Alla fine del recupero degli Oscar mi sono ripromessa che avrei ripreso un paio di rubriche fisse, una delle quali è il Bollalmanacco On Demand, fermo ormai da OTTOBRE 2021. Cercherò di riprendere a cadenza un po' più regolare, cominciando proprio oggi con A caccia di un sì (Solteras) chiesto non so nemmeno quanti decenni fa dalla mia sister mancata Alessandra di Director's Cult! Il prossimo film On Demand sarà Greta. ENJOY!
Trama: dopo essere stata mollata dal fidanzato storico, Ana decide di iscriversi a un corso per trovare marito...
Se seguite il Bollalmanacco già da qualche tempo, vi sarete resi conto che le commedie sentimentali non sono proprio il mio genere. Non è che le schifo, solo che non mi metto mai a guardarle, perché è un tipo di film che non m'interessa. A caccia di un sì rientra per un soffio nella definizione di commedia sentimentale, però è più un "racconto di formazione", se mi passate il termine, perché si focalizza sulla progressiva presa di coscienza di Ana, thirtysomething (o treintacualcuiera?) disperata all'idea di rimanere zitella a vita mentre tutte attorno a lei si sposano. E' più commedia, inoltre, che film sentimentale, perché le vicissitudini di Ana sono spesso esilaranti come le persone che la circondano e i realizzatori si sono impegnati a definire il tono ironico della vicenda fin dall'inizio; Ana è un personaggio esagerato, caricaturale ed esasperante, il suo desiderio di sposarsi rasenta la psicosi e lo stesso vale per le "balde" fanciulle che le si affiancheranno al corso, zitelle disperate tanto quanto lei ma, chissà perché, più fortunate (o sarà che si accontentano? Mah!). Queste due piccole particolarità sono ciò che hanno reso la visione di A caccia di un sì piacevole e divertente, non solo per me ma anche per il Bolluomo, il quale probabilmente ha cercato di capire se la vena di pazzia che caratterizza Ana sia la stessa presente in me, anche se io non ho mai fatto pressioni per sposarmi, ci mancherebbe (serve un pezzo di carta per stare bene con una persona? Dalla regia - non solo del film ma anche del mio cervello - mi dicono di no, ma ne ho conosciute a bizzeffe di donne che "o ci sposiamo o ci molliamo", quindi non dissimili per certi versi da Ana, e mi chiedo come facciano gli uomini a non fuggire a gambe levate davanti a queste alte esponenti del sesso femminile!). Ciò che insegna A caccia di un sì, film per una volta dotato di un finale "sospeso" ma verosimile e molto coerente con ciò che viene raccontato in precedenza, è che per non rimanere soli come dei cani bisogna innanzitutto imparare ad amare se stessi per riuscire ad accettare i pregi e i difetti di chi ci sta accanto, impegnandosi quotidianamente a costruire un rapporto che non può essere univoco, ma che deve tenere conto dei sentimenti e delle esigenze di entrambe le parti.
Sembra una banalità ma vi posso assicurare che ci sono fin troppe coppie che continuano ad andare avanti, inspiegabilmente, senza tenere conto di questi presupposti e ci sono fin troppe persone, come Ana (oh, io per prima sono così!), che vedono solo nero quando si tratta di loro stesse e solo rosa e perfezione quando si tratta degli altri, cosa che le fa cadere ancora più in depressione e le fa diventare orribilmente egoiste. Ana stessa è l'incarnazione dell'egocentrismo che rende tristi e perfidi, anche se l'abilità degli sceneggiatori è quella di essere riusciti a non renderla mai odiosa, nemmeno al picco della sua insopportabilità. Buona parte del merito, in questo caso, va a Cassandra Ciangherotti e alla sua spassosa interpretazione (sostenuta da una serie di personaggi secondari scritti bene ed interpretati ancora meglio, nonostante siano le figure "tipiche" di questo genere di film); l'attrice riesce, nonostante a mio avviso sia bellissima, a rendere Ana una goffa da primato, una fabbrica di brutte figure e scelte opinabili che, nel corso del film, acquista una serie di altre sfumature più serie e riflessive, in grado di umanizzarla ancora di più e renderla maggiormente sopportabile. Molto bella, infine, la scelta di concludere il film con una canzone dal testo assolutamente perfetto per i temi trattati, ovvero A Quién Le Importa della pop star messicana Thalía, peccato solo sentirla al matrimonio di un metallozzo!! Sono strani questi Messicani, ed è strana anche la mia sister mancata Alessandra che per l'On Demand ha scelto questa pellicola peculiare, ma la ringrazio lo stesso tantissimo per avermi regalato il film leggero che mi ci voleva in questo periodo!
Luis Javier Henaine è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Messicano, ha diretto film come Disappear Completely. Anche produttore, ha 43 anni.
Se vi chiedete sono riuscita a scovare A caccia di un sì, sappiate che fa parte del catalogo Netflix quindi non avete scuse per sottrarvi alla visione! ENJOY!
Certo che sono strana U.U grazie mille per aver esaudito la mia richiesta! Da rivedere, mi aveva fatto morire dal ridere, ma anche riflettere sulla perenne spada di Damocle che pende sulle teste di noi single che devono ancora accasarsi :/
RispondiEliminaMadonna, la pressione sociale su noi zitelle (e mi ci metto anche io perché vivo MORE UXORIO!!) è incredibile. Un altro film meno divertente ma calzante è Huesera, o The Bone Woman, un horror che riflette bene su ciò che tutti si aspettano da noi fimmene.
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