeremy Piven (Roman), Gemma Arterton (June) e Jamie Campbell Bower (Rocker) li trovate invece ai rispettivi link.Thandie Newton interpreta Stella. Inglese, ha partecipato a film come Intervista col vampiro, Gridlock'd, Mission: Impossible 2, The Chronicles of Riddick e a serie come E.R. Medici in prima linea, inoltre ha doppiato un episodio di American Dad!. Ha 44 anni e due film in uscita.
Il cantante Ludacris (col vero nome di Chris Bridges) interpreta Mickey, uno dei due manager di Johnny Quid. Apparentemente, quella di RocknRolla avrebbe dovuto essere una trilogia, di fatto nei titoli di coda viene scritto "The Wild Bunch will return in The Real RockNRolla", tuttavia nel frattempo Ritchie ha girato altri quattro film e di un eventuale sequel non c'è ancora traccia. Detto questo, se RocknRolla vi fosse piaciuto recuperate Lock & Stock - Pazzi scatenati e Snatch - Lo strappo. ENJOY!
martedì 17 febbraio 2015
Dragon Trainer 2 (2014)
Dopo aver visto e amato Dragon Trainer pensavate mi sarei lasciata scappare Dragon Trainer 2 (How to Train Your Dragon 2), diretto e co-sceneggiato nel 2014 da Dean DeBlois nonché candidato all'Oscar come miglior film d'animazione?
Trama: durante uno dei loro voli esplorativi, Hiccup e Sdentato trovano un paese devastato dal ghiaccio e base di cacciatori di draghi al soldo del terribile Drago Bludvist; nel tentativo di scovare il malvagio e farlo ragionare, nonostante il padre tenti di dissuaderlo in ogni modo, Hiccup incontrerà un altro misterioso Cavaliere dei Draghi...
Dopo gli eventi del primo film, Dragon Trainer 2 si apre con un bello scorcio della rinata Berk, cittadina dove i vichinghi e i draghi convivono in armonia e dove la sete di competizione del popolo viene tenuta a bada da tornei volanti nel corso dei quali chi lancia più pecore in un cesto vince. Nonostante sia ormai considerato un eroe da tutti gli abitanti del villaggio (e nonostante si sia ormai fidanzato con la bella Astrid) Hiccup ha sempre qualche problema che lo affligge e il suo rapporto col padre è migliorato fino a un certo punto; se nel primo film il protagonista era considerato uno sfigato della peggior specie nonché la spina nel fianco del potente genitore, nel secondo si assiste ad uno scontro generazionale/psicologico tra i più classici, con Stoick che vorrebbe Hiccup capovillaggio mentre il ragazzo, ancora incerto su quale sia la sua vera natura e desideroso di libertà, non ne vuole proprio sapere. Le tensioni tra i due esplodono con l'arrivo di un vecchio e minaccioso nemico, Drago Bludvist, che l'ingenuo Hiccup vorrebbe "sedare" con discorsi di pace e convivenza mentre giustamente Stoick, scampato già una volta alla sua furia assassina, vorrebbe solo che il figlio lo lasciasse stare e pensasse piuttosto a proteggere il villaggio da un suo eventuale attacco; nel corso del film accadrà davvero di tutto, tra eventi allegri e commoventi ma anche altri incredibilmente tristi, che porteranno Hiccup e Sdentato a scoprire qualcosa di più su sé stessi, sul loro legame e, soprattutto, a raggiungere una consapevolezza assai simile a quella dell'età adulta, lasciandosi alle spalle non già una coda o un arto ma buona parte della loro ingenuità ed innocenza.
In Dragon Trainer 2 si ride (la gag ricorrente delle pecore è favolosa!), ci si emoziona e ci si commuove (diciamo pure che si piange come delle fontane) e come sequel l'ho trovato assolutamente all'altezza del primo capitolo. Alcuni personaggi si sono evoluti, altri, come la bionda e grezzissima Testabruta o come la meravigliosa "Vecchietta dei Draghi", vedono aumentare il loro tempo sullo schermo mentre altri vengono un po' sacrificati a favore dei nuovi ingressi: Drago Bludvist è la nemesi perfetta per Hiccup, tanto malvagio ed irrispettoso nei confronti dei draghi quanto l'altro è buono ed affezionato alle creature alate mentre il secondo personaggio nuovo (di cui non vi svelerò affatto l'identità!) viene tratteggiato fin dall'inizio con una delicatezza incredibile e la volontà di non rispondere immediatamente a tutte le domande che potrebbero sorgere sul suo passato. Inoltre, il personaggio in questione permette agli animatori di sbrigliare abilità e fantasia, deliziando lo spettatore con una favolosa "caverna dei draghi" zeppa di colori, elementi naturali e draghi volanti di ogni specie. Certo, il character design dei draghetti lascia sempre un po' a desiderare (non posso farci nulla, a me piace solo il gattesco e tenerissimo Sdentato) ma i molti scontri all'ultimo sangue, le epiche scene di volo o i "Giochi senza frontiere con pecora" di cui ho parlato all'inizio sono animati benissimo e molto probabilmente faranno la gioia di qualsiasi spettatore, piccolo o grande che sia. La franchise di Dragon Trainer si conferma indubbiamente una delle migliori e più emozionanti mai realizzate e sono contenta di averla recuperata... adesso aspetto con trepidazione il terzo capitolo, sperando che la qualità continui a mantenersi alta!
