Convinta da un'amica, sabato pomeriggio sono andata al cinema a
vedere Un piccolo favore (A Simple Favor), diretto dal regista Paul Feig e
tratto dal romanzo omonimo di Darcey Bell.
Trama: la vlogger Stephanie,
madre single dalle mille risorse, fa amicizia con Emily, donna in carriera
disnibita ed elegante. Un giorno, Emily chiede a Stephanie di andare a prendere
il figlio a scuola e poi sparisce senza lasciare traccia...
Avevo liquidato Un piccolo
favore come un thriller neppure troppo interessante, poi ho cominciato a
leggerne molto bene e così, quando un'amica mi ha chiesto di accompagnarla a
vederlo, ho accettato e la visione è stata abbastanza peculiare. Infatti,
nonostante il regista Paul Feig, famoso per le commedie, non mi sarei aspettata
un film in bilico tra ironica, grottesca commedia nera e thriller serio,
all'interno del quale le peggiori cose vengono trattate con piglio divertito e
gettate in pasto allo spettatore e ai protagonisti come se si trovassero in una
puntata di Scherzi a parte. Né mi sarei aspettata il duello tra una sorta di
Ned Flanders in gonnella, tutta rimedi casalinghi e sorrisi luminosi, e una
femme fatale amante dei martini, con conseguente trasformazione della prima in
una Nancy Drew dalle mille risorse. Ma del resto, "inaspettato" è la
parola chiave di Un piccolo favore, film che mette alla prova anche il cinismo
degli spettatori più smaliziati infilando un twist dietro l'altro e presentando
personaggi stratificati come delle cipolle, tra scheletri nell'armadio che
diventano più grossi e cattivi mano a mano che la storia prosegue e debolezze
impensabili. Un piccolo favore potrebbe essere la versione cinematografica
della proverbiale polvere da spazzare sotto i tappeti, un grumo di marciume
all'interno di un sobborgo medio/piccoloborghese dove le cose più turpi
succedono alla luce del sole e non aspettano la notte per incombere sui
protagonisti; nel film, la tragedia e la morte si insinuano all’interno del
colorato spazio web di una casalinga gioiosa ed ingenua, segreti inconfessabili
agitano la mano passando sotto il naso dei cittadini e chi non si accorge di
ciò che sta succedendo rischia o di passar per scemo oppure di venire attaccato
da fantasmi in pieno giorno, mentre ogni certezza crolla e persino le pareti di
casa sembrano diventare minacciose. Diamine, persino una vita apparentemente da
sogno rischia di trasformarsi in un incubo ad occhi aperti.
Un piccolo favore si regge sulle sue contraddizioni e i suoi twist
per quasi tutta la sua durata grazie a una coppia di attrici adorabili ed
incredibilmente capaci. A Blake Lively, in effetti, “basta” essere splendida ed
inarrivabile, fasciata in quegli abiti e quei tailleur che porterebbero alle
lacrime chiunque abbia un minimo di buon gusto per la moda da tanto sono
stilosi e splendidi (Ma cos’è quell’abitino anni ’50 col sottogonna in tulle?
Ma cos’è quella finta camicia fatta di colletto e polsini? Ma cos’è, in
generale, Blake Lively? Da dov’è uscita e perché non sono gnocca almeno un
decimo di quanto lo è lei?), per incarnare una villainess perfetta ma anche la “bruttina”
Anna Kendrick non è da meno. Trionfo di tic, risatine, imbarazzi e battutacce,
la sua Stephanie è odiosa, non c’è altro modo di definirla, nonostante sia il
personaggio positivo della situazione. Non è tutto oro (o perline, o pasta
fimo) quello che luccica, infatti, e la signorina rischia di riservare più di
una sorpresa, da perfetta acqua cheta o novella desperate housewife, e la cosa
si rispecchia, sempre a proposito di abiti, nel mutare dell’abbigliamento che
la caratterizza nel corso del film. Ma è meglio non aggiungere altro, anche se forse
un avvertimento sarebbe opportuno farlo, senza incappare in spoiler. Tra una
canzone francese anni ’60 e l’altra della strepitosa, inusuale colonna sonora,
Un piccolo favore si affloscia subito dopo il twist più grande, spernacchiando sgonfio
in un finale imbarazzante condito da una serie di battutacce da avanspettacolo.
Diciamo che Feig non è John Waters e gli manca la sfacciata eleganza di chi a
braccetto col trash ci ha camminato tutta la vita e aggiungiamo che 15 minuti
di durata in meno avrebbero giovato così come il mantenimento del finale
originale del romanzo… ma non stiamo a spaccare il capello, perché anche nelle sue
imperfezioni Un piccolo favore è comunque un film molto divertente e ben
realizzato, con due attrici in splendida forma, che merita di distinguersi
dalla massa di thrillerini e commediole USA che invadono periodicamente le nostre
sale.
Se Un piccolo favore vi fosse piaciuto recuperate L'amore bugiardo - Gone Girl e La ragazza del treno. ENJOY!
Adoro entrambe, sia la simpaticissima e carina Kendrick, che la divina Lively che sì, sembra esistere per settare uno standard di bellezza inarrivabile tanto è perfetta.Evvabbeh XD meno male che almeno gli uomini li faccio ridere,io.
RispondiEliminaIl filmetto mi sembrava poca cosa, se mi confermi che si sgonfia ad un certo punto, magari lo recupererò un domani su Netflix all byy myyyyse-e-eeelf.
Cheers!
Massì, l'importante è essere simpatiche!
EliminaCome film è carino, secondo me non da Khal quindi recupera poi da sola :P
Temo un po' quel finale sbrodolato, ma mi incuriosisce tutto il resto. Il romanzo meno, ché in rete colleziona stroncature. Spero di recuperarlo entro l'anno!
RispondiEliminaMah, ho letto il finale del romanzo e sinceramente mi è parso più sensato. Comunque fammi sapere poi!
EliminaA parte gli outfit della Lively, il film non mi ha destato il minimo interesse :/
RispondiEliminaPerò quelli sono davvero splendidi!
EliminaPotrebbe essere il film giusto per riprendersi dolcemente dal pranzo di Natale
RispondiEliminaDecisamente sì, molto adatto!
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