Visualizzazione post con etichetta peter greene. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta peter greene. Mostra tutti i post

martedì 1 aprile 2014

Pesce d'aprile: I soliti sospetti (1995)


Oggi è il primo di Aprile e assieme all'adorato gruppetto di blogger abbiamo deciso di festeggiarlo con una rassegna di film dedicati a truffe ed inganni. Calzava a pennello, dunque, la visione di uno dei miei film preferiti, I soliti sospetti (The Usual Suspects), diretto nel 1995 dal regista Bryan Singer.


Trama: dopo un colpo andato male, Verbal Kint è l’unico superstite della banda coinvolta nel fattaccio e gode di piena immunità, ma il detective Kujan non ci sta e lo trattiene per scoprire la verità sull’accaduto. Le riluttanti rivelazioni di Verbal dipaneranno un intreccio ben più complicato del previsto…


Negli anni ’90 tutti, almeno una volta, si sono posti una sola fatidica domanda. C’è vita nell’Universo? Naah, banale! E’ nato prima l’uovo o la gallina? Puff. Riuscirò a trovare l’amore? Macché. Quello che ci siamo chiesti tutti è: chi è Keyzer Soze? Chi ha già visto I soliti sospetti o è vagamente appassionato di musica “giovane” italiana (‘nuff said) conoscerà già la risposta ma, nel caso plausibile in cui qualcuno tra i lettori non avesse ancora visto questo caposaldo del cinema moderno, cercherò di buttar giù una recensione priva di spoiler. Sì perché dare anche solo un indizio sull’identità di questo criminale davanti a cui persino Danny Trejo si metterebbe a piangere significherebbe rovinare uno dei finali più belli di sempre, in grado di competere col twist de Il sesto senso o altri similmente sconvolgenti. Bon, ho già detto troppo. I soliti sospetti è una "tipica" storia criminale raccontata come un lungo flashback che comincia, per l'appunto, dall'immagine di locandina, ovvero quando cinque malviventi vengono raggruppati tutti insieme per un confronto all'americana. Da lì a pianificare un colpo tutti insieme è un attimo, il problema è che i nostri protagonisti si ritroveranno, involontariamente, a farsi fregare prima e a pestare i piedi del fantomatico Keyzer Soze poi. Questo nome, di conseguenza, comincia ad aleggiare nell'aria più o meno a metà film, diventando il fulcro dell'intera vicenda, ma noi spettatori riusciamo a capire fin da subito che qualcosa non va e che la deposizione del povero, terrorizzato Verbal è incompleta. Al pari dell'agguerritissimo agente Kujan, sebbene con motivazioni diverse, vorremmo incalzare il testimone e capire cosa ci viene nascosto e, a poco a poco, la storia torna indietro, balza in avanti, si arricchisce di immagini, dettagli ed ulteriori punti di vista, disegnando un inquietante e pericoloso affresco criminale dove nulla è quello che sembra.


Il giovane Singer, al suo secondo lungometraggio, asseconda la sceneggiatura ad orologeria di Christopher McQuarrie e riempie di indizi ogni sequenza de I soliti sospetti senza calcare la mano o esagerare, immergendo la pellicola in un'atmosfera fredda, cupa ed elegante. Ogni inquadratura non è assolutamente realizzata a caso e troverà il suo senso alla fine del film, che abbonda di soggettive viste attraverso gli occhi delle terrorizzate vittime di Keyser Soze e si distingue per un flashback che ricorda vagamente i film più violenti, estremi e tamarri di Rodriguez. Ma la vera gioia per gli occhi sono le interpretazioni degli attori coinvolti (tolti Baldwin e Pollak che sono sì perfetti per il ruolo che ricoprono ma in quanto ad espressività apriti cielo!), Kevin Spacey, Benicio Del Toro e Chazz Palminteri su tutti, soprattutto alla luce di quanto è ormai diventato leggenda nel mondo del Cinema, ovvero che TUTTI gli interpreti dei cinque malviventi erano convinti di essere Keyser Soze. Almeno quattro di loro sono stati quindi buggerati da regista e sceneggiatore e, se è vero che Kevin Spacey s'è portato a casa l'Oscar per la toccante, emozionantissima interpretazione di Verbal, è altrettanto vero che Benicio Del Toro ruba la scena ad ogni apparizione grazie al suo inglese incomprensibile, da godersi rigorosamente in lingua originale, e all'incredibile stile del suo Fenster: la sceneggiatura di McQuarrie, infatti, sarà anche stata ad orologeria ma gli attori si sono affidati parecchio all'improvvisazione, tanto che ogni reazione davanti alle mattane di Benicio è genuina e non prevista dal copione, così come le sfuriate tra Pollack e Baldwin o lo scatto sorpreso ed incazzato di quest'ultimo quando Peter Greene gli lancia la sigaretta sulla faccia (avrebbe dovuto colpirlo sul petto. Ops.). Vederli gigioneggiare sullo schermo quasi come se fossero in competizione tra loro è una goduria per lo spettatore, che riesce a divertirsi ed essere teso come una corda di violino per tutta la durata della pellicola. Ma, probabilmente, chi ama I soliti sospetti avrà già capito di cosa parlo, gli altri si fiondino a vederlo immantinente!


