Con un ritardo di mesi sono finalmente riuscita a vedere The Artist, diretto nel 2011 dal regista Michel Hazanavicius e vincitore di ben cinque premi Oscar, tra cui miglior film e miglior attore protagonista.
Trama: George Valentin è una star del cinema muto che, per colpa del suo carattere vanesio ed orgoglioso, rifiuta di accettare l’avvento del sonoro. Nel momento in cui, però, viene abbandonato e dimenticato da tutti, una sola persona cerca di risollevarlo: la star nascente Peppy Miller.
Finalmente anche io potrò dire: l’ho visto. Mesi e mesi a sentire o leggere persone che si profondevano in lodi sperticate per questo The Artist, per la mancanza di sonoro, per l’uso del bianco e nero, per questo meraviglioso Dujardin, io ad aggrottare le sopracciglia rosicando per la mancata visione… e dopo tanta attesa, quel che mi vien da dire è “carino, sì. Molto carino”. E basta, però, perché mi è sembrato di leggere un episodio di X – Men: First Class. Storie mutuate dal passato, una copia quasi anastatica dello stile dei disegnatori e sceneggiatori anni ’60, aggiornate vagamente ai gusti del pubblico attuale e prive del fascino che innegabilmente possiedono le vecchie storie… o in questo caso i vecchi film muti. Volete mettere, infatti, Dujardin che gigioneggia mostrando 87 denti bianchissimi a capolavori come, che so, Metropolis o Nosferatu o Il monello? Io forse sono la persona più ignorante sulla faccia della terra, ma ritengo The Artist niente più che un divertissement cinefilo, una presa di posizione su come, in questi tempi di 3D, effetti speciali e storie arzigogolate, anche un film “semplice” possa riscuotere un successo mondiale. Ma da qui a gridare al capolavoro ne passa.
Non nego che la storia raccontata in The Artist sia molto coinvolgente, visto anche che parecchie star del muto sono entrate nella stessa spirale di autolesionismo e depressione che tocca il personaggio di George Valentin; la triste ed amara nostalgia richiamata dalle splendide musiche, dalle immagini di un tempo che non tornerà più, dai costumi vintage e persino dalle fumose (in senso letterale) sale cinematografiche gremite di spettatori ridenti e stupiti è palpabile per tutta la durata del film ed è quella particolarità che, sicuramente, me lo ha fatto apprezzare più di tutto il resto. Mi è piaciuta molto anche l’idea di rappresentare “fisicamente” il rifiuto di George Valentin, incarnato dall’incubo dove tutti parlano o emettono suoni tranne lui, oppure sul finale, quando dopo aver accettato il progresso il film si trasforma in una pellicola sonora; ho trovato anche molto azzeccato l’uso delle didascalie “ingannevoli”, soprattutto per il colpo di scena verso la fine. Gli attori, lo ammetto, sono tutti molto bravi. Oltre a Dujardin, che riesce a trasformarsi da insopportabile piacione ad umanissimo relitto alcolizzato senza risultare forzato o caricaturale, ho adorato l’interpretazione di James Cromwell nei panni del fedele autista Clifton e mi è molto piaciuta anche la frizzantissima Bérénice Bejo, nonostante la sua Peppy Miller sia da prendere a schiaffoni i parecchie occasioni. Però, la visione di The Artist non mi ha lasciata così soddisfatta da annoverarlo nell’elenco dei miei film cult. A ripensarci, sonoro a parte, con il bianco e nero avevano già giocato, tra gli altri, i Coen e Burton, tirando fuori due capolavori come L’uomo che non c’era e Ed Wood, pellicole da rivedere non una, ma mille volte. The Artist, invece, pur essendo un film di cui consiglio la visione, rimarrà lì, come un ricordo piacevole, ma nulla più.
Di John Goodman (Al Zimmer), Malcom McDowell (una delle comparse) e Missi Pyle (Constance) ho già parlato nei rispettivi link.
Michel Hazanavicius è il regista della pellicola. Francese, ha recentemente diretto Gli infedeli. Anche sceneggiatore e attore ha 45 anni e un film in uscita.
Jean Dujardin interpreta George Valentin. Francese, ha partecipato a film come Lucky Luke, Piccole bugie tra amici e Gli infedeli. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 40 anni e due film in uscita.
