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martedì 8 giugno 2021

The Stylist (2020)

Piano piano, si recuperano gli horror persi nel periodo Oscar. Oggi tocca a The Stylist, scritto e sceneggiato dalla regista Jill Gevargizian nel 2020, nonché consigliato da Lucia de Ilgiornodeglizombi!


Trama: Claire fa la parrucchiera e l'ossessione per le vite di alcune sue clienti la porta a discendere negli abissi folli dell'omicidio...


Dopo 125 anni di Cinema è un po' difficile trovare storie che non siano già state raccontate, infatti ultimamente mi ritrovo a fare un po' più caso al "come" si racconta, piuttosto che a "cosa". The Stylist, per esempio, è un horror indipendente che si appoggia su topoi tipici del genere, come l'ossessione che sfocia in impulso omicida, eppure il modo che ha Jill Gevargizian di mettere in scena la discesa all'inferno di Claire denota una sensibilità e un gusto raffinato che meritano di essere apprezzati. Innanzitutto, è interessante come la protagonista di The Stylist sia un guscio vuoto di cui non sappiamo praticamente nulla, interamente definita da un lavoro che lei utilizza come veicolo per "riempirsi" di qualcosa, che sia una personalità interessante, delle amicizie, un lavoro, l'amore; Claire vive sola con un cagnolino, le sue giornate scorrono identiche le une alle altre, persino i suoi abiti (per quanto io li abbia trovati stilosissimi) hanno più o meno tutti lo stesso colore, l'ocra della luce delle candele che illuminano fiocamente la cantina dove Claire nasconde il suo orribile segreto. Quando Olivia, cliente abituale, chiede a Claire di farle da acconciatrice per il matrimonio, in qualche modo quest'ultima si convince di poter superare la sua situazione di psicosi e tenta di cominciare un difficilissimo percorso per diventare amica della donna, trovando tuttavia paletti ad ogni passo, perché Claire è "strana" in un modo che comunque le persone percepiscono come poco sano o addirittura pericoloso, e viene sistematicamente respinta, benché in modo cortese, un po' come faremmo noi con chiunque si sia convinto di essere diventato una specie di nostro parente dopo solo due incontri.  


Il rapporto tra Claire e Olivia è il fulcro di un film dove lo squallore della condizione di Claire viene ancor più inasprito da una messa in scena elegantissima e ricercata, fatta di un uso ragionato di colori, luci ed ombre, il tutto accompagnato da una colonna sonora azzeccatissima. La Gervagizian non rifugge da sequenze che rivoltano lo stomaco e prevedono abbondanti secchiate di sangue, ma le più sconvolgenti, anzi, la più sconvolgente, nonostante a un certo punto l'aspettassi, è la sequenza conclusiva in cui tutto l'universo allucinato della mente di Claire si riversa nella realtà travolgendo non solo i testimoni orripilati, ma la stessa protagonista, probabilmente ripiombata in uno stato di consapevolezza triste e scioccante al tempo stesso. In questo, Najarra Townsend è un'interprete favolosa; la sua bellezza particolare fiorisce solo quando Claire si appropria delle personalità delle sue vittime, per il resto l'attrice si annulla completamente in un personaggio scomodo, che tiene gli altri personaggi e il pubblico distanti, disgustati da un mix di pietà e orrore per questa ragazza che suona un po' come una distorsione all'interno di un mondo "perfetto" o comunque regolato. Menzione d'onore anche per Brea Grant, che ormai sto trovando in ogni horror che guardo, capace di formare con la Townsend una coppia esplosiva. Insomma, non titubate e cercate The Stylist, perché merita davvero! 


Di Brea Grant, che interpreta Olivia, ho già parlato QUI.

Jill Gevargizian è la regista e sceneggiatrice della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americana, anche produttrice e attrice, ha 37 anni.


Najarra Townsend
interpreta Claire. Americana, ha partecipato a film come Contracted - Fase I, Contracted: Phase II e a serie quali Cold Case, CSI: NY, 90210 e Criminal Minds. Anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 32 anni e due film in uscita.



martedì 1 giugno 2021

After Midnight (2019)

Finita la solita rincorsa agli Oscar (anche se probabilmente questo post uscirà chissà quando per questioni di programmazione, ecc.) ho deciso di cominciare un po' di recuperi horror, doverosi, tenendo a mente sia i consigli di Lucia che il calendario di uscite originali della miniera d'oro Shudder. Oggi parlerò di After Midnight, diretto e sceneggiato nel 2019 dal regista Jeremy Gardner.


