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martedì 7 maggio 2024

Il Bollalmanacco on Demand: Angel Heart - Ascensore per l'inferno (1987)

Torna dopo qualche mese l'appuntamento col Bollalmanacco On Demand! La richiesta di oggi è stata fatta da Arwen del blog La fabbrica dei sogni, e trattasi di un horror che non rivedevo da decenni, ovvero Angel Heart - Ascensore per l'inferno (Angel Heart), diretto e sceneggiato dal regista Alan Parker a partire dal romanzo Falling Angel di William Hjortsberg. Il prossimo film On Demand sarà Phoenomena. ENJOY!


Trama: l'ambiguo Louis Cyphre chiede al detective Harry Angel di rintracciare un musicista scomparso. Il detective si ritroverà coinvolto in una strana storia a base di cadaveri e voodoo...


Angel Heart
è una curiosa contaminazione tra noir e horror, pervaso, fin dalle prime sequenze, di un'aria non solo malinconica, ma anche "sporca". Protagonista è Harry Angel, uno dei detective cinematografici meno antipatici mai comparsi sullo schermo; Harry da l'idea di farsi i fatti suoi, nonostante la natura del lavoro che svolge, non è strafottente né minaccioso, al limite un po' piacione con le signorine che incontra durante le indagini. Un giorno viene incaricato da Louis Cyphre, un ambiguo riccone, di ritrovare il cantante Johnny Favourite, scomparso prima di saldare un debito proprio con Cyphre. Quella che si preannuncia come un'indagine di routine, diventerà nel giro di poco una discesa all'inferno costellata da testimoni uccisi in modo brutale, ulteriormente complicata da indizi sempre più evidenti legati alla magia nera e al voodoo, mentre la figura di Johnny Favourite si rivela assai più oscura rispetto a quella di un normale cantante. Non andrò avanti a ricamare sulla trama nel caso (probabile, chissà!) che chi legge non abbia mai visto Angel Heart, quindi parlerò un po' delle atmosfere del film. Come ho scritto all'inizio, Angel Heart è un ibrido. Ambientato negli anni '50, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, presenta lo stile tipico di un noir e ne conserva alcuni cliché a livello di personaggi (il detective, il committente dalla dubbia moralità, la femme fatale) e di ambienti metropolitani, tra fumosi bar, appartamenti squallidi e ancor più squallidi alberghi, ma questi elementi vengono arricchiti e resi inquietanti da qualcosa di completamente diverso dal noir. Harry Angel si muove in un mondo che sembra appartenere a una dimensione parallela alla nostra, governato da rituali inquietanti e superstizioni, in bilico tra iconografia cattolica e ciò che di misterioso si nasconde nelle campagne della Lousiana; le figure dei santi, le chiese e i gospel si mescolano ad immagini di feticci, al sangue di polli e galline, al ballo forsennato delle mambo, a qualcosa di talmente radicato nel territorio che un detective nato e cresciuto a New York non potrà mai capire fino in fondo.


