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martedì 2 ottobre 2018

L'uomo che uccise Don Chisciotte (2018)

Dopo quasi 30 anni di peripezie e false partenze è arrivato il gran giorno, anche a Savona: L'uomo che uccise Don Chisciotte (The Man Who Killed Don Quixote), diretto e co-sceneggiato dal regista Terry Gilliam, è finalmente uscito e io non potevo non andarlo a vedere.


Trama: un giovane regista torna sui luoghi dove aveva girato, da studente, il suo film d'esordio e si ritrova invischiato nelle follie di un vecchio calzolaio che proprio a causa della vecchia pellicola si era convinto di essere Don Chisciotte...



Comincio il post col solito, vergognoso disclaimer: non ho ancora guardato Lost in La Mancha, il documentario diretto da Terry Gilliam che racconta le traversie produttive, meteorologiche e pratiche di L'uomo che uccise Don Chisciotte, quindi posso solo giudicare il prodotto finito senza riflettere sul "poteva essere". Ciò che è giunto fino a noi, nell'anno 2018, dopo quasi trent'anni di difficoltà e dubbi, è un film affascinante, divertente e grottesco che sicuramente contiene dentro di sé anche la frustrazione del Terry Gilliam regista, sceneggiatore e uomo, una frustrazione ironica e sconsolata incarnata dal personaggio di Toby, un Adam Driver perfetto nei panni del giovane regista considerato un "genio" ma costretto a tenere svogliatamente a bada assistenti, amanti, produttori e finanziatori al punto da arrivare a disinteressarsi completamente del suo progetto. Il ritrovamento fortuito del suo lungometraggio d'esordio, L'uomo che uccise Don Chisciotte, trascina Toby in una vicenda delirante che ripercorre i passi del suo vecchio film e anche della storia dell'eroe di Cervantes, fianco a fianco col vecchio Javier, un tempo calzolaio, divenuto volto del Don Chisciotte di Toby e questa incursione nel passato consente al tempo di ricominciare a scorrere in un modo tutto particolare. La "stasi" di Toby, infatti, coincide con la stasi in cui aveva trovato all'epoca il sonnacchioso paesino spagnolo e con l'imprigionamento di Javier all'interno di un personaggio di finzione, costretto ad interpretare in eterno Don Chisciotte mentre tutto, attorno a lui, va in rovina. Benedizione e maledizione allo stesso tempo, l'arrivo del giovane Toby era stata all'epoca la tipica scossa "hollywoodiana" foriera di sogni e speranze, andati distrutti nel momento stesso in cui cineprese e set erano stati smontati e portati via con la noncuranza di chi non si accorge dello scompiglio creato; il ritorno di Toby rimette in moto gli eventi, smuove qualcosa all'interno della sua ispirazione bloccata e lo condanna a diventare scudiero (o sparviero) del Don Chisciotte che lui stesso ha creato, mettendolo davanti alle ingiustizie compiute in passato, compresa la dannazione della sua "Dulcinea", la giovane ed ingenua Angelica tornata in guisa di femme fatale, accompagnata da un manesco e disgustoso boss della mala russo.


L'uomo che uccise Don Chisciotte parte lentissimo, oserei dire in maniera persino poco interessante, con un'apparente riflessione sui meccanismi del cinema già messa in scena mille volte e lo scontro culturale tra Hollywood e la Spagna rurale, poi fortunatamente prende il volo con l'arrivo del vecchio Don Chisciotte interpretato da Jonathan Pryce: figura mitica, letteraria, prosaica e tremendamente umana, il Don Chisciotte di Gilliam è una scheggia impazzita che contagia a poco a poco Toby, dapprima trascinandolo in quelle vicende classiche ma non meno devastanti tipiche della commedia degli equivoci, poi toccandone la psiche, "infettandolo" col desiderio di avventura e magia, alimentate da sentimenti di lealtà ed affetto mescolati a un nostalgico senso di colpa nei confronti del povero, vecchio calzolaio matto. Cambiando l'atmosfera, cambia ovviamente anche la regia, così che la Spagna, il Portogallo, i paesaggi desolati dei vecchi spaghetti western e i sontuosi interni di cattedrali trasformate in palazzi diventano luoghi stranianti e magici, dove realtà e finzione non hanno più un confine e dove Gilliam può dare sfogo alla sua vena visionaria; abbiamo dunque malvagi cavalieri bardati di cristalli che sembrano usciti da qualche video di David Guetta, giganti terribili, ninfe delle acque, sconvolgenti orge di rosse fiamme che la mente rende reali e tangibili, ma anche palesi finzioni capaci di togliere il fiato allo spettatore che si ritrova a provare le stesse sensazioni dei protagonisti, come nella sequenza in cui un cavallo di legno arriva a "volare" sulla luna, tra wind machine e fari luminosi. In tutto questo, Adam Driver si carica il film sulle spalle come riusciva a fare giusto Johnny Depp prima di diventare la caricatura di se stesso e cambia faccia, pelle ed abiti, un po' giovane e spensierato regista, un po' annoiato enfant prodige, un po' scudiero preso a calci in culo e ricoperto di sangue e fango, un po' cavaliere innamorato, emanando alternativamente un'aura di sfiga e di fascino che la maggior parte dei giovani attori si sognano (e, ribadisco, a me Adam Driver non ha mai fatto impazzire ma qui dà letteralmente il bianco), duettando alla perfezione con un Jonathan Pryce a tratti struggente e mai così bravo. A mio avviso, abbiamo dovuto aspettare anni ma ne è valsa decisamente la pena ma, attenzione: io non sono fan di Terry Gilliam e non ho mai preteso di conoscerne tutta la filmografia, quindi il mio entusiasmo potrebbe non incontrare l'approvazione dei "Gilliamofili". Prendete dunque questo post con le pinze ma cercate lo stesso di correre a vedere L'uomo che uccise Don Chisciotte prima che lo tolgano dai cinema!


