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martedì 25 settembre 2018

Gli Incredibili 2 (2018)

Galvanizzata dalla riscoperta bellezza de Gli Incredibili - Una normale famiglia di supereroi, sabato sono corsa a vedere Gli Incredibili 2 (Incredibles 2), sempre diretto e sceneggiato dal regista Brad Bird. Nessuno SPOILER, tranquilli!


Trama: costretti a subire la conseguenze della loro ultima sortita come supereroi, i membri della famiglia Parr si ritrovano a un bivio delle loro esistenze, almeno finché alla ex Elastigirl non viene di nuovo offerto un lavoro come eroina...


Come se non fossero passati 14 anni dal loro esordio sui grandi schermi, tornano gli Incredibili esattamente dove li avevamo lasciati, alle prese con quella specie di "uomo talpa" spuntato dal sottosuolo alla fine del primo film. E se pensavate che dopo aver sconfitto Syndrome la condizione giuridica dei super fosse cambiata, beh, vi sbagliavate di grosso, ché l'universo de Gli Incredibili non è proprio fatto di semplicità ed happy ending; Bob, Helen e soci sono ancora fuorilegge e l'entusiasmo di essersi ritrovati come superfamiglia si traduce nella perdita della libertà e della casa ottenute con tanta fatica, con sommo scorno dei due figlioli, Violetta e Flash, finalmente pronti a vivere un'esistenza gratificante ed entusiasmante, da ragazzini "speciali". Questa è dunque la triste situazione in cui vengono a trovarsi i membri della famiglia Parr all'inizio del film e altro non vorrei aggiungere per non incappare in spoiler ma qualcos'altro sulla trama bisognerebbe dirla. Soprattutto, è bene sottolineare come Brad Bird, da sceneggiatore scafato qual è, non si sia limitato ad adagiarsi sugli allori di un suo vecchio successo commerciale ma, anzi, abbia scelto di riprendere alcuni temi del film precedente aggiornandoli al gusto attuale pur contestualizzandoli all'epoca in cui è ambientato Gli Incredibili (che, ricordo, non è la nostra, ma sono gli anni '60). Nel corso de Gli Incredibili 2 si percepisce una forte critica non tanto all'alienazione imposta dal crescente desiderio di appoggiarsi alla tecnologia e agli schermi degli smartphone (benché la valenza metaforica dell'Ipnotizzatore sia palese), quanto piuttosto al desiderio di de-responsabilizzarsi, che è un po' il discorso fatto da Ortolani nell'ultima saga di Rat-Man, il desiderio di attribuire tutti i mali del mondo all'assenza di "supereroi" che se ne facciano carico, quando invece dovrebbe essere l'uomo della strada in primis a preoccuparsi e ad attivarsi; di più, Bird ci fa anche riflettere sul potere della pubblicità e dei media, pronti a mostrare al pubblico solo ciò che è giusto che veda, così da pilotare l'opinione pubblica, nel bene e nel male, verso determinate conclusioni. Come già nel primo film, infatti, le persone comuni si ritrovano a testimoniare solo la conclusione delle avventure dei supereroi, senza conoscere i rischi, le decisioni al limite, la sofferenza di cui i super si fanno carico, così che ogni disastro viene attribuito semplicemente a noncuranza o incapacità. In tutti questi temi attualissimi e dati in pasto allo spettatore con incredibile eleganza, Bird riesce anche ad inserire un più "divertente", piccolo dramma familiare, portando avanti lo sviluppo dei personaggi del primo Gli Incredibili e svelandoci qualcosa di più relativamente alle loro personalità... o i loro poteri. E sì, Jack Jack è gran mattatore e io quel pupetto lo adoro.


