giovedì 9 ottobre 2025

Nuovi Incubi Halloween Challenge Day 9: Godzilla Minus One (2023)

Oggi si mixano due challenge. Il tema di quella di Letterboxd era "Kaiju", mentre quella di Nuovi Incubi "Animal Attack", pertanto ho scelto di guardare Godzilla Minus One (ゴジラ-1.0), diretto e sceneggiato nel 2023 dal regista Takashi Yamazaki.


Trama: durante la seconda guerra mondiale, il kamikaze Shikishima si sottrae al proprio compito e vede un intero battaglione di soldati sterminato da Godzilla. L'uomo torna a casa vivo ma con enormi sensi di colpa, che tornano a perseguitarlo quando, una volta finita la guerra, Godzilla ricompare per minacciare Tokyo e l'intero Giappone...


Comincerò il post con una confessione che farà male soprattutto a Lucia: sarò anche appassionata di Giappone, ma i Kaiju non mi hanno mai detto nulla. Di Godzilla ho solo guardato questo e quello di Hideaki Anno, entrambe le volte per motivi "trasversali" (Godzilla Minus One era nella lista dei film da recuperare in quanto vincitore di un Oscar per i migliori effetti speciali, Shin Godzilla l'avevo visto perché era diretto dal creatore di Evangelion). E' un genere di film che mi diverte molto, durante la visione, come scoprirete leggendo questo post, ma potendo scegliere preferisco guardare dell'altro. In realtà, Godzilla Minus One mi aveva tenuta un po' indietro per via della sua durata, che supera le due ore, e purtroppo ammetto che tra l'attacco a Ginza e il tentativo finale di sconfiggere Godzilla in mare ho faticato a rimanere sveglia e seguire tutte le fasi preparatorie, con tutto il rispetto per il dramma umano messo in scena da Yamazaki. Il "minus one" del titolo, infatti, sta a significare l'ulteriore passo indietro del Giappone che, da "ground zero" martoriato dalla seconda guerra mondiale, si trova a sprofondare di un ulteriore gradino a causa della furia distruttiva di Godzilla. Il tutto, sotto gli occhi di Yamazaki, arruolatosi come kamikaze prima di scoprirsi terrorizzato dalla morte ed inventare una "scusa" per non compiere il dovere verso la patria. Non c'è alcun legame tra la sua decisione e la comparsa improvvisa di Godzilla sull'isola in cui è atterrato fingendo un'avaria, ma lo sterminio del plotone di soldati di stanza lì, proprio per mano del bestione, si traduce in un senso di colpa che Yamazaki si porta dietro anche dopo la fine della guerra, vittima di un profondo stress post traumatico. Proprio questo senso di colpa gli impedisce di aprire il cuore a Noriko, giovane sfollata con neonata non sua appresso, e di formare con loro una famiglia. Quando poi Godzilla si ripalesa, con conseguenze nefaste per tutto il Giappone ma in particolare per il protagonista, ecco che Yamazaki si convince di essere vittima di una maledizione causata dalla codardia dimostrata in guerra, e di dover espiare in modo definitivo, invece di "limitarsi" a fuggire dalle gioie della vita sentendosi indegno. L'aspetto psicologico del film si accompagna a varie critiche alla società giapponese (il riscatto finale dei "vinti" è da antologia) e, in generale, a un mondo che, come nel Godzilla originale, crea mostri nel tentativo di dominare la natura e sfruttare la scienza per portare distruzione. Il kaiju creato nel 1954 da Ishiro Honda non è seplicemente un mostro, è una divinità malvagia portatrice di distruzione indiscriminata, una calamità, una forza della natura che ci fa capire quanto siamo piccoli e inutili nell'universo.


Questa sensazione di impotenza e cieco terrore è rappresentata perfettamente attraverso sequenze in grado di lasciare a bocca aperta, sconcertati dalla distruzione portata da Godzilla. Il colossale bestione spazza via navi, treni e interi quartieri come se fossero briciole, calpesta persone che probabilmente neppure catturano il suo sguardo e, come carico a coppe, a un certo punto spara anche un raggio nucleare dalla bocca, oltre ad essere autorigenerante. L'orrore, però, non si trova solo sulla terraferma. Yamazaki omaggia più volte Lo squalo di Spielberg e ambienta le scene più tese del film in mare, dove nulla può competere con la grandezza e la potenza di Godzilla e, soprattutto, nulla può sfuggirgli. Il regista, che alterna inquadrature ravvicinate di Godzilla ad ampie, dinamiche panoramiche in cui scatenare tutta la potenza distruttiva del mostro, si avvale di effetti speciali all'avanguardia, che rendono ogni scena perfetta e verosimile, coinvolgendo lo spettatore in questa storia di sopravvivenza disperata; Godzilla Minus One ha il respiro ampio di un kolossal, un ritmo dilatato che offre spazio sia all'azione concitata che all'introspezione, inoltre è anche un ottimo film "storico", perché rappresenta con dovizia di particolari la reale situazione post-bellica del Giappone, così come lo stoico, testardo orgoglio di chi ancora si ritiene una potenza militare, anche con le gambe tagliate. Per quanto riguarda il mostro, ho trovato deliziosa l'idea di combinare l'iperrealismo di dettagli come squame, artigli e denti, a nostalgici omaggi verso gli ormai iconici occhi strabici e la camminata eretta, non proprio da dinosauro/rettile, tanto che a un certo punto mi sono chiesta se Godzilla fosse stato creato unendo effetti digitali alle riprese di un essere umano infilato in un pupazzo di gomma (mi sbagliavo. E' interamente digitale!). Alla fine del film mi sono pentita di non avergli dato una chance al cinema, visto che un'opera simile andava rigorosamente vista su schermo gigante, ma anche così, Godzilla Minus One è una visione che ho apprezzato molto!


Del regista e sceneggiatore Takashi Yamazaki ho già parlato QUI mentre Sakura Ando, che interpreta Sumiko, la trovate QUA


Se Godzilla Minus One vi fosse piaciuto avete una filmografia sterminata dalla quale attingere, aggiungerei giusto Lo squalo e Pacific Rim. ENJOY!

2 commenti:

  1. Dalla dettagliata e ben puntuale analisi, su cui concordo, non sembrerebbe che hai faticato a rimanere sveglia in alcuni punti.

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    1. Grazie mille! Evidentemente, mi sono un po' assopita in un momento poco importante!

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