martedì 17 gennaio 2017

Silence (2016)

Potevo esimermi dal vedere l’ultimo film diretto e co-sceneggiato da Martin Scorsese? Assolutamente no! Come ennesima prova d’amore sono stata accompagnata nientemeno che dal povero Mirco allo spettacolo pomeridiano di Silence, tratto dall’omonimo libro di Shusaku Endo. Segue post lunghissimo e sconclusionato che potete anche non leggere ma che è servito a me per dare un senso a ciò che ho visto. Se volete un riassunto: il film è bellissimo, andatelo a vedere ma astenetevi se non avete la pazienza di sopportare tempi cinematografici dilatati a dismisura.  Banalmente, se già non avete sopportato The Wolf of Wall Street questo vi ucciderà.


Trama: due missionari gesuiti si recano in Giappone per scoprire quale sia stato il reale destino di Padre Ferreira, presumibilmente ucciso durante le persecuzioni cristiane oppure convertitosi agli usi locali…


Se Quentin Tarantino è per me aMMore, quello di una fangirl che mai riscontrerà un solo difetto nelle sue opere, quello per Scorsese è sempre stato un sentimento più serio, che mi accompagna più o meno dagli anni delle superiori, da quando cioè sono rimasta folgorata da Quei bravi ragazzi. Martin Scorsese è una fede, qualcosa da studiare a fondo, qualcuno con cui non essere sempre d’accordo ma verso il quale il rispetto non deve mai venire meno, anche quando sforna robette come Hugo Cabret che ti fanno alzare un po’ il sopracciglio e guardare oltre, nell’attesa che arrivi il prossimo film capace di toglierti il fiato. Onestamente, fiato me ne è rimasto parecchio dopo la visione di Silence (che non è, almeno per me, IL film più bello di Scorsese come sentirete dire da molti) eppure è stata l’unica pellicola recente del regista che mi ha spinta a recuperare libri e saggi universitari per rituffarmi nello studio della poetica del buon Martin, cercando di capire cosa potesse nascondersi dietro la passione per la storia raccontata da Shusaku Endo e, soprattutto, per comprendere il punto di vista di chi ha passato anni cercando di realizzare un film simile. Il dubbio, ovviamente, è nato fin da subito ed è stato condiviso a lungo con l’amico Toto: per chi, come noi, è ipercritico nei confronti del cattolicesimo, cosa potrebbe significare guardare quasi tre ore di film apprezzato dai prelati che lo hanno visto proiettato in anteprima in Vaticano e tratto da un’opera scritta da un convertito? Saremmo stati costretti a subire tre ore di pippone pro-cattolico, all’urlo di “che cattivi i Giapponesi e poveretti i cristiani”? Sinceramente, non lo credevo possibile e sono contentissima di non essermi sbagliata, perché la poetica scorsesiana dell’”incertezza”, dell’essere umano incapace di distinguere tra giusto e sbagliato, dell’uomo in lotta contro la società, della solitudine e delle illusioni si riafferma prepotentemente in Silence, al di là del contenuto cattolico della pellicola. La storia dei due missionari che vanno in Giappone per recuperarne un terzo è l’ennesima conferma che solo il Cristo de L’ultima tentazione è stato capace di prendere in mano il proprio destino e fare una scelta dettata dalla propria coscienza (giusta o sbagliata, questo non sta a noi deciderlo) mentre tutti gli altri personaggi di Scorsese sono stati influenzati o dalla società in cui sono nati e cresciuti o da una limitata visione del mondo, ritrovandosi così privi del controllo sulla loro vita. 