Del regista Bryan Singer ho già parlato qui. Benicio Del Toro (Fred Fenster), Kevin Spacey (Roger "Verbal" Kint), Pete Postlethwaite (Kobayashi), Dan Hedaya (Sergente Jeff Rabin), Clark Gregg (Dr. Walters) e Peter Greene (Redfoot) li trovate invece ai rispettivi link.

Stephen Baldwin interpreta Michael McManus. Americano, fratello di tutti gli altri Baldwin che popolano Hollywood, ha partecipato a film come Nato il quattro luglio, I Flinstones in Viva Rock Vegas e a serie come Casa Keaton e CSI - Scena del crimine. Anche produttore e regista, ha 48 anni e cinque film in uscita. 

Arrivati a una certa età i Baldwin si inquartano.. questo s'è magnato tutti i fratelli, che orrore!!
Gabriel Byrne interpreta Dean Keaton. Irlandese, lo ricordo per film come Excalibur, Fuga dal mondo dei sogni, Nome in codice: Nina, Piccole donne, Dead Man, La maschera di ferro, Nemico pubblico, Stigmate, Giorni contati, Spider Nave fantasma. Anche produttore e sceneggiatore, ha 64 anni e un film in uscita.


Kevin Pollak interpreta Todd Hockney. Americano, ha partecipato a film come Willow, Pazzi a Beverly Hills, Non dirmelo... non ci credo, Codice d'onore, Fusi di testa 2 - Waynestock, Due irresistibili brontoloni, Casinò, That's Amore! Due improbabili seduttori, Giorni contati, FBI: Protezione testimoni, Il dottor Dolittle 2 e FBI: Protezione testimoni 2. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 57 anni e un film in uscita.


Chazz Palminteri (vero nome Calogero Lorenzo Palminteri) interpreta Dave Kujan. Americano, lo ricordo per film come Oscar - Un fidanzato per due figlie, Amore all'ultimo morso, Bronx, Diabolique, Scomodi omicidi, Bugie, baci, bambole & bastardi Terapia e pallottole; inoltre, ha partecipato a serie come DallasKojak e, come doppiatore, ha prestato la voce a film come Stuart Little - Un topolino in gamba, Lilli e il vagabondo 2 - Il cucciolo ribelleCappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 62 anni e tre film in uscita.


Il film ha vinto due Oscar, uno come miglior sceneggiatura originale e uno per il miglior attore non protagonista (e pensare che Spacey avrebbe voluto il ruolo di Keaton o Kujan!). Nei panni dell'agente speciale Jack Baer compare l'attore Giancarlo Esposito, già Specchio Magico/Sydney Glass della serie Once Upon A Time. Passsando, come al solito, a chi non ce l'ha fatta, il ruolo di Redfoot era stato offerto a Christopher Walken, Tommy Lee Jones, Jeff Bridges, Charlie Sheen e Al Pacino; quest'ultimo aveva "puntato" la parte di Dave Kujan (scritta originariamente per Chazz Palminteri, poiché l'attore per un certo periodo non è stato disponibile era stata offerta a Robert De Niro e Christopher Walken, che l'hanno direttamente rifiutata, e anche al futuro Agente Coulson, Carl Gregg) ma aveva dovuto rinunciare perché in quel momento stava girando Heat - La sfida. Cambio in corso d'opera invece per Benicio Del Toro, che era stato "consigliato" al regista da Kevin Spacey, era stato chiamato per interpretare McManus e alla fine ha richiesto espressamente di poter avere il ruolo di Fenster. Ci sarebbero un sacco di altre curiosità da aggiungere, ma riguardano tutte Keyser Soze.. e il bello del film risiede proprio in questo enigmatico personaggio, quindi mi astengo!! Aggiungo solo che, se I soliti sospetti vi fosse piaciuto, potreste cercare l'indiano Chocolate: Deep Dark Secret, la versione Bollywoodiana della pellicola, oppure attenervi ai più "sicuri" Identity, Frailty, Mystic River, Se7en, The Game - Nessuna regola, True Romance o Le iene.

Nel caso siate ancora indecisi su cosa guardare, ecco i titoli scelti dagli altri blogger. Leggete i loro post e... ENJOY!!

Recensioni ribelli
Solaris
Scrivenny
Ho voglia di cinema
Non c'è paragone
In Central Perk
Pensieri Cannibali
White Russian
Director's Cult
Montecristo

domenica 7 aprile 2013

The Mask - Da zero a mito (1994)

Alzi la mano chi, come me, non si vergogna di riguardare, di tanto in tanto, una divertente supercazzola come The Mask – Da zero a mito (The Mask), diretto nel 1994 dal regista Chuck Russell, tratto dall’omonima serie a fumetti della Dark Horse e trampolino di lancio per due future superstar come Jim Carrey (che nello stesso anno avrebbe furoreggiato con Ace Ventura e Scemo & più scemo) e Cameron Diaz.