Del regista e co-sceneggiatore Dean DeBlois ho già parlato QUI. Jay Baruchel (Hiccup), Cate Blanchett (Valka), Gerard Butler (Stoick), Craig Ferguson (Skaracchio), America Ferrera (Astrid), Jonah Hill (Moccicoso), Christopher Mintz-Plasse (Gambedipesce), Kristen Wiig (Testabruta) e Djimon Hounsou (Drago) li trovate invece ai rispettivi link.
Kit Harington, che presta la voce alla new entry Eret, interpreta Jon Snow nella serie Il trono di spade. A Dragon Trainer 2 dovrebbe aggiungersi un terzo seguito nel 2017; nel frattempo, se il film vi fosse piaciuto potete leggere la serie di libri How to Train Your Dragon (tradotto in italiano con Le eroiche disavventure di Topicco Terribilis Totanus III) di Cressida Cowell oppure recuperate Dragon Trainer, lo spin-off Dreamworks Dragons: I cavalieri di Berg, serie tuttora in corso e mandata in onda su Cartoon Network e Boing e i corti La leggenda del drago Rubaossa, Dragons: il dono del drago e Book of Dragons. ENJOY!
Trama: durante uno dei loro voli esplorativi, Hiccup e Sdentato trovano un paese devastato dal ghiaccio e base di cacciatori di draghi al soldo del terribile Drago Bludvist; nel tentativo di scovare il malvagio e farlo ragionare, nonostante il padre tenti di dissuaderlo in ogni modo, Hiccup incontrerà un altro misterioso Cavaliere dei Draghi...
Dopo gli eventi del primo film, Dragon Trainer 2 si apre con un bello scorcio della rinata Berk, cittadina dove i vichinghi e i draghi convivono in armonia e dove la sete di competizione del popolo viene tenuta a bada da tornei volanti nel corso dei quali chi lancia più pecore in un cesto vince. Nonostante sia ormai considerato un eroe da tutti gli abitanti del villaggio (e nonostante si sia ormai fidanzato con la bella Astrid) Hiccup ha sempre qualche problema che lo affligge e il suo rapporto col padre è migliorato fino a un certo punto; se nel primo film il protagonista era considerato uno sfigato della peggior specie nonché la spina nel fianco del potente genitore, nel secondo si assiste ad uno scontro generazionale/psicologico tra i più classici, con Stoick che vorrebbe Hiccup capovillaggio mentre il ragazzo, ancora incerto su quale sia la sua vera natura e desideroso di libertà, non ne vuole proprio sapere. Le tensioni tra i due esplodono con l'arrivo di un vecchio e minaccioso nemico, Drago Bludvist, che l'ingenuo Hiccup vorrebbe "sedare" con discorsi di pace e convivenza mentre giustamente Stoick, scampato già una volta alla sua furia assassina, vorrebbe solo che il figlio lo lasciasse stare e pensasse piuttosto a proteggere il villaggio da un suo eventuale attacco; nel corso del film accadrà davvero di tutto, tra eventi allegri e commoventi ma anche altri incredibilmente tristi, che porteranno Hiccup e Sdentato a scoprire qualcosa di più su sé stessi, sul loro legame e, soprattutto, a raggiungere una consapevolezza assai simile a quella dell'età adulta, lasciandosi alle spalle non già una coda o un arto ma buona parte della loro ingenuità ed innocenza.
In Dragon Trainer 2 si ride (la gag ricorrente delle pecore è favolosa!), ci si emoziona e ci si commuove (diciamo pure che si piange come delle fontane) e come sequel l'ho trovato assolutamente all'altezza del primo capitolo. Alcuni personaggi si sono evoluti, altri, come la bionda e grezzissima Testabruta o come la meravigliosa "Vecchietta dei Draghi", vedono aumentare il loro tempo sullo schermo mentre altri vengono un po' sacrificati a favore dei nuovi ingressi: Drago Bludvist è la nemesi perfetta per Hiccup, tanto malvagio ed irrispettoso nei confronti dei draghi quanto l'altro è buono ed affezionato alle creature alate mentre il secondo personaggio nuovo (di cui non vi svelerò affatto l'identità!) viene tratteggiato fin dall'inizio con una delicatezza incredibile e la volontà di non rispondere immediatamente a tutte le domande che potrebbero sorgere sul suo passato. Inoltre, il personaggio in questione permette agli animatori di sbrigliare abilità e fantasia, deliziando lo spettatore con una favolosa "caverna dei draghi" zeppa di colori, elementi naturali e draghi volanti di ogni specie. Certo, il character design dei draghetti lascia sempre un po' a desiderare (non posso farci nulla, a me piace solo il gattesco e tenerissimo Sdentato) ma i molti scontri all'ultimo sangue, le epiche scene di volo o i "Giochi senza frontiere con pecora" di cui ho parlato all'inizio sono animati benissimo e molto probabilmente faranno la gioia di qualsiasi spettatore, piccolo o grande che sia. La franchise di Dragon Trainer si conferma indubbiamente una delle migliori e più emozionanti mai realizzate e sono contenta di averla recuperata... adesso aspetto con trepidazione il terzo capitolo, sperando che la qualità continui a mantenersi alta!