Lo stesso, ovviamente, accade al vero protagonista di Silence, Padre Rodrigues. Il film prende il via dalla missione “gesuitica” che porta lui e Padre Garupe ad andare in Giappone per scoprire cosa ne è stato di Padre Ferreira ed inizialmente si ha davvero l’impressione di stare guardando un’opera incentrata sulle persecuzioni dei Gesuiti e in generale di tutti i cristiani in terra nipponica: le torture iniziali, la disperazione di chi si ritrova privo di guide religiose, la speranza di avere nel villaggio ben due preti (trattati alla stregua di reliquie), l’inquisizione del terrificante Inoue, sono tutti elementi importanti ma in qualche modo fuorvianti. Presto la sceneggiatura (scritta dallo stesso Scorsese e da Jay Cocks) si focalizza sui dubbi umani di Padre Rodrigues, ritrovatosi solo in terra straniera e messo costantemente alla prova da immagini di violenza, da una cultura che non capisce e, soprattutto, dal SILENZIO. Silence è un film quasi privo di colonna sonora e quando i personaggi non dialogano si sentono solo i monologhi interiori di Padre Rodrigues, i suoni della sofferenza o quelli di una natura spietata ed indifferente: la pellicola si apre e si chiude con l’assordante frinire delle cicale che, come ben sa chi legge manga (ed è talmente sfigato da non avere mai vissuto in Giappone, come la sottoscritta), è un suono tipico dell’estate giapponese, calda e soffocante, perfetta per rappresentare la prigione fisica e spirituale in cui viene a ritrovarsi il protagonista. Dio già non dava risposte a Cristo, l’umanissimo Cristo raccontato da Scorsese negli anni ’80, figurarsi se la sua voce può venire in soccorso di un giovane gesuita che, paradossalmente, si addossa una vocazione da martire talmente egoistica da fargli perdere completamente il senso di ciò che lo circonda. Padre Rodrigues non sente la voce di Dio (come tutti, del resto) eppure arriva a credersi l’incarnazione di Cristo sulla Terra, il depositario di tutte le sofferenze dei cristiani giapponesi, chiudendosi ancora di più nelle sue convinzioni superbe e causando così la morte di coloro che hanno deciso di seguirlo e resistere in suo nome; le illusioni di cui è preda (che lo portano persino ad immaginarsi la voce di Cristo che lo perdona, giacché il silenzio non era abbastanza) offrono gioco facile all’inquisitore giapponese che invece, forte di un senso pratico interamente collegato alla realtà storico-culturale in cui vive, riesce a portare a termine il suo compito con disarmante leggerezza e lucida spietatezza, senza tuttavia risultare un personaggio completamente negativo.  


Quello che temevo, ovvero che i cristiani venissero dipinti interamente come buoni e i giapponesi come dei maledetti torturatori, fortunatamente non è successo perché ogni personaggio viene tratteggiato con delle sfumature di grigio, fortemente connotato da qualcosa che supera la sua indole naturale. L'inquisitore Inoue, la cui identità coglie di sorpresa tanto noi quanto Rodrigues (ed ecco il pregiudizio su cui fa leva quella volpe di Scorsese), è figlio del Giappone e se ci si prendesse la briga di andare oltre le sue pose da aristocratico e l'interpretazione magistrale e molto caricaturale dell'attore nipponico Issei Ogata si capirebbe chiaramente come tutto ciò che l'uomo racconta a Rodrigues corrisponda ad una triste realtà che, nonostante non possa essere intesa come verità assoluta (ma lo stesso vale per la religione cristiana), è comunque radicata all'interno di una società antica, provvista di regole ben chiare e resa fragile da problemi di politica interna; se, di nuovo, ci si prendesse la briga di contestualizzare la vicenda di Silence, si capirebbe come la religione cristiana, dopo essere stata bene accolta ai tempi di Oda Nobunaga, venisse vista negli anni seguenti come un tentativo di colonizzare il Giappone e sovvertire l'ordine sociale, anche perché molti gesuiti offrivano supporto armato ai daimyo cristiani, tra le altre cose. Quindi torturare cristiani inermi è una buona cosa? Assolutamente no ma Scorsese si premura lo stesso di sottolineare la profonda differenza tra l'atteggiamento aggressivo-passivo di Rodrigues e quello più "aperto" di Padre Ferreira, per quanto quest'ultimo sia stato imposto con la forza. Ferreira è quindi migliore di Rodrigues? Anche lì, Scorsese non da risposte e lascia tutto alla sensibilità dello spettatore, ma a me verrebbe da dire no. Anche Ferreira è un uomo che lasciato che altri decidessero per lui e, pur di non perdere la vita a sua volta, oltre che la fede, ha accettato non solo di abiurare ma persino di aiutare il governo giapponese a scovare le immagini religiose nascoste dai cosiddetti キリシタン (la traslitterazione in katakana di "christian"), rimanendo quindi privo di uno scopo nella vita e, probabilmente, continuando a soffrire per l'impossibilità di sentire la voce di Dio: Ferreira sicuramente alla fine salva i prigionieri e il corpo di Rodrigues ma lo lascia poi allo sbando, abbandonando l'anima del suo ex discepolo in balìa degli stessi dubbi che attanagliano lui. 


