Spinti da un trailer arricchito da un
Favino irriconoscibile e da un'insana passione per le biografie storico-politiche, col Bolluomo siamo andati a vedere
Hammamet, diretto e co-sceneggiato dal regista
Gianni Amelio, scontrandoci col primo diludendo dell'anno.
Trama:
ultimi anni della vita di Bettino Craxi, esule in Tunisia per fuggire alla giustizia italiana, tra gravi malattie e riflessioni.
Come ho già scritto su
Facebook: Si può dire "che due palle"? Lo so che non è bello liquidare un film con queste tre, tragiche parole, ma alcune pellicole lo meritano e
Hammamet è una di queste. Noiosissima, banale agiografia alla fine della quale di Craxi non si viene a sapere nulla più di quanto può venire riportato sulla sua pagina
Wikipedia né si esce arricchiti o incuriositi,
Hammamet spicca per la mancanza di coraggio e per la ferma volontà di non prendere una posizione che sia una, cercando di accontentare contemporaneamente detrattori e amanti di una figura politica tra le più controverse della vecchia repubblica italiana. Anzi, soprattutto, a mio avviso, si è cercato di essere quanto più "positivi" possibile, altrimenti non avrei parlato di agiografia San Bettino, il quale viene rappresentato come un uomo malato e ingiustamente vessato dalla giustizia italiana, spinto alle sue "marachelle" (la metafora del bambino con la fionda è qualcosa di angoscioso, nell'accezione più ligure del termine) dalla profonda convinzione di non essere l'unico a comportarsi in quel modo e di farlo meglio di altri, mitigando la giusta corruzione con opere di bene finanziate proprio da questi guadagni illeciti. Ma chi era Robin Hood, santo cielo? Oltre ai deliri di un uomo solo, malato, da compatire, si aggiungono terrificanti presenze che serpeggiano per tutta la durata della pellicola, roba che la LLorona e la bambola Annabelle sono due Orsetti del Cuore. Sto parlando, ovviamente, della figlia di Craxi e del wannabe assassino eletto a documentarista del buon Bettino, due escamotage narrativi di cui una perennemente incazzata/triste, l'altro che probabilmente dovrebbe rappresentare l'occhio esterno di chi osserva l'ex uomo politico con sentimenti ambivalenti (consentendo a
Favino di profondersi in interminabili monologhi fatti di nulla) e poi boh, a un certo punto sparisce per cicciare fuori sul finale senza un perché e inspiegabilmente ridotto alla follia. Non è il solo, ovviamente, privo di un reale perché: ci aggiungo anche il nipotino ciccione di Craxi, probabilmente messo lì per far colore e poi eliminato dalla trama una volta che gli sceneggiatori si sono accorti della sua inutilità, e la
Gerini in guisa di
Ania Pieroni, amante storica di Craxi che compare per cinque minuti durante i quali parrebbe fondamentale e invece no, altra parentesi di "colore" e umanità fine a se stessa.
E forse, aggiungerei, è meglio che alcuni attori (aggiungo anche l'"indispensabile"
Alberto Paradossi/Bobo Craxi) compaiano per un minutaggio scarso, perché a parte
Pierfrancesco Favino, Renato Carpentieri e
Silvia Cohen, che interpreta la moglie di Craxi, non se ne salva uno. Il più imbarazzante di tutti è
Luca Filippi. Bello come il sole, un ragazzo dai lineamenti finissimi, splendidi, e dagli occhi ipnotici. Peccato abbia scelto la carriera di attore, visto che è l'equivalente maschile di Corinna Negri e ad ogni sua comparsa mi veniva voglia di tirare delle capocciate fortissime contro il muro, anche solo per rimanere sveglia; per carità, probabilmente la colpa è anche del personaggio insulso che gli è stato appioppato, ché uno in effetti non può cavare sangue da una rapa. Lo stesso
Favino, poverino, sacrifica la perfezione di fisico, intonazione, voce, accento, trucco all'interno di un'opera ancor meno interessante di una puntata di
Tale e quale show, il cui unico momento apprezzabile è una sequenza onirica troppo breve, all'interno della quale
Amelio vuò fa'
Sorrentino senza la sfacciataggine cafona ma aggraziata del regista partenopeo e risultando così paraculo ANCHE quando avrebbe potuto e dovuto essere graffiante e corrosivo. Se non altro, lì ci sono
Olcese e
Margiotta che mi hanno sempre fatta tanto ridere ma, come direbbe Rene in
Mallrats: "Troppo poco, troppo tardi". Che spreco di infinite possibilità. Evitate, anche se siete amanti di Pierfrancy.
Di
Pierfrancesco Favino (Bettino Craxi) e
Claudia Gerini (L'amante) ho parlato ai rispettivi link.
Gianni Amelio è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Calabrese, ha diretto film come
Il ladro di bambini, Lamerica e
Le chiavi di casa. Anche attore, ha 75 anni.
Se il film vi fosse piaciuto recuperate
Il Divo, Loro 1 e
Loro 2. ENJOY!