Trama: dopo che la fidanzata se n'è andata, Hank si ritrova a dover affrontare ogni notte un mostro che cerca di entrargli in casa...


After Midnight
è una dolce commedia sentimentale dove l'horror conta fino a un certo punto, quanto basta perché, in effetti, lo spettatore si ponga almeno una domanda scomoda riproposta anche dal personaggio principale durante la sequenza "cuore" della pellicola. E' un'opera realizzata in puro spirito indipendente, finanziata da Aaron Moorehead e Justin Benson, che qui compare anche nel ruolo dello sceriffo Shane, dove compare l'ormai nota faccetta di Brea Grant, diventata un po' una madrina del genere. Come tale, After Midnight non si avvale di un gran dispendio di effetti speciali, location o scenografie: l'azione si svolge principalmente all'interno o all'esterno della casa fatiscente di Hank, al massimo nel bar da lui gestito, e il mostro si vede bene giusto sul finale, mostrandosi in tutta la sua gloria artigianale di orrido bestio di gomma che, badate bene, non lesina abbondanti quantità di sangue, e buona parte delle sequenze sono ricordi dei bei tempi in cui Hank e Abby stavano assieme, baciati dal sole, dalla musica e dall'amore. 


A proposito di amore, After Midnight, nonostante sia scritto da un uomo, ovvero Jeremy Gardner, che si accolla anche il ruolo di Hank, è un film che descrive alla perfezione quanto anche il sentimento più forte rischia di venire distrutto quando una delle due metà della coppia non si rende conto di essere una merda patentata; lo spettatore, cullato dai dolci ricordi di Hank e sconvolto dalla pericolosa situazione in cui viene a trovarsi, tende per buona parte del film a considerare Abby, filtrata appunto dalla visione personale di Hank, come una matta fedifraga, la tipica donna angelicata pronta però a spezzare cuori senza un perché, e a commiserare il protagonista, lasciato solo a combattere un mostro mentre nessuno attorno a lui gli crede o lo consola. Per questo è molto interessante, nonché indice di alta bravura attoriale, nonostante il basso budget, il confronto tra i due, durante il quale arriviamo a scoprire che Hank non è così pacioso come pensavamo e che Abby ha tutte le ragioni di essersi rotta le palle di stare assieme ad un uomo egoista e mollo come la panissa, innamorato più della sua natura di redneck provincialotto che di una ragazza che vorrebbe solo un minimo di considerazione in presenza, non diventare un malinconico ricordo. Ciò detto, forse non consiglio After Midnight a chi cerca l'horror buzzurro tout court o la cupezza pesantissima, rischiereste di annoiarvi, ma per chi ama i piccoli film indipendenti potrebbe essere una visione gradevole!


Di Brea Grant, che interpreta Abby, ho già parlato QUI mentre Justin Benson, che interpreta Shane, lo trovate QUA.

Jeremy Gardner è il co-regista e sceneggiatore della pellicola, inoltre interpreta Hank. Americano, ha diretto altri due film, The Battery e Tex Montana will Survive! ed è anche produttore.  Christian Stella è il co-regista della pellicola. Americano, ha co-diretto Tex Montana will Survive!. Anche tecnico del suono, attore, produttore e sceneggiatore, ha 36 anni.





 

venerdì 18 dicembre 2020

12 Hour Shift (2020)

Finito il tour de force Torinese, per rilassarmi un po' mi do a qualche recupero horror per la fine dell'anno. Stavolta è toccato a 12 Hour Shift, diretto e sceneggiato dalla regista Brea Grant.


Trama: durante il turno di notte l'infermiera Mandy, tossicodipendente e trafficante di organi nel tempo libero, si ritrova a dover affrontare una situazione imprevista dopo l'altra...