Chi invece agisce come veicolo di salvezza, per quanto improbabile, è il peculiare Kichijiro. Ubriacone, sporco, traditore e paraculo (posso anche dirlo, tanto ormai chi è arrivato a leggere fino qui??), Kichijiro è il tipico cristiano che compie le nefandezze peggiori confidando comunque nel perdono di Dio e, nonostante non smetta di tormentare per un attimo Rodrigues, alla fine viene comunque ringraziato da quest'ultimo in un toccante confronto. Lì per lì pensavo che Kichijiro fosse la rappresentazione di Giuda, invece diventa per il protagonista l'ultimo baluardo di fede, l'estrema prova di coraggio che porta a perdonare i peccati più empi e a rimettere le colpe anche quando la persona in questione non lo merita; probabilmente Kichijiro è l'unico ancora in grado di far sentire a Rodrigues che la voce di Dio, per quanto flebile, esiste e forse viene persino considerato un modello di forza per la sua capacità di attaccarsi alla fede anche dopo assere stato schiacciato, gettato nel fango e deriso. Forse invece sono io che mi faccio troppi viaggi mentali, spinta dalla complessità degli argomenti trattati e dalla bellezza che Scorsese, in quanto regista, riesce a ricreare attraverso le immagini, anche quando queste ultime mostrano soltanto sangue, morte e desolazione, sfruttando il creato "divino" come mezzo per spegnere le vite dei fedeli. Il regista italoamericano, come al solito, non lascia nulla al caso e non spreca neppure un'inquadratura o un suono (quel gallo che canta tre volte a me ha messo i brividi), così che ogni splendida immagine ed ogni sequenza diventano l'equivalente di immagini sacre per tutti coloro che amano il buon cinema. E già che sono arrivata al quarto paragrafo di post annichilendo il 99% di chi passerà di qui posso sfogare anche la mia anima scema, visto che ho scritto queste righe per puro piacere personale: Adam Driver è stato deluso dalla fede, ecco perché è passato al lato Oscuro della Forza (e comunque, figlio mio, sei brutto come il peccato, non ti si può guardare!!), ad Andrew Garfield non avrei dato due lire invece non è mai stato così bravo e Tadanobu Asano è figo, tremendamente figo, persino con l'orrido taglio di capelli che andava di moda in Giappone nel 1600. 浅野忠信 遊びに行こう!

Del regista e co-sceneggiatore Martin Scorsese ho già parlato QUI. Andrew Garfield (Rodrigues), Adam Driver (Garupe), Liam Neeson (Ferreira), Tadanobu Asano (Interprete), Ciarán Hinds (Padre Valignano) e Shin'ya Tsukamoto (Mokichi) li trovate invece ai rispettivi link.


Daniel Day-Lewis avrebbe dovuto interpretare Padre Ferreira ma la lunga produzione del film (è dai tempi di Gangs of New York che Scorsese avrebbe voluto girarlo) ha fatto sì che l'attore fosse impossibilitato a partecipare e lo stesso è successo a Gael García Bernal e Benicio Del Toro, in parola per i ruoli di Padre Rodrigues e Padre Garupe. Tadanobu Asano ha invece sostituito Ken Watanabe nel ruolo di interprete. Il romanzo di Shusaku Endo era già stato portato sullo schermo nel 1971 dal regista Masahiro Shinoda, col titolo Chinmoku; ovviamente non l'ho mai visto ma se Silence vi fosse piaciuto recuperatelo e aggiungete L'ultima tentazione di Cristo e magari Kundun. ENJOY!

29 commenti:

  1. L'ho visto sabato e sono rimasta a bocca aperta, stupendo e sufficientemente moralmente ambiguo da fare venire voglia di riflettere e leggere il libro di Endo.
    Io l'inquisitore lo avevo sgamato subito XD
    Kylo è veramente urendo, ancora peggio che in Star Wars. Per fortuna Garfield non è malaccio e Kichijiro è abbastanza il mio tipo anche se fra la sporcizia fisica e morale non è che invogli molto a fantasie.