Del regista e co-sceneggiatore Dean DeBlois ho già parlato QUI. Jay Baruchel (Hiccup), Cate Blanchett (Valka), Gerard Butler (Stoick), Craig Ferguson (Skaracchio), America Ferrera (Astrid), Jonah Hill (Moccicoso), Christopher Mintz-Plasse (Gambedipesce), Kristen Wiig (Testabruta) e Djimon Hounsou (Drago) li trovate invece ai rispettivi link.
Kit Harington, che presta la voce alla new entry Eret, interpreta Jon Snow nella serie Il trono di spade. A Dragon Trainer 2 dovrebbe aggiungersi un terzo seguito nel 2017; nel frattempo, se il film vi fosse piaciuto potete leggere la serie di libri How to Train Your Dragon (tradotto in italiano con Le eroiche disavventure di Topicco Terribilis Totanus III) di Cressida Cowell oppure recuperate Dragon Trainer, lo spin-off Dreamworks Dragons: I cavalieri di Berg, serie tuttora in corso e mandata in onda su Cartoon Network e Boing e i corti La leggenda del drago Rubaossa, Dragons: il dono del drago e Book of Dragons. ENJOY!
domenica 15 febbraio 2015
Dragon Trainer (2010)
Il tempo passa eh, ma alla fine
anche io riesco a vedere i film sulla bocca di tutti. Magari con cinque
comodissimi anni di distanza. E’ quello che è successo con Dragon Trainer (How
to Train Your Dragon), diretto e co-sceneggiato nel 2010 dai registi Dean DeBlois e Chris Sanders e tratto dalla serie di libri How to Train Your Dragon (tradotto in italiano con Le eroiche disavventure di Topicco Terribilis Totanus III) di Cressida Cowell.
Trama: in un villaggio di
vichinghi vittima di continui attacchi di draghi, il giovane Hiccup è l’unico incapace
di combattere. Un giorno, per pura fortuna, riesce ad abbattere il drago Furia
Buia ma gli risparmia la vita; da quel momento, tra Hiccup e il ribattezzato
Sdentato nasce una profonda amicizia..
Avete presente da bambini, quando guardavate un cartone animato, quella sensazione mista di meraviglia e perdita? Mi spiego. Guardando Roger Rabbit non vi era venuta una voglia mostruosa di prendere un aereo e andare a Cartoonia? La pietra azzurra di Nadia, ma quanto era bella da uno a mille? Ma quanto sarebbe stato figo avere un castello pieno di personaggi parlanti come quello de La bella e la bestia? E vogliamo parlare del Paese delle Meraviglie di Alice? Tutto molto bello, sì, ma queste cose non si possono fare né avere perché, di fatto, non esistono; da bambini ci si rimane male, poi si cresce e simili insani desideri non dovrebbero più insorgere. Invece, dopo aver visto Dragon Trainer, mi sono sentita letteralmente tradita dalla realtà e schiacciata dall'impossibilità di avere un drago puccio e meraviglioso come Sdentato, per tenerlo in casa, giocarci, volare nonostante il mio atavico terrore delle altezze, coccolarlo fino a non poterne più. Potenza di uno dei film animati più belli che abbia visto da qualche anno a questa parte, un trionfo di umorismo, azione, avventura, tenerume e meraviglia, adatto ai grandi e perfetto per i piccini, con quel tocco di inaspettato realismo che è riuscito a stupirmi e catturarmi tanto quanto i grandi occhioni di Sdentato. Il protagonista, Hiccup, è un "normalissimo" disadattato all'interno di un paese di giganteschi e coraggiosi eroi: è mingherlino, pasticcione e pauroso, dolorosamente consapevole del fatto che nessuno ha un minimo di fiducia in lui, suo padre in primis. Per dimostrare di potercela fare decide di andare contro la sua natura e catturare l'imprendibile Furia Buia, impresa in cui riesce con l'ingegno, non con la forza bruta; al momento di uccidere il drago, tuttavia, il ragazzo rifiuta mosso da pietà e da quel momento riuscirà a creare un nuovo percorso di vita, per sé stesso, per l'avversario ferito (con cui instaurerà un rapporto di amicizia e reciproca dipendenza) e per l'intero paese. Dragon Trainer diventa così un invito ad uscire dagli schemi e trovare la propria strada al di là delle aspettative altrui, nonché un necessario inno al dialogo e alla conoscenza reciproca come uniche fonti di civiltà e arricchimento personale, in contrasto con errati pregiudizi che portano soltanto guerra, dolore ed incomprensione.