Bérénice Bejo interpreta Peppy Miller. Argentina, ha partecipato a film come Il destino di un cavaliere. Ha 36 anni e tre film in uscita.
James Cromwell interpreta Clifton. Americano, lo ricordo per film come Invito a cena con delitto, La rivincita dei nerds (con seguiti), Explorers, Pink Cadillac, Babe, maialino coraggioso, L.A. Confidential, Species II, Deep Impact, Babe va in città, Il miglio verde, Angels in America, inoltre ha partecipato a serie come MASH, La famiglia Bradford, La casa nella prateria, Casa Keaton, Dallas, Riptide, Supercar, Hunter, Ai confini della realtà, Magnum P.I., Quell'uragano di papà, E.R. - Medici in prima linea, Six Feet Under e 24. Anche produttore, ha 72 anni e due film in uscita.
Beth Grant interpreta la cameriera di Peppy. Americana, ha partecipato a film come Rain Man – L’uomo della pioggia, Il piccolo grande mago dei videogames, Linea mortale, La bambola assassina 2, La metà oscura, Speed, A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar, Il dottor Doolittle, Donnie Darko, Little Miss Sunshine, Non è un paese per vecchi e a serie come Santa Barbara, Hunter, La signora in giallo, Friends, Jarod il camaleonte, Sabrina vita da strega, Angel, X – Files, CSI, Malcom, Six Feet Under, My Name is Earl, Bones, La vita secondo Jim, Medium e Criminal Minds. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 63 anni e sette film in uscita.
Ed Lauter (vero nome Edward Matthew Lauter III), interpreta il maggiordomo di Peppy. Americano, lo ricordo per film come King Kong (quello del 1976), Cujo, La rivincita dei nerds II, Nato il quattro luglio, Una vita al massimo, Talladega Nights: The Ballad of Ricky Bobby, Number 23 e per serie come Charlie’s Angels, Magnum P.I., The A – Team, Miami Vice, La signora in giallo, Renegade, X – Files, Highlander, Walker Texas Ranger, Millenium, Streghe, E.R. – Medici in prima linea, CSI, Cold Case e Grey’s Anatomy. Ha 72 anni e due film in uscita.
Penelope Ann Miller interpreta Doris. Americana, ha partecipato a film come Risvegli, Un poliziotto alle elementari, Charlot, Carlito’s Way, L’uomo ombra, Relic – L’evoluzione del terrore, The Messengers e a serie come L’albero delle mele, Casa Keaton, Miami Vice, CSI: NY, Desperate Housewives. Ha 48 anni e tre film in uscita.
Segnalo inoltre la presenza nel cast di Joel Murray (fratello del più famoso Bill Murray e storico amico “scemo” di Greg nella sit com Dharma e Greg), qui nei panni del poliziotto che segue il cagnolino allarmato dall’incendio. Altra menzione d'onore va doverosamente dedicata a Douglas Fairbanks, famosissimo divo dei film d'avventura anni '20-'30: il film che George Valentin guarda sul suo proiettore è infatti Il segno di zorro, che vede come protagonista l'attore americano e i cui piani ravvicinati sono stati modificati, sostituendo Fairbanks con Dujardin. Beccateve 'sta botta de cultura e... ENJOY!!
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giovedì 7 giugno 2012
lunedì 27 febbraio 2012
Oscar 2012
Anche quest’anno l’appuntamento con gli Academy Awards è arrivato e passato, come un ciclone. Oddio, quest’anno è stato più un venticello, visto che non ha portato con sé neppure una sorpresa. The Artist ha fatto man bassa di premi (miglior film, Michel Hazanavicius come miglior regista, Jean Dujardin, che già aveva vinto lo stesso premio al festival di Cannes, miglior attore protagonista, miglior colonna sonora originale e migliori costumi) candidandosi come film da vedere assolutamente al ritorno dalla mia gitarella berlinese, per cui rimando eventuali giudizi e rosicchiamenti di dita dopo la visione. Però permettetemi di dire che almeno il premio come miglior regista a Martin Scorsese per lo splendido lavoro fatto con Hugo Cabret lo dovevano dare (mi andava bene anche quello a Malick per il bellissimo The Tree of Life, che invece meritava di vincere come miglior film, eh!!). Invece il film porta a casa una marea di premi tecnici, tra cui quello meritatissimo ai “soliti” Francesca Lo Schiavo e Dante Ferretti per la scenografia e quello per la migliore fotografia.