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    1. Il libro l'ho messo in wishlist, spero di riuscire a leggerlo presto visto che l'argomento mi interessa parecchio. Ce ne sarebbe da leggere in merito e da dire, purtroppo temo che Silence come romanzo sia privo del "distacco" Scorsesiano.
      Per il resto, condivido in toto! :P

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  2. Scorsese è uno dei più grandi, ma personalmente lo trovo sempre molto lungo e faticoso. Ma, se fosse per me, i film durerebbero tutti un'ora e mezza. Sono facilmente annoiabile e pefino il precedente con DiCaprio, eppure pimpante e parlatissimo, a tratti lo avevo patito. Vedrò questo Silence, e ci credo al fatto che sia un filmone, ma a casa e in comode rate mensili. Mi fa piacere per la riscossa di Garfield, tra questo e Mel Gibson, perché io l'ho trovato straordinario sia nel recente 99 Homes, con Shannon, sia nel piccolo grande Boy A. Recuperali. :)

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    1. Come ho detto, se già hai patito The Wolf preparati direttamente una botte di caffé perché, alla fine di Silence, il mio fidanzato era annichilito e uno degli spettatori in sala credo sia serenamente passato dalla veglia, al sonno, alla morte, pace all'anima sua.
      Mi preparo già a leggere la tua stroncatura, intanto segno gli altri due titoli che mi hai proposto XD

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    2. Ma no, non lo stroncherei mai. Magari taccio, come feci per il Lupo. :-P Riconosco che è colpa mia, non del film. Boy A in particolare lo adorerai. Alla fine è la storia di un omicidio tremendo, ma da un punto di vista inedito.

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    3. Oddio Boy A! sai che dopo aver letto il libro non sono mai riuscita a vedere il film?

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    4. Eh no, non bisogna tacere, bisogna avere il coraggio anche di stroncare. Esempio: io non vedo l'ora di guardare La La Land perché probabilmente mi farà l'effetto di The Artist, anche se spero di no. E io The Artist l'ho trovato MEH, nonostante tutti l'acclamassero...

      Oh, appena arrivo a casa metto Boy A in caldo, ho capito.

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  3. Kichijiro paraculo e Adam Driver brutto come la morte... XD
    Letta tutta darling, e secondo me bisogna vedere prima L'ultima tentazione di Cristo e poi vedere questo per capire come il cattolicissimo Martin Scorsese abbia un rapporto conflittuale/pieno di dubbi con la religione cattolica. Chi scrive che è un film fatto di porn torture probabilmente non ha colto le sfumature e le riflessioni che hai fatto tu. Se riesco, lo vedrò domani, lo sto pianificando da due settimane!!!

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    1. Maledizione, speravo davvero che nessuno arrivasse fino in fondo!! XD Grazie per avercela fatta, darling!

      Dunque, io L'ultima tentazione non la vedo da almeno 10 anni ma guardando Silence mi è tornata spesso alla mente: più che altro mi faceva effetto DaFoe umanissimo ed imperfetto mentre questo gesuita pretende di essere un emulo di Cristo e giustamente viene cazziato da Liam Neeson!
      Quanto al torture porn, chi scrive così non ne ha probabilmente mai visto uno XDXDXD

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    2. Fregata! :-p Hai raggione, Driver è brutto forte, cazzo di hipster! Però devo dire che in Paterson è bravo, anche se rimane una minkia di hipster! XD Chi ha scritto quella recensione (torture porn docet), dovrebbe darsi all'ippica! L'ultima tentazione di Cristo l'avevo studiato per l'esame di cinema e dovrei rivederlo, però mi ha sempre interessato la visione di Scorsese sul cattolicesimo, e secondo me utilizza il romanzo per dare la sua visione di Dio, Cristo (che lui vede come un essere umano e imperfetto come dici tu, e da lì avvoglia che si urla al miscredente) religione e il suo approccio con la religione etc., ma lo devo ancora vedere per capire se ci avrò azzeccato o meno!