Ottima sceneggiatura, quindi, in perfetto equilibrio tra dramma e commedia, temi adulti e concessioni al pubblico di giovani spettatori, come già accadeva ne Gli Incredibili, al quale si aggiunge il sempre ottimo comparto tecnico. Brad Bird, anche come regista, è infatti in grado di passare dall'umorismo alla Looney Tunes di una battaglia tra bimbi e procioni alla serietà quasi horror di un'indagine all'interno di un edificio abbandonato (provare per credere, le ragazzine nella fila davanti si sono messe a strillare, credo che nemmeno gli jump scare delle produzioni BlumHouse siano così efficaci); perfetto padrone di ogni topos del genere, Brad Bird, coadiuvato ovviamente dagli animatori della Pixar, riesce a realizzare sequenze d'azione al cardiopalma interamente imperniate sulla duttilità dei poteri di Elastigirl (quella iniziale del treno e quella finale dell'aereo farebbero invidia al 90% degli action con Tom Cruise, per dire) e a sfruttare quelli degli altri personaggi così da creare scene di impressionante dinamismo (la resa migliore ce l'hanno quelli di Frozone e della new entry Vuoto, per concetto simile alla Blink degli X-Men), inserendoli all'interno di una trama che, per quanto intuibile a naso da buona parte degli spettatori adulti, riserva comunque qualche sorpresa e, sì, anche qualche momento assai teso, distante dalla concezione moderna di film per bambini. Il character design ha reso più "morbidi" i personaggi principali, soprattutto Elastigirl, senza privarli delle loro caratteristiche fondamentali, quanto alle new entry è bello vedere come il supergruppo imbastito dai Deavor sia zeppo di citazioni fumettistiche (ma come aspetto ho trovato i membri abbastanza deludenti) e la migliore in assoluto è Evelyn Deavor, incredibilmente umana e realistica negli atteggiamenti e nel taglio di capelli, nonostante l'inevitabile aspetto cartoonesco. Concludo qui per evitare spoiler dannosi. Se ancora non siete convinti di dare una chance a Gli Incredibili 2, vi basti sapere che Jack Jack ed Edna danno davvero il bianco e che probabilmente non avrete idea di quanto vi siano mancati... almeno finché non li rivedrete in azione! Quindi correte a vedere Gli Incredibili 2 e...


... anche il corto che precede il film, il delicatissimo, commovente Bao. Il bao, o baozi, per chi non lo sapesse, è una sorta di fagottino cinese ripieno di carne o verdure e questo dolcissimo corto della Pixar ci mostra cosa succede quando uno di questi ottimi intingoli prende vita e viene adottato da una signora cinese di mezza età particolarmente sola. Arricchito da una deliziosa colonna sonora, Bao è divertente e assai carino, dotato di una conclusione scioccante e decisamente inaspettata... che, neanche a dirlo, mi ha lasciata in lacrime. Ormai i corti della Pixar mi fanno lo stesso effetto dei lungometraggi dello Studio Ghibli, che ci volete fare!!


Del regista e sceneggiatore, nonché voce di Edna, Brad Bird ho già parlato QUICraig T. Nelson (voce originale di Bob Parr/Mr. Incredible), Holly Hunter (Helen Parr/Elastigirl), Catherine Keener (Evelyn Deavor), Bob Odenkirk (Winston Deavor), Samuel L. Jackson (Julius Best/Frozone), Isabella Rossellini (Ambasciatrice), Jonathan Banks (Rick Dicker) e Barry Bostwick (il sindaco) li trovate invece ai rispettivi link.


Tra i doppiatori italiani figurano la meravigliosa Amanda Lear, che riprende il ruolo di Edna, e Bebe Vio, che invece doppia Vuoto, mentre Ambra Angiolini presta la voce ad Evelyn Deavor e la Rossellini si doppia da sé. Il film segue Gli Incredibili - Una normale famiglia di supereroi, che vi consiglierei di recuperare, assieme a Jack Jack Attack, nel caso non l'abbiate ancora visto. ENJOY!


domenica 23 settembre 2018

Gli Incredibili - Una normale famiglia di supereroi (2004)

Con l'uscita del sequel, ho deciso di recuperare Gli incredibili - Una normale famiglia di supereroi (The Incredibles), diretto e sceneggiato nel 2004 dal regista Brad Bird.


Trama: dopo anni di successi e fama, Bob Parr è stato costretto a dismettere la sua identità segreta di Mr. Incredible e a vivere come una persona normale assieme alla moglie, un tempo Elastigirl, e ai tre figlioletti. Ma una misteriosa organizzazione lo richiama in servizio...