12 Hour Shift è una simpatica commedia horror indipendente, popolata da tantissimi personaggi sopra le righe e ambientata nel corso di una notte in cui ne succedono di tutti i colori all'interno di un ospedale nell'anno del Signore 1999, con buona parte dei poliziotti impegnati ad affrontare i presunti, terribili effetti del millenium bug. Protagonista della storia è Mandy, infermiera ormai vinta dall'esistenza, che per arrotondare procura organi a una sua cugina sciroccata, prelevandoli da pazienti in fin di vita ai quali lei "dà una mano" a dipartire; purtroppo la cugina non è solo sciroccata ma anche inaffidabile e, quando perde uno dei reni gentilmente offerti da Mandy, decide di recuperarne un altro con ogni mezzo. Questo episodio già di per sé assurdo dà il via a una serie ininterrotta di eventi sempre più bizzarri e violenti che arrivano a coinvolgere non solo il personale del piano in cui lavora Mandy ma anche poliziotti e criminali vari, oltre ai poveri pazienti tanto sfortunati da ritrovarsi ricoverati lì. Il fulcro di tutto, ovviamente, è Mandy, la quale vorrebbe solamente essere lasciata in pace e libera di superare indenne le sue 12 ore, senza rotture di palle e con l'ausilio di qualche droga, evitando la "simpatia" delle colleghe e, soprattutto, evitando che la sua isola felice fatta di furtarelli e traffico d'organi si sbricioli sotto il peso di sospetti sempre più pressanti e di collaboratori inaffidabili. 

L'effetto esilarante della pellicola (che, per inciso, potrebbe non far così ridere chi non ama il genere, in effetti, visto che il sangue non è poco e nemmeno i momenti disgustosi) nasce dalla contrapposizione tra il carattere freddo e distaccato di Mandy e tutti i casini che le piombano sulla testa dal momento in cui la cugina perde il primo rene, nonché dallo scazzo costante che pare smuovere a fatica l'infermiera anche quando una persona "normale" si sarebbe già messa ad urlare; Mandy non è particolarmente intelligente o capace, anzi, a tratti è molto goffa e viene mossa giusto dalla disperazione o dalle crisi di astinenza, ma davanti a lei tutti, poliziotti, infermieri, criminali, fanno la figura dei mentecatti messi sulla scacchiera della vita giusto per meritarsi una schiccherata da qualche mano divina che li spedisca su Urano. Questo perché, fortunatamente, Angela Bettis è una signora attrice che si carica sulle spalle l'intero film e, con pochissimi tocchi di umanità, cattura la simpatia dello spettatore nonostante la sua natura difficile e lo spinge a preoccuparsi fino alla fine che tutto possa andare bene a Mandy e alla sua attività. La Bettis, per inciso, si mangia persino il personaggio più caricaturale della pellicola, la biondissima Regina che comunque dà parecchie gioie in quanto versione ancora più zozza e pazza di Harley Quinn, e impreziosisce un film scritto e diretto dalla protagonista di Lucky, film che già evidenziava le scelte controcorrente di Brea Grant. In più, produce David Arquette che si ritaglia anche una piccola parte ed è sempre un bel vedere, quindi cosa vogliamo di più dalla vita? 


Di Angela Bettis (Mandy) e David Arquette (Jefferson) ho parlato ai rispettivi link.

Brea Grant è la regista e sceneggiatrice della pellicola. Americana, ha diretto un altro film, Best Friends Forever. Anche attrice (era la protagonista di Lucky, visto al Torino Film Festival) e produttrice, ha 39 anni. 



venerdì 9 febbraio 2018

Beyond the Gates (2016)

Stavolta mi sono fatta attirare come una pirla dalla bellissima locandina e ho accettato con gratitudine l'offerta di Roberto che mi ha permesso di guardare Beyond the Gates, diretto e co-sceneggiato nel 2016 dal regista Jackson Stewart, solo per ritrovarmi a scuotere tristemente la capoccia...


Trama: con il padre scomparso da sette mesi, i fratelli Gordon e John decidono di smantellarne l'attività e ripulire il videonoleggio d'altri tempi da lui gestito. Nell'ufficio del genitore trovano la scatola di Beyond the Gates, gioco con videocassetta annessa pericolosissimo da giocare...