Oltre al necessario messaggio positivo, poi, c'è Sdentato. Uno dei bestiolini più belli mai creati per il grande schermo, un incrocio tra un rettile, Stitch e un gatto, praticamente un trionfo di pucciosità cattivella. Ogni interazione tra lui e Hiccup è deliziosa, divertente e commovente, sopratutto per quel che riguarda i primi, timidi tentativi di conoscenza reciproca. Le scene di volo poi sono strepitose, mozzafiato ed animate benissimo; i rocamboleschi allenenamenti di Hiccup e Sdentato non hanno nulla da invidiare alle riprese aeree di blockbuster zeppi di effetti speciali mentre la sequenza, più lenta ma non meno emozionante, del romantico viaggio tra le nuvole è di una bellezza incredibile e fa davvero venire voglia di salire a toccare quelle spumose masse dai colori tenui. I singoli personaggi sono stati realizzati benissimo e chiunque, anche quelli secondari che magari hanno giusto una, due battute di dialogo, hanno comunque una caratteristica che li fa saltare all'occhio dello spettatore, rendendoli di conseguenza indimenticabili; in questo, l'unica nota negativa di Dragon Trainer è il fatto che, Sdentato e dragone finale a parte, gli altri draghi presenti nella pellicola sono di una bruttezza rara e sembrano dei mostrilli fasulli fatti di pixel mentre gli esseri umani sono nell'insieme piuttosto gradevoli e per nulla spigolosi. Ho molto apprezzato, inoltre, l'idea di strutturare buona parte del film come una serie di lezioni sui draghi, con tanto di esercizi, manuali da leggere, diari da riempire con annotazioni personali e quant'altro, tanto che mi sembrava di essere tornata ai bei tempi di Harry Potter, quando potevo imparare assieme a Harry e compagnia un sacco di nozioni che non mi serviranno mai ma che sicuramente mi hanno permesso di immedesimarmi maggiormente nei personaggi; ora, visto che la mia personale Furia Buia non è ancora arrivata, sono curiosissima di sapere come se la caveranno Hiccup e Sdentato in Dragon Trainer 2 e non vedo l'ora vivere una nuova avventura assieme a loro!
Di Jay Baruchel (Hiccup), Gerard Butler (Stoick), Craig Ferguson (Skaracchio), Jonah Hill (Moccicoso), Christopher Mintz-Plasse (Gambedipesce), Kristen Wiig (Testabruta) e David Tennant (Spitelout) ho già parlato ai rispettivi link.Oltre al necessario messaggio positivo, poi, c'è Sdentato. Uno dei bestiolini più belli mai creati per il grande schermo, un incrocio tra un rettile, Stitch e un gatto, praticamente un trionfo di pucciosità cattivella. Ogni interazione tra lui e Hiccup è deliziosa, divertente e commovente, sopratutto per quel che riguarda i primi, timidi tentativi di conoscenza reciproca. Le scene di volo poi sono strepitose, mozzafiato ed animate benissimo; i rocamboleschi allenenamenti di Hiccup e Sdentato non hanno nulla da invidiare alle riprese aeree di blockbuster zeppi di effetti speciali mentre la sequenza, più lenta ma non meno emozionante, del romantico viaggio tra le nuvole è di una bellezza incredibile e fa davvero venire voglia di salire a toccare quelle spumose masse dai colori tenui. I singoli personaggi sono stati realizzati benissimo e chiunque, anche quelli secondari che magari hanno giusto una, due battute di dialogo, hanno comunque una caratteristica che li fa saltare all'occhio dello spettatore, rendendoli di conseguenza indimenticabili; in questo, l'unica nota negativa di Dragon Trainer è il fatto che, Sdentato e dragone finale a parte, gli altri draghi presenti nella pellicola sono di una bruttezza rara e sembrano dei mostrilli fasulli fatti di pixel mentre gli esseri umani sono nell'insieme piuttosto gradevoli e per nulla spigolosi. Ho molto apprezzato, inoltre, l'idea di strutturare buona parte del film come una serie di lezioni sui draghi, con tanto di esercizi, manuali da leggere, diari da riempire con annotazioni personali e quant'altro, tanto che mi sembrava di essere tornata ai bei tempi di Harry Potter, quando potevo imparare assieme a Harry e compagnia un sacco di nozioni che non mi serviranno mai ma che sicuramente mi hanno permesso di immedesimarmi maggiormente nei personaggi; ora, visto che la mia personale Furia Buia non è ancora arrivata, sono curiosissima di sapere come se la caveranno Hiccup e Sdentato in Dragon Trainer 2 e non vedo l'ora vivere una nuova avventura assieme a loro!
Dean DeBlois è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola. Canadese, ha diretto film come Lilo & Stitch e Dragon Trainer 2. Anche animatore e produttore, ha 44 anni e un film in uscita, Dragon Trainer 3, che dovrebbe essere pronto per il 2017.
Chris Sanders (vero nome Christopher Michael Sanders) è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Lilo & Stitch e I Croods. Anche doppiatore, animatore e produttore, ha 54 anni e un film in uscita, I Croods 2.
America Ferrera doppia in originale Astrid. Americana, famosissima protagonista della serie Ugly Betty, ha doppiato anche Dragon Trainer 2 e partecipato ad altre serie come CSI - Scena del crimine. Anche produttrice, ha 30 anni.
Occhio, qui ci sono SPOILER. Il finale originale prevedeva che Hiccup uscisse dallo scontro col dragone praticamente illeso ma i realizzatori hanno pensato che la cosa fosse, giustamente, poco realistica e, con l'approvazione di Cressida Cowell, hanno deciso di fargli perdere parte della gamba, così come succede all'inizio a Sdentato con la coda; a tal proposito, la scena in cui Hiccup si rende conto di essere ormai monco e viene aiutato sia psicologicamente che fisicamente da Sdentato è stata suggerita nientemeno che da Steven Spielberg perché lo script originale prevedeva che il ragazzo prendesse coscienza dell'accaduto da solo, riducendo così il ruolo del draghetto a quello di mera "cavalcatura". Quindi, grande Spilby sempre e comunque! Dragon Trainer ha generato, oltre al seguito Dragon Trainer 2 (a cui dovrebbe aggiungersene un terzo nel 2017), anche parecchi spin-off, come la serie Dreamworks Dragons: I cavalieri di Berg, tuttora in corso e mandata in onda su Cartoon Network e Boing, e i corti La leggenda del drago Rubaossa, Dragons: il dono del drago e Book of Dragons. Se Dragon Trainer vi fosse piaciuto recuperateli tutti assieme magari a Mulan, Ribelle - The Brave e Le 5 leggende. ENJOY!
martedì 25 settembre 2012
Coriolanus (2011)
Qualche settimana fa ho deciso di “farmi del male” e buttarmi nella visione di Coriolanus, diretto nel 2011 dal regista e attore Ralph Fiennes e tratto dall’omonima tragedia di William Shakespeare.