Non vedevo Gli Incredibili dalla sua uscita al cinema, nel lontano 2004, chissà perché. E pensare che ero uscita dalla sala entusiasta e avevo acquistato il DVD doppio appena si era reso disponibile, per poi lasciarlo lì a prendere polvere, benché avessi adorato il film di Brad Bird. Sono passati ben quattordici anni da allora e posso dire tranquillamente che Gli Incredibili non ha perso smalto, anzi: semmai, questo gioiellino della Pixar ha acquistato ancora più valore ai miei occhi, dopo innumerevoli cinecomics che non sarebbero nemmeno degni di allacciargli le scarpe. Ciò che rende Gli Incredibili così prezioso è la sua natura estremamente seria, rispettosa dei canoni di un genere che viene sfruttato per veicolare un messaggio positivo da fare arrivare ai piccoli mentre i grandi, per una volta, possono gustarsi un "film di supereroi" come si deve, senza vergognarsi di essere costretti ad accompagnare figli e nipoti. I modelli, per qualcuno che mastica un minimo di fumetti, sono chiari, ché la storia si ispira in parte a una pietra miliare come Watchmen e in parte, ovviamente, alle saghe degli X-Men e non solo per i poteri dei personaggi (anzi, sia per nomi che per poteri i membri della famiglia Parr forse ricordano più i Fantastici 4). Abbiamo quindi il protagonista, ex Mr. Incredible, costretto a vivere un'esistenza normale dopo i fasti da supereroe, quando l'opinione pubblica ha cominciato a considerare un pericolo quelli come lui, con conseguenze deprimenti quali vecchiaia, decadimento fisico, lavoro insoddisfacente, desiderio di rimembrare i vecchi tempi con gli amici ma abbiamo anche dei ragazzini che si ritrovano dotati di poteri e non possono usarli perché costretti a nascondersi, pena il venire nuovamente sradicati dall'ambiente in cui vivono, che è un po' ciò che accade ai mutanti Marvel; a cercare di tenere in piedi la famiglia c'è la caparbia Helen, ex Elastigirl, la quale deve farsi nume tutelare della ragione familiare per quanto, sicuramente, anche lei vorrebbe tornare ai bei tempi della giovinezza e della fama, quando la sua natura non era "solo" quella di casalinga ma di donna forte capace di sventare i crimini e salvare il mondo. Insomma, Gli Incredibili riporta sullo schermo le frustrazioni delle persone normali, le rende "super" e per questo ancora più condivisibili, in una trama che riesce a coniugare azione seria e divertimento, con degli eroi buoni e un villain fatto e finito che condivide con loro la stessa, impotente rabbia davanti all'idea di essere considerato normale e quindi, erroneamente, inutile o non speciale. A tal proposito, poiché Gli Incredibili affronta con estrema serietà la parte di trama strettamente legata alla sua natura di "cinecomic" (sicuramente più di quanto ha fatto, in tempi recenti, un Thor: Ragnarok qualsiasi), il villain merita davvero questo appellativo, ché Syndrome è malvagio nel midollo e non si fa scrupoli a lasciarsi alle spalle un cumulo di supereroi morti per affermare la propria supremazia, cosa che a momenti non accade nemmeno nei film Marvel o, perlomeno, non viene sbattuta in faccia allo spettatore come se nulla fosse per mano di quei burattini senza fichi che continuano a farci passare per supercattivi (Thanos a parte).


Detto questo, non è che il film di Brad Bird sia qualcosa di improponibile per i piccoli spettatori, anzi. Gli Incredibili riesce ad essere anche assai lieve e divertente, coniuga le sue due identità meglio di quanto farebbe un supereroe, in un equilibrio che ha del miracoloso. Sfruttando i cliché del genere riesce infatti a far sorridere adulti e bambini grazie ad un ex super in piena crisi d'identità (Mr. Incredible in borghese è buffissimo) e a un paio di altri personaggi piazzati ad hoc, come la divina stilista Edna, doppiata magistralmente in italiano da Amanda Lear, e ovviamente il piccolo Jack Jack, pupotto sbrodolante e dallo sguardo folle che si fa protagonista di una delle sequenze più sorprendenti e riuscite del film. Gli stessi poteri dei protagonisti hanno una resa assai divertente, basti pensare al modo in cui il corpo di Elastigirl può plasmarsi in mille modi diversi, cosa che rende Gli Incredibili uno dei più riusciti film di supereroi anche per un altro motivo: l'accuratezza con la quale sono state realizzate sia le scene d'azione che gli ambienti in cui si muovono i personaggi. La combinazione dei vari poteri dei nostri, oltre al modo in cui vengono scoperti o ri-scoperti è molto fantasiosa e di conseguenza entusiasmante per lo spettatore, basti solo pensare ai campi di forza della piccola Violetta utilizzati in sincrono con la velocità del fratello, ma c'è anche un senso palpabile di "normale" umanità nel metterli in mostra, cosa che li rende ancora più veri, come quando Elastigirl si sofferma davanti a uno specchio all'interno della base per controllare come cade il nuovo costume su un corpo di donna plurimamma. Sfondi, dettagli e ambientazione, nonché la colonna sonora, sono invece debitori dei film di spionaggio, quelli di James Bond in primis, e i supereroi, così come i villain, sono dotati di accessori ipertecnologici, automobili zeppe di gadget, armi e robot pericolosissimi e dal design vintage e per questo ancora più affascinante, oltre che raffinato. Se a questo aggiungete un'animazione e un character design perfetti, che non mostrano il fianco a difetti nemmeno dopo quattordici anni, capirete perché Gli Incredibili rimanga ancora oggi uno dei film Pixar migliori... e anche perché sono terrorizzata all'idea di affrontare il sequel!