Del regista e co-sceneggiatore Terry Gilliam (che in originale presta la voce ad uno dei giganti) ho già parlato QUI. Adam Driver (Toby), Jonathan Pryce (Don Chisciotte), Stellan Skarsgård (il boss) e Jordi Mollà (Alexei Miiskin) li trovate invece ai rispettivi link.


Tra le guest star spunta Rossy De Palma, attrice feticcio di Almodóvar, qui nei panni della moglie del fattore. Il film è dedicato alla memoria di Jean Rochefort e John Hurt, entrambi scritturati per il ruolo di Don Chisciotte ed entrambi morti prima che il film venisse completato. A tal proposito, se L'uomo che uccise Don Chisciotte vi fosse piaciuto consiglierei il recupero di Lost in La Mancha, cosa che farò io... ENJOY!


venerdì 27 giugno 2014

Blow (2001)

Dopo un'intensa serie di post quasi interamente dedicati al fantasy, cambiamo genere e torniamo all'inizio del nuovo millennio parlando di Blow, diretto nel 2001 dal regista Ted Demme e tratto dall'omonimo libro di Bruce Porter.


Trama: George Jung riesce, negli anni, a farsi la fama di abilissimo spacciatore, arrivando persino a collaborare con i boss del cartello colombiano. La vita sregolata però non gli ha portato solo fama, denaro e donne, ma anche anni di prigione ed enormi perdite sul piano personale...


Blow è una di quelle solide biografie criminali che tanto adoro guardare e racconta la storia di George Jung, spacciatore realmente esistito che, per la cronaca, è uscito dal carcere giusto questo mese. La pellicola di Ted Demme segue lo schema tipico di questo genere di film, con un inizio frizzante a base di festini, successi, personaggi assurdi e simpatici pur nel loro essere criminali e prosegue con un'inesorabile parabola discendente che vede la progressiva rovina, fisica e morale, del protagonista e di tutti quelli che gli stanno accanto; a differenza di altre pellicole simili, Blow si concentra però sull'immagine distorta che George Jung ha della "famiglia" o, meglio, su un inconfessabile desiderio di perfezione, collaborazione e amore che porterà un criminale scafatissimo per quel che riguarda gli affari a confermarsi invece un povero pirla per quel che riguarda la valutazione delle persone che lo circondano. Jung infatti vive avendo come modello un padre e un lavoratore esemplare, stimato da amici e colleghi benché vessato da una moglie avida e stronza (il cui terrore nei confronti della povertà segnerà per sempre il piccolo George, spingendolo a diventare un criminale) e cercherà di riproporre questo modello in ogni suo passo all'interno del mondo della malavita, dapprima tentando di farsi un nome e affidandosi ad amici e "fratelli" acquisiti che, in un modo o nell'altro, gliela metteranno sempre nello stoppino e poi, una volta nata la figlia, provando ad essere il genitore dell'anno senza rendersi conto che, magari, prima sarebbe meglio creare un ambiente casalingo adatto a un bambino. In poche parole, Blow è l'incredibile e triste storia di un loser che prova a sbarcare il lunario intrufolandosi in un ambiente sconosciuto (a differenza dei gangster scorsesiani, quasi tutti nati e cresciuti imbevuti delle regole della malavita) illudendosi per un po' di essere un vincente, un uomo che ha sprecato gli anni migliori della propria vita inseguendo il sogno sbagliato, perdendo pezzi di anima e cuore lungo il cammino.


