domenica 3 novembre 2019

Finché morte non ci separi (2019)

La settimana scorsa sono usciti due horror. Uno, Scary Stories to Tell in the Dark, a Savona non è mai arrivato, l'altro ha rischiato di perdersi nei meandri della programmazione ed è stato costretto a condividere la sala con Downton Abbey. Sto parlando di Finché morte non ci separi (Ready or Not), diretto dai registi Matt Bettinelli-Olpin Tyler Gillett.


Trama: freschi di matrimonio, gli sposi novelli Grace e Alex passano la prima notte di nozze nella magione della ricca famiglia di lui, dove Grace sarà costretta a partecipare ad un terribile rito di iniziazione...



Poco prima di cominciare a scrivere queste righe ascoltavo le preoccupazioni di una mia collega, la quale affermava che i bambini, all'interno della classe elementare di suo figlio, sono attaccatissimi ai soldi e tengono molto a sottolineare di essere ricchi, con sommo scorno e disagio di quelli che, piccolini, arrivano a ritrovarsi automaticamente etichettati come "poveri". Non oso immaginare cosa accadrà agli sfortunati, futuri compagni di classe del figlio della Ferragni, che probabilmente sputerà direttamente in faccia ai suoi coetanei, ma il fatto è che negli ultimi tempi il divario tra ricchi e poveri è tornato ingrandirsi a dismisura, con persone un tempo "bassoborghesi" che non riescono nemmeno ad arrivare a fine mese, figuriamoci quelli che poveri lo erano davvero e tali sono rimasti, oppure i migranti che arrivano "a rubarci il lavoro". Questo per dire che l'horror recente ha annusato non solo il disagio sociale ma anche la semplicità della rabbia del pubblico pagante e ultimamente è un fiorire di titoli estremamente ironici a base di ricchi matti che fanno cose matte ai poveri tanto sfortunati da finire nelle loro grinfie, come per esempio Satanic Panic (di cui parlerò nei prossimi giorni), Monster Party e questo Finché morte non ci separi, in cui la neo sposa del rampollo di una ricchissima famiglia di produttori di giochi in scatola è costretta a partecipare a un rito di iniziazione, non solo per mostrare di essere adatta ad una famiglia così blasonata ma anche, se la sfiga decidesse di bussare alla porta, per mantenere intatte la ricchezza e la prosperità di detta famiglia. Ovviamente, la sfiga arriva di gran carriera e Grace, connotata fin dall'inizio come fanciulla grezza ma di buon cuore e sinceramente innamorata del suo sposo, è costretta a giocare alla peggior partita di nascondino della sua vita, con la famiglia di riccastri al gran completo pronta a farle la pelle per perpetrare le tradizioni familiari e onorare un antico patto.


Il bello di Finché morte non ci separi, oltre alla feroce critica sociale di grana grossa, estremamente catartica, è l'incertezza in cui lascia lo spettatore e i personaggi: davvero la sopravvivenza di Grace significherebbe morte istantanea per i membri della famiglia Le Domas? Questi ultimi sono davvero i discendenti di qualcuno che ha fatto un patto col demonio oppure sono solo degli idioti superstiziosi? Domande che aleggiano nell'aria per tutto il film e che costringono Grace a correre per la sua vita, senza un attimo di respiro né noia per lo spettatore, grazie all'abilità dei due registi (quanto sono lontani i tempi dell'efficace ma pur sempre grezzissimo Southbound?) di creare punti di vista e situazioni sempre nuove, sfruttando alla perfezione la labirintica magione dei Le Domas, zeppa di passaggi, armi antiche e citazioni di Cluedo, e tutto ciò che si trova al di fuori, siano le inquietanti stalle zeppe di caprette o gli oscuri boschetti che la circondano. Per me, inoltre, vedere per la prima volta Samara Weaving su un grande schermo è stata una gioia immensa. Punta di diamante di un cast perfetto, frutto anche dell'abilità degli sceneggiatori di caratterizzare ogni singolo membro dei Le Domas (se il personaggio della zia si scrive da solo, così come quelli di Tony e Fitch, entrambi di una stupidità abissale, è sicuramente più difficile azzeccare quelli dei due fratelli, eppure gli sceneggiatori ci sono riusciti), la bionda e bellissima Samara abbraccia ed asseconda una metamorfosi esilarante e catartica, da sposa terrorizzata a working class heroine incazzata nera, capace di riversare sugli avversari non solo il suo giustissimo sdegno ma anche improperi degni di un portuale, mentre il suo bel vestito da sposa passa da un bianco purissimo a un colore indefinibile, sporco e stracciato. Finché morte non ci separi, fiaccato dal solito titolo italiano idiota, non è un film innovativo o capace di indurre chissà quali riflessioni ma è perfetto per una serata di folle divertimento, che vi farà uscire dal cinema soddisfatti e con un buon sapore di sangue in bocca. Cercatelo nei cinema e non perdetelo!


Dei registi  Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett ho già parlato QUI. Samara Weaving (Grace), Adam Brody (Daniel Le Domas) e Andie MacDowell (Becky Le Domas) li trovate invece nei rispettivi link.

Henry Czerny interpreta Tony Le Domas. Canadese, ha partecipato a film come Mission: Impossible, Tempesta di ghiaccio, The Exorcism of Emily Rose, La pantera rosa, A-Team e a serie quali CSI - Scena del crimine, Ghost Whisperer e Monk. Ha 60 anni.


Se Finché morte non ci separi vi fosse piaciuto recuperate i già citati Satanic Panic e Monster Party. ENJOY!

2 commenti:

  1. Post invecchiato benissimo, sono passati 3 anni ed è sempre peggio sulla situazione economica 🤦🏻‍♂️
    Però dai, non mancano neanche i film dove i figli di papà vengono maciullati dal maniaco di turno.
    Ammetto che io non ci ho creduto manco per mezzo secondo alla maledizione 😝
    Le citazioni a Cluedo non le avevo notate!

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    Risposte
    1. Sì, in questo le "lezioni" del cinema, per quanto di genere, non ci hanno aiutati a migliorare per nulla. E ovviamente esistono anche film ancora più catartici, dove sono i figli di papà a morire male, ma in questi ultimi anni c'è stato il revival dei ricchi pazzi e dei poveri costretti a sopravvivere :)

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