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    3. Guardalo allora e poi mi dici :)

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  4. L'ho visto sabato (pomeriggio pure io, che insomma, la durata è impegnativa). Che dire? Gran film sicuramente, peccato che la miscredente che è in me dopo mezz'ora ne avesse già due palle così. Non che io sia a favore dell'inquisizione, sia chiaro, che siam sempre lì, ognuno deve essere libero di credere a quello che vuole, fosse anche il grande cocomero, però anche voler fare proselitismo a qualunque costo, ecco, anche no. Insomma, hanno tutti torto.
    Ma vogliamo parlare della deliziosa usanza di regalare vedova e figliolanza al primo che capita?

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    1. Infatti è quello che ho pensato anche io e sono contenta che Scorsese abbia mostrato i due lati della medaglia: la tortura è crudele ma bisogna un po' contestualizzare i motivi di fondo, così come per un padre Rodrigues che predica la parola di Dio c'è un gesuita armato pronto a cambiare usi e costumi dei locali per la gloria di Spagna e Portogallo, altro che Dio.

      Per l'ultimo punto ho i tuoi stessi dubbi, però forse è una cosa del tipo "Siccome ti vanti tanto di voler aiutare il prossimo adesso ti accolli un paio di giapponesi mantenendoli"?

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  5. The Wolf of Wall Street per me è stata una delle visioni più esaltanti e meno noiose da molto tempo a questa parte.
    Questo invece ho paura che potrei patirlo, ma il buon Martin magari mi sorprenderà pure questa volta. Anche se il fatto che questo sia quasi privo di colonna sonora è la cosa che mi spaventa di più, visto che io la musica in un film la metterei sempre, anche durante i dialoghi... :)

    Da una pellicola che si intitola Silence in effetti sarebbe però difficile attendersi molta musica...

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    1. Quello che ho scritto all'inizio del post è una provocazione, però: se ti è piaciuto The Wolf probabilmente questo lo troverai noiosissimo, perché è privo del ritmo esaltante e divertito di quel gioiellino.
      La colonna sonora, di fatto, è praticamente inesistente anche se qualcosina c'è: per dire, Shinya Tsukamoto ha una bella voce, non l'avrei detto :P

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  6. Per me Scorsese resta un grande.
    Non l'ho patito per nulla - benchè temessi - e più passano i giorni più considero questo Silence davvero una perla.

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    1. E che ti devo dire? Più ci ripenso più ti do ragione!! :D

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  7. il film più bello di MS? no, non è questo...
    al ballottaggio vanno THE DEPARTED e SHUTTER ISLAND (e mettiamoci anche THE WOLF OFecc)
    comunque SILENCE è veramente tosto e l'interpretazione di I. Ogata è da Oscar

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    1. Io sono nostalgica, per me i più belli sono Quei bravi ragazzi, Casinò e Taxi Driver... ci metto anche L'età dell'innocenza visto che ci ho fatto la tesi quindi è una questione personale :)
      Issei Ogata è... giapponese. Nel senso che purtroppo non amo quel genere di recitazione e dopo anni passati a guardare film nipponici ancora non riesco a farmela piacere!

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  8. Ciao Erica, io mi sono fermato al primo capoverso, ma solo perchè non ho ancora visto il film e non voglio essere troppo influenzato dai giudizi altrui. Riprenderò la lettura dopo la visione.

    Intervengo solo per buttare un piccolo sasso nello stagno, come ho fatto su altri blog, per creare un po' di discussione... il punto è questo: molti recensori (blogger compresi) parlano di "Silence" come di un film "faticoso", "impegnativo", "pesante", "da vedere ben svegli", e così via. Salvo poi definirlo "capolavoro" nel giudizio complessivo. Io mi permetto di dire che se un film è faticoso per chi guarda, questo non è esattamente un giudizio positivo (e, vi prego, mi conoscete, NON intendo ASSOLUTAMENTE giustificare il cinema di puro consumo, ci mancherebbe!) e quindi non si può parlare di "capolavoro" ma quantomeno di "bel film" o giù di lì. Infatti tu Erica, a mio avviso giustamente, hai detto che non è il miglior film di Scorsese (ovviamente lo dico in base a quello che hai scritto: ripeto, non ho ancora visto "Silence").
    Morale della favola: secondo me non bisogna aver paura di parlar male di un film, SE fosse EFFETTIVAMENTE brutto, anche se si parla di Scorsese...

    p.s. a me "Hugo Cabret" era piaciuto tantissimo: per il pubblico a cui si rivolge, e per il linguaggio che adotta, quello per me può davvero definirsi "capolavoro"

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    1. Tranquillo, ci mancherebbe: anche io non ho letto nulla prima della visione anche perché il cinema per me (soprattutto quello di Scorsese) è un'esperienza innanzitutto personale.