La confusione e l'inquietudine di Harry Angel si trasmette allo spettatore grazie alla regia raffinata di Alan Parker, il cui stile elegante non evita sequenze di disgustosa potenza che includono dettagli di cadaveri seviziati nei modi più terribili, o visioni mistiche grondanti sangue. Anche in assenza di immagini esplicite, il disagio del personaggio si manifesta nel fastidio di un caldo perenne che sembra appiccicare gli abiti alla pelle di Mickey Rourke, mentre le inquadrature insistite di ventilatori neri come la pece richiamano l'idea di un'aria talmente soffocante che nemmeno gli strumenti inventati dall'uomo sono in grado di dare sollievo a chi è rimasto invischiato. Il tutto, giustamente, dà l'idea di una situazione da cui è impossibile uscire, e anche il tocco sensuale ed elegante di una colonna sonora jazz di tutto rispetto non fa altro che aumentare la sensazione di estraneità e disagio che sembra essere dominante nel personaggio di Harry Angel. Mickey Rourke, all'epoca, era uno degli attori più belli e carismatici in circolazione, l'anno prima era uscito Nove settimane e mezzo, quindi parliamo di un uomo che richiamava sensualità ad ogni gesto, in grado di conferire un fascino particolare al suo detective; le sequenze che lo vedono "interagire" con Lisa Bonet, all'epoca appena diciottenne, hanno fatto scandalo a ragione (a prescindere dai risvolti della trama, decisamente angoscianti) perché, benché non siano esplicite, sono MOLTO più realistiche e coinvolgenti di quelle di un banale porno, e si sa che in America bisogna sempre fare finta che il sesso non esista. Nelle mani di un altro regista, questa commistione tra noir, horror ed erotismo sarebbe probabilmente diventata un pasticcio di cui ridere, ma Alan Parker è riuscito a trovare un equilibrio miracoloso, e a far sì che De Niro, benché abbia uno screentime di una decina di minuti in tutto il film, diventasse una delle migliori incarnazioni cinematografiche del Demonio. Onestamente, non so perché Angel Heart non abbia avuto successo alla sua uscita, ma io l'ho già visto un paio di volte e ogni volta è una soddisfazione, anche conoscendo la trama, quindi ringrazio Arwen per avermelo chiesto e a voi consiglio la visione, se non avete mai avuto il piacere!  


Del regista e sceneggiatore Alan Parker ho già parlato QUI. Mickey Rourke (Harry Angel), Robert De Niro (Louis Cyphre), Lisa Bonet (Epiphany Proudfoot), Charlotte Rampling (Margaret Krusemark) e Pruitt Taylor Vince (Detective Deimos) ho parlato ai rispettivi link. 


Il ruolo di Harry Angel era stato offerto a Jack Nicholson, Al Pacino e persino a De Niro. Se Angel Heart - Ascensore per l'inferno vi fosse piaciuto recuperate Constantine e Seven. ENJOY!

lunedì 13 giugno 2011

Alta Fedeltà (2000)

Ho un rapporto di amore e odio con lo scrittore Nick Hornby. L’unico suo libro che ho letto, Non buttiamoci giù, è qualcosa che vorrei dimenticare, da tanto l’ho trovato brutto ed insipido. Per contro ho adorato questo Alta fedeltà (High Fidelity), diretto nel 2000 da Stephen Frears e tratto dall’omonimo romanzo dell’autore inglese.



Trama: dopo essere stato mollato dalla fidanzata Laura, Bob stila la Top 5 delle storie sentimentali che gli hanno spezzato il cuore e cerca di capire cosa non va nella sua vita costellata di fallimenti…



Non intendendomi affatto di musica, mi rendo conto che non sono in grado di apprezzare appieno un film come Alta Fedeltà, che cita a piene mani e vive su album, autori più o meno storici, band conosciute che hanno segnato generazioni. Mi rendo anche conto che, non avendo mai letto il libro, probabilmente avrò capito meno della metà di quello che Hornby voleva comunicare. Però, è anche vero che, se tanto mi da tanto, al mondo ce ne saranno parecchie di persone come me e, considerato che Alta Fedeltà mi è piaciuto tantissimo, uno dei vantaggi del film è quello di essere comunque “universalmente” godibile. Il merito, sicuramente, è da ricercarsi nella trama (particolare ma “semplice”, molto umana), negli attori (semplicemente eccelsi, soprattutto John Cusak, perfetto nel ruolo, e Jack Black, qui in una delle sue prime apparizioni ma già in grado di rubare la scena a tutti gli altri protagonisti e dotato di un’abilità canora sorprendente) e nella colonna sonora, importantissima per la trama stessa di Alta Fedeltà, che conta canzoni come I Want Candy, Walking on Sunshine, Crocodile Rock, Baby I love Your Way, We Are the Champions, e artisti come Elton John, Bruce Springsteen, Lou Reed, Aretha Franklin, i Queen, Elvis Costello, Bob Dylan, Stevie Wonder e Burt Bacharach.



