venerdì 14 dicembre 2018

La ballata di Buster Scruggs (2018)

Nel catalogo di originali Netflix spesso ciofecosi ecco spuntare la magia dei Coen e del loro western ad episodi, La ballata di Buster Scruggs (The Ballad of Buster Scruggs), diretto e sceneggiato proprio da Joel ed Ethan Coen.


Il film comincia con l'episodio titolare, The Ballad of Buster Scruggs, appunto. Tra tutti, l'ho trovato il segmento più divertente, un mix tra western, influenze campyssime di musica country, alcuni dei migliori episodi di Lucky Luke e ovviamente Fratello, dove sei? , film dei Coen che dovrei decidermi a riguardare e recensire. The Ballad of Buster Scruggs è un florilegio di musica e personaggi surreali che più caricati non si può, a partire dal protagonista, interpretato da uno spettacolare Tim Blake Nelson. Andando avanti ci sono episodi più elaborati e profondi ma come antipasto questo è perfetto perché mette subito nel mood giusto, introducendo il fil rouge delle storie narrate dai Coen, ovvero la casualità di un destino di morte che non guarda in faccia a nessuno, che si tratti di buoni, cattivi, intelligenti o stupidi.


Near Algodones è un episodio altrettanto esilarante e pregno di umorismo nero. In dieci minuti i Coen sono riusciti a fare quello che non è riuscito a MacFarlane nelle due ore del suo logorroico Un milione di modi per morire nel West, presentandoci una terra pericolosissima, zeppa di contraddizioni, dove nel giro di un momento la vittima diventa carnefice e il bandito diventa vittima e dove non bisogna sottovalutare nessuno, nemmeno i vecchietti ciarlieri. Il finale è decisamente poetico e malinconico e, per una volta, ho adorato la faccetta da ca**o di James Franco dall'inizio alla fine.


A proposito di triste e malinconico, ma anche grottesco, Meal Ticket è indubbiamente uno degli episodi che rischiano di rimanere maggiormente impressi nella mente dello spettatore e di spezzargli il cuore per la casualità con la quale la disperazione arriva a privare le persone di ogni residuo di umanità. In una terra dove la sopravvivenza e la povertà vanno a braccetto, dove il pericolo è sempre dietro l'angolo, essere indifesi è una condanna ed essere acculturati non serve a nulla; soprattutto, la disumanizzazione del protagonista tocca il cuore e fa male. Potrei dire anche che fa pensare, riflettere su un mondo odierno non tanto diverso dal West, dove lo sfoggio di cultura fine a se stesso si risolve in un tweet o in un post su Facebook di rapido consumo e altrettanto rapido disinteresse, ripetuto fino a privarsi del suo significato originale, ma servirebbe solo a  deprimersi ulteriormente.


Basato su un racconto di Jack London, All Gold Canyon è lo one man show di un Tom Waits strepitoso, un inno alla testardaggine e alla natura predatoria dell'uomo. In esso, seguiamo un cercatore d'oro che all'inizio viene connotato nel modo più negativo possibile, soprattutto se confrontato con la natura incontaminata che la sua sete d'oro arriva a disturbare: acque limpide sporcate di terra, animali costretti a fuggire, splendidi prati ridotti a un colabrodo, risorse rubate, ecco ciò che porta la febbre, la smania del Cercatore. Eppure, nella sua ricerca febbrile ci sono metodo e rispetto, un qualche codice d'onore che ad un certo punto, quando l'uomo è a un passo dal suo obiettivo, ce lo rendono molto più simpatico, ribaltando in un istante la percezione del protagonista. Un episodio girato benissimo, recitato alla perfezione, costruito come un cerchio perfetto ed incredibilmente profondo nella sua brutale semplicità.


The Girl Who Got Rattled (ispirato a un racconto di Stewart Edward White) è invece uno spaccato di quotidianità colonica con tutto quel che ne consegue. Probabilmente è il segmento più "complesso", dal momento che è reiterato nel tempo, si basa su eventi sottesi e prevede un'evoluzione costante dei personaggi principali, al punto che lo spettatore comincerebbe ad affezionarsi agli occhioni sgranati di Zoe Kazan (sempre bellissima) e al timido cowboy che arriva a farle la corte, sperando di poterli seguire nella loro futura vita da marito e moglie. Invece i Coen non sono minimamente interessati all'aspetto più soapoperistico dello slice of life western portato sullo schermo, anzi, ci tengono a ribadire come la quotidianità del west andava comunque a braccetto con terribili incognite e con la morte sempre a un passo; ignorare il pericolo trincerandosi dietro ingenuità ed ignoranza significa mettere con le spalle al muro se stessi e gli altri, diventare un peso insostenibile che rischia di scatenare tragedie ancora più grandi. E' la tipica natura clueless di buona parte dei personaggi Coeniani a venire celebrata (criticata?) qui, l'atteggiamento di chi non ha ben inquadrato la realtà in cui vive e si limita a stare ai margini combinando solo casini. Il che ci porta dritti all'ultimo segmento.