Parlando di “soliti”, indovinate un po’ a chi è andato invece il premio come miglior attrice protagonista? All’iperfavorita Meryl Streep, che nonostante The Iron Lady fosse un film per molti versi debole, ha dimostrato di essere attaccata ai suoi ormai ottantamila Oscar come una cozza allo scoglio. Chino il capo davanti all’ormai comprovata e quasi banale grandezza di Mrs. Streep, ma la povera Rooney Mara andava premiata per mille motivi. Chissà, forse per i prossimi film dedicati a Millenium, se ci saranno.

Jean Dujardin, come ho detto, ha vinto il premio come miglior attore protagonista. Ribadisco la sospensione di giudizio finché non avrò visto The Artist, ma sono contenta che abbia vinto lui rispetto ad altri mostri sacri che ormai hanno stufato (leggi Giorgio Clooney e Bradano Pitt). Per lui, la carriera stenta un po’ a decollare, ma ci sono già due film che lo aspettano. Staremo a vedere, anche se un po’ rimpiango il mancato premio a Gary Oldman, attore superbo ne La Talpa.

Forza, forza, vai vai! e giubilo a palate per la vittoria di Octavia Spencer come miglior attrice non protagonista. La sua interpretazione della forte, scafata e sfacciata cameriera di colore Minnie in The Help è praticamente perfetta e rispetta in pieno lo spirito del personaggio, rendendolo sfaccettato e interessante come nel libro. Nel futuro la aspettano cinque film, per ora le aspettative sono molto alte ma, si sa, spesso gli Oscar sono l’anticamera di una carriera mediocre. Speriamo che questo destino non tocchi la povera Octavia.

Altro mostro sacro, Christopher Plummer, premiato come migliore attore non protagonista per il film Beginners, uscito nelle sale italiane (pare!!) lo scorso dicembre. Nel film in questione, che vede anche la partecipazione di Ewan McGregor e della Mélanie Laurent di Bastardi senza gloria, Plummer interpreta un vecchio malato terminale di cancro che confessa al figlio di essere gay. Sospendo il giudizio anche su questa interpretazione, nonché su quella degli altri candidati, perché non ho visto nessuno dei film coinvolti. Come al solito, tra il tempo che manca e la scarsa distribuzione italiana, il mio approccio alla notte degli Oscar è poco meno che vergognoso.

Tra gli altri premi, quello per la miglior sceneggiatura originale è andato a Midnight in Paris (quello per la miglior sceneggiatura NON originale è andato invece a Paradiso amaro), mentre Rango ha surclassato, e per fortuna, il tristissimo Gatto con gli stivali e il debole Kung – Fu Panda 2. Grandissimo escluso, relegato ad avere solo nomination per premi tecnici che neppure ha portato a casa, Harry Potter e i doni della morte – parte II, che meritava un po’ più di considerazione, se non altro per il povero Alan Rickman che, nel mio cuore, sarà sempre il vincitore morale di un Oscar come miglior attore non protagonista nei panni del divino Piton. E con questo sproloquio da Piton addicted concludo, alla prossima edizione!!

Parlando di “soliti”, indovinate un po’ a chi è andato invece il premio come miglior attrice protagonista? All’iperfavorita Meryl Streep, che nonostante The Iron Lady fosse un film per molti versi debole, ha dimostrato di essere attaccata ai suoi ormai ottantamila Oscar come una cozza allo scoglio. Chino il capo davanti all’ormai comprovata e quasi banale grandezza di Mrs. Streep, ma la povera Rooney Mara andava premiata per mille motivi. Chissà, forse per i prossimi film dedicati a Millenium, se ci saranno.

Jean Dujardin, come ho detto, ha vinto il premio come miglior attore protagonista. Ribadisco la sospensione di giudizio finché non avrò visto The Artist, ma sono contenta che abbia vinto lui rispetto ad altri mostri sacri che ormai hanno stufato (leggi Giorgio Clooney e Bradano Pitt). Per lui, la carriera stenta un po’ a decollare, ma ci sono già due film che lo aspettano. Staremo a vedere, anche se un po’ rimpiango il mancato premio a Gary Oldman, attore superbo ne La Talpa.

Forza, forza, vai vai! e giubilo a palate per la vittoria di Octavia Spencer come miglior attrice non protagonista. La sua interpretazione della forte, scafata e sfacciata cameriera di colore Minnie in The Help è praticamente perfetta e rispetta in pieno lo spirito del personaggio, rendendolo sfaccettato e interessante come nel libro. Nel futuro la aspettano cinque film, per ora le aspettative sono molto alte ma, si sa, spesso gli Oscar sono l’anticamera di una carriera mediocre. Speriamo che questo destino non tocchi la povera Octavia.

Altro mostro sacro, Christopher Plummer, premiato come migliore attore non protagonista per il film Beginners, uscito nelle sale italiane (pare!!) lo scorso dicembre. Nel film in questione, che vede anche la partecipazione di Ewan McGregor e della Mélanie Laurent di Bastardi senza gloria, Plummer interpreta un vecchio malato terminale di cancro che confessa al figlio di essere gay. Sospendo il giudizio anche su questa interpretazione, nonché su quella degli altri candidati, perché non ho visto nessuno dei film coinvolti. Come al solito, tra il tempo che manca e la scarsa distribuzione italiana, il mio approccio alla notte degli Oscar è poco meno che vergognoso.

Tra gli altri premi, quello per la miglior sceneggiatura originale è andato a Midnight in Paris (quello per la miglior sceneggiatura NON originale è andato invece a Paradiso amaro), mentre Rango ha surclassato, e per fortuna, il tristissimo Gatto con gli stivali e il debole Kung – Fu Panda 2. Grandissimo escluso, relegato ad avere solo nomination per premi tecnici che neppure ha portato a casa, Harry Potter e i doni della morte – parte II, che meritava un po’ più di considerazione, se non altro per il povero Alan Rickman che, nel mio cuore, sarà sempre il vincitore morale di un Oscar come miglior attore non protagonista nei panni del divino Piton. E con questo sproloquio da Piton addicted concludo, alla prossima edizione!!

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