Grazie a Il cinema ritrovato e alla Cineteca di Bologna, al cinema d'élite è arrivato, la settimana scorsa, Vampyr, diretto e sceneggiato nel 1932 dal regista Carl Theodor Dreyer a partire da Carmilla e altri racconti di Joseph Sheridan Le Fanu.
Trama: David, giovane studioso di fenomeni sovrannaturali, si ritrova coinvolto in una storia di vampiri, ombre e morte...
Poiché all'epoca dell'università avevo moltissimo tempo per guardare film e il mio amore per il cinema era in pieno boccio, non ero completamente digiuna di Dreyer, di cui avevo già guardato i bellissimi La passione di Giovanna D'Arco e Dies Irae, ma ammetto che Vampyr ancora mi mancava. Guardarlo al cinema, nell'anno del Signore e dei coviddi 2022, è stata un'esperienza straniante ma interessantissima, soprattutto davanti alla quantità considerevole di persone accorse a vedere un film degli anni '30 e davanti alla reazione di dette persone, quasi tutte estasiate, alcune perplesse, molte stupite di quanto "lynchiano" sembrasse Vampyr. Effettivamente, al netto di una trama molto semplice, dichiaratamente tratta dai racconti di Joseph Sheridan Le Fanu, e considerata la povertà non solo di mezzi, ma anche di ambienti (la troupe ha dormito negli stessi edifici filmati) e attori professionisti (due, tra i quali non figura il protagonista, che infatti nella vita ha poi fatto altro), la visionarietà di Vampyr e l'originalità di buona parte delle sequenze ha dell'incredibile, e l'aspetto più bello della visione è stato, almeno per me, cercare di immaginare le reazioni del pubblico dell'epoca (non buone, a quanto ho letto) davanti a quelli che a me sono sembrati effetti speciali all'avanguardia. Vampyr è il primo film sonoro di Dreyer, infatti ci sono ben pochi dialoghi e l'impianto è assai simile a quello di un film muto, con molti lunghi testi che raccontano gli eventi allo spettatore, tra didascalie e persino pagine dei libri letti dai protagonisti, ma quello che "manca" in dialoghi viene compensato dalle minacciose atmosfere che funestano sin dall'inizio il viaggio di David, accolto nel misterioso paese di Courtempierre da uomini con la falce, voci inquietanti udite nella locanda, anziani e distinti signori che entrano di nascosto nelle stanze lasciando spaventevoli missive contenenti ancor più spaventevoli libri. E questo è solo l'inizio.
Le vicende di David hanno una fortissima qualità onirica, tanto che, col senno di poi, sembrerebbe quasi che tutte le avventure da lui vissute a Courtempierre siano "semplicemente" un sogno iniziato dal momento in cui l'uomo si è coricato nel letto, fomentato da quegli studi che già lo hanno portato a vivere un po' distaccato dalla realtà. Lo spettatore, in una girandola di inquadrature ancora in parte legate all'espressionismo tedesco (anche se Vampyr è per buona parte dotato di una fotografia luminosissima, con poco contrasto) può quindi assistere ad un'improvvisa, inquietante separazione dell'anima dal corpo, tanto più straniante perché priva di una "motivazione", a danze di ombre apparentemente giocose che riveleranno la loro cupa natura nel corso della storia, ad una delle morti più particolari della storia del Cinema e, in generale, si ritrova a passare un'ora e mezza vittima di una soverchiante sensazione di claustrofobia e smarrimento, la stessa che provano personaggi costretti a subire i capricci di entità malefiche e mortali, davanti alle quali neppure la fede in Dio sembra poter fare qualcosa. Il cambiamento di atmosfera tra la maggior parte del film (popolato, peraltro, da attori dotati di volti molto espressivi e "gotici", non solo Julian West che assomiglia tantissimo a Lovecraft ma soprattutto quegli anziani dal sembiante malvagissimo) e un finale che apre, letteralmente, il paesaggio davanti a chi è riuscito con tenacia a sopravvivere, coincide con una sensazione di sollievo e di risveglio che ha il sapore di una fiaba e che raramente si riesce a provare col cinema moderno. La visione di un simile film al cinema è qualcosa che consiglio, se avete la fortuna di avere vicino a casa una sala che aderisce a queste iniziative, ma a prescindere un po' di ripasso dei grandi nomi del Cinema mondiale non fa mai male!
una sola parola per descriverlo, capolavoro, e ho detto tutto, Dreyer era un regista immenso, bravissima a recensire questo film Bollicina :*
RispondiEliminaOgni tanto qualche capolavoro storico ci vuole, purtroppo ultimamente cerco di stare dietro quasi solo alle millemila cose recenti che escono...
EliminaVisto nella rassegna estiva della Cineteca in Piazza Maggiore a Bologna, con la campana dell'Arengo che ha suonato a morto nella scena del funerale, portando noi tutti dentro l'incubo del protagonista. Grazie per quello che scrivi, ti seguo da anni e le tue recensioni sono sempre una garanzia!
RispondiEliminaChissà che meraviglia dev'essere stato! La mia città purtroppo non è così cinefila ma ancora grazie che ogni tanto qualche perla arriva :)
EliminaGrazie mille a te, sia per le belle parole sia perché mi leggi!
Visto una volta in programmazione notturna, credo fosse su Fuori Orario di Rai Tre. Capolavoro assoluto!
RispondiEliminaGhezzi offre sempre delle belle chicche per noi poveri cinefili disperati!
EliminaL'ho (ri)visto anch'io di recente. Adoro Dreyer! Certo, i suoi capolavorissimi sono altri ("Ordet" e "La passione di Giovanna d'Arco" su tutti), ma anche questo film offre un'esperienza unica e straniante.
RispondiEliminaEffettivamente, dopo aver visto Vampyr, mi è venuta voglia di riguardare La passione di Giovanna D'Arco!
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