      La provocazione che hai lanciato mi piace e ti rispondo per quel che è la mia esperienza. Silence non lo definirò mai un capolavoro perché per me non lo è stato: forse per l'argomento trattato (a me piace più lo Scorsese italoamericano, radicato nei suoi amati gangster, qualunque sia la loro natura), che non mi ha toccato quanto ha sicuramente toccato lui, forse proprio per quel distacco che ho tanto apprezzato ma che ha contribuito ulteriormente a privarmi di un reale coinvolgimento emotivo. Però mi ha fatta pensare, e molto, e continua ancora adesso a farmi pensare, quindi per me è un OTTIMO film, di quelli che capitano sempre più raramente.
      BUT mi metto anche nei panni di chi ha vissuto le quasi tre ore (che io, e non lo dico per vantarmi, non ho neppure sentito) come un mortale stillicidio, vedi il mio ragazzo e molti dei presenti in sala, che avevano l'occhio spento e il viso di cemento, per citare l'immortale bardo. Alla fine io non sono un "critico" e mi diverto anche a dare consigli pratici per la visione, senza nascondermi dietro un dito: gente che si fa due palle tante per film come THe Wolf o L'ultima tentazione di Cristo farebbe meglio ad evitare di spendere soldi per Silence e buttarsi su altri film "impegnati" ma magari più brevi e dinamici, ché qui l'introspezione la fa da padrone :)

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    2. E infatti qui volevo arrivare: secondo me quello che manca da noi è soprattutto la CULTURA cinematografica, cioè il rendersi conto che il cinema è ANCHE evasione ma SOPRATTUTTO arte. E l'arte cinematografica va studiata e coltivata, esattamente come tutte le altre. Non si può pontificare che un film è "faticoso" se si vanno a vedere solo i cinepanettoni a Natale... ovviamente non mi riferisco a te, Erica, ma a quelli che magari vedono per la prima volta un film di Sokurov dicono che è un "mattone tremendo". Per dire.
      Detto questo, per contro, ripeto che non bisogna però neppure cadere nel tranello della "lesa maestà": anche Scorsese può girare "mattoni" ed è giusto avere il coraggio di dirlo, sempre però però con un minimo di cognizione di causa...

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    3. Per dire che io un film di Sokurov non l'ho neppure mai visto, eh :P
      Comunque mi metto anche nei panni di chi al cinema ci va per motivi che esulano dalla cinefilia e che magari apprezzano il film d'autore con un po' più di "sostanza", poi anche lì bisogna sempre vedere i gusti personali. Prendiamo per esempio il GGG: quello per me è stato un vero mattone sulle palle, al cui confronto Silence è dinamico e frizzante quanto un film di Tarantino!
      Quanto alla lesa maestà, il 99% dei miei post (che di recensioni non si può parlare) sono scritti di pancia e lo sanno bene Nolan, Spielberg e Iñarritu, altro che lesa maestà! XD

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  9. Spero di vederlo presto... Ho davvero tantissime aspettative

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  10. Sicuramente un gran film, anche se faticosissimo nella prima parte, mentre dopo l'intervallo riprende un po' il ritmo. Garfield mi é piaciuto tantissimo e pure Adam Driver molto bene.

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    1. Io Driver continuo a non riuscire a guardarlo. E' più forte di me XD

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  11. Sicuramente un gran film, anche se faticosissimo nella prima parte, mentre dopo l'intervallo riprende un po' il ritmo. Garfield mi é piaciuto tantissimo e pure Adam Driver molto bene.

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  12. Sicuramente un gran film, anche se faticosissimo nella prima parte, mentre dopo l'intervallo riprende un po' il ritmo. Garfield mi é piaciuto tantissimo e pure Adam Driver molto bene.

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