Trama: Coriolano è un indomito e orgoglioso condottiero, incapace tuttavia di amare la gente comune. Questo suo limite viene sfruttato per impedirgli di venire eletto console e lo porta a venire esiliato da Roma, costringendolo ad allearsi con il suo vecchio nemico Aufidius per vendicarsi della città intera…
Coriolanus è l’esempio di come, quando la storia di base è buona, bastano un minimo di impegno e di capacità registiche ed attoriali per mettere su un ottimo film. Ammetto l’ignoranza e confesso di non avere mai letto la tragedia di Shakespeare, ma dai dialoghi mi è parso di aver capito che il testo sia stato rispettato abbastanza fedelmente (tanto da rendere ostica una visione senza sottotitoli, vista l’abbondanza di arcaismi e circonlocuzioni…) e anche la storia, per quanto trasposta in epoca moderna, è sostanzialmente la stessa raccontata dal Bardo. Coriolanus ci mostra quindi la parabola discendente di un uomo testardo, tenace ed orgoglioso, forgiato dalla guerra e da una madre a dir poco opprimente, destinato alla grandezza ma pericolosamente avviato sulla strada che lo porterebbe a diventare un tiranno. Al di là dei “magheggi” di due politici più interessati a mantenere il proprio potere che a fare l’interesse del popolo, infatti, non c’è dubbio che Coriolano sia un personaggio ben lontano dall’essere positivo, visto che non fa nulla per nascondere il disprezzo nei confronti della “plebe”, accusata di essere debole e pronta a cambiare bandiera alla minima influenza esterna. Di fronte quindi all’innegabile carisma del personaggio non si può fare a meno di essere influenzati anche dalla sua natura assolutista, cosa che rende perlomeno difficile parteggiare per lui, tuttavia la ridda di comprimari che lo circondano impedisce anche di dargli completamente torto: la madre Volumnia è, a mio avviso, il personaggio più negativo dell’intera vicenda, responsabile per ben due volte della rovina del figlio, ma anche il consigliere Menenius e i due tribuni, da bravi politici, sono perlomeno ambigui. Interessante ma poco sfruttata la figura del condottiero dei Volsci, Aufidius, praticamente l’ideale controparte di Coriolano più che la sua nemesi, meno carismatico ma più legato al popolo e maggiormente fermo nei suoi ideali, come dimostrano le emblematiche sequenze all’inizio e alla fine del film.
Concludo qui l’imbarazzante e breve disamina della trama (indubbiamente vi converrebbe prendere un qualsivoglia libro di critica shakespeariana per trovare un’analisi ben più completa e sensata) e passo a parlare un po’ di come il regista Ralph Fiennes abbia deciso di trasporre la tragedia. Lungi dall’abbandonarsi a barocchismi alla Baz Luhrmann, l’attore inglese punta su una resa un po’ più sobria ma di sicuro impatto, mescolando immagini che richiamano le sanguinose e moderne guerre ad una scenografia e dei costumi di stampo quasi fascista. L’inizio del film, in particolare, cattura fin da subito lo spettatore invogliandolo a capire quello che succederà dopo: Fiennes introduce infatti l’argomento della pellicola intervallando le cupe e violente immagini della gente affamata e in rivolta (mostrate su uno schermo televisivo) a incredibili, sanguinosissime e magistrali sequenze dove ci viene mostrato l’orrore della guerra e il folle ardire di Coriolano, la sua sete di sangue e gloria. Ovviamente, il regista non manca di omaggiare i grandi, come il Coppola di Apocalypse Now, soprattutto prima del finale in cui Coriolano parrebbe l’incarnazione stessa del terribile Kurtz, con tanto di soldati che pendono dalle sue labbra, capelli rasati e fuochi che lo circondano, ma la mia sequenza preferita resta sicuramente l'ultima, in cui la tragedia si consuma nell’assoluto silenzio della morte, degna contrapposizione a tutto il resto del film, che invece è molto dialogato e popolato di personaggi sanguigni (talmente dominati dalle proprie emozioni da prendere decisioni discutibili, come quella che segnerà il destino dello stesso Coriolano), spesso impegnati in violente discussioni.