Alta Fedeltà è la storia di un uomo “qualunque”, forse più intelligente di altri, sicuramente più egocentrico e psicolabile. La cosa bella del film è che il punto di vista della vicenda, per come ci viene mostrata, è quello assolutamente parziale di Bob, che ammicca costantemente allo spettatore rivolgendosi direttamente all’audience, come se il filtro dello schermo non esistesse. Detto questo, è ovvio che fin dall’inizio parteggiamo per lui: Bob è simpatico ma sfigato, è stato mollato per ben cinque volte da delle donne che, chi più chi meno, lo hanno trattato come un deficiente, tradito, preso in giro… e poi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, Laura, che lo ha abbandonato quasi per capriccio dopo una storia durata anni. Se consideriamo che, in aggiunta, il povero Bob lavora in un negozio di dischi assieme a un pazzo fanatico di musica e ad uno sfigatello che ha paura persino della propria ombra, non possiamo fare altro che esser solidali. Purtroppo per il protagonista, però, il punto di vista soggettivo a poco a poco viene insidiato dalle testimonianze di amici, parenti ed ex fidanzate che ci mostrano una realtà ben diversa, costringendo anche Bob, spesso e volentieri, a fare dietrofront e a scusarsi quasi con il pubblico che fino a quel momento era stato ingannato dalla sua autocommiserazione. Ma, del resto, non siamo un po’ tutti come Bob? Non ci fissiamo su quello che non possiamo avere, magari tralasciando stupidamente quel che abbiamo e mitizzando un passato che forse non è proprio come lo ricordiamo? Meditate, gente, meditate… e magari stilate anche voi una Top 5 di quello che vi piace o non vi piace, non sia mai che serva come valvola di sfogo!



Di John Cusack, che interpreta Rob, ho già parlato qui, mentre la sorella Joan, qui nei panni della sorella di Rob, Liz, la trovate qua. Immancabile anche la presenza di Jack Black, che interpreta il folle Barry e che è già stato nominato qua. Comparsata anche per l’eclettico Tim Robbins, ovvero Ian, che già trovate in questo post. Last but not Least, Lili Taylor, già nominata qui, che in Alta Fedeltà interpreta una delle ex di Rob, Sarah.

Stephen Frears è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto uno dei miei film preferiti in assoluto, il sontuoso Le relazioni pericolose, oltre a Mary Reilly. Anche produttore, attore e sceneggiatore, ha 70 anni e un film in uscita.



Catherine Zeta – Jones interpreta una delle ex di Rob, Charlie. Da anni moglie di Michael Douglas e vincitrice di un Oscar come miglior attrice non protagonista (per il musical Chicago), la ricordo per film come La maschera di Zorro, Entrapment, Haunting – Presenze, Traffic, Chicago (con cui ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista) e Ocean’s Twelve. Gallese, ha 42 anni e due film in uscita.



Lisa Bonet (vero nome Lisa Michelle Boney) interpreta la cantante Marie De Salle. L’attrice americana deve sicuramente la sua popolarità al telefilm I Robinson, dove interpretava Denise, e la sua carriera si è espansa poi anche in campo cinematografico, dove ha recitato per film come Angel Heart – Ascensore per l’inferno e Nemico pubblico. Anche regista, ha 44 anni.



Todd Louiso interpreta il timido Dick. Americano, lo ricordo per film come Scent of a Woman – Profumo di donna, Apollo 13, The Rock, Jerry Maguire e Snakes on a Plane; inoltre, ha partecipato alle serie Weeds, Dr. House e Medium. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 41 anni.



Impossibile non citare tra le guest star il cantautore Bruce Springsteen, guru dei sogni di Rob (anche se nelle intenzioni di John Cusak avrebbe dovuto esserci Bob Dylan al posto suo). Se il film vi è piaciuto, comunque, io vi consiglio spassionatamente di guardare anche I Love Radio Rock e ovviamente di cercare la colonna sonora da ascoltare quando volete. Intanto vi lascio al trailer originale di Alta fedeltà... ENJOY!!!

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