Quello che salta maggiormente all'occhio guardando Blow è l'incredibile cura dedicata ai costumi, legati ad un periodo che spazia dagli anni '60 all'inizio degli '80, e alla colonna sonora che mescola Rolling Stones, KC and the Sunshine Band, Ram Jam, Bob Dylan e persino Nikka Costa; non a caso Ted Demme si è fatto le ossa con MTV ma questi, per fortuna, sono gli unici elementi che si è portato dietro dall'esperienza perché Blow non è psichedelico o videoclipparo nella sua estetica, anzi, il regista si concede davvero poco agli eccessi e la pellicola si regge quasi interamente sugli attori. Johnny Depp, nonostante quei capelli biondi che farebbero invidia al Klaus Kinski di Nosferatu a Venezia, è il grande professionista che ricordavo prima del recente declino e offre una convincente interpretazione di Jung, tirandone fuori l'ingenuità, la guasconeria e anche l'inevitabile sfiga di fondo. Rachel Griffiths e Ray Liotta sono fondamentali nei panni dei genitori di George (soprattutto lei, di una perfidia e una pochezza inaudite) mentre Jordi Mollà, che avevo letteralmente schifato in Elizabeth: The Golden Age, qui è uno degli attori migliori della pellicola, in grado di rivaleggiare con lo stesso Johnny Depp. Purtroppo, in tutta questa bravura, c'è anche una mela marcia che risponde al nome di Penélope Cruz la quale, chissà perché, all'epoca veniva sempre presa per ruoli da femme fatale nonostante il sembiante da rattu penigu e quel modo tutto spagnolo di risultare folle e caricaturale nel 90% delle interpretazioni: per fortuna col tempo la situazione è migliorata ma il Razzie che la buona Pénelope si è presa per Blow è totalmente meritato! A parte questa piccola pecca, comunque, il film di Demme è una di quelle pellicole che si lasciano tranquillamente guardare e che val la pena vedere almeno una volta. Anzi, credo che per alcuni rischierà anche di diventare un cult!!


Di Johnny Depp (George Jung), Penélope Cruz (Mirtha Jung), Rachel Griffiths (Ermine Jung), Ethan Suplee (Tonno), Ray Liotta (Fred Jung) e Jaime King (Kristina Jung adulta) ho già parlato ai rispettivi link.

Ted Demme (vero nome Edward Demme) è il regista della pellicola. Americano, è famoso per aver diretto film come C'eravamo tanto odiati, Beautiful Girls e Life, tutti titoli a me sconosciuti, lo ammetto. Anche produttore e attore, è morto nel 2002, all'età 38 di anni.


Franka Potente interpreta Barbara Buckley. Tedesca, la ricordo per film come Lola corre, Anatomy, The Bourne Identity, The Bourne Supremacy e Creep - Il chirurgo, inoltre ha partecipato a serie come Dottor House e American Horror Story. Anche regista e sceneggiatrice, ha 40 anni e due film in uscita.


Paul Reubens interpreta Derek Foreal. Americano, meglio conosciuto come Pee-Wee Herman della serie Pee-Wee's Playhouse, lo ricordo per film come The Blues Brothers, Pee-Wee's Big Adventure, Navigator, Big Top Pee-Wee - La mia vita picchiatella, Moonwalker, Batman - Il ritorno, Buffy l'ammazzavampiri, Matilda 6 mitica; inoltre, ha partecipato a episodi di Mork & Mindy, Hercules, Ally McBeal, 30 Rock e lavorato come doppiatore per la serie Rugrats e i film Nightmare Before Christmas, Il dottor Dolittle, I puffi e I puffi 2. Anche sceneggiatore, scenografo, produttore e regista, ha 62 anni e un film in uscita.


Jordi Mollà (vero nome Jordi Mollà Perales) interpreta Diego Delgado. Spagnolo, ha partecipato a film come Prosciutto prosciutto, Elizabeth - The Golden Age, Innocenti bugie e a serie come CSI: Miami. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 46 anni e sette film in uscita.


Bobcat Goldthwait (vero nome Robert Francis Goldthwait) interpreta Mr. T. Americano, indimenticabile Zed in Scuola di polizia 2: Prima missione, Scuola di polizia 3: Tutto da rifare e Scuola di polizia 4: Cittadini... in guardia lo ricordo anche per film come S.O.S. Fantasmi, Freaked - Sgorbi e Mr. Destiny, inoltre ha partecipato a serie come E.R. - Medici in prima linea, E vissero infelici per sempre, Hercules, Sabrina vita da strega, That's 70's Show e CSI - Scena del crimine. Come doppiatore, ha lavorato nelle serie Capitol Critters, Beavis and Butt - Head e I Simpson. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 52 anni.


Tra gli altri interpreti segnalo inoltre una giovanissima Emma Roberts nei panni della piccola Kristina Jung e il co-sceneggiatore Nick Cassavetes, che compare brevemente come uno dei clienti nel salone di Derek. In una scena eliminata, inoltre, c'era anche la vera figlia di George Jung, Kristina, mentre a John Leguizamo era stata offerta una parte ma ha dovuto declinare perché impegnato con Moulin Rouge!. Se Blow vi fosse piaciuto, infine, recuperate Traffic, Boogie Nights - L'altra Hollywood, Casinò, Carlito's Way, Quei bravi ragazzi e Scarface. ENJOY!








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