Per quanto riguarda gli attori, anche in questo campo Coriolanus dà delle soddisfazioni. Ralph Fiennes si ritaglia, molto Branaghianamente, lo scomodo ruolo del protagonista, interpretandolo con parecchio sentimento e facendo molto affidamento sul magnetismo del suo freddissimo sguardo (da antologia le scene in cui Coriolano è ricoperto di sangue, immagini letteralmente da brividi, altro che Voldemort!), ma chi gli ruba la scena spesso e volentieri è una grandiosa Vanessa Redgrave, praticamente perfetta nei panni della madre “padrona” in grado di piegare l’orgoglioso figlio ai suoi voleri intortandolo con una facilità quasi imbarazzante. Bravissimi anche Brian Cox, impegnato con un personaggio comunque difficile e molto sfaccettato, così come James Nesbitt e Paul Jesson, perfetti sobillatori di folle. Un po’ sottotono Gerald Butler, purtroppo eclissato dalla grandezza del protagonista ma comunque bellissimo e fiero come solo chi ha interpretato nientemeno che Leonida può essere, e incredibilmente “molla” Jessica Chastain, sacrificata in un personaggio inutile e debole, che avrebbe potuto benissimo essere interpretato da attrici assai meno in gamba. Per concludere, se vi piace il genere “Shakespeare rivisitato” questo Coriolanus è un film che vi consiglio spassionatamente, con l’unico rammarico che una pellicola così valida non è stata ancora distribuita in Italia e forse non lo sarà mai.
Del regista e interprete di Coriolano Ralph Fiennes ho già parlato qui, mentre Gerard Butler (Aufidius), Brian Cox (Menenius), Jessica Chastain (Virginia) e Vanessa Redgrave (Volumnia) li trovate nei rispettivi link.
James Nesbitt interpreta il tribuno Sicinius. Irlandese, lo ricordo per film come Svegliati Ned e Matchpoint, inoltre ha partecipato a un episodio della serie Le avventure del giovane Indiana Jones. Ha 47 anni e parteciperà alla trilogia de Lo Hobbit.
Se il film vi fosse piaciuto, consiglio il recupero del ponderoso ma bellissimo Hamlet di Kenneth Branagh e del Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann. ENJOY!!
Trama: Coriolano è un indomito e orgoglioso condottiero, incapace tuttavia di amare la gente comune. Questo suo limite viene sfruttato per impedirgli di venire eletto console e lo porta a venire esiliato da Roma, costringendolo ad allearsi con il suo vecchio nemico Aufidius per vendicarsi della città intera…
Coriolanus è l’esempio di come, quando la storia di base è buona, bastano un minimo di impegno e di capacità registiche ed attoriali per mettere su un ottimo film. Ammetto l’ignoranza e confesso di non avere mai letto la tragedia di Shakespeare, ma dai dialoghi mi è parso di aver capito che il testo sia stato rispettato abbastanza fedelmente (tanto da rendere ostica una visione senza sottotitoli, vista l’abbondanza di arcaismi e circonlocuzioni…) e anche la storia, per quanto trasposta in epoca moderna, è sostanzialmente la stessa raccontata dal Bardo. Coriolanus ci mostra quindi la parabola discendente di un uomo testardo, tenace ed orgoglioso, forgiato dalla guerra e da una madre a dir poco opprimente, destinato alla grandezza ma pericolosamente avviato sulla strada che lo porterebbe a diventare un tiranno. Al di là dei “magheggi” di due politici più interessati a mantenere il proprio potere che a fare l’interesse del popolo, infatti, non c’è dubbio che Coriolano sia un personaggio ben lontano dall’essere positivo, visto che non fa nulla per nascondere il disprezzo nei confronti della “plebe”, accusata di essere debole e pronta a cambiare bandiera alla minima influenza esterna. Di fronte quindi all’innegabile carisma del personaggio non si può fare a meno di essere influenzati anche dalla sua natura assolutista, cosa che rende perlomeno difficile parteggiare per lui, tuttavia la ridda di comprimari che lo circondano impedisce anche di dargli completamente torto: la madre Volumnia è, a mio avviso, il personaggio più negativo dell’intera vicenda, responsabile per ben due volte della rovina del figlio, ma anche il consigliere Menenius e i due tribuni, da bravi politici, sono perlomeno ambigui. Interessante ma poco sfruttata la figura del condottiero dei Volsci, Aufidius, praticamente l’ideale controparte di Coriolano più che la sua nemesi, meno carismatico ma più legato al popolo e maggiormente fermo nei suoi ideali, come dimostrano le emblematiche sequenze all’inizio e alla fine del film.
Concludo qui l’imbarazzante e breve disamina della trama (indubbiamente vi converrebbe prendere un qualsivoglia libro di critica shakespeariana per trovare un’analisi ben più completa e sensata) e passo a parlare un po’ di come il regista Ralph Fiennes abbia deciso di trasporre la tragedia. Lungi dall’abbandonarsi a barocchismi alla Baz Luhrmann, l’attore inglese punta su una resa un po’ più sobria ma di sicuro impatto, mescolando immagini che richiamano le sanguinose e moderne guerre ad una scenografia e dei costumi di stampo quasi fascista. L’inizio del film, in particolare, cattura fin da subito lo spettatore invogliandolo a capire quello che succederà dopo: Fiennes introduce infatti l’argomento della pellicola intervallando le cupe e violente immagini della gente affamata e in rivolta (mostrate su uno schermo televisivo) a incredibili, sanguinosissime e magistrali sequenze dove ci viene mostrato l’orrore della guerra e il folle ardire di Coriolano, la sua sete di sangue e gloria. Ovviamente, il regista non manca di omaggiare i grandi, come il Coppola di Apocalypse Now, soprattutto prima del finale in cui Coriolano parrebbe l’incarnazione stessa del terribile Kurtz, con tanto di soldati che pendono dalle sue labbra, capelli rasati e fuochi che lo circondano, ma la mia sequenza preferita resta sicuramente l'ultima, in cui la tragedia si consuma nell’assoluto silenzio della morte, degna contrapposizione a tutto il resto del film, che invece è molto dialogato e popolato di personaggi sanguigni (talmente dominati dalle proprie emozioni da prendere decisioni discutibili, come quella che segnerà il destino dello stesso Coriolano), spesso impegnati in violente discussioni.