Del regista e sceneggiatore, nonché voce di Edna, Brad Bird ho già parlato QUI. Craig T. Nelson (voce originale di Bob Parr/Mr. Incredible), Holly Hunter (Helen Parr/Elastigirl), Samuel L. Jackson (Julius Best/Frozone), Jason Lee (Buddy Pyne/Syndrome) e Wallace Shawn (Gilbert Huph) li trovate invece ai rispettivi link.


I due anziani sul finale sono rispettivamente Frank Thomas e Ollie Johnston, due dei nove animatori storici della Disney, che prestano anche le voci ai personaggi. Gli Incredibili - Una normale famiglia di supereroi era stato già "completato" all'epoca da due corti, l'esilarante Jack Jack Attack e Mr.Incredible and Pals, che non ho mai visto ma che dicono essere altrettanto divertente e ben realizzato. Nell'attesa di vedere Gli Incredibili 2 recuperateli e... ENJOY!

domenica 27 settembre 2015

Duri si diventa (2015)

L’altra sera ero in uno dei miei soliti momenti ansia e per scaricare la tensione ho deciso di guardare Duri si diventa (Get Hard), diretto e co-sceneggiato dal regista Etan Cohen.


Trama: James King è un broker milionario che, un giorno, viene accusato di truffa e condannato a trascorrere dieci anni nel carcere di San Quintino. Spaventato da quello che potrebbe accadergli dietro le sbarre, King si convince che Darnell, un lavamacchine di colore, sia stato in prigione e gli chiede così di “allenarlo” per sopravvivere…



Onestamente, quando si tratta di scrivere un post su una commedia mi trovo in seria difficoltà. Non so mai cosa dire. Cioè, una commedia a rigor di logica deve fare ridere quindi o ci sono quei film assurdamente demenziali che quasi non si riescono a vedere per le troppe lacrime agli occhi oppure quelli in cui non si ride mai e allora vanno stroncati. Ai due estremi, scrivere qualcosa è facile. Ma quando ci si trova davanti a film come Duri si diventa, commedia carina e abbastanza divertente, senza infamia né lode, raggiungere i due paragrafi è un delirio. E allora, tanto vale scriverne solo uno, via. Duri si diventa è il classico buddy movie con quelle sfumature demenzialsurreali tipiche delle pellicole che hanno per protagonista Will Ferrell. La seconda caratteristica è quella che fa funzionare il film, soprattutto nella prima parte, che vede il povero Will alle prese con un personaggio ricchissimo e allo stesso tempo pauroso, ingenuo e tanto, tanto imbecille. Vederlo interagire con i domestici extracomunitari e in generale con tutto quello che è “diverso” da lui è uno spasso, soprattutto durante le scene ambientate nella megavilla trasformata in carcere o durante la terribile, trivialissima sequenza del bar gay. Ovviamente, delle singole gag senza una trama non fanno un film e così gli sceneggiatori hanno dovuto giocare l’abusata carta del protagonista innocente incastrato da persone senza scrupoli, costretto a ricorrere all’aiuto di altri per scagionarsi. Qui scatta per l’appunto il buddy movie che, se all’inizio è particolare e divertente perché Ferrell deve farsi aiutare a sopravvivere in un carcere, nella seconda metà del film si sfoga in un banale confronto tra “culture” (white collars vs thug life, musica classica vs hip hop) e nell’ovvio confronto con il cattivo seguito da una risoluzione a tarallucci e vino, con l’aggiunta di una piccola punizione per l’innaturale stupidità di James King. Ferrell e Kevin Hart insieme funzionano, anche se secondo me la simpatia del secondo e tante gag legate all’ambiente “thug” rischiano di andare perse con l’adattamento e il doppiaggio italiani (compiango chi è stato costretto ad adattare la pellicola, con tutte quelle assurde swearword pronunciate da Ferrell), quindi se vi venisse mai voglia di guardare Duri si diventa recuperatelo in lingua originale. E preparatevi ad un finale tra i più maffi e deludenti mai girati, con una battuta finale che, sinceramente, non ho proprio capito. Se foste così gentili da spiegarmela nei commenti dopo aver visto il film… grazie!


