Al momento della stesura del post non ho idea se The Holdovers - Lezioni di vita (The Holdovers), diretto nel 2023 dal regista Alexander Payne, sarà candidato a qualche Oscar, ma siccome è fresco di due Golden Globe non potevo comunque perderlo!
Trama: all'inizio delle vacanze di Natale, in un collegio del New England, il professor Hunham è costretto a fare da tutore ai pochi ragazzi che non sono tornati a casa per festeggiare con le famiglie. L'esperienza sarà traumatica ma utile per tutti i coinvolti...
The Holdovers era un film che avevo già puntato durante il paio di giorni passati al Torino Film Festival, ma purtroppo non ero riuscita a vederlo a causa degli orari. Sono contentissima di sapere che il mio istinto non ha ancora cominciato a fare cilecca, e anche di avere assistito, per una volta, al miracolo di una programmazione illuminata del multisala savonese. The Holdovers è, infatti, uno di quei film "come facevano una volta", e non parlo solo dello stile, di cui scriverò più avanti; all'interno della pellicola di Payne sono importanti i personaggi, i loro sentimenti ed evoluzione, e la trama non viene sacrificata ad una fredda soggettività che vede l'Autore preponderante rispetto a ciò che viene narrato, come troppo spesso accade in certo cinema moderno. L'azione si svolge nel 1970, a cavallo delle festività natalizie, in un prestigioso collegio maschile del New England. Il periodo storico è importante, perché lo spettro della guerra del Vietnam e dell'arruolamento nell'esercito è una costante minaccia sul capo degli studenti idonei al servizio militare, e la possibilità di frequentare il college (soprattutto grazie ai soldi di genitori abbienti) è l'unico modo di proteggersi da un destino potenzialmente mortifero. Queste considerazioni non sfuggono al professor Paul Hunham, ciò nonostante il suo modus operandi è improntato su una severità portata agli eccessi, alimentata da un naturale disprezzo (ricambiato, ça va sans dire) verso gli ignoranti ragazzetti figli di papà a cui deve badare quotidianamente, e nemmeno lo spirito natalizio riesce a scalfire il suo carattere intransigente; quando, per una serie di circostanze, Hunham è costretto a rimanere in collegio assieme ai pochi sfortunati impossibilitati a passare le vacanze con le loro famiglie, l'esperienza si prefigura come un incubo, soprattutto per chi proprio non si aspettava di venire lasciato solo a Natale, come il pluriripetente Angus. Partendo da questo presupposto, The Holdovers tratteggia con delicatezza la difficile convivenza tra tre persone di estrazione sociale assai diversa, accomunate da esperienze dolorose che ne hanno segnato il passato e definito il presente. Lo fa senza pietismo, anche se le tragedie che hanno toccato Angus e la cuoca Mary farebbero piangere un sasso, perché "Crying never did nobody no good", come insegna la canzone portante del film (Crying, Laughing, Loving, Lying di Labi Siffre, punta di diamante di una colonna sonora bellissima). I protagonisti di The Holdovers ci provano a non piangere, trincerandosi dietro un egoismo "autoconservativo" che sicuramente consente loro di andare avanti e sopravvivere, ma li priva dell'empatia necessaria per osservare gli altri senza pregiudizi, e il film racconta proprio il loro lento, progressivo e complicato percorso di avvicinamento, conoscenza e conseguente crescita.
In questo romanzo di formazione senza limiti generazionali, la parte del leone la fanno inevitabilmente gli interpreti. Voi non avete idea di quanto mi abbia resa felice rivedere nel ruolo di protagonista Paul Giamatti, feticcio del cinema indipendente di inizio millennio e ridotto ultimamente a particine in film insulsi. Il suo Paul Hunham ha tutti i difetti del mondo, fisici e caratteriali, è l'essere più respingente del pianeta, eppure è un personaggio adorabile, il cui eloquio forbito unito ad una spietatezza incomparabile mi ha strappato più volte risate di sincero e gioioso entusiasmo. Una performance come quella di Giamatti aveva tutte le carte in regola per mettere in ombra quelle degli altri interpreti, invece sia l'esordiente Dominic Sessa che Da'Vine Joy Randolph riescono a tenergli testa senza problemi, arricchendo di rimando il personaggio di Hunham di nuove sfumature e creando figure tridimensionali indimenticabili. In particolare, stupisce Dominic Sessa per il modo in cui riesce a gestire Angus, conferendo ad un potenziale "galletto" figlio di papà un'enorme fragilità percepibile nello sguardo e negli atteggiamenti, non solo nelle sequenze più tristi, ma anche in quelle dove il confine tra commedia e tragedia è talmente labile da risultare impercettibile. The Holdovers è dunque, principalmente, un successo di sceneggiatura e attori, ma la regia di Alexander Payne conferisce un necessario tocco di malinconia nostalgica che non si limita ad essere un mero omaggio alle pellicole anni '70; la fotografia "invecchiata", la sensazione di freddi mesi invernali e calore natalizio filtrata dalla percezione di chi, essendo giovane, ne avrà per sempre un ricordo indelebile (magari catturandola in fotografie o video d'epoca), quel geniale effetto speciale per cui una caratteristica del volto di Giamatti cambia da una scena all'altra perché Angus non è interessato a guardare con attenzione Hunham, la colonna sonora, la perfetta gestione del ritmo e dei registri della vicenda sono tutte conferme della bravura di un regista che non ha perso smalto. Insomma, io spero di avervi convinti ad andare al cinema a vedere The Holdovers, l'antipasto perfetto per l'imminentissima Award Season e un potenziale "classico natalizio" da guardare e riguardare!