Per quanto riguarda gli attori, anche in questo campo Coriolanus dà delle soddisfazioni. Ralph Fiennes si ritaglia, molto Branaghianamente, lo scomodo ruolo del protagonista, interpretandolo con parecchio sentimento e facendo molto affidamento sul magnetismo del suo freddissimo sguardo (da antologia le scene in cui Coriolano è ricoperto di sangue, immagini letteralmente da brividi, altro che Voldemort!), ma chi gli ruba la scena spesso e volentieri è una grandiosa Vanessa Redgrave, praticamente perfetta nei panni della madre “padrona” in grado di piegare l’orgoglioso figlio ai suoi voleri intortandolo con una facilità quasi imbarazzante. Bravissimi anche Brian Cox, impegnato con un personaggio comunque difficile e molto sfaccettato, così come James Nesbitt e Paul Jesson, perfetti sobillatori di folle. Un po’ sottotono Gerald Butler, purtroppo eclissato dalla grandezza del protagonista ma comunque bellissimo e fiero come solo chi ha interpretato nientemeno che Leonida può essere, e incredibilmente “molla” Jessica Chastain, sacrificata in un personaggio inutile e debole, che avrebbe potuto benissimo essere interpretato da attrici assai meno in gamba. Per concludere, se vi piace il genere “Shakespeare rivisitato” questo Coriolanus è un film che vi consiglio spassionatamente, con l’unico rammarico che una pellicola così valida non è stata ancora distribuita in Italia e forse non lo sarà mai.
Del regista e interprete di Coriolano Ralph Fiennes ho già parlato qui, mentre Gerard Butler (Aufidius), Brian Cox (Menenius), Jessica Chastain (Virginia) e Vanessa Redgrave (Volumnia) li trovate nei rispettivi link.
James Nesbitt interpreta il tribuno Sicinius. Irlandese, lo ricordo per film come Svegliati Ned e Matchpoint, inoltre ha partecipato a un episodio della serie Le avventure del giovane Indiana Jones. Ha 47 anni e parteciperà alla trilogia de Lo Hobbit.
Se il film vi fosse piaciuto, consiglio il recupero del ponderoso ma bellissimo Hamlet di Kenneth Branagh e del Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann. ENJOY!!
venerdì 24 aprile 2009
300 (2007)
In questo periodo sto guardando davvero un sacco di film ma il tempo per recensirli è sempre meno.
Ho festeggiato la domenica di Pasqua guardando, dopo mesi di consigli e recensioni altrui, 300 di Zack Snyder, tratto dall’omonima graphic novel di Frank Miller, spinta anche dall’indubbia bellezza di Watchmen. Che dire, si agitano in me opinioni contrastanti…
La trama, come ben mi disse l’amico Toto: “Quale vuoi che sia? E’ storia”. Per gli ignoranti come me che non la conoscessero si parla della battaglia delle Termopili, avvenuta nel 480 a.C. tra gli Spartani, appunto 299 uomini guidati dal prode guerriero Leonida (e con questo fanno 300), e l’enorme esercito del grande re Serse che vorrebbe sottomettere il regno di Sparta. Inutile dire che la battaglia, nonostante gli inaspettati successi, può avere un solo esito, anche grazie al patetico gobbo Efialte.
Questo è uno di quei film che riesce ad essere artistico, epico e trash al tempo stesso. E’ innanzitutto un film assai “visivo”, giustamente. Non avendo mai letto la graphic novel non posso essere certa che, come in Sin City, ogni scena riprenda la sua gemella nel fumetto: certo è, però, che ogni singolo fotogramma della pellicola è curato fin nel minimo dettaglio, grazie anche ad un uso della computer graphic che, pur essendo assai invadente, crea comunque delle immagini che sono indimenticabili.
I colori sono molto intensi, predominano ovviamente il rosso del sangue ed il nero delle armi e delle frecce. Gli sfondi sono uno splendore come le scene di battaglia, meravigliosamente coreografate pur nella loro rozzezza (non è un film alla “Hero” o “La foresta dei pugnali volanti” ma l’immagine del cielo oscurato dalle frecce non ha nulla da invidiare a questi due capolavori). L’aggettivo che mi veniva in mente mentre guardavo il film era “caravaggesco”: gli sguardi intensi dei guerrieri, l’intensità del contrasto tra luce ed ombra, la violenza delle immagini continuava a richiamarmi Giuditta e Oloferne. E anche la scena finale ricorda molto più un martirio dell’iconografia cristiana, un San Sebastiano, piuttosto che un eroe greco.
