domenica 14 giugno 2020

In Fabric (2018)

Mi era rimasto "indietro" ma ultimamente sono riuscita a recuperare In Fabric, diretto e sceneggiato nel 2018 dal regista Peter Strickland.



Trama: una donna acquista nei saldi un abito rosso e da quel momento strani eventi cominciano ad accadere...



In Fabric è uno dei film più strani e affascinanti che mi sia capitato di vedere ultimamente, qualcosa che è difficile ascrivere semplicemente al genere "horror", magari nella nicchia di pellicole che trattano di oggetti maledetti. Si parla anche di oggetti maledetti, sì,  nella fattispecie di un abito rosso acquistato nei saldi, ma all'interno di ogni sequenza di In Fabric c'è letteralmente un mondo di elementi da analizzare, tantissime cose in grado di colpire lo spettatore, non solo per quanto riguarda il misterioso, inquietante negozio (l'inferno? Il purgatorio? Nessuna delle due cose?) dove i protagonisti del film acquistano l'abito, popolato da commesse e direttori assai simili a dei manichini e dotati dell'eloquio più forbito che vi capiterà mai di udire in un film non diretto da Robert Eggers. C'è tutto un concetto di disfatta sociale, affidato alle mani di persone squallide, intristite dalla vita, la cui unica possibilità di riscatto potrebbe risiedere proprio nella stoffa di un vestito di squisita fattura, che potrebbe elevarli dalla miseria, anche d'aspetto, in cui versano. Abbiamo dunque Sheila, madre di figlio "artista" il quale non nasconde il disprezzo che prova nei suoi confronti nonostante, di base, viva come scroccacibo a tradimento nella casa della donna, assieme alla sua "musa" (una splendida Gwendoline Christie), e abbiamo Reg Speaks, tecnico di lavatrici dall'eloquio ipnotico/soporifero e pronto ad andare in sposo a una grezza ragazzotta dei bassifondi inglesi; ad accomunare i due protagonisti, oltre alla surreale banca per cui lavora Sheila, è l'incapacità di realizzare le rispettive aspirazioni sentimentali e lavorative, di venire rispettati e presi sul serio da chi li circonda, di trovare, in generale, soddisfazione all'interno della propria esistenza. Babs, la fidanzata di Reg, è invece una sorta di "collateral damage", lo si vede dalla reazione con la quale la commessa del negozio di abiti cerca di cacciarla in malo modo, ma anche lei vegeta in un limbo, sempre uguale a se stesso, benché pensi di avere la vita sotto saldo controllo.


Messo giù così In Fabric sembrerebbe quasi un film "normale" ma non avete tenuto conto del fatto che questa è solo una mia interpretazione e che Peter Strickland non è così lineare. I momenti comprensibili della pellicola sono davvero pochi e sono inframmezzati da sequenze oniriche, zeppe di colori messi in risalto da una fotografia molto anni '70 (il rosso cosiddetto red artery dell'abito è qualcosa di spettacolare) e personaggi parecchio sopra le righe, tra commesse che indugiano in bizzarri "riti" con manichini mestruati e pubblicità di saldi che sembrano uscite dritte dritte da Videodrome, questo per toccare giusto l'aspetto più horror del film. Ma vi sono anche moltissimi momenti grotteschi, per lo più affidati ai due malefici direttori di banca e a capi officina ai quali basta uno sguardo per comunicare più di mille (volgarissime, lapidanti, terribili) parole, e anche momenti oggettivamente tristi, in cui non è difficile riconoscersi nelle umanissime sconfitte dei protagonisti o nel loro desiderio di sentirsi speciali e desiderati, almeno una volta nella vita. Il tutto è filtrato attraverso un'estetica strepitosa, dove nulla è lasciato al caso e grazie alla quale l'intero film risulta elegante e inquietante come lo splendido vestito rosso protagonista; come l'abito maledetto, In Fabric lascia un marchio sullo spettatore, costretto a rigirarsi nella testa la pellicola di Strickland per i giorni a venire, magari riportando alla mente le inquietanti melodie composte dal duo francese Stereolab, perfette per le atmosfere del film. In Fabric non è un'opera per tutti, soprattutto se cercate un horror da guardare tanto per distrarvi, ma se vi piacciono i film particolari che richiedono un po' di impegno avete trovato sicuramente l'horror perfetto per voi.


Di Steve Oram (Clive) e Gwendoline Christie (Gwen) ho già parlato ai rispettivi link.

Peter Strickland è il regista e sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto film come Katalin Varga, Berberian Sound Studio e The Duke of Burgundy. Anche produttore, attore e animatore, ha 48 anni.




12 commenti:

  1. Lo sai che la roba strana mi solletica...

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  2. Mi ricorda qualcosa, comunque strano mi piace, me lo segno anch'io ;)

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    1. Cosa ti ricorda? Ho cercato di capire se c'erano film o opere simili ma nulla! Se ti viene in mente fammi sapere, che mi metto alla ricerca :D

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    2. Il vestito intendo, il mantello del mago in V/H/S..

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    3. Sai che di V/H/S ho il bluray ma non l'ho mai visto? Mi hai dato il la per tornare a prenderlo a casa dei miei e guardarlo!

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  3. Sembra veramente un film anni '70 e ha delle atmosfere molto inquietanti. Anche a me è piaciuto.

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  4. Peter Strickland sa il fatto suo, ha una capacità di portarti per mano in luoghi cinematografici davvero bizzarri. Per tre quarti di film ho pensato di stare sbirciando il dietro le quinte delle vite dei personaggi, però l'elemento horror è strisciante, una sensazione in crescendo. Non è un film facile da consigliare a chiunque ma è stato bello vederlo ;-) Cheers

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    1. Il dietro le quinte è un concetto interessante, in effetti. Comunque ce ne fossero di film così strani :)

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