Di Paul Giamatti, che interpreta Paul Hunham, ho già parlato QUI.
Alexander Payne è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Election, A proposito di Schmidt, Sideways - In viaggio con Jack e Paradiso amaro. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 63 anni.
Da'Vine Joy Randolph interpreta Mary Lamb. Americana, ha partecipato a film come Dolemite Is My Name e Gli Stati Uniti contro Billie Holiday. Ha 38 anni e due film in uscita.
Il film prende vagamente spunto da Vacanze in collegio, che ha dato a Payne l'idea. Se The Holdovers vi fosse piaciuto potreste recuperarlo e aggiungere L'attimo fuggente, Rushmore e St. Vincent. ENJOY!
Gran bel film..davvero! Dopo Perfect days ci voleva.. ;)
RispondiEliminaQuesto Perfect Days ha scioccato parecchi miei amici XD
EliminaSono due film molto diversi, ma entrambi interessanti e belli a modo loro, anche se ovviamente ho preferito, di parecchio, The Holdovers. Fammi sapere una volta che lo avrai visto!!
RispondiEliminaUn professore di storia antica che interroga il passato perché il presente lo rifiuta mentre del futuro non sa che farsene; una madre bloccata nel presente senza speranza di futuro causa tragico passato; un ragazzo a cui resta (forse) il futuro ma che al momento si incammina (pur di allontanarsi dal passato) lungo un presente senza direzione. Gli holdovers di Payne - coloro che restano ma anche ciò che rimane - sono apparentemente gli scarti di un’umanità che deve imparare a riciclarsi; e come nell’economia circolare - sebbene siamo nei Settanta – ognuno alla fine troverà il proprio modo. Avevo scritto che in Anatomia di una caduta tutto era così artificiosamente studiato da risultare freddo come i paesaggi alpini del versante francese in cui si consuma la caduta di Sandra e della sua famiglia, in The Holdovers Payne fa un lavoro solo apparentemente simile: perché se la sceneggiatura natalizia dove si muovono i nostri è altrettanto attenta anche ai più piccoli particolari questa non insegue la perfezione dell’ingranaggio meccanico ma invero ricerca il felice equilibrio senza il quale non c’è possibilità di vita; il dramma qui si ferma un istante prima di diventare tragedia e la commedia farsa: come infatti hai scritto qui alla “sensazione di freddi mesi invernali” c’è, dentro questa bellissima fotografia “invecchiata”, quel “calore natalizio” che, anche per colui che non è più giovane, un poco gli rammenta ancora di esserlo. Se lo vuole.
RispondiEliminaCome sempre, bellissimo commento, che offre ulteriori spunti di riflessione! Grazie!!
EliminaGrazie, credo che The Holdovers ci abbia toccato le corde nella stessa maniera! Quando scrivi della "sensazione di freddi mesi invernali e calore natalizio" il tutto filtrato dal ricordo sei riuscita a cogliere ed esprimere perfettamente, almeno per me, in una sola frase tutta la felice alchimia che sta dietro alle emozioni che questo film mi ha lasciato.
EliminaQuando Giamatti è sul pezzo regala personaggi memorabili!
RispondiEliminaAssolutamente. Spero che dopo questo film torni ad essere sul pezzo ancora per molto tempo!!
EliminaConcordo^^
RispondiEliminaSono riuscito a vederlo al cinema, doppiato purtroppo, e mi è piaciuto molto :)
Purtroppo l'ho visto doppiato anche io, dalle mie parti non c'è possibilità di scamparla!
EliminaPotrebbe essere il mio nuovo film natalizio preferito.
RispondiEliminaDopo l'inarrivabile Mamma, ho perso l'aereo, naturalmente XD
Il mio è I gremlins, pensa te!
EliminaSto tentando di completare le mie visioni "da Oscar" e mi aspettavo di meglio da questo. Se non altro per la presenza di Giamatti. Deprimente con sbadiglio annesso. Anche un pò rattristata perchè fin'ora ho trovato interessante solo "anatomia di una caduta". Persino Scorsese mi ha lasciata perplessa. Incrocio le dita sperando in "la zona d'interesse" che devo ancora reperire. Lanthimos vabbè , lo detesto da sempre e non credo che con Bella riuscirò a farmelo piacere. Ohi che annata sciapa .......
RispondiEliminaIo ne ho ancora mille da recuperare ma confermo, al momento Anatomia di una caduta è il mio preferito. Però questo l'ho trovato delizioso, una vera coccola.
EliminaSinceramente, dopo aver letto mille recensioni entusiaste, mi aspettavo molto di più. Film di (grandissimi) attori, carino, commovente, ma alquanto prevedibile e poco originale. Da "L'attimo fuggente" a "Breakfast Club" c'è un'intera filmografia di genere cui "The Holdovers" aggiunge poco o nulla. Anche se, certo, un trio di attori così non è facile da reperire sulla piazza...
RispondiEliminaNon aggiunge nulla ma scalda il cuore ed è un'ottima visione, a mio parere. Forse deve solo arrivare al momento giusto!
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