Trama: Stanley Ipkiss è un povero impiegato di banca, vessato dal mondo intero. Dopo l’ennesima serata da dimenticare, però, gli capita di trovare per caso una maschera e di indossarla, dando così vita a The Mask, un folle dalla faccia verde e dalla dentatura prominente in grado di fare tutto ciò che Stanley ha sempre e solo sognato…


The Mask è una di quelle innocue pellicole che tanto andavano per la maggiore negli anni '90, quando ancora il concetto di cinecomic non esisteva e venivano pertanto "cannibalizzati" e dati in pasto al pubblico perlopiù ignaro personaggi minori di case editrici sconosciute o quasi. In questo caso l'esperimento può dirsi riuscito; The Mask (o Big Head, come viene chiamato nel fumetto) è passato dall'essere un folle e pericolosissimo emulo del Joker a un divertente pupazzone legato alla comicità dei personaggi di Tex Avery e dei cartoni animati della Warner. Il merito, neanche a dirlo, va in gran parte al faccia di gomma Jim Carrey, che da veramente il meglio di sé in ogni esilarante scena, in un continuo florilegio di citazioni, smorfie, voci e balletti che accompagna lo spettatore fino al termine dei titoli di coda: le sequenze più riuscite sono quelle che lo vedono protagonista assoluto, dalla vendetta iniziale contro tutte le persone che hanno sempre preso in giro Stanley per arrivare poi ai due spettacolari numeri musicali (la vera ragione per cui riguardo il film di tanto in tanto) sulle note delle trascinanti canzoni Hey Pachuco! e soprattutto Cuban Pete, dove l'intero corpo di polizia - e anche io, tutte le volte XD -  viene costretto a ballare insieme al nostro anti-eroe. 


Nel film viene ovviamente dato ampio spazio agli effetti speciali, talmente ben fatti che ad oggi non risultano nemmeno troppo datati (non a caso nel '95 il film aveva ricevuto la nomination all'Oscar proprio per la categoria in questione anche se alla fine aveva vinto Forrest Gump), un po' come accadeva ai tempi di Chi ha incastrato Roger Rabbit? quando più che alla CGI ci si affidava ai disegni animati, e i risultati risultano piacevoli anche quando la maschera passa al malvagio Dorian e al cagnolino Milo. Quest'ultimo, peraltro, è il personaggio meglio riuscito dell'intera pellicola o, meglio, l'attore più disciplinato, viste le mirabolanti imprese in cui si profonde la bestiola per tutta la durata di The Mask. Il resto del film non è nulla di particolarmente memorabile; Jim Carrey ha dimostrato di avere ben altre doti attoriali e qui porta comunque a casa un'interpretazione nella media, per quanto esilarante, Cameron Diaz si "limita" ad essere bellissima e ci riesce benissimo, i cattivi mostrano insospettabili ma apprezzabili lati umoristici e i buoni, incarnati nella solita coppia "sbirro integerrimo e de coccio/aiutante scemo e più malleabile", sono sufficientemente simpatici. Insomma, un prodottino anni '90 assolutamente nella media che comunque è sempre bello rivedere, di tanto in tanto. Se non l'avete mai visto recuperatelo, è meglio di tante altre boiate recenti!


Di Jim Carrey (Stanley Ipkiss), Peter Riegert (Luogotenente Mitch Kellaway) e Cameron Diaz (Tina Carlysle) ho già parlato ai rispettivi link.

Chuck Russell è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Nightmare 3 – I guerrieri del sogno, Blob – Il fluido che uccide, La mossa del diavolo e Il re scorpione. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 54 anni e un film in uscita.


Peter Greene (vero nome Peter Green) interpreta Dorian Tyrell. Americano, indimenticabile Zed di Pulp Fiction, ha partecipato anche ad altri film come Cuba Libre – La notte del giudizio e I soliti sospetti. Anche produttore, ha 47 anni e sei film in uscita. 


Amy Yasbeck interpreta Peggy Brandt. Attrice americana, moglie del compianto John Ritter, la ricordo per film come La casa di Helen, Pretty Woman, Piccola peste, Piccola peste torna a far danni, Robin Hood – Un uomo in calzamaglia e Dracula morto e contento, inoltre ha partecipato alle serie Dallas, Magnum P.I., La signora in giallo, I Robinson e Bones. Ha 50 anni. 


Avrete notato che Chuck Russell ha bazzicato più nell’horror che nella commedia; effettivamente, il tono di The Mask avrebbe dovuto essere ben più cupo e simile allo stile dei fumetti Dark Horse (per dire, tra le scene eliminate ce n’è una dove la giornalista Peggy viene uccisa da Dorian poco prima del finale) ma l’arrivo di Jim Carrey ha portato ad abbandonare il progetto. La franchise è poi proseguita su questa china con la serie animata The Mask (andata in onda dal 1995 al 1997 e arrivata anche in Italia sulle reti Mediaset) e con il film The Mask 2 del 2005, con Alan Cumming e Jamie Kennedy. Non avendo mai visto questo sequel non posso consigliarvi di vederlo, ma se vi fosse piaciuto The Mask posso dirvi di recuperare Io, me e Irene, Fuga dal mondo dei sogni, Darkman e Beetlejuice. ENJOY!!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...