Avete mai giocato ad Atmosfear? Atmosfear era un divertentissimo gioco pubblicato in Italia negli anni '90 che consisteva nel seguire le istruzioni di un fantomatico "custode del cimitero", contenute in una videocassetta che scandiva il tempo necessario a raggiungere l'obiettivo finale (se non erro proprio collezionare delle chiavi e scoprire le paure degli avversari) e forniva un'esperienza interattiva al giocatore, il quale doveva rivolgersi al custode chiamandolo "padrone". Io purtroppo ci ho giocato solo una volta, grazie a una fortunata amica che lo possedeva, ma guardando Beyond the Gates non ho potuto fare a meno di ripensare a quel fatidico giorno e mi è venuta una voglia pazza di cercare su Ebay qualche venditore compiacente che possa esaudire il mio desiderio di ripetere l'esperienza. Questo, diciamolo senza timore di offendere nessuno, è stato l'unico risultato positivo di un film pesante come un cinghiale sullo stomaco, lento come la morte e zeppo di momenti MEH che neppure il costante e, si può dire?, ormai stantio omaggio agli anni '80-'90 è riuscito a risollevare. E va bene, Jackson Stewart mi cita a piene mani Atmosfear, quasi rasentando il plagio. Ok, il negozio del Signor Hardesty, zeppo di VHS e giochi retrò, è una meraviglia e mi ha fatto venire voglia di andarci subito. Però il film dura un'ora e venti, che normalmente sarebbero pochissime ma provate a riempirle con questi due unici elementi positivi! Per dire, Stewart gioca a fare il Wingard e il Ti West della situazione, satura la prima parte del film (e pure la seconda) di nulla, di dialoghi messi in bocca a personaggi i cui problemi non sono minimamente interessanti se paragonati alla possibilità di costringerli a partecipare ad un gioco horror interattivo, e gli stessi protagonisti sono le creature più molle della storia dell'horror. Gordon, John e Margot sono talmente amebe che riescono persino a DORMIRE pur sapendo che al piano di sotto c'è un gioco maledetto capace di uccidere persone, evocare spiriti e quant'altro; di più, riescono a dormire consapevoli del fatto che in CANTINA è spuntato il gate del titolo, dal quale arrivano sussurri spettrali e dal quale spuntano manine prensili nonché mostruose. Beh, complimenti.


Questo trio all'erta e pieno di brio è composto da attorucoli svogliati che non aiutano a sollevare la situazione e gli unici caratteristi interessanti ma poco sfruttati sono Barbara Crampton, utilizzata a mo' di ulteriore omaggio anni '80 come gatekeeper del gioco (quindi poco e male in quanto la signora si limita a qualche parola inquietante e qualche sguardo tra il sexy e lo scazzato verso la macchina da presa), e forse Matt Mercer, la cui faccetta da ratèn mi ricorda qualcosa ma non riesco a capire dove ho già visto questo losco figuro. A un certo punto, Jackson Stewart si ricorda di stare girando un horror e, tra uno sbadiglio e l'altro, infila un paio di splatterate anche ben realizzate, per carità, sicuramente meglio del trucco anemico di quel paio di morti viventi/fantasmi che di tanto in tanto infestano gli incubi dei protagonisti; purtroppo, le sequenze gore sono solo due e per il resto si è preferito puntare su lucette al neon, fumo da discoteca e musiche al sintetizzatore, giusto per ribadire allo spettatore (se ancora non lo avesse capito in tutte le salse o nel malaugurato caso che quest'ultimo appartenga alla cosiddetta generazione dei millenials) l'omaggio agli anni '80. E ora scusatemi se interrompo qui la disamina di questo interessantissimo (!!) film ma siccome sono nata nel 1981 vado a cotonarmi i capelli prima di uscire con un bel marsupio legato in vita e una giacca dalle spalline larghe, senza dimenticare i pantaloni "acqua in casa" e... ah no, questi li mettono tutti ormai, maledetti tizi che a 6 gradi sotto zero girate con le scarpe da ginnastica, senza calzini e con la caviglia scoperta!!!! Basta anni '80, che tornino in auge corsetti, crinoline e parrucche incipriate!!


Di Barbara Crampton, che interpreta Evelyn, ho già parlato QUI mentre Chase Williamson, che interpreta John Hardesty, lo trovate QUA.

Jackson Stewart è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, anche produttore e attore, ha 32 anni.


Graham Skipper interpreta Gordon Hardesty. Americano, ha partecipato a film come Almost Human, Tales of Halloween, The Mind's Eye e a serie quali Criminal Minds. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha due film in uscita.


Brea Grant interpreta Margot McKenzie. Americana, ha partecipato a film come Halloween II e a serie quali Cold Case, Heroes, CSI: Miami e Dexter. Anche sceneggiatrice e regista, ha 36 anni e sette film in uscita.


Se Beyond the Gates vi fosse piaciuto guardate Jumanji, che perlomeno è più rapido e divertente, oppure giocate ad Atmosfear se avete la fortuna di possederlo. ENJOY!

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