Di Will Ferrell (James) e Craig T. Nelson (Martin) ho già parlato ai rispettivi link.

Etan Cohen è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Nato in Israele, anche produttore, ha 41 anni e film in uscita.


Kevin Hart interpreta Darnell. Americano, ha partecipato a film come Scary Movie 3 - Una risata vi seppellirà, ... E alla fine arriva Polly, 40 anni vergine, Scary Movie 4, Superhero - Il più dotato fra i supereroi e Facciamola finita. Anche produttore, sceneggiatore e compositore, ha 36 anni e quattro film in uscita.


Nei panni dell'avvocato Peter Penny compare ovviamente Greg Germann, già tale nella fortunata serie Ally McBeal. Detto questo, se Duri si diventa vi fosse piaciuto recuperate Ted, Ted 2, Come ammazzare il capo... e vivere felici, Come ammazzare il capo 2 e Anchorman - La leggenda di Ron Burgundy. ENJOY!


lunedì 27 giugno 2011

Poltergeist: demoniache presenze (1982)

Il mio horror preferito rimane, indiscutibilmente, Shining. Scendendo invece di un gradino, per quanto riguarda gli horror più “prosaici”, credo proprio che, dopo averlo rivisto, il mio preferito sia Poltergeist: Demoniache presenze (Poltergeist), diretto nel 1982 dal regista Tobe Hooper.


Trama: i Freeling sono la tipica famigliola americana, padre, madre, e tre figli. Un giorno la più piccola, Carol Anne, comincia a vedere nello schermo della tv delle “persone”, e dopo poco tempo la casa dove vivono i Freeling diventa teatro di strani fenomeni paranormali, all’inizio divertenti e poi sempre più invasivi…


Prima delle telecamere nascoste di Paranormal Activity ci pensava l’approccio scientifico e parapsichico di Poltergeist: demoniache presenze a terrorizzare, con successo, l’audience internazionale grazie alla semplice immagine di una piccola bimba che, davanti ad uno schermo bianco, esclamava all’improvviso “They’re heeeree” (Sono quiii). Nonostante il film più famoso di Tobe Hooper sia il trucidissimo Non aprite quella porta, secondo me Poltergeist è sicuramente il più bello. Purtroppo, bisogna dire che c’è poco di suo in quel che si vede: la pellicola infatti porta scritto “Steven Spielberg” praticamente in ogni inquadratura, dialogo e nota della colonna sonora. Nello stesso mese dello stesso anno, infatti, uscivano nei cinema USA due film sostanzialmente identici nei presupposti, ma diametralmente divergenti per quanto riguarda lo svolgimento della trama. Uno era questo Poltergeist (prodotto e sceneggiato da Spielberg, anche se era stato proposto a Stephen King di scrivere la sceneggiatura), l’altro era lo storico, bellissimo, inarrivabile E.T. l’extraterrestre (diretto dal famoso regista). Entrambi avevano per protagonista una famigliola alle prese con qualcosa di assai lontano dalle esperienze comuni, fantasmi o alieni che fossero, ed entrambi avevano come fulcro l’idea che queste presenze “altre” decidessero di approcciarsi inizialmente ai bambini, gli elementi più fragili ma anche quelli dalla mente più aperta… più vitali e potenti, in qualche modo. Ma mentre il piccolo Elliott stringeva una profonda amicizia con l’alieno E.T., cercando di salvarlo da scienziati e soldati ottusi e crudeli, la povera Carol Anne avrebbe pagato oro perché orde di soldati fossero andati a salvarla dai Poltergeist che in men che non si dica distruggono l’esistenza a lei e alla famiglia, davanti agli sguardi impotenti di scienziati gentili ed amichevoli. Per dirla con le parole di Spielberg, insomma, “E.T. è un sussurro, mentre Poltergeist è un urlo”.