La trama di per sé è semplice ma, come ben ho detto, non è molto importante quella. Alla fine la pellicola è una sequela ininterrotta di battaglie, condita da qualche risvolto legato al tradimento e al sesso, che sia quello legato all’amore di una moglie, che sia quello libidinoso di vecchi oracoli o quello più orgiastico di Serse e della sua corte. Quello che conta è la retorica di Leonida, la rappresentazione della fierezza di questi guerrieri che si battono per la libertà consapevoli che, se anche loro dovessero venire sconfitti, il loro esempio verrà seguito da tutti i popoli liberi del mondo allora conosciuto. Come film ricorda molto il Gladiatore, le musiche sono assai simili e anche il destino del protagonista, così distaccato all’apparenza, legato al suo ruolo ma in verità animato da sentimenti e idee impossibili per noi comuni mortali. Interessanti gli scorci più o meno realistici che mostrano la vita della società spartana, a cominciare dalla selezione impietosa dei neonati, uccisi se non rispettano determinati canoni di salute e forza, per arrivare agli oracoli arroccati su una rupe, tanto osannati quanto abietti e corrotti. I due personaggi più interessanti, al di là della moglie di Leonida, Gorgo, il cui ruolo di donna “forte” non la rende troppo diversa da tutte le improbabili eroine di film simili, sono quelli di Efialte e Delios.
Efialte è la vittima di una società ingiusta e di leggi troppo rigide. Gobbo, debole nello spirito e nel corpo, rispetta così tanto Leonida da arrivare a trasformare l’amore in odio quando il condottiero lo rifiuta. Nella corte di Serse crede di trovare tutto ciò che ha sempre desiderato: donne, denaro, rispetto. Quando però viene messo di fronte alla morte di Leonida non può fare altro che pentirsi, portando in silenzio il peso del tradimento, accentuato dal palese perdono di Leonida. Un personaggio patetico e tragico fino all’ultimo. Meno delineato il ruolo di Delios, uno fra tanti dei guerrieri, finché ironicamente, una volta perso l’occhio in guerra, diventa l’osservatore e il custode della storia dei 300, colui che poi motiverà i greci fino a condurli nella battaglia di Platea, che segnerà la fine della tirannia di Serse.
E nonostante l’indubbia bellezza… il mio occhio non ha potuto non cogliere la vena trash che pervade tutta la pellicola. Fiumi di inchiostro sono già stati spesi per gli addominali ritoccati al computer, quindi non starò a parlare del fatto che gli Spartani sembrano un branco di gayssimi Big Jimme (come direbbe Elio…) e neppure starò a discutere la famosa scena del “Questa… è… SPARTA!!” con calcione annesso. No, ciò che mi ha colpito di più è stato l’incontro tra Spartani e Arcadi, con il seguente dialogo:
Leonida: Ah, voi siete arcadi. Tu, arcade, cosa sei?
A: Pastore.
L: E tu, Arcade?
A: Fabbro.
L: E tu?
A: Sono un sarto.
L: E noi, cosa siamo, Spartani?
Spartani: UHUHUHHUHHUHUHHUHU!!!!!
Ora, io devo dedurne che gli Spartani non mangino, rubino le armi senza fabbricarle e soprattutto abbiano come vestiario solo quelle mutande che ormai staranno in piedi da sole… ma soprattutto mi immagino il pensiero comune che ha attraversato la mente di ogni Arcade presente: Siete dei gibboni?!?
Altra punta di spicco del trash è Efialte. Già poveraccio sei gobbo e mostruoso… ma all’inizio mentre segue i 300 sembra davvero Gollum che segue la Compagnia dell’Anello, e poi la faccia libidinosa mentre le donnacce del bordello di Serse gli si strusciano contro è tutta un programma; cosa chiede lui all’apice dell’arrunchio? Una corazza nuova. Ora, già fai schifo all’animo, non ti viene in mente che chiedendo una corazza nuova ad uno che è palesemente un trans, come minimo ti ritroverai con un costume da giullare? E infatti. A proposito di Serse, è forse la figura più trash del film, il dio re ricoperto da piercing, dall’aspetto simile a quello di Cher e con la voce profonda da macho, circondato da orde di guerrieri che più che esseri umani sembrano dei mostri usciti dalla penna di Clive Barker. Incredibile ma vero, amici. E nonostante questi elementi weird o forse proprio in virtù degli stessi, questa è una pellicola che decisamente mi sento di consigliare a tutti, seppur con la dovuta cautela: evitate di esaltarvi e farlo diventare il vostro film preferito, a mò di Gladiatore. E’ carino, ben diretto e ben recitato, ma il vero cinema è altro, secondo me.
Del regista Zack Snyder ho già parlato qui.
Gerard Butler interpreta Leonida. L’attore scozzese è stato uno splendido Fantasma dalla meravigliosa voce ne Il Fantasma dell’Opera di Schumacher, ed inoltre ha partecipato a Il domani non muore mai, Lara Croft Tomb Raider: la culla della vita. Da anche la voce al Capitano nella trasposizione video dei Tales of The Black Freighter, nato da una costola di Watchmen. Ha 40 anni e cinque film in uscita.
David Wenham interpreta Delios. L’attore australiano è diventato conosciuto universalmente per la sua intrerpetazione, seppur breve, di Faramir nella trilogia de Il Signore degli Anelli. Tra le altre pellicole ricordo Dark City, Moulin Rouge, Van Helsing e Australia. Ha 44 anni e tre film in uscita.
Vi lascio con il trailer non già di 300, ma di Meet the Spartans, ovvero Treciento. Mi sono innamorata della scena con Britney Spears, lo ammetto... ENJOY!!!!
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