The Mortal Remains, le spoglie mortali. Il semplice viaggio di cinque persone all'interno di una carrozza? O forse il loro ultimo viaggio, quello definitivo? L'ambiguità è voluta ma come chiosa finale propenderei più per l'ultima opzione, anche per quella fotografia cupissima, virata sul grigio, e quelle scenografie inquietantemente posticce sul finale. Sta di fatto che l'episodio, benché in esso, di fatto, succeda poco o nulla, è uno dei miei preferiti perché è recitato benissimo, ha dei dialoghi che spaziano dall'incredibilmente witty al malinconico e permette a Brendan Gleeson di sfogare le sue doti canore con una tristissima ballata irlandese.


Riassumendo, La ballata di Buster Scruggs è un'antologia western che non perde un colpo che sia uno. Introdotta ed intervallata, come i vecchi film Disney, dalla ripresa di un libro a cui vengono sfogliate le pagine, sulle quali c'è scritto esattamente come iniziano e finiscono gli episodi, consente ai Coen di sfruttare diversi stili di regia e spaziare attraverso svariati registri narrativi che coinvolgono lo spettatore senza mai annoiarlo: si passa dal musical al western, dallo slice of life alla tragedia per arrivare a tinte da ghost story, il tutto interpretato, diretto, scritto e soprattutto musicato alla perfezione. Al momento, oserei dire che La ballata di Buster Scruggs è uno dei più bei film che potete trovare su Netflix e consiglierei il recupero non solo agli amanti dei Coen, che troveranno pane per i loro denti, ma anche a chi di solito non mastica western perché qui c'è da rimanere estasiati a prescindere dal genere.


Dei registi e co-sceneggiatori Joel e Ethan Coen ho già parlato QUI. Tim Blake Nelson (Buster Scruggs), Clancy Brown (Surly Joe), David Krumholtz (il francese), James Franco (Cowboy), Stephen Root (Teller), Ralph Ineson (Leader del branco), Liam Neeson (Impresario), Zoe Kazan (Alice Longabaugh) e Brendan Gleeson (L'irlandese) li trovate invece ai rispettivi link.

Tom Waits interpreta il Cercatore. Cantautore americano, ha partecipato a film come I ragazzi della 56sima strada, Rusty il selvaggio, La leggenda del re pescatore, Dracula di Bram Stoker, America oggi e ha lavorato come doppiatore in un episodio de I Simpson. Anche sceneggiatore, ha 69 anni e un film in uscita.


Harry Melling, che interpreta l'Artista nell'episodio Meat Ticket, era l'odioso Dudley Dursley nei film di Harry Potter. Detto questo, se La ballata di Buster Scruggs vi fosse piaciuta potete recuperare Il Grinta e Fratello, dove sei? ENJOY!

16 commenti:

  1. Mi sono piaciuti molto i primi 3 episodi,ho trovato che poi scivolasse un pò nella noia,fino ad abbandonare il Khal a guardarsi gli ultimi segmenti.
    Brutalissimo quello con Liamone!

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    1. Con me la noia non è subentrata ma conta che, per mancanza di tempo, ho visto un episodio per volta :)

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  2. Vedrò anche io, allora, che non amo troppo né i registi né il genere.

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    1. Rischi di detestarlo allora, non so se ti conviene XD

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    2. Ci proverò. Ma Roma ha la precedenza su tutto e tutti!

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    3. Vista la mancanza di tempo per Roma, l'ho cominciato oggi. Sospendo il giudizio finché non l'avrò finito ma sti piani sequenza neorealisti, insomma...

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  3. Ma sono solo io che ormai trovo i Coen, da tempo, di un' autoreferenzialità che comincia a diventare stucchevole? Sì, il film è carino (anche se non tutti gli episodi sono dello stesso livello) però lo trovo un po' "snob" come tutti gli ultmi loro lavori, quasi volessero specchiarsi in se stessi, far vedere quanto sono bravi... Non è brutto, ma non ci trovo l'anima, solo molto mestiere.

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    1. Non lo so, io mi sono divertita e commossa quasi in ogni episodio. Forse non faccio testo, perché adoro i Coen quasi sempre? (forse l'unico loro film a non essermi piaciuto è Llewelyn Davies)

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  4. Divertita, commossa, rapita da ogni episodio. Anche se non amo il western. Solo The girl who got rattled mi è sembrato troppo lungo e meno valido. Tutti gli altri perfetti. I Coen mi son sembrati molto in forma , bravissimi.

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    1. A me è piaciuto tanto anche quello, sarà che adoro gli occhioni della Kazan!

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  5. Basti dire che è il film che mi ha convinto ad abbandonare ogni remora e ad abbonarmi a Netflix dopo mesi di tentennamenti...
    Concordo con la tua analisi, esilaranti i primi due episodi, splendido il quarto con un Tom Waits straordinario

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  6. Concordo in tutto e per tutto.
    I Coen raccontano il West a modo loro, e alla grande. Per me un signor film!

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    1. Sapevo che sarebbe piaciuto a un cowboy come te!! :D

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  7. Film ad episodi che si può gustare anche come una piccola serie Tv. Personalmente ho sofferto con Liam Neeson ma più per la pesantezza che c'ho sentito e le litanie del fenomeno da baraccone, mentre sugli altri non ho avuto niente da ridire, tutto coenianamente perfetto.

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  8. Bwahahah sei più insensibile di me! A me il freak faceva una pena infinita ç_ç

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