Infatti, nonostante poi, a conti fatti, non muoia nessuno nel film, Poltergeist fa davvero paura. Innanzitutto perché ci mostra quanto saremmo impotenti se delle forze spettrali si scatenassero in casa nostra, poi perché fa leva su paure ancestrali o tipiche dell’infanzia (il pagliaccio che i bambini tengono in camera, il temporale che ci sorprende la notte, ovviamente la morte e quello che sta “al di là”) e infine perché ci mette di fronte la straziante immagine di una famiglia troppo verosimile che si trova a dover affrontare una terribile perdita senza potere, in qualche modo, razionalizzarla. Ad alimentare la paura, come se non bastasse lo scioccante e intelligentissimo finale “doppio” (se lo guardate, capirete), concorrono degli splendidi effetti speciali dosati con parsimonia assoluta, pochi all’inizio (qualche sedia che si sposta), poi sempre più importanti e spaventosi, mano a mano che la storia prosegue e i Poltergeist diventano più potenti ed arrabbiati. In particolare, la scena finale è mozzafiato, ma anche la terribile sequenza in cui Robbie rischia di venire inghiottito dall’albero, o il tentativo di salvataggio di Carol Anne sono, ancora oggi, degli splendidi ed inquietanti esempi di cinema ben fatto. E ovviamente anche gli attori sono tutti bravissimi, una spanna sopra quelli che di solito partecipano alle pellicole horror. Come avrete capito quindi, secondo me Poltergeist è un film talmente bello e “fondamentale” che uguagliarlo sarebbe impossibile. Purtroppo, pare invece ci sia in programma l’ennesimo remake, al momento ancora un’”idea” nella mente della MGM. Se ne riparlerà nel 2013.


Del regista Tobe Hooper ho già parlato qui.

Craig T. Nelson interpreta il padre di famiglia, Steve. Americano, lo ricordo per film come Poltergeist II: l’altra dimensione, Turner e il “casinaro” e L’avvocato del Diavolo, per aver doppiato Gli Incredibili e per aver partecipato a serie come Charlie’s Angels, Wonder Woman, My Name is Earl e CSI: NY. Anche produttore e regista, ha 67 anni.


JoBeth Williams interpreta la mamma, Diane. Americana, la ricordo per film come Kramer contro Kramer, Il grande freddo, Poltergeist II: l’altra dimensione, Nei panni di una bionda, Fermati o mamma spara e Da giungla a giungla. Per la tv ha doppiato un episodio di Mighty Max e partecipato a serie come Sentieri, Frasier, 24, Numb3rs, Criminal Minds e Dexter. Anche produttrice, ha 63 anni e due film in uscita.


Heather O’ Rourke interpreta Carol Anne. Terribile il destino di questa piccola attrice, morta all’età di 12 anni a causa di un morbo intestinale, prima di completare le riprese del suo ultimo film, Poltergeist III: ci risiamo! Nella sua pur breve carriera ha partecipato all’intera trilogia di Poltergeist e ai  telefilm Fantasylandia, Chips e Happy Days.


Il film venne nominato per ben tre Oscar, quello per il miglior sonoro, per i migliori effetti speciali e per la migliore colonna sonora originale. I premi gli vennero strappati tutti dal “fratellino” E.T., a dimostrazione di come l’horror, anche se ben fatto, venga considerato dall’Academy un genere quasi da ignorare. Impossibile però ignorare la sfortuna che ha accompagnato gli attori protagonisti di Poltergeist, tanto da fargli guadagnare la nomea di “maledetto” a fronte di mille leggende metropolitane e poche, tristi verità, come la morte della giovanissima Heather O’Rourke e l’omicidio dell’attrice che interpretava sua sorella maggiore nel film, lo stesso anno della sua uscita nelle sale. A proposito di attrici, un altro legame tra E.T. e Poltergeist lo troviamo nel mancato casting di Drew Barrymore, che avrebbe dovuto interpretare Carol Anne e che invece, a causa del suo visetto “poco angelico”, è diventata la sorellina pestifera del famoso Eliott. Se siete fan sfegatati del film vi farà piacere sapere un paio di cose. Innanzitutto, esistono due seguiti, entrambi inferiori al primo episodio, Poltergeist II: L’altra dimensione e Poltergeist III: ci risiamo!, oltre ad una serie televisiva andata in onda verso la fine degli anni ’90, Poltergeist: The Legacy, che tuttavia non si riallaccia direttamente ai film. Inoltre, la casa dei Freeling esiste davvero, ed è tuttora abitata. Si trova al 4267 di Roxbury Street, a Simi Valley, California e potete trovarla anche su Google Maps, se mai voleste andare in pellegrinaggio mistico! E ora vi lascio con il vintagissimo trailer del film... ENJOY!!

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